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lunedì 10 novembre 2014

SENTENZA CHOC DI NAPOLI Saviano in aula: "Ansia tremenda" E i giudici danno ragione ai boss

Camorra, il Tribunale di Napoli assolve i boss Iovine e Bidognetti: "Niente minacce a Roberto Saviano"




I boss dei Casalesi Antonio Iovine e Francesco Bidognetti sono stati assolti nel processo per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista e senatrice Pd Rosaria Capachione. I giudici della terza sezione del tribunale di Napoli hanno condannato solo l'avvocato Michele Santonastaso. Qualche mese fa Iovine ha deciso di collaborare con la giustizia.

Saviano: "Sono in ansia, è la resa dei conti" -"Questo è un giorno decisivo e questo è un processo importante a prescindere da me, voglio essere obiettivo anche se sono coinvolto. Ciò che è certo è che sono tremendamente in ansia, lo vivo come una resa dei conti", scriveva Saviano poche ore prima sulla propria pagina Facebook. "Nella storia della camorra non era mai successo che i capi di un clan si fossero esposti così in prima persona sulla libertà di stampa, quindi questa è una novità assoluta - ricordava -. Il pentimento di Antonio Iovine è stato già anche in parte una vittoria. E' stato difficilissimo, quando sono andato in aula come testimone c'è stato un momento in cui la difesa dei boss ha cercato di processare me, di far saltare la mia credibilità".

Il fumo fa ingrassare, specialmente quello passivo

Il fumo fa ingrassare, specialmente quello passivo






Una ricerca americana ha smentito la credenza comune che la nicotina abbia effetti dimagranti: essere esposti al fumo passivo produce insulino-resistenza, con conseguenze quali diabete, colesterolo, ipertensione e, appunto, obesità. È risaputo come chi smette di fumare vada sovente incontro a vere e proprie crisi d'astinenza, caratterizzate da depressione, stitichezza, ansia, nervosismo, ipotensione e bulimia. Quest'ultimo effetto collaterale, in particolare, sembrerebbe legato alle conseguenze dell'assunzione di nicotina, che tra gli esiti, tra virgolette, «positivi» per l'organismo presenta la soppressione dello stimolo della fame, oltre ad aumentare il battito cardiaco e la pressione arteriosa, a migliorare la concentrazione, a coadiuvare il metabolismo e ad aumentare il rilascio di adrenalina, peculiarità che gli conferisce le riconosciute proprietà stimolanti.

Ciò nonostante, uno studio condotto dai ricercatori americani della Brigham Young University di Salt Lake City, pubblicato sulla rivista American Journal of Physiology, Endocrinology and Metabolism, sovvertirebbe tale convinzione. Secondo la sperimentazione a stelle e strisce, infatti, il fumo provocherebbe resistenza ad insulina, in particolar modo quello passivo, specialmente se ad essere esposto ad esso sono i bambini, con conseguenze nefaste a livello cardiovascolare e metabolico.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori dello Utah hanno esposto al fumo passivo delle cavie da laboratorio, per poi analizzarne le funzioni metaboliche, notando come i topi sottoposti a tale studio sperimentassero un rapido aumento di peso. La ragione sarebbe da attribuire alle ceramidi, minuscole molecole di lipidi che, spinte dalla sigaretta, andrebbero ad alterare i mitocondri delle cellule, modificando le loro normali funzioni e la risposta all'insulina. Dunque la resistenza a questo ormone causa un meccanismo compensatorio con una secrezione aumentata: tra le possibili conseguenze vi sono insorgenza di diabete, incremento dei livelli di colesterolo, aterosclerosi, ipertensione e, appunto, obesità.

I ricercatori americani, una volta appurata questa conseguenza, hanno cominciato a studiare possibili principi attivi, non dannosi per l'organismo dell'essere umano, che siano in grado di inibire e bloccare l'attività delle ceramidi, di modo da concepire un farmaco che possa proteggere in special modo il metabolismo degli adolescenti dai danni del fumo passivo. Secondo gli scienziati di Salt Lake City, infatti, metà della popolazione oltreoceano è esposta almeno una volta al giorno a fumo passivo, mentre il 20% dei bambini convive con qualcuno che fuma in casa, cosa che comporta il cosiddetto indoor pollution: secondo uno studio recente, infatti, le dimore dei tabagisti presenterebbero livelli di inquinamento paragonabili a quelle di metropoli quali Londra e Pechino, con tutte le conseguenze del caso. 

Finisce alle ortiche la storia d'amore di Rosalinda: "Io e Simona ci siamo lasciate". Volevano sposarsi ma...

Rosalinda Celentano, fine della storia con Simona Borioni




"Signora". Così, con un pizzico di cattiveria di troppo, Rosalinda Celentano dichiara pubblicamente chiusa la sua storia con la compagna Simona Borioni. "Incapace, attualmente, di amare ho deciso di lasciare libera sentimentalmente la signora Simona Borioni, augurandole di cuore tutto il bene del mondo". Sono queste le parole a cui Rosalinda Celentano affida il saluto alla compagna Simona, dopo una relazione prima di amicizia e poi di passione che però "da qualche giorno è definitivamente terminata". Le due (43 anni la Borioni e 45 la Celentano) erano legate dal 2010 e mesi fa avevano detto di essere intenzionate a sposarsi.

Il Papa rimuove il cardinale Burke: brutto colpo ai conservatori in Vaticano

Vaticano, Papa Francesco rimuove dalla Segnatura apostolica il cardinale conservatore americano Raymond Burke




l cardinale statunitense Raymond Burke è stato rimosso da Papa Francesco dalla guida del supremo tribunale della Segnatura apostolica, la corte suprema della Santa Sede. La sua rimozione era prevista. Burke è stato trasferito all'Ordine dei Cavalieri di Malta, come patrono. Burke è tra i massimi esponenti dell'ala conservatrice della chiesa cattolica, è infatti tra coloro che sostengono il divieto di dare la comunione ai divorziati risposati e che ha messo in dubbio la denuncia di Papa Francesco sugli eccessi del capitalismo, oltre che un fervente oppositore dell'aborto e dei matrimoni gay. Proprio in relazione ai contrasti tra cardinali progressista e conservatori al Sinodo, nei giorni scorsi era circolata la voce clamorosa di possibili, imminenti dimissioni del Pontefice in risposta alle pressioni sul Soglio provenienti da entrambi i fronti.

Contromossa sulla legge elettorale Ecco cosa dirà Silvio a Renzi

Legge elettorale, Silvio prepara lo sgambetto ad Alfano




Domenica sera, intervistata al Tg1, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha gettato altra benzina sul fuoco della riforma elettorale. "Il cambiamento della legge elettorale non fa parte del patto che abbiamo stretto con Forza Italia. Per cui, per procedere ci rivolgeremo al parlamento...". Come a dire: il tempo stringe, noi vogliamo fare a modo nostro, se Forza Italia ci sta bene, altrimenti.... Certo, potrebbe essere tutto un bluff, perchè andare a cercare maggioranze in Parlamento su una legge di modifica costituzionale non è come andare a bere un caffè. Ma il messaggio è quello dell'ultimatum. La risposta di Forza Italia dovrebbe arrivare tra lunedì o martedì.

E le ultime news da Palazzo Grazioli rivelano un Silvio Berlusconi ben lungi dall'appiattito sulle posizioni del governo e del Pd in particolare. Anzi. In queste ore, come riporta il Corriere della Sera, il Cavaliere starebbe mettendo a punto una controproposta da girare a Renzi e compagnia che avrebbe il suo fulcro nell'innalzamento delle soglie di accesso per i piccoli partiti: "Siamo pronti a discutere delle modifiche alla legge elettorale in senato. A discutere anche del premio di maggioranza alla lista, a patto che le soglie di accesso per i piccoli partiti vengano alzate al 5% o anche oltre" avrebbe confidato Berlusconi ai suoi collaboratori nelle scorse ore.

La mossa che studiano ad Arcore, dunque, potrebbe essere quella di provare a spaccare la maggioranza. A dividere Renzi da Alfano, che faticherebbe ad accettare soglie troppo alte, obbligando al tempo stesso il presidente del Consiglio a scegliere tra Forza Italia e il Nuovo centrodestra come partner esclusivo per proseguire lungo il percorso delle riforme. Sempre che Renzi, invece, non miri già ad andare alle urne nei primi mesi del prossimo anno.

"Napolitano via a dicembre": ecco perché

Giorgio Napolitano "lascia a dicembre". Quirinale, la partita tra Renzi, Berlusconi e Grillo




Il presidente Giorgio Napolitano lascerà molto probabilmente a fine dicembre, magari con l'annuncio in diretta tv per il discorso della sera di Capodanno. Poi, per l'addio ufficiale, bisognerà attendere qualche settimana, magari febbraio, quando scatteranno i 15 giorni canonici per la convocazione delle Camere. Dopo le voci esplose sabato su Repubblica (a firma di Stefano Folli, storicamente vicino al Colle) e sul Fatto quotidiano, arriva la conferma quasi "istituzionale" del quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, che lancia anche un'ipotesi sui tempi. 

Fine del secondo settennato - E su Repubblica un amico personale di Re Giorgio, Emanuele Macaluso, aggiunge: "La questione è chiusa, Napolitano ha detto sempre che avrebbe chiuso non concludendo il suo settennato ma avviando un percorso politico nuovo. Percorso impostato". D'altronde, che Napolitano volesse lasciare a inizio 2015 era cosa nota. Era stato lo stesso presidente della Repubblica a lanciare segnali da qualche mese e come ha sottolineato Macaluso il suo secondo settennato (irrituale) era già nato come mandato a termine. "Non ce la faccio più", sarebbe la confidenza fatta da Napolitano ai collaboratori più vicini, magari anche per pressione della moglie Clio cui il capo dello Stato quasi 90enne nel 2013 aveva promesso di ritirarsi a vita privata. Il problema, ora, è la reazione dei principali attori politici. Perché a qualcuno l'uscita di scena del Grande Garante converrebbe, a qualcun'altro no. Ma a seconda di come si metteranno le cose, la situazione potrebbe ribaltarsi.

Tra Italicum e nuovo presidente - "Un ricatto", l'ha definito Beppe Grillo. Matteo Renzi e il Pd "Napolitano è una garanzia", mentre Giovanni Toti per Forza Italia il suo addio sarebbe "prematuro". Renato Brunetta aggiunge un particolare significativo: l'addio del presidente sarebbe la fine anticipata della legislatura. E qui si gioca tutto, perché le trattative sull'Italicum tra Renzi e Berlusconi si lega la questione dell'erede di Napolitano e l'eterno dubbio sul doppio forno del premier: mollare Berlusconi e allearsi con Grillo, anche in vista di una possibile candidatura condivisa per il Colle? Da più parti si sottolinea come la volontà di Napolitano, al di là delle dimissioni, sia quella di non sciogliere le camere ma è logico che una volta trovato un nome comune per il Quirinale, Renzi e Grillo potrebbero non opporsi e anzi favorire il ritorno alle urne. Altro punto importante: sicuramente Napolitano non lascerà prima che sulla nuova legge elettorale non sia stato trovato un accordo definitivo, possibilmente già con il voto di approvazione al Senato. E visto che i tempi di Re Giorgio non saranno infiniti, anche questo è un pungolo piuttosto scomodo per Berlusconi, pressato non solo dalla fretta di Renzi, ma anche dalla scelta del Capo dello Stato.

Marino torna a Roma, figuraccia capitale Inaugurare la Metro C, ma il treno...

Roma, la Metro C debutta: subito ferma per un guasto. Che figuraccia per Ignazio Marino




Che figuraccia per Ignazio Marino. La metro C da 6 miliardi di euro tanto attesa (era in programma da 20 anni) debutta con un flop: il primo convoglio, partito alle 5.30 da Centocelle, si è fermato per un guasto tecnico a quattro fermate del capolinea Pantano/Montecompatri (zona dei Castelli romani), con una sosta non prevista di 11 minuti alla stazione Due Leoni-Fontana Candida. Secondo i testimoni oculari i passeggeri (più giornalisti e addetti ai lavori che cittadini) sono stati fatti scendere dai vagoni e fatti salire sul treno successivo (frequenza di 12 minuti), mentre secondo Atac "non c'è stata alcuna interruzione nella corsa del primo treno partito, che si è fermato solo alcuni minuti per consentire la soluzione di un problema tecnico proprio per evitare limitazioni e completare la corsa. I passeggeri hanno raggiunto il capolinea senza bisogno di cambiare treno".

Weekend di gaffe - Al di là del giallo molto capitolino, resta la figura barbina del sindaco. Nei giorni dell'alluvione era a Milano (per un vertice con il premier Renzi, a cui si è aggiunto un pasto a sushi), quindi è tornato a Roma sia per controbattere alle accuse di 8 multe non pagate in centro storico con toni complottistici alla Watergate ("I dati della mia Panda sono stati manomessi") sia per inaugurare in pompa magna un'opera pubblica su cui ha messo il cappello senza avere effettive responsabilità. La beffa (o giustizia divina, secondo i suoi critici) era però dietro l'angolo.