Pd, maxi-tangente: il partito sempre più nei guai
di Giacomo Amadori
I guai per il Pd nell'inchiesta per la presunta tangente milionaria al deputato renziano Marco Di Stefano sembrano non finire mai. Infatti tra i nuovi indagati dell'inchiesta (vedere box), c'è anche Tonino D'Annibale, direttore dell’Amministrazione di Lazio service ed ex consigliere del Pd in Regione dal 2010 al 2013. Non basta. A peggiorare il panorama ci sono le nuove accuse mosse contro Di Stefano. Come è noto, quando era assessore regionale al Patrimonio e al Demanio, avrebbe percepito una tangente da 1,8 milioni di euro dal gruppo imprenditoriale Pulcini per facilitare un lucroso affare. Ma nel capo d'imputazione si apprende anche che avrebbe soggiornato nell’esclusivo resort di Poltu Quatu in Sardegna (di proprietà dei Pulcini) a prezzi di favore e avrebbe usufruito, dopo la separazione dalla moglie, di un appartamento di lusso ricavato in uno storico palazzo cinquecentesco nel cuore di Trastevere. Il contratto annuale era intestato all'amico Nazzareno Neri e i due, per un periodo, vi avrebbero risieduto insieme.
Una contestazione che ricorda quella già mossa contro altri due ex coinquilini eccellenti come l'ex ministro Giulio Tremonti e il suo collaboratore Marco Milanese. Neri, cinquantanovenne romano, è un personaggio chiave in questa vicenda. Di mestiere fa il commercialista a Roma Nord e in passato è stato il sindaco supplente della Lazio service spa, la società di proprietà regionale che ha affittato per 50,5 milioni di euro due palazzi del gruppo Pulcini, consentendo, secondo l'accusa, a Di Stefano di incassare la mazzetta milionaria. Neri è stato anche il tesoriere (mandatario) di Di Stefano per la campagna elettorale del 2013. Inoltre il professionista ha fatto parte del consiglio d'amministrazione della C.c.s., Cooperativa costruzioni socialli, cessata nel 2012. La sede è allo stesso indirizzo dello studio Neri e del cda faceva parte anche Maurizio De Venuti, cognato di Di Stefano.
Il nome di Neri ricorre anche in una nuova contestazione rivolta a Di Stefano, questa volta per abuso d'ufficio, una vicenda che Libero è in grado di ricostruire nei dettagli. Secondo i magistrati, Di Stefano, nel 2008, avrebbe procurato al suo uomo di fiducia «un ingiusto vantaggio patrimoniale». Stiamo parlando di un avveniristico progetto per un centro sportivo sulle rive del Tevere, a due passi dagli studi televisivi Rai di Saxa Rubra. Un piano portato avanti da Alfredo Guagnelli, l'amico di Di Stefano, misteriosamente scomparso nel 2009 e indagato per corruzione insieme con il politico. «Mi ricordo di quell’idea. Alfredo mi parlava dei vip che avrebbero frequentato il suo circolo» ricorda Enrico Marcolini, ex prestanome di Guagnelli. L'opera avrebbe dovuto sorgere in un’area golenale larga 11 ettari sulla riva destra del Tevere, per la quale era necessaria una concessione regionale.
La storia del centro sportivo nasce, probabilmente, in modo incidentale. Infatti nel maggio del 2003 a chiedere il permesso alla Regione sono due architetti romani, Maria Teresa Caputo, classe 1966, e il marito cinquantenne Francesco Bellardi. Caputo ci racconta di aver cercato inutilmente per diversi anni di ottenere l'autorizzazione per quell'area demaniale, sino alla svolta. La donna non spiega quale sia stato il segreto per sbloccare l'impasse, ma ammette di aver cercato un santo in paradiso: «Mio marito per realizzare la nostra idea ha bussato a tantissime porte e certamente ha incontrato anche l'assessore al Demanio, Di Stefano». Nell'aprile del 2008, i due architetti costituiscono la «Saxasport, società dilettantistica a responsabilità limitata». il 29 settembre il direttore del dipartimento Territorio Raniero De Filippis (succesivamente arrestato nell’inchiesta sulla discarica di Malagrotta) firma una determinazione per il rilascio della concessione a condizioni particolarmente favorevoli. Accorda l'uso degli 11 ettari di terreno demaniale e di un laghetto di 3 mila metri quadri per 19 anni a partire dal primo novembre del 2008, sino al 2027. Il canone per i primi tre anni è quasi simbolico (meno di 1.100 euro al mese), in previsione degli onerosi lavori per realizzare gli impianti sportivi.
Eppure, dopo tanto affannarsi e aver raggiunto l'agognato obiettivo, i due architetti hanno un repentino ripensamento: «Abbiamo capito che preferivamo continuare a fare la nostra professione e non gli imprenditori. Per questo abbiamo ceduto la società a un gruppo di persone» spiega Caputo. E così il 19 novembre cedono la società con in pancia la concessione appena ottenuta. E chi sono gli acquirenti? Nazzareno Neri, Bruno Guagnelli, il fratello dello scomparso Alfredo, e altri tre soci: 28 per cento di quote al professionista, 18 a testa per tutti gli altri. «Abbiamo avuto rapporti direttamente con Neri» ricorda Caputo. Ma non vi sembrava sospetto che l'assessore sbloccasse la concessione e ad acquistare fosse il suo commercialista? «Neri si è presentato con un amico, un certo Mauro, che si occupa di sport. Ma se lei vuole pensare male…». Tra il 2008 e il 2009 Alfredo Guagnelli è lanciato nel mondo dello sport che considera un grande volano per gli affari.
Ai Mondiali di nuoto piazza le hostess della sua agenzia di modelle. Nel novembre del 2008 chiede al fratello Bruno di entrare in società con Neri: «Io ho capito subito che di mezzo c'era Di Stefano, visto che Nazzareno era il suo commercialista. Ma mio fratello mi assicurò che l'affare era pulito. Però quando l'ho raccontato alla Polizia mi hanno detto che sicuramente dietro c'era qualcosa di losco e che per questo avrei rischiato pure io un avviso di garanzia». Guagnelli sostiene che quelle quote costarono più di 100 mila euro e che per la sua parte aspettò l'arrivo del fratello con il soldi davanti al notaio: «Li trovava sempre all'ultimo». Su Internet si trova ancora il magnifico progetto di centro sportivo dei due architetti. Che avrebbero dovuto realizzare i nuovi soci. Purtroppo per tutti nel febbraio del 2009 Di Stefano perde la poltrona di assessore e gli uffici regionali bloccano l'edificazione degli impianti. Ad ottobre scompare Alfredo Guagnelli. Nel 2010 il fratello Bruno lascia l'Italia e si trasferisce in Brasile e nel 2013 il cda «delibera di escludere dalla società» lui e un altro socio. Nel 2013 Neri, da presidente di Saxasport, si candida alla giunta del Coni, ma ottiene un unico voto. Il sogno di un nuovo circolo sportivo a cinque stelle, per ora, resta arenato a un'accusa di abuso d'ufficio.