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lunedì 29 dicembre 2014

Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi

Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi

di Giacomo Amadori 


L’indagine della procura di Rieti sui presunti abusi nella gestione dei fondi assegnati al gruppo regionale del Pd del Lazio nel triennio 2010-2012 fa tremare il partito di Matteo Renzi. Infatti tra i 41 indagati ci sono 15 ex consiglieri, sei dei quali sono successivamente diventati parlamentari. Un mese e mezzo fa il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva aveva anticipato a Libero che le investigazioni erano al fotofinish e che le spese contestate ammontavano a 2,6 milioni di euro. Un elenco che va dalle sagre del tartufo ai murales nei quartieri popolari di Roma. Da allora i militari della Guardia di finanza hanno depositato l’informativa finale con i nomi dei 6 parlamentari dell’attuale legislatura. Si tratta di un deputato (il plurindagato Marco Di Stefano) e di cinque senatori di provata fede renziana (qualcuno di culto franceschiniano): Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Visti i numeri non certo rassicuranti del centro-sinistra a Palazzo Madama, questa inchiesta potrebbe creare non pochi grattacapi a Renzi. 

Anche perché Astorre è considerato un campione delle preferenze in provincia di Roma. «Se qualcuno dice che la procura di Rieti sta assediando la coalizione renziana al Senato non sbaglia» chiosa un senatore piddino, «anche perché qui la maggioranza è davvero risicata, non più di sei o sette senatori». Agli indagati vengono contestate spese pagate con i fondi di funzionamento del gruppo per importi che variano dai 50 ai 260 mila euro (di questo scaglione fanno parte Astorre, Di Stefano, Moscardelli). Nello specifico, sono accusati di peculato, truffa ai danni dello Stato, falsità materiale e finanziamento illecito (Moscardelli “solo” di peculato e finanziamento illecito, reato che, invece, non è contestato a Valentini). Di questi parlamentari il più noto alle cronache è certamente Di Stefano, indagato anche a Roma per corruzione per una presunta tangente da 1,8 milioni nell’ambito di un’inchiesta sulla locazione di due palazzi da parte della Regione Lazio quando era assessore al Patrimonio. A Di Stefano (la cui iscrizione a Rieti venne anticipata da Libero a novembre) vengono imputate diverse spese allegre, a partire dalla cena per due, conto da 250 euro, al ristorante romano “Le ostriche” a due passi dal Pantheon, specializzato in crudi di pesce; gli investigatori gli contestano pure fattura per una battuta di caccia in una tenuta del comune di Fiumicino: fagiani e altra selvaggina vennero liberati nel bosco e una volta catturati furono cucinati al prezzo di mille euro per un parterre di 50 golosi iscritti all’Arcicaccia; Di Stefano è pure accusato anche di aver fatto stampare in 25 mila copie un libello di cento pagine con il resoconto del suo impegno politico. Ai senatori gli inquirenti rimproverano soprattutto l’uso dei fondi per finanziare eventi e realtà dei propri collegi elettorali: dai circoli del Pd, alle tv locali, dalle presentazioni di libri alle kermesse enogastronomiche. 

Ma i magistrati non indagano solo sulle spese dei sei parlamentari. Per esempio all’ex tesoriere del gruppo Mario Perilli viene contestato di aver «usato» gli anziani per finanziare iniziative del Pd o il giornale dove sarebbe stata assunta la figlia. Infatti il Pd regionale con i fondi di funzionamento nel 2011 ha versato al mensile Nuovo Paese Sera 26 mila euro con sei fatture «non suficientemente documentate». Una di queste «reca come oggetto della prestazione 100 abbonamenti per l’anno 2011-2012 al mensile Paese sera». «Per la precisione si tratta» puntualizzano gli inquirenti «di presunti accessi online per 97 centri anziani del comune di Roma». Difficile immaginare i vecchietti smanettare su Internet per leggere le notizie del periodico. Esterino Montino (anche lui indagato), all’epoca dei fatti capogruppo del Pd in Regione, in un’intervista ammise: «Si tratta di una sorta di finanziamento indiretto a realtà giornalistiche falcidiate dai tagli all’editoria. Sosteniamo tv e giornali in modo che si possa differenziare il panorama informativo a livello locale». Sarà per consolidare questo pluralismo che nel 2012 Serena Perilli venne assunta al Nuovo Paese Sera. 

I vecchietti compaiono anche in un’altra delle voci di spesa contestate dalla procura: un pranzo prenatalizio organizzato in un agriturismo di Fara Sabina (Rieti) a cui parteciparano 180-190 persone. Il titolare del ristorante ai finanzieri ha dichiarato: «Fu concordato un prezzo di circa 25 euro a persona e fu emessa fattura anticipata (…) posso precisare che tra i presenti c’era una grossa componente di anziani del posto (…) non si è trattato di nessun evento o dibattito particolare (…) mi fu riferito che il pranzo sarebbe stato pagato dal Pd». In realtà Perilli ha precisato che tutti i partecipanti versarono la propria quota, ma che i soldi furono girati al locale centro anziani. Un escamotage per poter finanziare coi soldi pubblici un’attività meritoria. Sarà vero, ma anche questo è vietato dalla legge. Gli inquirenti con Libero sottolineano anche l’opacità di numerose fatture emesse per far quadrare i conti: parte di esse sarebbero riconducibili a 27 soggetti definiti «evasori totali». Un capitolo che meriterà certamente ulteriori approfondimenti. 

sabato 27 dicembre 2014

Anno nuovo, benzina più cara Quanto spenderemo per un pieno

Carburante: dal 1° gennaio nuovi aumenti. Ecco quanto pagheremo in più




Dal 1 gennaio 2015 scatterà un nuovo aumento delle accise sui carburanti, che seguirà i 9 ritocchi degli ultimi 4 anni. A sostenerlo la Cgia di Mestre, secondo cui l'esatta quantificazione sarà stabilita da un provvedimento del direttore dell'agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sarà tale da reperire 671 milioni nel 2015 e 17,8 milioni di euro nel 2016. Per reperire il gettito mancante è scattata una clausola di salvaguardia (comma 4 art. 15 Dl 102/2013): pertanto, secondo una stima della CGIA, a partire dall' 1 gennaio 2015 aumenteranno le accise sui carburanti per un importo pari a 1,8 centesimi di euro al litro. L'effetto finale, se si considera che questo aumento ritocca all'insu' la base imponibile Iva, si traduce in un incremento complessivo di 2,2 centesimi di euro al litro. 

L'aumento - "Nonostante il greggio sia sceso sotto i 64 dollari, in Italia il prezzo dei carburanti alla pompa rimane ancora molto elevato. Ovviamente, a incidere e' il carico fiscale che, sia sulla benzina sia sul gasolio per autotrazione, non ha eguali in Europa. Inoltre, tenuto conto che oltre l'80 per cento delle nostre merci viaggia su gomma - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - non e' da escludere che gli aumenti di inizio anno spingeranno all'insu' soprattutto i prezzi dei principali beni di consumo, penalizzando le famiglie piu' in difficolta'. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che oltre agli autotrasportatori ci sono intere categorie come gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini, gli agenti di commercio che, utilizzando professionalmente ogni giorno l'autovettura o il furgone, rischiano di appesantire ulteriormente una situazione economica gia' molto deteriorata negli ultimi anni". 

La simulazione - Secondo le stime dell'associazione, una famiglia con un auto di media cilindrata (1.400 cc) alimentata a benzina che percorre mediamente 15.000 chilometri all'anno, nel 2015 paghera' al proprio benzinaio 20 euro in piu' di tasse rispetto al 2014. Se, invece, la comparazione viene eseguita rispetto al 2010, anno che ha preceduto tutta la raffica di aumenti, l'incremento sara' di 249 euro. Una famiglia con un auto (2.000 cc) alimentata a gasolio che percorre mediamente 25.000 chilometri all'anno, invece, paghera' l'anno prossimo paghera' 28 euro in piu' di tasse. Se, invece, il confronto viene eseguito sul 2010, anno che ha preceduto la serie di aumenti, l'incremento sara' di 387 euro.

Parolaio, oppurtunista, fanfarone... Il sondaggio che fa tremare Renzi

Euromedia Reserach: gli italiani bocciano Matteo Renzi




Sono bastati pochi mesi agli italiani per capire chi è davvero Matteo Renzi. La legge di stabilità appena varata ha deluso nei contenuti. Una cosa è certa: le tasse non diminuiranno e quasi certamente le misure adottate dal governo non serviranno a far partire la crescita. Così secondo quando emerge da un sondaggio Euromedia realizzato da Nando Pagnoncelli, gli italiani bocciano su tutta la linea l'operato del governo. E soprattutto il premier che viene demolito dai giudizi di chi subisce le sue scelte.  Alla domanda "cosa peensano gli italiani di Matteo Renzi?" il 31,0% sostiene che sia un affabulatore, bravo nelle parole e vago nei fatti. Il 15,8% lo ritiene uno scaltro opportunista, il 13,3% determinato e concreto, il 13,2% inconcludente, l'11,1% sveglio e capace, il 6,9% un rottamatore.

Bocciata la manovra - E non arrivano buone notizie nemmeno dai dati Ipsos. Solo l'1% degli italiani pensa che Renzi abbia mantenuto tutte le promesse. Il 19% crede che siano state mantenute in buona parte, poche lo sostengono il 53% degli intervistati, addirittura nessuna, lo dichiara il 22%. Sulla Legge di Stabilità, il 24% pensa che si tratti di una svolta positiva per l'economia dell'Italia, il 44% sostiene che la sua approvazione non cambierà molto la situazione, infine per il 22% provocherà un peggioramento della condizione dei cittadini. Infine negative o quasi, anche le risposte degli italiani su come sarà il Natale 2014 rispetto a quello dell'anno precedente. Il 52% crede che la condizione della propria famiglia è rimasta invariata, il 33% pensa che è peggiorata, solo il 13% sostiene che è migliorata.

giovedì 25 dicembre 2014

Papa Francesco, la messa di Natale: "Il mondo ha bisogno di tenerezza"

Papa Francesco, la messa di Natale: "Quanto bisogno di tenerezza ha il mondo"




Papa Francesco è entrato in processione nella basilica di San Pietro dove ha presieduto la sua seconda messa della notte di Natale. Insieme a Francesco a concelebrare la funzionei cardinali, vescovi e sacerdoti. Prima della messa dieci bambini in abiti tradizionali hanno portato mazzi di fiori da deporre presso l'immagine di Gesù Bambino, davanti all'altare della Confessione. I bambini provenivano da Paesi toccati dai viaggi recenti e prossimi del Pontefice, da Italia, Europa, Corea, Filippine. ​

Lo scatto d'ira - "Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l'annuncio della notte di Natale", ha detto il Pontefice. E ancora: "Dio non conosce lo scatto d'ira e l'impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto".

Bisogno di tenerezza - Nella messa, Francesco ha aggiunto: "Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine, ha aggiunto. La "grande luce" della nascita di Gesù, ha proseguito papa Francesco "la vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario - ha aggiunto - non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura.

L'orchestra - Nel corso della messa in San Pietro, papa Francesco ha ascoltato in ginocchio l'esecuzione, da parte dell'Orchestra Sinfonica di Pittsburgh diretta dall'austriaco Manfred Honeck e della solista Chen Reiss, soprano di origini israeliane, dell'Et incarnatus est della Messa in Do minore K427 di Wolfgang Amadeus Mozart. L'esecuzione è stata una delle novità delle messa di Natale di quest'anno, ed è avvenuta all'interno del "Credo", inserendosi tra i canti liturgici gregoriani. Papa Bergoglio, parlando dell'Et incarnatus est, ha detto che "è insuperabile, ti porta a Dio".

Jobs act, Matteo Renzi si arrende: resta il reintegro. Schiaffo ad Alfano

Jobs Act, dal Cdm "sì" ai decreti attuativi: ecco cosa cambia




Dopo una vigilia di fuoco e tre ore di lavoro, alle 15.45 del 24 dicembre si è concluso il Consiglio dei ministri che ha approvato il primo decreto attuativo del Jobs Act, la riforma del lavoro "made in Renzi". Il premier parla di "rivoluzione copernicana", ma il dato più importante che emerge è il fatto che resta il reintegro previsto dall'articolo 18 in caso di licenziamenti economici illegittimi. La linea di Angelino Alfano e di Ncd, che alla vigilia aveva minacciato lo strappo, ne esce dunque sconfitta. Nel decreto infatti non compare il cosiddetto opting-out, ossia la possibilità per il datore di lavoro di aggirare il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato versandogli un super-indennizzo.

Le parole del premier - Sul nuovo contratto a tutele crescenti, modifica dell'articolo 18 e nuovi indennizzi in caso di licenziamento illegittimo, Renzi ha spiegato che il pacchetto "varrà anche per partiti e sindacati". E ancora: "Il licenziamento collettivo avrà lo stesso regime del licenziamento individuale". Il premier ha poi smentito una della voci circolate negli ultimi giorni, spiegando che non è previsto il licenziamento per scarso rendimento: "Mettiamoci in testa che sarebbe stata una polemica solo di applicazione giurisprudenziale. Il datore di lavoro - ha aggiunto - può comunque intervenire per licenziamento economico".

La rabbia degli alfaniani - A questo punto si attendono le mosse del Nuovo centrodestra, la cui linea sull'opting-out, come detto, è uscita sconfitta. Soltanto poche ore fa il ministro Maurizio Sacconi aveva insistito su un netto superamento dell'articolo 18, minacciando in caso contrario anche l'uscita dal governo. Su Twitter, infatti, aveva scritto: "Domani d-day della politica italiana. O via articolo 18 o via governo per crollo credibilità". E nel "d-day" annunciato da Sacconi l'articolo 18, nei fatti, non è stato cancellato. Una decisione maturata nel corso di un lungo e tesissimo Consiglio dei ministri. Una scelta, quella di Renzi - che se ne è preso l'intera responsabilità in conferenza stampa - che potrebbe minare la tenuta del suo esecutivo.

mercoledì 24 dicembre 2014

Salvini-Landini, "amore" a sorpresa: "Potremmo scambiarci le felpe..."

Matteo Salvini, una "passione" a sorpresa: Maurizio Landini. "Potremmo scambiarci le felpe"




"Io e Maurizio Landini siamo pronti a scambiarci le felpe": lo ha detto Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord, annunciando l'apertura di un vero dialogo tra i lavoratori metalmeccanici, guidati da Maurizio Landini, e il partito leghista. "Non mi sembra incredibile il dialogo con la Fiom: sui temi come l'occupazione e la politica industriale, ben venga chiunque sia di sinistra o di destra - ha aggiunto il leader del Carroccio -. Le barriere ideologiche cadono laddove è messo a repentaglio il lavoro: lo scandalo non è questo come a sinistra qualcuno vorrebbe far credere. La vergogna è che il lavoro sia dimenticato come priorità: a sinistra come a destra".

Il caso Franco Tosi - L'occasione per un avvicinamento tra i due è stata la protesta di 300 dipendenti della Franco Tosi, storica azienda metalmeccanica, che si è tenuta a Legnano. Il segretario nazionale della Lega Nord è pronto a dare battaglia, assieme ai lavoratori metalmeccanici, per evitare il fallimento dell'azienda, di cui da anni si parla: il commissario straordinario Andrea Lolli ha aperto proprio ieri le buste delle offerte giunte per il nuovo bando sull'acquisizione della Franco Tosi. Sarebbero arrivate quattro proposte, ma in azienda c'è il sospetto che il Pd "abbia intenzione di spacchettare l'azienda e rivenderla come uno spezzatino". "Il governo Renzi, come i predecessori, manca deliberatamente di una seria politica industriale: mi sembrano legittimi i sospetti dei lavoratori per questi continui rinvii. Il lavoro non può aspettare, così come la serenità per le famiglie coinvolte: l'impianto industriale nazionale, mi sembra sempre più evidente che voglia essere svenduto".

Flash alla Scala, Barenboim sbrocca: "Maleducata". E interrompe il concerto

Scala, Daniel Barenboim interrompe il concerto. "Lei è una maleducata", furia contro il pubblico




Il maestro Daniel Barenboim aveva appena iniziato la sonata D845 di Schubert alla Scala di Milano, quando la sua concentrazione è stata interrotta da un flash fastidioso che proveniva dalla destra del palco, dove una ragazza approfittava del momento per scattare un primo piano al genio della musica. Il maestro, però, non è riuscito a trattenersi e, pur senza perdere le staffe, ha smesso di suonare ed è andato verso la disturbatrice dicendole "signorina io cerco di darvi il meglio, ma voi non avete rispetto. Ve l’ho detto a ogni concerto, la prima volta in tono scherzoso adesso lo dico sul serio. Quelli che fanno le fotografie durante i concerti sono dei maleducati". Grandi applausi da tutto il teatro. E poi, come se nulla fosse, la musica è ricominciata. The show must go on.