Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi
di Giacomo Amadori
L’indagine della procura di Rieti sui presunti abusi nella gestione dei fondi assegnati al gruppo regionale del Pd del Lazio nel triennio 2010-2012 fa tremare il partito di Matteo Renzi. Infatti tra i 41 indagati ci sono 15 ex consiglieri, sei dei quali sono successivamente diventati parlamentari. Un mese e mezzo fa il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva aveva anticipato a Libero che le investigazioni erano al fotofinish e che le spese contestate ammontavano a 2,6 milioni di euro. Un elenco che va dalle sagre del tartufo ai murales nei quartieri popolari di Roma. Da allora i militari della Guardia di finanza hanno depositato l’informativa finale con i nomi dei 6 parlamentari dell’attuale legislatura. Si tratta di un deputato (il plurindagato Marco Di Stefano) e di cinque senatori di provata fede renziana (qualcuno di culto franceschiniano): Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Visti i numeri non certo rassicuranti del centro-sinistra a Palazzo Madama, questa inchiesta potrebbe creare non pochi grattacapi a Renzi.
Anche perché Astorre è considerato un campione delle preferenze in provincia di Roma. «Se qualcuno dice che la procura di Rieti sta assediando la coalizione renziana al Senato non sbaglia» chiosa un senatore piddino, «anche perché qui la maggioranza è davvero risicata, non più di sei o sette senatori». Agli indagati vengono contestate spese pagate con i fondi di funzionamento del gruppo per importi che variano dai 50 ai 260 mila euro (di questo scaglione fanno parte Astorre, Di Stefano, Moscardelli). Nello specifico, sono accusati di peculato, truffa ai danni dello Stato, falsità materiale e finanziamento illecito (Moscardelli “solo” di peculato e finanziamento illecito, reato che, invece, non è contestato a Valentini). Di questi parlamentari il più noto alle cronache è certamente Di Stefano, indagato anche a Roma per corruzione per una presunta tangente da 1,8 milioni nell’ambito di un’inchiesta sulla locazione di due palazzi da parte della Regione Lazio quando era assessore al Patrimonio. A Di Stefano (la cui iscrizione a Rieti venne anticipata da Libero a novembre) vengono imputate diverse spese allegre, a partire dalla cena per due, conto da 250 euro, al ristorante romano “Le ostriche” a due passi dal Pantheon, specializzato in crudi di pesce; gli investigatori gli contestano pure fattura per una battuta di caccia in una tenuta del comune di Fiumicino: fagiani e altra selvaggina vennero liberati nel bosco e una volta catturati furono cucinati al prezzo di mille euro per un parterre di 50 golosi iscritti all’Arcicaccia; Di Stefano è pure accusato anche di aver fatto stampare in 25 mila copie un libello di cento pagine con il resoconto del suo impegno politico. Ai senatori gli inquirenti rimproverano soprattutto l’uso dei fondi per finanziare eventi e realtà dei propri collegi elettorali: dai circoli del Pd, alle tv locali, dalle presentazioni di libri alle kermesse enogastronomiche.
Ma i magistrati non indagano solo sulle spese dei sei parlamentari. Per esempio all’ex tesoriere del gruppo Mario Perilli viene contestato di aver «usato» gli anziani per finanziare iniziative del Pd o il giornale dove sarebbe stata assunta la figlia. Infatti il Pd regionale con i fondi di funzionamento nel 2011 ha versato al mensile Nuovo Paese Sera 26 mila euro con sei fatture «non suficientemente documentate». Una di queste «reca come oggetto della prestazione 100 abbonamenti per l’anno 2011-2012 al mensile Paese sera». «Per la precisione si tratta» puntualizzano gli inquirenti «di presunti accessi online per 97 centri anziani del comune di Roma». Difficile immaginare i vecchietti smanettare su Internet per leggere le notizie del periodico. Esterino Montino (anche lui indagato), all’epoca dei fatti capogruppo del Pd in Regione, in un’intervista ammise: «Si tratta di una sorta di finanziamento indiretto a realtà giornalistiche falcidiate dai tagli all’editoria. Sosteniamo tv e giornali in modo che si possa differenziare il panorama informativo a livello locale». Sarà per consolidare questo pluralismo che nel 2012 Serena Perilli venne assunta al Nuovo Paese Sera.
I vecchietti compaiono anche in un’altra delle voci di spesa contestate dalla procura: un pranzo prenatalizio organizzato in un agriturismo di Fara Sabina (Rieti) a cui parteciparano 180-190 persone. Il titolare del ristorante ai finanzieri ha dichiarato: «Fu concordato un prezzo di circa 25 euro a persona e fu emessa fattura anticipata (…) posso precisare che tra i presenti c’era una grossa componente di anziani del posto (…) non si è trattato di nessun evento o dibattito particolare (…) mi fu riferito che il pranzo sarebbe stato pagato dal Pd». In realtà Perilli ha precisato che tutti i partecipanti versarono la propria quota, ma che i soldi furono girati al locale centro anziani. Un escamotage per poter finanziare coi soldi pubblici un’attività meritoria. Sarà vero, ma anche questo è vietato dalla legge. Gli inquirenti con Libero sottolineano anche l’opacità di numerose fatture emesse per far quadrare i conti: parte di esse sarebbero riconducibili a 27 soggetti definiti «evasori totali». Un capitolo che meriterà certamente ulteriori approfondimenti.