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venerdì 5 dicembre 2014

CONFESSIONE DI POLETTI "Sapevo di incontrare un assassino"

Mafia Capitale, Giuliano Poletti: "Sapevo che Buzzi era stato condannato per omicidio"




"Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato. Quelle cose non c’entrano nulla con il sottoscritto, sentire messa in discussione la propria reputazione è intollerabile". Dopo il ciclone "mafia capitale", il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha commentato la fotografia che lo ritraeva accanto a Salvatore Buzzi, uno degli arrestati. "Sapevamo tutti che Salvatore Buzzi era stato condannato per omicidio», ha detto Poletti. "Ma noi, che viviamo in questi mondi, pensiamo che ci sia la possibilità di cambiare la propria vita".

"Lo conoscevo" - "Buzzi", ha proseguito Poletti rispondendo alle domande dei giornalisti, "era apparso come una persona perbene, che da carcerato si era laureato, faceva una vita dove si impegnava perché le persone che uscivano dal carcere avessero un’altra possibilità. Scoprire quello che ha fatto", ha detto Poletti, "è un paradosso". Il ministro poi, come se non bastasse, ha anche confermato di conoscere Buzzi: "L’ho visto qualche volta - ha detto - perché era un dirigente di una cooperativa sociale che si occupava dell’inserimento delle persone disabili nel posto di lavoro. Ma non avrei mai immaginato", ha concluso, "che da un contesto come questo potessero uscire le cose che vediamo in questi giorni".

"La reputazione" - "Come presidente di Legacoop", ha precisato "partecipo a migliaia di assemblee di bilancio e ho partecipato anche a quella della cooperativa sociale di Buzzi. Mi sento tradito dopo aver corso per tutta l’Italia per 40 anni per aiutare le cooperative sociali. La reputazione è una delle cose più difficili da costruire ed è la più facile da perdere. È intollerabile sentirsela mettere in discussione per dei comportamenti inimmaginabili".

Renzi trema - Intanto il governo e soprattutto Matteo Renzi cominciano a tremare. "La paura ancora c’è ma...". In Transatlantico tra i dem l’effetto dell'inchiesta "Mafia Capitale" è devastante. I volti sono tesi. "È chiaro che se l’inchiesta prosegue, se si scopre che ci sono ancora altri capitoli, si rischia lo scioglimento del comune - si sfoga un dirigente laziale del Pd ora parlamentare - ma questa è la Capitale, l’effetto sarebbe devastante". Il prefetto di Roma ha parlato di una situazione mai vista prima. Ha pure chiesto la scorta per il sindaco Ignazio Marino. Ma, allo stesso tempo, ha cercato di frenare il nervosismo chiedendo un po' di giorni leggere le carte prima di riferire al ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ma in realtà a sentire i rumors dem Matteo è tutt'altro che tranquillo. 

Articolo 18, co.co.co, ferie, detrazioni: Ecco cosa cambia adesso col Jobs Act

Jobs act, il Senato dà la delega al governo: articolo 18, co.co.co, ferie e detrazioni, ecco cosa può cambiare




Il Jobs act è legge. Il Senato vota la fiducia (166 sì, 112 no) e consegna la delega sul lavoro al governo, che avrà tempo fino a giugno (6 mesi) per tradurre il suo contenuto in 5 decreti: ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro, semplificazione delle procedure e degli adempimenti, riordino delle forme contrattuali e tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. "Il nostro impegno sarà ora quello di procedere speditamente alla stesura dei decreti di attuazione della delega, nella quale terremo conto delle considerazioni emerse dal lavoro parlamentare, a partire da quelli relativi all'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che vogliamo rendere operativo da gennaio", assicura il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. 

Articolo 18 e statuto dei lavoratori - Tra le novità introdotte, che hanno tenuto banco durante i lavori di Montecitorio e palazzo Madama, ci sono le modifiche sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. La versione definitiva contenuta nella delega prevede che nel caso di licenziamento per motivi economici, sarà previsto un indennizzo economico "certo e crescente con l'anzianità di servizio". Mentre il "diritto alla reintegrazione" sarà previsto nei casi di "licenziamenti nulli, discriminatori e per specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, che saranno fissate con i decreti delegati". 

Ammortizzatori sociali - La prima delega, in materia di ammortizzatori sociali, si legge nel dossier della Camera che illustra il provvedimento, è finalizzata a "razionalizzare le forme di tutela esistenti, differenziando l’impiego degli strumenti di intervento in costanza di rapporto di lavoro (Cassa integrazione) da quelli previsti in caso di disoccupazione involontaria (Aspi)". Lo scopo è quello di "assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori, con tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, nonché di razionalizzare la normativa in materia d’integrazione salariale".

Il reinserimento - La seconda delega, in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ha lo scopo di "riordinare la normativa in materia di servizi per il lavoro". L'obiettivo, secondo quanto si legge nel dossier, è quello di "garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politiche attive del lavoro su tutto il territorio nazionale, razionalizzando gli incentivi all'assunzione e all'auto-impiego e istituendo una cornice giuridica nazionale che faccia da riferimento anche per le normative regionali e provinciali". La delega prevede l'istituzione dell’Agenzia nazionale per l’occupazione e il 
rafforzamento dei servizi per l’impiego, valorizzando le sinergie tra servizi pubblici e privati. Si prevedono, inoltre, la valorizzazione delle funzioni di monitoraggio e valutazione delle politiche attive per il lavoro. 

Gli adempimenti - La terza delega riguarda la semplificazione delle procedure e degli  adempimenti, e punta a conseguire "obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese". In particolare, si vuole diminuire il numero di atti amministrativi inerenti il rapporto di lavoro, attraverso specifiche modalità. 

Co.co-co e i nuovi contratti - La quarta delega punta a riordinare le forme contrattuali e l'attività ispettiva, per rafforzare le opportunità d'ingresso nel mondo del lavoro. Le modifiche dovranno rendere "maggiormente coerenti" i contratti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo, nonché a rendere più efficiente l'attività ispettiva. In particolare, si prevede la redazione di un testo organico di disciplina delle varie tipologie contrattuali. E' previsto un nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, inoltre sarà introdotto in via sperimentale il compenso orario minimo.

Detrazioni, produttività e orari - Infine la delega in materia di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro ha lo scopo di garantire un "adeguato sostegno alla genitorialità e favorire le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori". A tal fine si prevede l'estensione del diritto alla prestazione di maternità alle lavoratrici madri parasubordinate e l'introduzione di un credito d'imposta per le donne lavoratrici, anche autonome, che abbiano figli minori o disabili non autosufficienti (al di sotto di una determinata soglia di reddito individuale complessivo). La delega si dovrà inoltre occupare di armonizzazione del regime delle detrazioni (dall'imposta sui redditi) per il coniuge a carico, promozione del telelavoro, incentivazione di accordi collettivi volti a facilitare la flessibilità dell'orario di lavoro e l'impiego di premi di produttività. E' prevista anche la possibilità di cessione dei giorni di ferie tra lavoratori per attività di cura di di figli minori.

Greggio giù, tasse sempre più su Ecco cosa succederà alla benzina

Benzina, nuovi aumenti da gennaio 2015




Dal 1 gennaio 2015 scatterà un nuovo aumento delle accise sui carburanti, che seguirà i 9 ritocchi degli ultimi 4 anni. A sostenerlo la Cgia di Mestre, secondo cui l’esatta quantificazione sarà stabilita da un provvedimento del direttore dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sarà tale da reperire 671 milioni nel 2015 e 17,8 milioni di euro nel 2016. Per reperire il gettito mancante è scattata una clausola di salvaguardia per cui a partire dal gennaio 2015 le accise aumenteranno per un importo pari a 1,8 centesimi di euro al litro. L’effetto finale, se si considera che questo aumento ritocca all’insù la base imponibile Iva, si tradurrà in un incremento complessivo di 2,2 centesimi di euro al litro.

"Nonostante il greggio sia sceso sotto i 64 dollari, in Italia il prezzo dei carburanti alla pompa rimane ancora molto elevato. Ovviamente, a incidere è il carico fiscale che, sia sulla benzina sia sul gasolio per autotrazione, non ha eguali in Europa. Inoltre, tenuto conto che oltre l’80 per cento delle nostre merci viaggia su gomma - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - non è da escludere che gli aumenti di inizio anno spingeranno all’insù soprattutto i prezzi dei principali beni di consumo, penalizzando le famiglie più in difficoltà. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che oltre agli autotrasportatori ci sono intere categorie come gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini, gli agenti di commercio che, utilizzando professionalmente ogni giorno l’autovettura o il furgone, rischiano di appesantire ulteriormente una situazione economica già molto deteriorata negli ultimi anni".

Secondo le stime dell’associazione, una famiglia con un auto di media cilindrata (1.400 cc) alimentata a benzina che percorre mediamente 15.000 chilometri all’anno, nel 2015 pagherà al proprio benzinaio 20 euro in più di tasse rispetto al 2014. Se, invece, la comparazione viene eseguita rispetto al 2010, anno che ha preceduto tutta la raffica di aumenti, l’incremento sarà di 249 euro. Una famiglia con un auto (2.000 cc) alimentata a gasolio che percorre mediamente 25.000 chilometri all’anno, invece, pagherà l’anno prossimo pagherà 28 euro in più di tasse. Se, invece, il confronto
viene eseguito sul 2010, anno che ha preceduto la serie di aumenti, l’incremento sarà di 387 euro.

Via libera alla sanatoria fiscale Capitali e soldi in fuga: chi riguarda

Fisco, rientro dei capitali, sì del Senato: per un milione si pagano 101.490 euro




Il Senato dice sì al rientro dei capitali detenuti all'estero. Il provvedimento è passato con 119 sì, 61 no e 12 astenuti e senza modifiche rispetto al testo arrivato dalla Camera, per cui il via libera è già definitivo. Le principali misure sono la "voluntary disclosure" per il rientro e la regolarizzazione di capitali e l’introduzione nel codice penale del reato di autoriciclaggio.

Il rientro dei capitali - La "voluntary disclosure", o collaborazione volontaria, per regolarizzare le somme e i beni che si possiedono in territorio estero, potrà essere applicata per le violazioni avvenute entro il 30 settembre 2014, e la procedura potrà essere attivata fino a settembre del 2015. Per i reati di dichiarazione fraudolenta, infedele o omessa dichiarazione e per omesso versamento di ritenute certificate e Iva è stata esclusa la punibilità penale. Inoltre, è stata prevista una riduzione delle sanzioni amministrative tributarie, mentre non ci sono sconti sulle somme dovute a titolo di imposta. "Non è un condono, perché chi aderisce paga tutto il dovuto. Spero che i potenziali interessati usino questa opportunità per mettersi in regola.I proventi, che prudenzialmente non sono quantificati nel bilancio dello Stato, contribuiranno a dare sollievo alle finanze pubbliche", ha affermato il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan. La nuova normativa prevede invece la reclusione da due a otto anni e una multa da 5mila a 25mila euro, per il reato di autoriciclaggio. Ma se i beni derivano da un reato punito con pene superiori a 5 anni le sanzioni scendono da uno a quattro anni e da 2.500 a 12.500 euro. Previsto anche un incremento della multa per il riciclaggio.

Cosa cambia - "Si tratta di un provvedimento atteso da tempo ed equilibrato, che ha concluso l’iter parlamentare grazie alla collaborazione dei gruppi di maggioranza e all’atteggiamento costruttivo delle opposizioni", ha detto il ministro Padoan in una nota diffusa dal ministero dell’Economia. "L’intervento è innovativo" aggiunge "perché, rispetto alle precedenti misure per il rientro dei capitali, non è un condono, in quanto l’imposta dovuta si paga per intero. Chi aderirà avrà una riduzione delle sanzioni amministrative e penali".

EFFETTO PASCALE SU BERLUSCONI Tira aria di voto: Silvio vuole candidare Francesca

Effetto Pascale: Berlusconi apre alle preferenze

di Salvatore Dama 


C’è ma è come se non ci fosse. Silvio Berlusconi è a Roma da due giorni e, tuttavia, rispetto alle precedenti settimane si è manifestato davvero poco. Nessun vertice di partito, ma incontri con questo o quel dirigente. E poi studio. Tanto studio. Il Cav ha la testa china sui dossier, che manco quando era a Palazzo Chigi. Approfondisce le misure economiche da inserire nel programma elettorale di Forza Italia. Puro jogging per la mente nell’incertezza della durata della legislatura. Ma lui sta lì, vaglia la fattibilità delle proposte in favore degli anziani. L’odontoiatria sociale, ossia le dentiere gratis. L’oftalmologia pubblica, cioè la cataratta a spese dello Stato. E ancora: la flat tax e le pensione sociali, da portare a mille euro per 13 mensilità. 

Berlusconi vuole parlare di questo, «non delle questioni di partito», su cui insiste Fitto. Allo scopo, era in ballo per oggi una conferenza stampa. Ma, più probabilmente, Silvio farà una o più interviste televisive sulle sue proposte economiche. Un modo per «distogliere l’attenzione dai litigi di partito» e per togliere argomenti polemici a Raffaele Fitto. Nessun incontro tra i due. Nessun ufficio di presidenza in programma per discutere «l’azzeramento delle cariche interne», come chiede l’eurodeputato. Anche perché la questione della «democrazia interna» è già stata affrontata con la convocazione dei congressi provinciali con i quali Forza Italia rinnoverà la classi dirigente locale. Rimane la disponibilità berlusconiana a riconvocare il bureau del partito, «ma solo per parlare di temi concreti». 

E un tema concreto è la legge elettorale. Silvio ne ha discusso, ma solo nel consesso familiare. Arrivando a una svolta: «Meglio il Consultellum dell’Italicum» e non solo per l’impianto proporzionale del sistema elettorale in vigore. «Tutto sommato le preferenze non sono male, mi piacciono», ha confessato Berlusconi, rivedendo la precedente contrarietà all’indicazione del nome dei candidati sulla scheda. E raccontano che dietro il ripensamento berlusconiano, come spesso accade ultimamente, ci sia la compagna Francesca Pascale. È lei ad aver convinto Silvio che poi le preferenze non fanno così schifo. Tutt’altro, se possono permettere l’approdo della first lady in Parlamento. E Francesca ci vuole entrare a furor di popolo, non da nominata. 

Se le cose stanno così è chiaro che la strada dell’Italicum è sempre più in salita. Ieri 12 senatori del Nuovo centrodestra hanno disertato i lavori della direzione del partito in polemica con i contenuti della legge elettorale voluta da Renzi. Tra gli assenti Gentile, Azzollini, Viceconte ed Esposito. Se non si va a votare l’anno prossimo, rimane misterioso il motivo per cui ci sia questa gran fretta di approvare l’Italicum. E loro vogliono vederci chiaro. Così come i senatori Giovanardi e Compagna, che chiedono lumi anche sulla politica delle alleanze. «Non siamo contrari a questo progetto politico, ma non conosciamo i dettagli», precisa Giovanardi. E non sono servite a molto le spiegazioni del leader Angelino Alfano: «Tra Renzi e Salvini c’è una prateria e noi la batteremo», lasciando intendere l’intenzione di realizzare un polo moderato. Salvo poi additare l’esempio calabrese, dove i centristi sono andati da soli, come modello, frenando, contemporaneamente, sulle alleanze di centrodestra alle Regionali di primavera. A partire dal Veneto. «Forza Italia e il suo leader», attacca Fabrizio Cicchitto, «sono in crisi di credibilità. Berlusconi porta Salvini a Milanello, ma non si rende conto che il leader leghista sarà il suo assassino politico». 

Nel Partito democratico c’è altrettanta spaccatura in tema di regole di voto. L’ipotesi del differimento dell’entrata in vigore dell’Italicum non convince la minoranza interna. Che, anzi, sembra intenzionata a rimettere in discussione anche la riforma del Senato, in calendario alla Camera. Secondo la Velina Rossa, nel Partito democratico, cresce la voglia di Consultellum. Un sistema che, nella sua semplicità, ha il pregio di introdurre le preferenze. Un modo per riavvicinare i cittadini alle urne. Il carattere puramente proporzionale del sistema indicato dalla Corte Costituzionale potrebbe inoltre favorire il determinarsi di una «legislatura costituente» capace di «riformare davvero le regole dello Stato». 

giovedì 4 dicembre 2014

Un pizzino da Berlino per Roma: "Via dall'Euro o..."

Der Spiegel: "Così l'Italia torna competitiva senza l'Euro"




"L'Italia potrebbe uscire dall'Euro". A darne notizia è il settimanale tedesco Der Spiegel. Dalla Germania arriva un'analisi attenta degli scenari possibili con Roma fuori dall'Eurozona. "In Italia - scrive lo Spiegel -  tutti i partiti all'opposizione sono contrari all'euro. I Socialdemocratici intorno al segretario Matteo Renzi hanno una larga maggioranza in Parlamento e vantano di un grande - seppur non più schiacciante - consenso nella popolazione. Ma nelle democrazie prima o poi le opposizioni vanno al governo ed ora e' quindi importante sapere - precisa il tedesco "Spiegel" - se un simile governo attuerebbe una politica anti-euro". Secondo lo Spiegel la vittoria della Lega alle regionali in Emilia Romagna e le rivendicazioni di una sovranità monetaria da parte di Forza Italia potrebbero spostare in futuro l'asse della politica italiani verso posizioni anti-euro più incisive. Magari come sottolineano da Berlino anche "con l'aiuto di Beppe Grillo". A questo punto arriva l'analisi su cosa potrebbe accadere con l'Italia fuori dall'euro. 

Fuori dall'Euro - Stipendi, salari e naturalmente anche i prezzi dei prodotti verrebbero pagati con questa nuova moneta. Inizialmente il vecchio euro affiancherebbe la nuova moneta italiana con un cambio uno a uno: successivamente la nuova moneta verrebbe emessa liberamente - operazione che farebbe subito crollare la sua quotazione del 50 per cento. In un colpo solo, quindi, l'Italia diventerebbe nuovamente competitiva. Ma per il resto dell'eurozona questo sarebbe il peggiore di tutti i possibili scenari di crisi. E' vero però che dall'entrata nell'euro l'Italia non è più cresciuta: la disoccupazione è alta, quella giovanile spaventosa, conclude Der Spiegel - e quindi l'uscita dall'euro è ampiamente giustificata.

Inchiesta Mafia Capitale, trema il Pd romano: "Soldi a Ignazio Marino da Buzzi" e "primarie truccate"

Inchiesta Mafia Capitale, trema il Pd romano: "Soldi a Ignazio Marino da Buzzi" e "primarie truccate"

di Claudio Brigliadori


Il Pd romano crolla sotto il peso del "Cupolone". L'inchiesta Mondo di mezzo sulla Mafia Capitale ha scoperchiato quel calderone malsano di intrallazzi, affari bipartisan, connivenze e corruzione che vede protagonisti criminalità nera e rossa, imprenditori e politici compiacenti. E tra i cento indagati non c'è solo l'ex sindaco di destra Gianni Alemanno, ma pure pezzi grossi dei democratici della capitale. Per questo Matteo Renzi, che si è detto "sconvolto", ha imposto al segretario locale Lionello Cosentino di farsi da parte, commissariando il partito e affidandolo al presidente nazionale Matteo Orfini. 

Soldi a Marino e "primarie truccate" - L'impresa è difficile: ripulire il Pd romano da capi-corrente e cacicchi-acchiappavoti in grado di inquinare la stessa vita interna dell'organizzazione. "I rischi aumentano - spiega Tommaso Giuntella, presidente del Pd romano -. Alle nostre sono andati a votare un sacco di fascisti". L'ex assessore di Veltroni Roberto Morassut a Repubblica dice che le primarie "sono tutte pilotate. Vanno a votare gli immigrati guidati dai cacicchi locali e gli immigrati votati un tanto al voto". E Marianna Madia già nel giugno 2013 parlava di "associazioni a delinquere" a proposito dei gruppi di potere interni al partito. A riascoltarle oggi, queste parole sembrano una conferma di realtà conosciute a tanti da tempo, ma che nessuno dentro al Pd ha davvero combattuto, forse per non pestare i piedi agli amici e a chi assicura voti. Non è un caso che dalle carte dell'inchiesta condotta dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli emergano anche ombre proprio sulle primarie del Pd (Salvatore Buzzi, a capo della coop rossa 29 giugno e braccio destro imprenditoriale del boss Massimo Carminati si vantava al telefono: "Ne ho 3 del Pd") e sulla elezione stessa di Ignazio Marino. Proprio dalle Coop di Buzzi sono arrivati 30mila euro di finanziamenti per il sindaco prima delle Comunali, 10mila euro dalla coop 29 giugno e 20mila dal Consorzio Eriches 29. 

Comune a rischio scioglimento - Il rischio di scioglimento del Comune di Roma per infiltrazione mafiosa è concreto. Il sospetto degli inquirenti è che quei soldi (c'è un vero e proprio tariffario, un "Libro nero" in cui Buzzi annotava i soldi da pagare ai politici compiacenti) facciano parte di una rete molto, molto più ampia di elargizioni partite dalla "cupola" per garantirsi appoggi e amicizie politiche ad altissimo livello. E mentre Alemanno fa mea culpa ("Se è tutto vero, ho sbagliato, mi sono fidato delle persone sbagliate"), l'inchiesta potrebbe virare ancora più in alto, alla Pisana sede della Regione Lazio. Al telefono con Carminati, Buzzi traccia il quadro dei possibili appoggi dentro le maggioranze del Pd: "Se vinceva Alemanno ce l'avevamo tutti comprati. E mo vedemo Marino, poi ce pigliamo e misure tramite Luigi Neri (vicesindaco di Sel, ndr)". E quindi il tentativo di avvicinarsi al caposegreteria di Marino, Mattia Stella ("Dobbiamo valorizzarlo e legà di più a noi", sottolinea Buzzi). 

Nel mirino anche la Regione - Anche per questo la lobby guidata da Carminati e Buzzi avrebbe cercato agganci proprio alla Pisana, mettendo a libro paga uno del Pd in Regione. Intanto al Campidoglio tremano tutti. Perché in tanti avevano rapporti con Buzzi, uomo fortissimo delle coop rosse della Capitale. E basterebbe una sua mezza parola nelle intercettazioni al vaglio degli inquirenti per finire sul registro degli indagati.