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sabato 8 novembre 2014

I 30 avvocati più potenti

Ecco i 30 avvocati più potenti


di Gianpaolo Iacobini



Sono soprattutto le toghe che curano privatizzazioni, quotazioni in Borsa e operazioni di alta finanza. Valgono 1,6 miliardi di euro. Lungimiranti come manager, abili comunicatori, capaci di entrare nel futuro prima che arrivi. Magari perché lo hanno costruito loro. 

Almeno secondo il mensile GQ , diretto da Carlo Antonelli e il sito Legalcommunity.it , che la créme de la créme l'ha tirata fuori dal calderone in cui nel Belpaese ribollono i professionisti del foro: ben 230.435, con una proporzione di 3,8 avvocati (6,7 in Calabria) ogni mille residenti ed un tasso di crescita annuo dell'1,6%. L'elenco non tiene conto solo di bravura e fama. Altri i criteri usati: capacità manageriale, visione strategica, impatto mediatico, bagaglio tecnico. Soprattutto, altro il campo di riferimento, ed ecco perché mancano tanti volti noti, ma che operano in settori meno ricchi: quello delle privatizzazioni e delle fusioni, delle quotazioni in Borsa e delle operazioni di finanza strutturata.

Messi insieme, scrive GQ , fanno registrare un fatturato di oltre un miliardo e seicentomila euro. Sono i magnifici 30. In ordine di lista:

1 Francesco Gianni (63 anni). È il più gettonato per gli affari da chiudere sull'asse Roma-Pechino.

2 Sergio Erede (74). E' l'uomo di fiducia dei grandi capitani d'industria, da Della Valle a del Vecchio. C'è il suo zampino nel passaggio di Alitalia a Etihad.

3 Claudia Parzani (43). Si muove in campo bancario come nel salotto di casa.

4 Bruno Gattai (55). Da telecronista raccontava i successi di Alberto Tomba "la bomba". Adesso dà voce, come consulente legale, ai grandi marchi.

5 Franco Coppi (76). Penalista di razza, è noto per aver difeso (vincendo) Andreotti, Cossiga e Berlusconi.

6 Michele Carpinelli (66). Uomo di fiducia Fininvest e non solo, ha combinato il matrimonio tra La Stampa e Il Secolo XIX.

7 Federico Sutti (49). Ha seguito la vendita dell'Unità e la spending review in casa Pd, ma pure la riforma del sistema sanitaria del Veneto.

8 Alessandro De Nicola (53). Un economista in toga. È tra i punti di riferimento dell'area liberale.

9 Giuseppe Lombardi (65). L'accordo sulla bonifica dell'ex area Falck di Sesto San Giovanni porta la sua firma.

10 Roberto Cappelli (59). Non c'è mossa che Unicredit compia senza averlo prima consultato.

11 Gregorio Gitti (50). E' il politico della compagnia: deputato Pd. insegna anche alla Cattolica. Ha per suocero Giovanni Bazoli, volto di Intesa Sanpaolo.

12 Tommaso Di Tanno (65). Fiscalista, grande amico di Masismo D'Alema, è un maratoneta. Lo conoscono bene anche a New York.

13 Alberto Toffoletto (54). Fusioni e acquisizioni di case editrici sono il suo pane.

14 Andrea Zoppini (49). Docente accademico, è consigliere di ministeri e istituti bancari, oltre che della Presidenza del Consiglio.

15 Stefano Valerio (44). Tra gli emergenti. È molto attivo nel settore bancario.

16 Patrizio Messina (45). È l'esperto dei minibond, le obbligazioni a misura di piccole e medie imprese.

17 Antonio Segni (49). Il colonizzatore: ha guidato l'italiana Gtech (ex Lottomatica) alla conquista dell'americana Igt.

18 Angelo Zambelli (52). Se c'è una ristrutturazione industriale da portare avanti, c'è lui: così è stato per Versace, Belstaff, La Perla.

19 Catia Tomasetti (50). Ha assistito Banca Imi e Mps. Da qualche mese è presidente della romana Acea.

20 Giulio Napolitano, 45 anni. Figlio del presidente Giorgio, è amministrativista tra i più affermati.

21 Alberta Figari (50). Ha accompagnato la quotazione a piazza Affari di Rai Way. Siede nel board di Generali.

22 Stefano Simontacchi (44). Fiscalista, è stato il faro del riposizionamento italiano del gruppo Prada.

23 Francesco Carbonetti (73). Presidente non esecutivo di Saipem, nel 2005 fu tra i protagonisti della resistenza alla scalata di Ricucci a Rcs.

24 Marcello Giustiniani (51). Ombra dei top manager, è membro d'una onlus per la tutela dei diritti dei bambini. Perchè anche il cuore vuole la sua parte.

25 Michele Briamonte (37). Già nel 2010 era alla guida dello studio Grande Stevens, da sempre vicino al mondo Fiat.

26 Bruno Cova (54). Di recente ha assunto la regia del passaggio di Indesit alla multinazionale Whirlpool.

27 Luca Arnaboldi (53). Regista di imponenti operazioni in ambito immobiliare.

28 Filippo Troisi (49). Si divide tra l'Italia e l'America. Non a caso, è iscritto anche all'albo degli avvocati newyorkesi.

29 Andrea Accornero (48). Attivo nel settore agroalimentare, ha ereditato da papà Guido (fondatore del Salone del Libro) l'amore per la cultura.

30 Marcello Clarich (57). In estate è passato dalla Louiss alla presidenza di Mps.

Sono loro i migliori. Ma non cercateli sull'elenco telefonico. E neppure sulle pagine gialle: sono italiani, ma abitano il mondo.

Razzi andrà all'Isola dei Famosi ma... "Non lascio il Senato, lì pagano"

Antonio Razzi all'Isola dei Famosi: "Ma non lascio il Senato. Oh, lì la paga è sicura!"




L’intervista in anteprima è comparsa oggi sul web, ma andrà in onda completa sabato 8 novembre su LIVEon4g.tim.it. Il giornalista David Parenzo intervista il senatore Antonio Razzi, chiedendogli di confermare la voce che lo vorrebbe alla nuova edizione de L'Isola dei Famosi, che andrà in onda nel 2015 su Canale5. Dopo qualche titubanza, l'onorevole conferma, precisando: "Ma non lascio il Senato: oh, lì la paga è sicura!". 

Fughe sexy e coltellate, giallo Nabilla Benattia: arrestata la fiamma dell'interista M'Vila, "ha tentato di uccidere il fidanzato"

Francia, giallo Nabilla Benattia: la fiamma dell'interista M'Vila sospettata di tentato omicidio del fidanzato Thomas Vergara




Nabilla Benattia, la sexy star della tv francese, in manette. Non si tratta di un servizio pubblicitario, né di un book fotografico: a mettergliele, le forze dell'ordine parigine. L'accusa gravissima è di tentato omicidio. Parrebbe infatti che nella notte tra giovedì 6 e venerdì 7, la 22enne italo-algerina, abbia accoltellato per ben tre volte al petto il compagno Thomas Vergara, conosciuto in un reality francese. Lei ovviamente smentisce le accuse e si difende, raccontando agli inquirenti di essere stata aggredita da tre uomini e che il suo ragazzo sarebbe stato ferito durante la colluttazione. Dai primi elementi delle indagini, la ricostruzione appare differente: la polizia riferisce che la scorsa notte i vigili del fuoco hanno ricevuto una chiamata da una camera d'albergo di Boulogne-Billancourt in seguito ad una accesa discussione della coppia. Al loro arrivo hanno trovato Vergara in una pozza di sangue e l'hanno immediatamente trasportato al Georges Pompidou Hospital di Parigi, dove l'uomo è ancora ricoverato in gravissime condizioni. Quali siano state le cause scatenanti la presunta lite, è ancora ignoto. L'immagine della Benattia in Italia era stata rilanciata appena due giorni fa da alcune indiscrezioni pubblicate da La Gazzetta dello Sport che la volevano protagonista di una fuga d'amore (proprio a Parigi) con il centrocampista dell'Inter Yann M'vila, sua fiamma estiva, all'indomani della sconfitta con il Parma.

Il sondaggio-bomba sui due Matteo: Salvini "vede" il sorpasso, ecco quando

Matteo Salvini Matteo Renzi: se si vota tra un anno vince il leghista




Matteo Renzi da una parte, Matteo Salvini dall'altra. Il leader del Carroccio sta prepotentemente conquistando la scena politica: i sondaggi lo danno ormai da qualche mese in crescita continua e lui, in un'intervista a Libero ha messo le cose in chiaro spiegando che il suo obiettivo è quello di riunire tutto il centrodestra. Affaritaliani.it ha chiesto a Coesis Research che cosa accadrà nella sfida tra i due Matteo.  La risposta dell'Istituto demografico è stata chiarissima: dipende dalla data delle elezioni. Perché se si votasse a marzo, Renzi arriverebbe al 40% mentre Salvini si fermerebbe al 30%.

Il colpo di scena -  Ma già se ci fosse più tempo, se si andasse al voto a giugno le cose potrebbero cambiare. Il Pd perderebbe consensi fermandosi al 38% mentre parallelamente continuerebbe l'ascesa di Salvini che arriverebbe al 34%. Ma la partita sarebbe vinta ancora dall'attuale premier. La grande svolta per Salvini ci sarebbe se si andasse al voto nell'autunno del 2015: il leghista arriverebbe al 40% mentre Renzi perderebbe per strada altri voti fino al 36%. Salvini ha bisogno di tempo sia per convincere il Sud (come ha scritto il direttore di Libero Maurizio Belpietro) sia per attrarre a sé i forzisti e i grillini delusi. 

CENA DEI RENZINI Chi sono gli 800 imprenditori in fila per fare un'offerta di mille euro a Renzi

Tutti gli imprenditori che pagano il premier

di Claudio Antonelli 


Pochi volti noti e tante srl. Alla cena milanese organizzata dal Pd per la raccolta fondi ieri sera si è assistito a una lunga fila di imprenditori, soprattutto piccoli, disposti a versare come minimo mille euro a testa per finanziare il nuovo partito Democratico made by Matteo Renzi. Tanto che tra gli 800 presenti a Milano e i quasi 900 previsti stasera a Roma, si arriva alla considerevole cifra di 18 milioni di euro. Stando al tweet di Renzi.

Ma a parte il fatto che il Pd sia riuscito a evitare cassa integrazione per i dipendenti e abbia messo fieno in cascina per il futuro, non si può non notare che la pancia delle Pmi italiane abbia fatto la propria scelta. Brianza, Pavia, Milano, Franciacorta, Piacenza, Novara, Verona e Vercelli. Tutte zone industrializzate e in fila per sostenere il premier. Per mettersi in prima fila per suggerire un’idea o semplicemente per dire di esserci stati. 

Ovviamente sotto i riflettori delle telecamere sono finiti Oscar Farinetti, il patron di Eataly. Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italia. Già stata protagonista di un dibattito alla Festa dell'Unità, ma certo la sua presenza alla cena è una tessera del mosaico del nuovo Pd come lo immagina Renzi. Avvistato Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, che ha preferito non rilasciare interviste. Beniamino e Marcello Gavio, i patron di Serravalle e delle autostrade e i due celebri stilisti, Dolce & Gabbana, dopo aver aderito e probabilmente inviato il bonifico, hanno invece scelto di non andare a cena. E non fare la passerella sotto il Diamantone, uno dei nuovi grattacieli milanesi che delimita la città della moda.

La serata è stata organizzata al The Mall, locale di tendenza a due passi dal Bosco verticale, cuore dell’attività di Stefano Boeri, archistar già candidato sindaco. Che ieri ha partecipato all’evento facendo presente a chi chiedeva se non si sentisse a disagio a una cena di gala, come quelle che un tempo faceva Silvio Berlusconi, che le cose cambiano e il sistema americano di sostegno ai partite funziona bene perché trasparente. Un sistema che non piace a tutti. O comunque un’altra idea di sinistra: non i mercati con cui Giuliano Pisapia ha vinto le sue primarie, ma la Milano da bere che Renzi spera di resuscitare. O che gli imprenitori sognano che Renzi possa resuscitare. Pisapia non si è visto. In compenso tra i presenti c’era di tutto: avvocati, notai, esponenti dell'impresa pesante e dell’agroalimentare e soprattutto la Brianza Felix. Segnaliamo l’adesione in massa delle aziende dei vini e delle bollicine. Ferrari, Allegrini, Bertani, De Santis, Bregolato e Cantele. Presenti anche Valerio Saffirio, fondatore della società di digital design Rokivo, Alessandro Perron Cabus (ad della Sestrieres Spa), Pietro Colucci di Kinexia (energie rinnovabili), Roberto De Luca di Live Nation Italia, Flavio Paone di Dreamcos Cosmetics. Fabrizio Du Chene, ad Igp, uno dei primi ad arrivare. Senza dimenticare i vertici di Campari e Maria Grazia Mazzocchi, presidente del conservatorio di Milano.

Ha fatto capolino, Guido Alberto Vitale, ex presidente Rcs, arrivato con la moglie: «A me Renzi piace perchè sta portando l'Italia nel ventunesimo secolo». Intanto ha portato una bella schiera di persone al The Mall che è stato scelto anche per motivi logistici: è uno spazio grande, ma elegante. Forse uno dei pochi capaci di ospitare un numero così elevato di commensali. A contribuire al pienone sono stati soprattutto i parlamentari e gli europarlamentari del pd. I più attivi, stando a quanto riportavano anche altre testate, sarebbero stati Simona Malpezzi e Lia Quartapelle, Vinicio Peluffo, Franco Mirabelli, Emanuele Fiano. Ma anche Alessandra Moretti, Patrizia Toia, il ministro Maurizio Martina e Maria Elena Boschi.

Ognuno ha segnalato al partito almeno cinque persone da contattare. Chi ha accettato di partecipare (e pagare in anticipo il conto) ha ricevuto un codice Iban per il versamento. E ha firmato (o non firmato) l’autorizzazione a rendere pubblico il nome. Molti di quelli che ieri sera si sono seduti a pochi tavoli da quello di Renzi e della Boschi non vogliono apparire. Come dimostrano le Bmw e le Cayenne che si sono infilata direttamente nei sotterranei del locale.

Intercettato un deputato renziano: "Le primarie del Pd sono truccate Maiali, tiro dentro tutto il partito"

L'intercettazione del deputato renziano Marco Di Stefano indagato per corruzione: "Maiali, le primarie del Pd truccate"


di Brunella Bolloli 



C’è una tangente da 1,8 milioni di euro che il deputato Pd Marco Di Stefano, indagato per corruzione, avrebbe incassato per aiutare certi imprenditori amici suoi. E su questo la procura di Roma sta lavorando. Ma c’è, ed è ancora più preoccupante per il partito del premier, uno sfogo dello stesso Di Stefano che denuncia brogli nella composizione delle liste per i candidati alle Politiche del 2013, cioè per molti che oggi siedono in Parlamento e forse non ci dovrebbero stare.

Sentite cosa dice l’ ex assessore regionale del Lazio al telefono con un amico: "Ora inizia la guerra nucleare, a comincià dalla Regione, tiro tutti dentro». Rivolto ai colleghi di partito"

Dunque. Non imbrogli fasulli, nossignori: l’esponente ex Udc ed ex Udeur, prima lettiano, poi renziano, protagonista di uno dei tavoli dell’ultima Leopolda, ci tiene proprio a far sapere di avere partecipato a primarie farlocche, altro che trasparenza e codice etico. Tutto pilotato a sentire lui, pronto a scoperchiare il vaso di Pandora dei democrats e a fare tremare i vertici del Nazareno che, per ora, tacciono. Eppure lui va giù pesante quando annuncia la bomba atomica, «la guerra nucleare», a cominciare dal Lazio dove ha avuto un posto d’onore nella giunta di Piero Marrazzo. Assessore al Demanio, con un pacchetto di voti consistente sul territorio e un settore molto delicato da gestire. È nella veste di titolare del Patrimonio che nel 2008, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto avere alla società dei costruttori Antonio e Daniele Pulcini contratti milionari e agevolazioni in barba alle regole previste dal bando di gara. I pm scrivono che ne avrebbe ricavato una maxitangente, al centro del caso Enpam, l’ente di Previdenza ed Assistenza di Medici e Odontoiatri. 

Sulla vicenda Di Stefano si proclama «estraneo ai fatti contestati. Rimango perplesso, non essendo neanche chiuse le indagini e non avendo per cui notizie in merito, dell’attacco mediatico, ma nonostante ciò credo fermamente nella magistratura». Se la prende con Il Messaggero che lo ha messo in prima pagina e ha pubblicato l’intercettazione, ma non accenna agli sfracelli politici che potrebbero derivare dalle sue mosse. Né intendono commentare i tanti esponenti del Pd che abbiamo cercato per chiedere lumi sulle presunte irregolarità. Il segretario regionale del Pd del Lazio di allora, Enrico Gasbarra, rimanda al Pd nazionale. L’attuale, Fabio Melilli, in carica da pochi mesi, fa sapere che è troppo presto e bisogna avere elementi in più per giudicare. Ugo Sposetti, potente tesoriere dei Ds e senatore ben radicato nel Lazio, assicura che non sa nulla di questa storia. Nessun segnale neppure da Nico Stumpo, uomo delle liste sotto la gestione bersaniana. E i renziani? Silenzio e imbarazzo. In attesa delle verifiche della procura. È vero che Di Stefano è passato dall’Udc all’Udeur al Pd, grazie all’intercessione del guru della sinistra romana Goffredo Bettini, ed è così esuberante che forse un’ala del partito non lo ha mai digerito fino in fondo. Era finito indietro in lista nella circoscrizione Lazio1, primo dei non eletti alla Camera, e ha potuto entrato a Montecitorio solo ad agosto 2013, quando il sindaco Ignazio Marino, che aveva rimediato una raffica di no dalle donne del Pd, ha scelto Marta Leonori come assessore, liberando un posto. Così Di Stefano ha potuto occupare quel seggio e pochi giorni fa era in grande spolvero alla Leopolda. Ora è nel mirino dei pm. Oltre alla corruzione, occhi puntati anche sui presunti brogli targati Pd.

Altra stretta contro i furbetti: le banche denunceranno gli evasori

Spiati dalle banche per conto del fisco




Addio al segreto bancario. Dal 1 gennaio 2016 saremo schedati dalla nostra stessa banca, che trasmetterà al fisco tutte le informazioni relative a saldi di contro, controvalori di vendita delle attività finanziarie, interessi, dividendi. Ogni correntista (persona fisica e giuridica) si vedrà infatti attribuire un cartellino, una sorta di etichetta che lo renderà immediatamente identificabile presso l'amministrazione tributaria, con tutti i dati del correntista o dell'investitore.  Il tutto anche al fine di individuare, come riporta Italia Oggi, i capital gain sulle compravendite di attività finanziarie. A carico delle banche ci sarà anche il compito di effettuare una sorta di valutazione preventiva sulla "qualità" del correntista, in modo che l'amministrazione finanziaria sia in possesso di una bussola per orientare eventuali controlli. Il nuovo sistema di controllo dei conti correnti entrerà in vigore come conseguenza dell'adesione del nostro Paese all'accordo globale dell'Ocse Common reporting standard, cui entro il 2018 aderirà un totale di 90 Paesi nel mondo.