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mercoledì 24 dicembre 2014

"O così o il governo va a casa..." Il buon Natale di Alfano a Renzi

Jobs Act, Ncd e la minaccia di Natale: "Via l'articolo 18 o via il governo"



Ore di fuoco, quelle dell'Antivigilia di Natale, per il governo Renzi. Tutto ruota attorno al Jobs act, la tensione viaggia tra Palazzo Chigi e il ministero del Lavoro. Queste ore sono tutte dedicate alle ultime "limate" al decreto che vedrà la luce nel Consiglio dei ministri che si terrà nella mattinata del 24 dicembre, convocato alle 10. Si tratta ancora, si scrivono articoli e altri articoli vengono cancellati. Ma da quello che si è compreso, il Jobs Act, alla fine, sarà più simile a quello voluto da Angelino Alfano rispetto a quello per il quale ha lottato la minoranza del Pd.

La minaccia - Certo, il confronto non è stato semplice. Per esempio Cesare Damiano, dall'ufficio in commissione Lavoro alla Camera, parla di una "battaglia furibonda". Ma non è tutto. A pesare come macigni ci sono le parole del capogruppo Ncd in Senato, Maurizio Sacconi, che twitta: "Domani d-day della politica italiana. O via l'articolo 18 o il governo per crollo credibilità". Ncd, dunque, senza l'abolizione del pluricitato articolo 18, sarebbe pronto anche alla crisi di governo.

Destrorso - Nel frattempo il dossier che contiene il decreto è a Palazzo Chigi, dove lavorano i consulenti economici di Matteo Renzi, Tomaso Nannicini e Filippo Taddei. Come detto, stando alle indiscrezioni, il decreto sembra andare in una direzione "destrorsa", nel dettaglio con la cancellazione di ciò che dell'articolo 18 era rimasto dopo la mediazione del Pd (i sindacati, non a caso, già promettono battaglia). Tra le fattispecie di licenziamento di tipo economico, inoltre, pare probabile l'inserimento nel decreto dello "scarso rendimento", che dunque non contemplerebbe il reintegro ma soltanto un indennizzo economico. Inoltre, in una delle bozze di Palazzo Chigi ci sarebbe anche l'ipotesi di estendere le nuove norme ai dipendenti già assunti nelle imprese con meno di 15 dipendenti che dovessero superare la quota dopo l'entrata in vigore del decreto.

martedì 23 dicembre 2014

L'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele e, i collaboratori tutti, augurano Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori: BUON NATALE

L'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele e, i collaboratori tutti, augurano Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori: BUON NATALE 




Supercoppa italiana, trionfa il Napoli: Buffon non basta, Juve KO 8-7 ai rigori

Supercoppa italiana, trionfa il Napoli: Juventus schiacciata 8-7 




Il Napoli si aggiudica la Supercoppa italiana dopo un'infinita serie di calci di rigore: decisivo l'errore di Padoin che regala il trofeo, giocato per l'occasione a Doha, Qatar, ai partenopei. Juventus sconfitta si diceva, ma con onore: a 2 minuti dal 120esimo pareggiava Higuain una partita che per i napoletani si era messa da subito nel peggiore dei modi, sempre a rincorrere, anche dopo i supplementari. Ma ai tiri dal dischetto, dopo 2 match point sprecati da Chiellini e Pereyra Padoin sbaglia il penalty decisvo.

Il match - La partita inizia bene per i bianconeri che passano in vantaggio con Carlos Tevez: Albiol e Koulibaly si scontrano cercando di colpire di testa, il pallone arriva all'argentino, che solo davanti a Rafael non sbaglia. Occasionissima per i partenopei undici minuti più tardi, il pallone arriva ad Hamsik che conclude di sinistro. Palla deviata da Chiellini che finisce dritta sul palo. La ripresa inizia a ritmi piuttosto bassi, c'è una bella punizione di Andrea Pirlo, ma la palla viene deviata dalla barriera e finisce in corner. Un altro palo del Napoli al 60esimo: Higuaín supera Buffon in pallonetto con un tocco leggero ma la palla colpisce il montante. Al 68esimo c'e il pareggio degli azzurri: cross dalla sinistra di de Guzmán che Gonzalo Higuaín, da solo in mezzo all'area, di testa supera Buffon. 

I supplementari - Primo tempo supplementare di studio e con una Juventus in pressione, nei secondi quindici minuti i torniesi si sbloccano: prodezza di Carlos Tevez che gira al limite dell'area e calcia rasoterra nell'angolino basso, Rafael non può nulla. Quando ormai sembra fatta al 118esimo una mischia in area di rigore bianconera è favorevole agli azzurri: zampata vincente in caduta di Higuaín ed è 2 a 2. Ai calci di rigore, dopo un eterna serie ad oltranza i bianconeri sprecano troppo e Rafael, che fino a quel momento non aveva indovinato un angolo para con bravura il penalty dello juventino Padoin. Napoli fa festa, è suo l'ultimo trofeo del 2014.

lunedì 22 dicembre 2014

Licenziamento, quanto prendi se ti lasciano senza lavoro

Indennizzo di licenziamento, quanto prendi se ti lasciano a casa




L'addio al reintegro nei licenziamenti per motivi economico-organizzativi sarà compensato da indennizzi certi e crescenti, in relazione all'anzianità di servizio del lavoratore. Riporta il Sole 24 ore che in caso di contenzioso la tutela consisterà in 1,5 mensilità per ogni anno di servizio, con un massimo di 24 mensilità. Verrà anche introdotto un indennizzo minimo - che dovrebbe essere di 4 mensilità e che scatterebbe dopo il periodo di prova (ora di 6 mesi ma potrebbe aumentare a 9 o 12) - per evitare licenziamenti nel primo periodo del rapporto.

Conciliazione standard - La tutela crescente consiste in una mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto di 16 (qualcuno chiede 18). Anche qui verrebbe introdotto un indennizzo minimo pari a due mensilità, esentasse. Per quanto riguarda invece i licenziamenti disciplinari la tutela reale dovrebbe rimanere nei soli casi di "insussistenza del fatto materiale".  

L'11esimo comandamento: fare soldi Ecco quanto vale il patrimonio di Benigni

Benigni, un patrimonio tra società, case, terreni e latte in polvere




Fa ascolti, incassi e soldi Roberto Benigni. Soldi che sa anche investire molto bene. Perché il comico/attore/regista ha un ottimo senso degli affari. Con la moglie Nicoletta Braschi, infatti, Roberto Benigni ha un piccolo impero: riporta il Giornale che il bilancio 2013 della Melampo Cinematografica, società più importante della famiglia, al 50% di Roberto e al 50 di Nicoletta, attraverso la quale passano anche i contratti con la Rai ha chiuso con un utile di 2.741.828 euro (più del doppio del bilancio precedente). E alla voce "ricavi delle vendite e delle prestazioni" si trova l'importo di oltre sei milioni di euro che è molto probabilmente riconducibile al cachet pagato dalla tv di Stato al premio Oscar.

La Hollywood umbra - Tant'è. Un altro affare che hanno fatto i Benigni riguarda la vendita della Spitfire alla Cinecittà Studios. La Spitfire si chiamava Cinecittà Papigno dal nome del borgo umbro dove Benigni creò il lager de La vita è bella. Il progetto era di farne poi una piccola Hollywood ma, nonostante i finanziamenti degli enti locali, non è mai decollato e oggi gli studi sono abbandonati. Ma i coniugi sono riusciti a venderli lo stesso per 1 milione e 400mila euro. 

Case e latte - Ma non solo. Oltre alla Melampo e ad altre società, fra cui la Tentacoli Edizioni musicali che detiene i diritti delle colonne sonore dei film, i Benigni hanno anche una società immobiliare, ventuno case, venti terreni, una villa esclusiva nell'arcipelago della Maddalena, e persino una società, la Sicura srl di Cesena che vende latte in polvere per neonati e che ha fatturato un milione e mezzo di euro. 

M5s, i grillini occupano l'aula: sette espulsi, lasciano due senatori e un deputato

M5s, i grillini occupano l'aula: sette espulsi, lasciano due senatori e un deputato




Sette deputati del Movimento cinque stelle sono stati espulsi dal vice presidente della Camera Roberto Giachetti per aver occupato i banchi del governo. Davide Tripiedi, Ferdinando Alberti, Massimo Baroni, Luca Frusone, Gianluca Rizzo, il capogruppo Alessio Villarosa e Tatiana Basilio sono stati allontanati per il loro "grave comportamento". I deputati pentastellati hanno occupato i banchi mentre era in discussione la legge di stabilità.

"I presidenti delle Camere dovrebbero rendere onorevole il loro ruolo: vengono dati milioni alla difesa e vengono tolti i soldi per gli sgravi. A questo punto siamo pronti a tutto", spiega Villarosa. E protesta anche un altro espulso, Davide Tripiedi, che denuncia il fatto che la maggioranza "ha tagliato persino il fondo per i lavori usuranti". Rincara la dose Frusone: "E' il metodo utilizzato che fa capire che il Parlamento non esiste più: in America la chiamerebbero una dittatura morbida, con istituzioni solo apparentemente elette e che sono una parvenza di democrazia".

Intanto nel M5S continua il terremoto interno. Dopo il tesoriere pentastellato Giuseppe Vacciano, anche la senatrice Ivana Simeoni ha rassegnato le dimissioni a Palazzo Madama. E anche nel suo caso la lettera è già stata inviata al presidente del Senato, Pietro Grasso. Verso l’addio anche Cristian Iannuzzi, figlio della Simeoni, eletto alla Camera.

"Diventiamo uno Stato degli Usa" Ecco il piano per salvarci dall'Euro

Il commento di Pelanda: "Per salvare l’Italia dall’euro diventiamo uno Stato Usa"

di Carlo Pelanda 


Il sistema mondiale, dopo la fine della Pax Americana (1944 - 2008) si sta frammentando in blocchi regionali, ciascuno con la strategia di creare una sfera di influenza organizzata come area economica centrata sulla nazione aggregante. Il fare impero travestendolo da mercato regionale dipende dall’analisi del perché gli imperi del passato sono implosi: troppi costi economici e di dissenso. 

La nuova formula permette alla nazione aggregante sia di evitare tali costi sia di ottenere un megaprofitto da signoraggio geoeconomico, per esempio la Germania dopo l’aggregazione dell’Eurozona. L’America sta tentando di integrare le democrazie sia asiatiche (negoziato TTP) sia atlantiche (negoziato TTIP) in un unico mercato con al centro l’America stessa ed il dollaro. L’opzione di riserva o ancillare è quella di controllare l’America meridionale, vero motivo della recente apertura verso Cuba per rafforzare il nucleo della sua sfera di influenza che include le democrazie anglofone del Commonwealth. La Cina sta costruendo un’ampia area di influenza (Greater China) perseguendo due strategie: (a) formazione di un mercato integrato sinocentrico comprendente le nazioni asiatiche geograficamente prossime; (b) penetrazione economica in tutto il resto del mondo per scopi di condizionamento geopolitico. La prima azione è molto contrastata da Giappone, Vietnam, Filippine, ecc., nonché da un’azione strategica statunitense di contenimento sistemico, pur "leggero", dell'espansione cinese. 

La seconda non ha finora trovato contrasti importanti in Africa e, soprattutto, nell'Europa in crisi alla caccia di capitali. Ma li sta per trovare in America latina dove la penetrazione cinese è in frizione diretta con l'espansione statunitense. La Russia sta tentando di riorganizzare le nazioni ex-sovietiche rimaste nella Csi in un’area di mercato integrato, ma è il blocco regionale più a rischio di implosione per sua debolezza. Tale nuovo gioco multiplo, alla fine, verrà semplificato come competizione tra due potenze principali, America e Cina, che conquisteranno le altre: Russia, Europa, Indonesia, Giappone. Per gli attori principali ora è utile tenere aperto il mercato globale. Ma l’architettura geopolitica in formazione predispone il sistema a chiudersi in mercati regionali alla prima crisi. Inoltre, l’export sta diventando sempre più politico. Il punto: per l’Italia, potenza esportatrice, conviene essere parte di un mercato globale delle democrazie oppure di un’Europa neutrale che spera così di commerciare con tutti o di un’Eurasia con Russia e Cina guidata da Pechino? La Germania mostra al momento una posizione confusa, ma tende al neutralismo. La Francia punta ad un’Eurasia dove poter mantenere una posizione di privilegio e tenta un convergenza con la Russia sia per sostituire Berlino sia per mostrare a Pechino che in una possibile alleanza euroasiatica Parigi conterà. Londra è assente, Roma ferma. 

In questa situazione è probabile che l’Europa divisa e, per questo passiva, sarà terreno di scontro tra gli imperi americano e cinese in formazione, la Russia già quasi conquistata da Pechino per errori sia dell’America sia di Putin. Vi aggiornerò sullo scenario in sviluppo, ma devo subito avvertire che per l’interesse nazionale italiano il massimo vantaggio è già ben chiaro nelle simulazioni che combinano sicurezza, business e stabilità finanziaria: (a) formazione di un mercato euroamericano a sua volta parte di un mercato globale delle democrazie; (b) mediazione tra America e Russia per non lasciare la seconda, cliente primario per l'Italia, nelle mani di Pechino (qui il Vaticano dovrà aiutare con la Chiesa ortodossa come sembra aver già iniziato). Realismo? Senza l’Europa l'America, anche se le riuscisse il dominio dell'America latina, sarà sconfitta dalla Cina e ciò rende rilevante l'Europa stessa agli occhi dei due competitori. E se non fosse possibile portare la Ue verso tale scenario nonché renderla sufficientemente compatta per negoziare alla pari con la tipicamente etncentrica diplomazia statunitense? Penso che Roma dovrà agganciarsi, probabilmente con Londra e Madrid, all'America, cercando autonomia e rilevanza offrendo in cambio una missione di presidio proconsolare del Mediterraneo, opzione utile anche per predisporre il passaggio al dollaro nel caso non escludibile che l’euro imploda. Ma utile anche per segnalare a Francia e Germania, per dissuaderle, che l’Italia non le seguirà nel caso scegliessero l’Oriente o il neutralismo.