Visualizzazioni totali

martedì 11 novembre 2014

ARRIVA IL NUOVO CATASTO Così saranno valutate le vostre case

Casa, arriva il nuovo catasto




Una vera e propria rivoluzione per la casa. Il catasto dopo tanti dibattiti e dichiarazioni cambia. Ierii il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo alle“commissioni censuarie”: gli organi che dovranno rivedere gli estimi di tutte le nostre case. Queste commissioni dovranno validare i criteri su cui si basano le valutazioni di calcolo delle rendite catastali che non saranno più fatte in base ai vani ma ai metri quadrati. Sarò quindi elaborato un algoritmo che calcolerà la rendita partendo dai redditi di locazione medi servendosi di una formula matematica che terrà insieme tutti i dati. 

Il punto è che con il sistema attualmente in vigore, abitazioni anche di 300 metri quadrati ma con pochi vani venisse classificata in categorie con rendite inferiori. Ora invece l’intenzione è quella di prendere in considerazione gli effettivi metri quadrati dell’abitazione. La riforma è talmente grande e importante che serviranno almeno tre anni per rivedere tutti gli estimi catastali. Dovranno essere censiti i 66 milioni di immobili distribuiti in tutt’Italia e uno degli scopi è anche quello di far emergere tutte le abitazioni fantasma.che sfuggono al Fisco.

 Le conseguenze - L'obiettivo del governo, oltre a recuperare le case che sfuggono alla tassazione, è quello di colpire che soprattutto chi ha pagato fino ad oggi di meno per case di maggiore prestigio. L'effetto sarà una rivalutazione delle abitazioni che va dal 30 al 80%. La rendita catastale è un dato fondamentale per il calcolo dell'imponibile su cui si pagano l'Imu la Tasi e l'Irpef. Non esisteranno più le categorie catastali ma le case saranno suddivise in tre classI. abitazioni, attività produttive, e immobili ad uso sociale. Le rendite catastali aumenteranno. Secondo gli studi dell'Agefis. l'associazione dei geometri e fiscalisti che confrontano la media degli attuali valori catastalil di categorie A2 e aA3 con le stime dei nuovi valori agganciati al mercato, lasciano prevedere un rincaro che varia dal 30% di Aosta al 180% di Bolzano e Salerno passando per un 150% di Napoli.

Le commissioni - Sia le commissioni censuarie locali che quella centrale sono articolate in tre sezioni: una competente in materia di catasto dei terreni, una competente in materia di catasto urbano e un’altra specializzata in materia di revisione del sistema estimativo del catasto dei fabbricati (il numero delle sezioni può essere modificato con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze in relazione allo stato di attuazione della riforma del catasto). La nomina dei componenti delle commissioni censuarie locali, 6 effettivi e 6 supplenti, spetta al Presidente del Tribunale nella cui circoscrizione ha sede la commissione, sulla base di designazioni fatte pervenire dall’Agenzia delle Entrate, dall’Anci e dal Prefetto. 

Faranno parte delle commissioni i rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, magistrati, professionisti, docenti qualificati in materia di economia e di estimo urbano e rurale, esperti di statistica e di econometria. La composizione della commissione locale di Trento e Bolzano sarà integrata da un componente scelto tra i dipendenti di ruolo della Provincia autonoma. La Commissione censuaria centrale prevede 25 componenti effettivi (di cui 4 di diritto) e 21 supplenti, più il presidente. Per i componenti di diritto (il direttore dell’Agenzia delle Entrate e 3 direttori centrali dell’Agenzia) non sono previsti i supplenti perché ad essi è riconosciuta la possibilità di conferire apposita delega per la partecipazione alle sedute. Le nomine degli altri componenti avviene con un decreto del ministro dell’Economia sulla base delle designazioni pervenute dall’Anci, dagli organi di autogoverno della magistratura e di alcuni ministeri.

Altro che mancato allarme Sisma de L'Aquila, assolta Commissione Grandi rischi

L'Aquila, altro che mancato allarme. Assolta la Commissione Grandi rischi


di Nico Di Giuseppe




La Corte d’Appello de L’Aquila ha capovolto la sentenza di primo grado: il terremoto non si poteva prevedere. Il terremoto non si poteva prevedere. Altro che mancato allarme. La Corte d’Appello de L’Aquila ha capovolto la sentenza di primo grado e ha assolto sei dei sette membri della Commissione Grandi rischi (l’organismo tecnico-scientifico della Presidenza del Consiglio dei ministri) che parteciparono alla riunione cinque giorni prima del sisma del 6 aprile 2009. 

In primo grado Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva e Michele Calvi erano stati condannati a 6 anni per omicidio e lesioni colpose. La Corte d’Appello dell’Aquila ha rideterminato in due anni la condanna inflitta in primo grado a Bernardo De Bernardinis, per uno dei reati che gli erano stati contestati. Assolto, invece, per le imputazioni principali. La Commissione era stata accusata di aver fornito false rassicurazioni agli aquilani al termine della riunione che si era tenuta proprio a L’Aquila, cinque giorni prima del terremoto che provocò la morte di 309 persone.

Il Pg Romolo Como aveva chiesto nelle udienze scorse la conferma per tutti gli imputati della pena inflitta in primo grado. Non un processo a degli scienziati, ma a dei "funzionari dello Stato" per non aver analizzato correttamente tutti i rischi di quei giorni. Non dolo ma omicidio e lesioni colpose. Erano queste le tesi della Procura aquilana. In sostanza, l'accusa non puntava il dito sulla scienza ma sui funzionari dello Stato che non rimarcarono con la necessaria forza gli eventi aquilani precedenti al sisma, che non avvertirono sul fatto che una scossa forte fosse probabile in quanto non si verificava da 400 anni e che l’Aquila avesse una struttura medioevale e che tutti conoscessero la inadeguatezza sismica dell’edilizia costruita dopo la guerra. Adesso la Corte d'Appello ha smontato la tesi accusatoria. E ha stabilito che gli esperti non sono colpevoli in quanto il fatto non sussiste. "Vergogna, vergogna!". Così il pubblico ha accolto la lettura della sentenza della Corte d’Appello.

Torna l'allarme maltempo Ancora paura in Liguria

Il maltempo sferza la Liguria. Esondazioni, Chiavari allagata. Volano container a Genova


di Franco Grilli




Tromba d'aria con raffiche a più di 100 km/h sul ponente di Genova. Una decina di persone è stata tratta in salvo dai sommozzatori dei vigili del fuoco che con speciali gommoni da rafting hanno passato al setaccio le vie del centro di Chiavari. 

Il maltempo continua a flagellare la Liguria. E non solo. Tromba d'aria con raffiche a più di 100 km/h sul ponente di Genova. Al Nuovo Borgo Terminal il forte vento ha fatto cadere una trentina di container. La Protezione civile ha diramato una nuova allerta temporali da Nord a Sud: criticità rossa per rischio idrogeologico in Liguria e Toscana, arancione in Piemonte. Sempre a causa della tromba d’aria il volo Parigi-Genova è stato dirottato su Torino. Sul capoluogo ligure permane lo stato di allerta meteo di livello 2 che cesserà domani a mezzanotte.

La situazione più grave si registra nel Tigullio. A Chiavari sono esondati il rio Rupinaro, il torrente Entella e lo Sturla. Danni e allagamenti ad abitazioni, negozi e fondi. Pompieri e 118 sono attivi sul territorio per soccorrere le persone rimaste isolate. Il centro storico e la stazione ferroviaria sono allagate, chiusi i sottopassi. Il sindaco della cittadina ha fatto appello a non uscire di casa e a salire ai piani alti per chi vive vicino ai corsi d’acqua. Una decina di persone è stata tratta in salvo dai sommozzatori dei vigili del fuoco che con speciali gommoni da rafting hanno passato al setaccio le vie del centro di Chiavari invaso delle acque dei torrenti esondati. Alcune persone erano intrappolate nei negozi oppure ai piani bassi delle loro abitazioni, altre si trovavano per strada. Al momento, secondo quanto riferito dalla centrale operativa della Tigullio Soccorso, non risultano persone ferite a causa dell’esondazioni. Un costone di terreno è franato a causa della pioggia sul tratto ferroviario che collega le stazioni di Chiavari e Zoagli. 

Tutti a letto per i virus di mezza stagione Poi l'influenza vera: come riconoscerla

Tutti a letto per i virus di mezza stagione. Poi arriverà la vera influenza




I virus stanno costringendo a letto moltissimi italiani. Ma non è ancora la vera influenza. "E' la diffusione dei virus di mezza stagione, i cosiddetti parainfluenzali". Lo ha spiegato Giovanni Maga dell'Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche. "Questo meteo insolito - ha aggiunto - sta favorendo la diffusione dei virus tipici dell'autunno e della primavera". Le temperature miti e l'umidità infatti sono il clima ideale per il proliferare dei virus parainfluenzali.

Prevenire e curare - I sintomi sono quasi del tutto assimilabili alla vera e propria influenza. "Sono solo meno aggressivi e, in genere, si guarisce più velocemente rispetto alla normale influenza". Anche i trattamenti sono simili: "A parte le complicazioni che richiedono l'intervento del medico - ha detto l'esperto - gli unici rimedi sono quelli classici per contenere i sintomi fastidiosi. È inoltre raccomandabile un po' di riposo". Sul fronte prevenzione il consiglio del virologo è quello di "evitare gli sbalzi termici, vestendosi a cipolla".

No antibiotici - Vietati gli antibiotici che non servono a nulla. Bisogna invece "pazientare e aspettare che questa falsa influenza faccia il suo corso". Per quanto riguarda l'influenza vera e propria è ancora presto. "L'arrivo è previsto per la fine dell’anno". 

Scordiamoci il primo senatore della Repubblica naufrago: Razzi dice no all'Isola dei famosi. "Vado solo se me lo chiede..."

Razzi: all'isola dei famosi vado solo se me lo chiede Silvio




Sarebbe stato meraviglioso, vederlo in boxer da bagno mentre scruta l'orizzonte del mar dei Caraibi coi suoi occhialetti e i baffetti bianchi, tra battute sulla Corea del Nord, frizzi e lazzi. E invece no. Antonio Razzi all'edizione 2015 dell'"Isola dei famosi" non ci sarà. Lo ha detto intervenendo a "La Zanzara", il programma condotto da Giuseppe Cruciani su Radio24, dopo che il precedente annuncio della sua partecipazione al programma aveva scatenato battute e polemiche. "All’Isola dei Famosi ho risposto che non posso, perché sono un Senatore della Repubblica. Almeno per adesso, dico no. Quando non sono più senatore vediamo. Ma io sto così bene in Parlamento – dice Razzi – perché dovrei dimettermi?”. "E se glielo chiede Berlusconi?", lo incalza Cruciani: “Beh, si, il capo ha sempre ragione, al capo non si dice no. Non potrei disubbidire a Berlusconi, è lui che comanda, ha sempre ragione. Ci mancherebbe altro”.

Federalismo, il clamoroso sondaggio: Uno su tre vuole l'indipendenza da Roma

Separatismo italiano, uno su tre vuole staccarsi da Roma




Dal Veneto, alle isole al Lazio, sembra che la sindrome separatista stia colpendo l'Italia. Pare infatti, riporta Repubblica, che il 30 per cento del campione nazionale intervistato da Demos sia favorevole all'indipendenza della regione in cui vive. Praticamente uno su tre. Uno spirito che si concentra nel Nordest dove la percentuale sale al 53 per cento (in Veneto). Un dato che era già stato rilevato in un sondaggio dello scorso marzo che diceva pure che in Friuli Venezia Giulia l'adesione al referendum per l'indipendenza sarebbe stata del 60%. Anche in Piemonte e in Lombardia l'indipendentismo è auspicato ma "solo" dal 35 per cento.

Isole, Centro e Sud - Si sa poi che il desiderio indipendentista scuote da tempo anche le due grandi isole, Sardegna e Sicilia, che già possono godere di uno statuto autonomo. In entrambi i casi, circa il 45% della popolazione afferma di ambire all'indipendenza. Meno scontato lo spirito separatista del Lazio, che raggiunge il 35 per cento della popolazione. Le regioni meno separatiste sono quelle del Sud - isole a parte, appunto - e quelle "rosse" del Centro. 

Il profilo politico dell'indipendentismo - Ovviamente lo spirito indipendentista è più diffuso fra gli elettori della Lega (oltre tre su quattro). Ma è anche molto marcato in Forza Italia (45%). 

Bastonati dalle tasse retroattive Quanto ci hanno sfilato in tre anni

Conto da 10 miliardi di euro per le tasse retroattive




Tasse retroattive e maxi-acconti, per circa dieci miliardi di euro di imposte chiesti agli italiani solo negli ultimi tre anni, dal 2011 al 2014. Cioè dal decreto salva-Italia di Monti alla legge di stabilità per l'anno prossimo. E' quanto hanno chiesto i governi agli italiani, soggetti privati e imprese. Il conto lo fa Il Sole 24 Ore. Tasse decise oggi, ma pagate "da ieri". Lo Statuto del contribuente vieta esplicitamente (o meglio vieterebbe) l'introduzione di imposte con effetto retroattivo. Ma, essendo una legge ordinaria, lo statuto può essere superato senza conseguenze da altre leggi o decreti. Cosa che negli ultimi 14 anni è successa la bellezza di 86 volte.  solo contando le deroghe esplicite, ovvero quelle che mettono nero su bianco l'eccezione.

Ad esempio, nel Ddl di stabilità che il Parlamento dovrà approvare entro fine anno, c'è l'aumento dall'11,5 al 20% della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione, con effetti fiscali già dal 1 gennaio 2014 e incassi per l'erario di circa 450 milioni di euro.

Una tendenza, quella delle imposte retroattive, che come scrive Il Sole si è intensificata per l'esigenza di far quadrare i conti pubblici. Il record, in questo senso, spetta al decreto "Salva Italia" del premier Mario Monti che nel 2012 prevedeva tra l'altro 2,2 miliardi in più di addizionale regionale Irpef per l'anno d'imposta 2011.

Un altro trend è quello degli acconti chiesti a titolo di "anticipo", cioè per imposte che sarebbero dovute sì, ma in futuro. Nel 2013, ad esempio, lo Stato ha incassato quasi 3,7 miliardi di competenza degli anni d'imposta successivi.  Maggiori incassi che, guarda caso, si avvicinano ai 4 miliardi m,ancanti per l'abolizione dell'Imu sull'abitazione principale. Quest'anno, scrive sempre il quotidiano di Confindustria, la tendenza si è attenuata ma non è sparita, come dimostra la decisione di riscuotere nel 2014 tutti i 600 milioni di euro dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni d'impresa, che dovrebbero invece essere spalmati su tre esercizi.