Il 730 compilato ci costerà caro
di Luciano Capone
Era quello che i cittadini attendevano da tempo: il Fisco cambia approccio e si trasforma nel miglior amico del contribuente a cui invia una dichiarazione dei redditi precompilata. Con i decreti sulla semplificazione fiscale, a partire dal 2015, l’innovazione riguarderà 30milioni di italiani che «potranno dormire sonni tranquilli» - dichiarava il ministro Maria Elena Boschi - perché se viene accettato quanto indicato dall’Agenzia delle Entrate non ci saranno verifiche e accertamenti negli anni successivi. Addio moduli cartacei, con un semplice clic, come dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi, lo Stato darà del tu al cittadino e diventerà «finalmente amico del contribuente».
Quello che viene visto come un Leviatano incline a spremere i produttori di ricchezza cambia pelle e si trasforma nel nostro commercialista di fiducia, per giunta gratuito. Ma siamo sicuri che le cose andranno proprio in questo modo? A ricordarci che non esistono pasti gratis e che il diavolo nasconde la coda nei dettagli ci sono i commercialisti, quelli veri: Luca Grossi, sul portale MySolutionPost, spiega come l’unica a guadagnarci dal nuovo 730 precompilato sarà l’Amministrazione finanziaria, il Leviatano amico.
Secondo il sistema ideato dall’esecutivo, il Fisco dovrebbe conoscere tutti i dati necessari a compilare la dichiarazione, il contribuente accede sul sito dell’Agenzia delle Entrate, controlla che tutto sia a posto e conferma la dichiarazione con la certezza di non subire controlli in futuro. È il migliore dei mondi possibile, ma purtroppo non è quello vero, perché attualmente lo Stato non ha a disposizione tutte le informazioni e sarà quindi necessario prima popolare il database. Come? Obbligando tutti gli operatori economici a trasmettere le informazioni all’Agenzia delle Entrate, un lavoro obbligatorio e gratuito per lo Stato che costerà sanzioni da 100 euro in caso di errori e ritardi. Stesso discorso per i dati in possesso di banche, assicurazioni e fondi pensione. Già si inizia a vedere che c’è qualcuno per cui questa operazione non sarà gratuita e indolore.
Ma non basta, perché, fa notare Luca Grossi, questi oneri saranno gli unici da detrarre o dedurre dalla dichiarazione precompilata, ma «manca tutto il resto: spese sanitarie, spese asilo nido, locazioni degli studenti fuori sede, ristrutturazioni e riqualificazioni, spese di istruzione, attività sportive per i figli» e tanto altro ancora. Pertanto la dichiarazione precompilata non sarà precompilata quasi per nessuno, i contribuenti che dovranno mettere mano ai dati, inserendo deduzioni e detrazioni, dovranno comunque rivolgersi a dei professionisti. Ma qui la faccenda si complica, perché qualora il modulo precompilato non fosse accettato così com’è , gli eventuali errori nelle modifiche saranno pagati dal commercialista o dal Caf con «una somma pari all’importo dell’imposta, della sanzione e degli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente».
Detta così sembra una scelta capace di semplificare la vita di chi paga le tasse (anche aggravando notevolmente quella degli operatori del settore), ma anche questo pasto per il contribuente non sarà gratis: il maggior rischio a carico degli operatori (commercialisti o Caf che siano) sarà per forza di cose spalmato sul prezzo della consulenza. E questa logica traslazione di costo è ammessa anche dalla commissione Finanze del Senato: «È implicito ipotizzare un aggravio di oneri per i contribuenti che si rivolgeranno agli intermediari – scrive la commissione - in quanto questi ultimi... saranno chiamati a sostenere maggiori spese per l’adeguamento delle relative coperture assicurative che potrebbero trovare ristoro attraverso l’incremento dei ricavi».
Alla fine, il nuovo meccanismo ideato dallo «Stato amico» non semplificherà la vita dei contribuenti, che anzi pagheranno più tasse se accetteranno il precompilato oppure parcelle più salate se non lo accetteranno. Ma complicherà anche la vita dei professionisti esposti inevitabilmente a più sanzioni e obbigati a tutelarsi con un’assicurazione più salata. A guadagnarci sarà solo lo «Stato amico» che incasserà più soldi dalle sanzioni sui professionisti e dai contribuenti che accetteranno le dichiarazioni precompilate senza aggiungere detrazioni.