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martedì 21 ottobre 2014

La nuova purga grillina: espulsi contestatori di Roma La base: "Chi l'ha deciso?"

La nuova purga grillina: espulsi contestatori di Roma


di Chiara Sarra 


Cacciati i quattro attivisti che avevano occupato il palco del Circo Massimo. Renzi: "Episodio imbarazzante". E già si parla di altre espulsioni. 

Ci risiamo: altre quattro persone sono state espulse dal Movimento 5 Stelle. Si tratta di Giorgio Filosto, Orazio Ciccozzi, Pierfrancesco Rosselli e Daniele Lombardi che durante la manifestazione al Circo Massimo erano saliti sul palco con lo striscione #occupypalco chiedendo "trasparenza nel controllo dei voti e sul famoso staff di Milano che nessuno conosce".

I quattro "hanno approfittato del loro ruolo di responsabili della sicurezza del palco di Italia5Stelle per occupare il palco stesso", si legge in un breve post scriptum sul blog di Beppe Grillo, "In rispetto per gli oltre 600 volontari che hanno dedicato il loro tempo e lavoro per il successo dell'evento Italia 5 Stelle e delle centinaia di migliaia di attivisti del MoVimento 5 Stelle presenti all'evento, i 4 sopracitati sono fuori dal MoVimento 5 Stelle".

La decisione non piace però alla base che si è riversata su Twitter e sul blog per chiedere "Chi lo ha deciso?". Il tema, insomma, resta quello della democrazia diretta: questa volta, infatti, l'espulsione degli attivisti non è stata messa ai voti e in molti si lamentano che non sia stata rispettata nei confronti dei quattro attivisti la libertà di espressione. "È imbarazzante che il M5S abbia espulso chi sul palco è salito per chiedere qual è l’organigramma. Tra noi ci dovremmo espellere in continuazione...", ha invece commentato il premier Matteo Renzi.

E con il riacutizzarsi delle tensioni interne nuove espulsioni sarebbero già nell'aria. Nel mirino ci sarebbero Massimo Artini (additato come "responsabile" del problema della sicurezza informatica del server che gestisce le mail dei parlamentari grillini) e la deputata torinese Eleonora Bechis (che si è scontrata nei giorni scorsi con il neo capogruppo del Senato, Alberto Airola, a causa di una querela ad un attivista torinese).

Altro che comunisti rottamati: sono lo zoccolo duro di Renzi

Altro che comunisti rottamati: sono lo zoccolo duro di Renzi


di Roberto Scafuri 



I posti di potere sono tutti assegnati. Sarà pure moderato, ma il premier si circonda di ex comunisti. Smantellata la vecchia Ditta, non restò che la giungla. Indistricabile e infida come tutte le giungle, finché non ne prese possesso il re della foresta: più che un leone, il Napoleone dell'orwelliana «Fattoria degli animali». Comincia così la nuova storia del Pd, nel quale gerarchie e posti-chiave vanno settimana dopo settimana assestandosi in un nuovo ordine sociale (assai poco socialista). Una minestra sapida di destra, ma con il pepe rosso di base. Detto in altro modo, un Matteo Renzi che passa per moderato pur scegliendo nei posti-chiave tanta fauna dei bei vecchi tempi.

Bisogna ammetterlo: dai comunisti che mangiano i bambini, si è passati al bambino che s'è mangiato i comunisti. Non tutti per mandarli nella discarica, tanti sono i digeriti, i convertiti, i celebranti. Una mutazione genetica del partito, ma anche personale. Nella quale non mancano i «Boxer», cavalli da tiro il cui lavoro è fondamentale per la comunità, i «Beniamino», asini rassegnati al nuovo corso, i «Clarinetto» propagandisti, le «Berta», cavalline gentili per portare acqua al mulino, e persino le «Mollie» vanitose e indifferenti alle sorti comuni (assai meno alle proprie). Comunisti regolarmente iscritti al Pci in gioventù, o intellettualmente organici al Programma. Tra questi ultimi, per esempio, va annoverato l'appena insediato vicepresidente del Csm, l'avvocato abruzzese Giovanni Legnini , unico caso di passaggio diretto dalle funzioni di governo a quelle dell'autogoverno (della magistratura) nella storia repubblicana. Per il quale persino il presidente Napolitano s'è scomodato in un'assai irrituale investitura - per quanto soffusa nelle dotte ma incomplete citazioni di Emilio Lussu, gran intellettuale e fondatore del Partito d'azione.

Ma la futura storia del Renzismo militante e realizzato potrà certamente contare anche personaggi che furono di primo piano nel Pci, seguendone le sorti pure di Pds e Ds. Primo tra tutti, l'ex segretario Piero Fassino , assieme ai suoi fedelissimi Marina Sereni (che ambisce alla poltrona degli Esteri), e Sergio Chiamparino , cui negli ultimi giorni pare toccata la difficile parabola di «Palladineve», il teorico avanguardista orwelliano che finisce nel mirino di Napoleone. Parabola simile a quella di Chicco Testa , amico di Renzi della prima ora, ma per ora sempre al palo nelle tornate di nomine.

Vita ingrata. Come quella di Enrico Morando , una vita da liberal comunista, o del ministro Giuliano Poletti , già patròn della Lega delle Coop rosse e ora arcinemico dei lavoratori fedeli all'articolo 18. E che dire di Pier Carlo Padoan , seguace del principe degli economisti comunisti, Claudio Napoleoni (nessuna parentela con il Napoleone della storia), già dalemiano imposto da Napolitano a Renzi, che in ogni conferenza stampa deve sorbirsi non solo le rogne, ma anche rampogne e battutacce del capo? Sperano in sorte più grata Anna Finocchiaro , iperdalemiana, che per una speranza di Quirinale ha macinato e digerito perfino la riforma costituzionale della Boschi, e tradito armi e amori. Più lesta e furba la ministra Roberta Pinotti che, accomunata a Renzi da una felice carriera di capo-scout, ha dimenticato gli antichi mentori (D'Alema e Veltroni), e punta dritto sul Colle più alto. Non sono le uniche conversioni sulla strada di Firenze, per la verità. Pratica nella quale giovani e meno giovani pidini pari sono. Si prenda il bersaniano Vasco Errani , che da indagato rischia di ritrovarsi su poltrona ministeriale. O Nicola Latorre , già sanculotto dalemiano, oggi in costante marcia di avvicinamento come l'ex civatiana Laura Puppato (per entrambi, il capo non ha previsto finora né onori né remunerazioni). Eppure il posto di reuccio delle conversioni spetta di diritto a Matteo Orfini , che ha festeggiato i quarant'anni cambiando vita: da giovane portaborse turco di D'Alema a presidente del Pd renziano.

Non c'è che dire, aveva ragione il suo mentore quando in tivù prima delle primarie ebbe a dire: «Se vince Renzi, finisce il Pd». Per il giovane Matteo, una carriera tutta da inventare, suonò come il «si salvi chi può», e lui s'è salvato. In verità ci avrebbe provato pure D'Alema - se non fosse stato Renzi così sordo ai richiami -, perché un posto in Europa non si nega a nessuno e al «nemico che fugge ponti d'oro». Il fatto è che, purtroppo, il premier considera l'ex ministro degli Esteri una pratica chiusa, un rottamato che cammina, ma lui se n'è accorto soltanto da poco.

A siffatto campionario d'umanità dolentemente postcomunista, o comunista soltanto nell'Io più profondo, vanno poi annoverati gli specialisti della liana. Gente che non teme il maltempo o, per meglio dire, nessun cambio di stagione. Tarzan che non avrebbero sfigurato nella pancia della Balena bianca dc. E se l'assistente del sindaco Veltroni e il suo portaborse di sempre, al secolo Federica Mogherini e Walter Verini , sono renziani naturali della prima ora, se l'alter-ego fiorentino Dario Nardella ha fatto in tempo a iscriversi nel 2004 ai Ds (come perdere l'occasione?), il bettiniano Roberto Morassut , che al liceo era iscritto al Pci, e il ministro Maurizio Martina , che s'è vantato d'aver sottolineato tutto Gramsci (si spera leggendolo), resisterebbero a ogni intemperie. Superati forse solo dagli ambientalisti rutelliani Ermete Realacci e Michele Anzaldi (Legambiente costola verde del Pci), nonché dal direttore di Europa , Stefano Menichini (già ultrarosso del Manifesto ). Dulcis in fundo, il ministro della Giustizia Andrea Orlando , classe '69, ma già capo figiciotto di Spezia a vent'anni, consigliere comunale e negli anni fedelissimo fassiniano, veltroniano, bersaniano. Uno che dichiarò: «Mai un governo Pd-Pdl» poco prima di entrare con Enrico Letta all'Ambiente e, quindi, con l'«arcinemico» Renzi in via Arenula. Un campione della fattoria: sul tetto a cantar come gallo, chè tanto si monta pur sempre a cavallo.

Direzione Pd, Renzi cambia idea sulla legge elettorale

Direzione Pd, Renzi cambia idea sulla legge elettorale


di Raffaello Binelli 


Renzi a tutto campo alla direzione nazionale del Pd. Il dibattito è infuocato. Cuperlo: "Leopolda è un partito parallelo". Il segretario getta acqua sul fuoco: "Sono contro le correnti". Renzi, infatti ha riunito la direzione nazionale del Pd. All'ordine del giorno diversi temi politici. Tra questi una discussione sul partito, su cui il premier però ha messo subito le mani avanti: "Oggi non facciamo conclusioni, o facciamo conclusioni che alimentano la discussione, perché pensare di concludere la questione della forma partito con una sola direzione è insufficiente". Si continuerà a parlare di questo tema, dunque, ancora per un po'.

"Stiamo attraversando - osserva Renzi - una stagione densa di una domanda di politica. Tutto ha una velocità doppia rispetto al normale. Questo porta a una prima pista di riflessione: come stiamo dentro una comunità internazionale di fronte" alle grandi crisi internazionali? Poi incalza i propri colleghi di partito: "Che fa un partito sulla politica internazionale? Discute o legge gli editoriali?". Un invito, questo, a volare alto e ad aprirsi al confronto, senza limitarsi alla "rassegna stampa". 

Il premier si sofferma sulla manifestazione della Cgil, in programma tra pochi giorni: "Questo fine settimana un importante sindacato riunisce centinaia di migliaia di persone. Abbiamo un profondo rispetto indipendentemente dal dibattito che c’è tra di noi. C’è rispetto ogni volta che un’organizzazione importante affronta una prova di piazza". Ovviamente accanto al rispetto c'è il totale dissenso verso le ragioni che muovono la protesta della Cgil. Almeno nella maggioranza del Pd. Quanto agli incidenti di Torino, avvenuti lo scorso weekend, Renzi sottolinea che "abbiamo visto una sorta di rigurgito antagonista, particolarmente vivo in quella città". 

E ancora sulle manifestazioni, non sempre a senso unico: a Terni "mentre i sindacati giocano la piazza contro il governo", "una parte della piazza si rivolta contro le istituzioni ma anche contro il sindacato". A Genova "chi cerca di strumentalizzare l’alluvione viene a sua volta contestato dagli angeli del fango come quello che è, uno che cerca di fare campagna elettorale sulle tragedia". Un accenno il premier lo rivolge anche al Movimento 5 Stelle: "È imbarazzante - osserva - che il M5S abbia espulso chi sul palco è salito per chiedere qual è l’organigramma. Tra noi ci dovremmo espellere in continuazione...". Renzi si sofferma anche sullo stallo, in parlamento, per l'elezione dei membri della Consulta: "Partendo dal presupposto che questa legislatura arriva a 2018 e avrà importanti compiti davanti, impegni costituzionali che dovrà svolgere se matureranno per il Capo dello Stato, altri e alti ruoli, dovremo riflettere questo parlamento da 18 mesi è bloccato, messo in difficoltà da un blocco che continua a dire di no a tutto".  Il Pd deve affrontare anche il problema della formazione, tanto più in sistema basato sulle primarie che "in qualche caso ha prodotto dei pasticci" e bisogna sapere che "non c’è uno strumento decisivo per tutto". "Il combinato disposto primarie-esperienza amministrativa ha in alcuni casi, anche nei nostri Comuni, prodotto dei pasticci. Difendo le primarie, tutta la vita, ma devo riconoscere che senza un’adeguata preparazione amministrativa qualcuno dei nostri si è trovato arreso. Questo tema esiste". "Un partito che seleziona con la stragrande maggioranza dei casi con le primarie, in alcuni casi con la scelta degli organi di partito. In alcuni casi abbiamo vinto le elezioni senza le primarie, Chiamparino in Piemonte, in alcuni casi con le primarie - D’Alfonso - e in alcuni casi, in Sardegna, dopo che le primarie avevano dato un altro risultato e poi sostanzialmente si era frantumata l’unità della coalizione". 

Dunque, "non c’è uno strumento decisivo per tutto. Il coinvolgimento deve essere fondamentale, ma è un tema vero che ha fatto partire tra di noi la discussione partito solido o partito liquido". Renzi si sofferma poi sul bilancio degli iscritti Pd e azzarda una sorta di esame comparato con i partiti di centro sinistra di altri Paesi, ma anche con Forza Italia: "È vero che c’è qualcuno che dice che Forza Italia ha più eletti che iscritti. Ma è pur vero che Forza Italia ha una struttura peculiare", dunque, "è difficile fare una valutazione per Forza Italia", ha spiegato il premier alla direzione del Pd. Capitolo riforma elettorale. "Meglio il premio alla lista che alla coalizione", osserva il leader del Pd. "Serve una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince, è un passaggio decisivo". Renzi prosegue la sua analisi aggiungendo che "il Pd è un partito che vince per fare una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince. Un passaggio chiave per l’Italia perché non c’è mai stata una legge elettorale che rendesse chiaro chi fosse il vincitore, nè con il Mattarellum nè con il Porcellum. Avere una legge elettorale che consegni un vincitore - sperando di essere noi - è possibile solo con il ballottaggio: è un grande risultato cui abbiamo lavorato anni sotto diversi segretari". "Se non ci siamo noi l’alternativa è la piazza, talvolta xenofoba, e il populismo, c’è la vittoria di un fenomeno demagogico e populista che rischia di incrinare le regole del gioco - precisa Renzi -. Discutiamo, ascoltiamoci ma questa comunità che ha preso il 41% è l’unica speranza perchè l’Italia esca dalla palude nella quale si trova. Questo ci impone un surplus di responsabilità", osserva il premier. 

Cuperlo: Leopolda è un partito parallelo?
"Che cos’è la Leopolda? - chiede Gianni Cuperlo -. Se capisco bene vi sono centinaia o più comitati che hanno la missione di sostenere le idee di Matteo Renzi. Io so che le correnti dominano la vita interna del Pd fin dalla nascita. Però dobbiamo essere chiari tra di noi, se tu che sei il segretario del partito costruisci e rafforzi un partito parallelo, tu scegli nei fatti un modello di partito. A quel punto non andremo verso un partito comunità ma verso ciò che già oggi - forse - siamo, ovvero una confederazione, un’aggregazione di componenti dotati ciascuno di una sua autonomia. È quello che vuoi? A me non pare un disegno né coraggioso né ambizioso".  Poi prosegue a testa bassa: "Io ho trovato giuste e suggestive le piste di riflessione che ha indicato Matteo. Ma, anche per vivacizzare la discussione, con la stessa sincerità voglio dirvi che sento una certa distanza tra le cose che diciamo qui dentro e le cose che succedono fuori: quale funzione spetta a questo partito, oggi, nel rigenerare una democrazia consumata alle radici? C’è una crisi morale nel Paese e in Europa, noi cosa vogliamo diventare? In troppe realtà siamo soprattutto una macchina elettorale, e sullo sfondo assistiamo all’abbandono di un certo numero di persone e la conseguenza è un partito di eletti", ha aggiunto Cuperlo: "Sono il primo a non rimpiangere il partito che c’è stato fino a ieri, ma non è questione di procedure o norme di statuto, dobbiamo sciogliere il nodo di fondo: che idea abbiamo della democrazia? Il nostro partito è ancora in grado di organizzare una forza di donne e uomini che riescano a condizionare gli eventi?". Interviene nell'acceso dibattito anche Stefano Fassina: "Un partito ha una cultura politica che deve essere condivisa e questo non va sottovalutato. Regole e disciplina vengono dopo". 

La replica di Renzi
"Non sono per la confederazione, non voglio la confederazione e non credo alla circolazione extracorporea", ha replicato Renzi a Cuperlo. "Quando ho fatto la battaglia contro il partito non ho vinto, ho vinto le primarie quando un gruppo importante di classe dirigente ha scelto di scommettere su di me. Non è una questione di un gruppo di barbari dentro il partito, non consideriamo altri chi partecipa a campagne diverse".

La riforma elettorale all’esame del parlamento è "la risposta oggettiva e necessaria all’Italia". Renzi ha poi sottolineato tre punti: "Uno, l’esigenza di un vincitore, è fondamentale; due, la riduzione del potere di veto dei piccoli partiti, uno dei freni dell’Italia, l’esperienza dell’Ulivo e dell’Unione poi è stata messa in crisi dall’esplosione della coalizione; terzo punto, devi anche garantire quel sufficiente premio di maggioranza che consenta a chi ha vinto di avere un minimo di margine per provare ad essere responsabile di ciò che fa e colpevole di ciò che non fa".

"Questa storia della Leopolda come madre di tutti i nostri problemi è una considerazione largamente sovrastimata. Capisco che Gianni Cuperlo sabato abbia altro da fare", con la manifestazione della Cgil, "ma lo invito a venire domenica, lui che ha un sincero interesse intellettuale". Poi Renzi ha ribadito che "mai ci sarà una organizzazione parlallea sul territorio".

domenica 19 ottobre 2014

Pensioni, la beffa: slitta il pagamento Ecco quando vi accrediteranno i soldi

Pensioni: slitta il pagamento al 10 del mese




Novità per i pensionati. L’accredito della pensione alla posta dal 1 gennaio 2015 sarà spostato al 10 del mese. Una novità prevista della legge di stabilità e che riguarderà milioni di persone, che aspettano l’assegno della pensione il primo di ogni mese. Una misura da cui l’Inps potrebbe risparmiare circa 20 milioni di euro l’anno.
Secondo quanto racconta il Messaggero la nuova scadenza deriva dalla volontà di uniformare i pagamenti effettuati dall’istituto, che avendo assorbito l’Inpdap ora eroga le pensioni anche agli ex dipendenti pubblici. Per questi ultimi la data del pagamento era già fissata al dieci, che ora quindi diventa quella da applicare a tutti: non solo i titolari di trattamenti previdenziali, ma anche pensioni di indennità civile e le relative indennità, oppure le rendite vitalizie dell’Inail. Novità anche per le norme per le truffe di chi percepisce le pensioni di parenti deceduti. 

Riscossione con delega - I parenti o le persone che comunque avevano la delega a riscuotere la pensione per suo conto continuano a farlo per mesi, e in alcuni casi estremi per anni arrivando a occultare il cadavere. Con le nuove regole viene saltato il passaggio delle anagrafi comunali, che in qualche caso non risultavano particolarmente solerti. Dovrà essere lo stesso lo stesso medico che constata il decesso a trasmettere il certificato all’Inps per via telematica, entro 48 ore. A quel punto il pagamento della pensione avverrà con riserva: banche o poste saranno tenute a restituire le somme non spettanti che si trovano sul conto, e non potranno utilizzarle per estinguere propri crediti: nel caso per qualsiasi motivo la restituzione non sia possibile dovranno segnalare all’Inps le generalità di chi ha la disponibilità delle somme. 

Fassina: "Renzi, restituisci i soldi che ti sei fatto dare dai salotti buoni"

Pd, Stefano Fassina contro Matteo Renzi: "Perché i 2 milioni di finanziamento non sono stati utilizzati per il partito?"




Scontro nel Pd tra Stefano Fassina e Matteo Renzi per la Leopolda 2015, la manifestazione in programma la prossima settimana a Firenze, il simbolo assoluto del renzismo. In un post su Facebook, Fassina ha duramente attaccato il leader del Pd: "Una parte dell'establishment italiano finanzia con 2 milioni di euro la Leopolda 2015 di Matteo Renzi. Due domande mi permetto sommessamente di rivolgere al Segretario Nazionale del Pd. Per ragioni di opportunità, non si potevano evitare i generosi e certo disinteressati contributi di chi è stato nominato dal Governo Renzi nel cda di importanti aziende pubbliche? Le ingenti risorse da te raccolte, invece che per la tua corrente, non potevano essere utilizzate per tutto il Pd, ad esempio per aiutare tanti circoli che non riescono a pagare l'affitto e sono costretti a chiudere? Prima il Pd". 

I contributi - Tra i finanziatori di Leopolda 2015, spicca il nome di Davide Serra, l'uomo che suscitò parecchi contrasti tra Renzi e Bersani nelle primarie 2012: Serra ha contribuito per 175 mila euro alla manifestazione. 120 mila euro da parte di Guido Ghisolfi, proprietario dell'azienda chimica Mossi e Ghisolfi, mentre altre realtà hanno contribuito con importi importanti, come Blau Meer o Simon Fiduciaria. Tra i finanziatori di peso minore figura anche Fabrizio Landi, legato a Renzi per la questione Finmeccanica, e la stessa Maria Elena Boschi, che ha contribuito alla manifestazione sborsando quasi 9 mila euro.

L'urlo della Lega Nord: "Stop clandestini" Dal corteo antagonista minacce e insulti

Milano, Lega Nord in piazza: la minaccia del contro-corteo dei centri sociali



A Milano scende in piazza - pacificamente - la Lega Nord, sotto all'insegna "Stop all'invasione", il Carroccio dunque in prima linea nella lotta all'immigrazione. Ma già prima di arrivare a Milano, i leghisti sono finiti nel mirino di antagonisti e centri sociali: a Genova un pullman di leghisti in partenza verso milano è stato preso d'assalto da un gruppo di contestatori, episodio denunciato dal consigliere ligure del Carroccio, Francesco Bruzzone, che si trovava a bordo. "Evidentemente - ha affermato - questo è il loro concetto di democrazia. Ormai ci siamo abituati".

Odio sinistro - Ma l'assedio è continuato anche a Milano, dove sinistra e centri sociali si sono radunati nella contromanifestazione "Chi ama la libertà, odia il razzismo". Tra i sostenitori il gruppo di "L'altra Europa con Tsipras", il centro sociale "Il Cantiere" e i comitati degli abitanti di San Siro. Tra gli striscioni si leggeva "stop Lega Nord", "Slegala mente", "Milano nazisti no grazie". Vien da chiedersi, però, chi sia il vero razzista: i leghisti che manifestano pacificamente o chi, invece, li insulta e scende in piazza soltanto per manifestare contro il corteo leghista? Nel contro-corteo anche una sagoma di Matteo Salvini, Mario Borghezio e Roberto Maroni, quest'ultimo rappresentato con il simbolo dell'euro nelle lenti degli occhiali e una cravatta firmata "ladro".

Casapound - Da par suo, il segretario del Carroccio Salvini, si è limitato a ricordare che quello di questo sabato "è un corteo pacifico e democratico, c'è anche gente di sinistra che non vuole l'immigrazione clandestina. Oggi è la svolta della gente perbene". Salvini ha risposto così a chi gli chiedeva un commento sulla presenza di centinaia di militanti di Casapound al corteo, una presenza che aveva preoccupato anche parte dei dirigenti leghisti. In strada, poi, quello di Salvini è stato un vero show: acclamato dai manifestanti, che lo abbracciavano, e lo definivano "santo" e "capitano". In testa al corteo, Salvini spiegava che "Mare Nostrum alimenta il razzismo, gli scontri nelle perifierie. Secondo i dati del ministero dell’Interno, veri rifugiati sono il 10% di quelli che fanno domanda. Quella di oggi è una manifestazione pacifica a volto scoperto di gente per bene che dice che la gente va aiutata a casa sua e che prima vengono gli italiani. L’immigrazione clandestina è sbagliata con qualunque mezzo, i confini vanno difesi e l’immigrazione va controllata, regolamentata e limitata. Oggi siamo in tanti perché la gente non ne può più, sono arrivati anche da Reggio Calabria"

Scintille - Si sono poi registrati momenti di tensione quando i due cortei sono arrivati a poche centinaia di metri di distanza. Come previsto, la manifestazione degli antagonisti è arrivata intorno alle 18 in piazza Santo Stefano, dove però non c'era lo spazio per disporre i partecipanti, nel corso della manifestazione saliti fino a circa 4mila. La testa del corteo si è poi schierata all'incrocio tra piazza Duomo, dove finisce la manifestazione della Lega e da dove interviene Salvini, e via Larga, davanti a un cordone di poliziotti e finanzieri in assetto anti-sommossa.

venerdì 17 ottobre 2014

Chi è ansioso è più soggetto a soffrire di vertigini

Chi è ansioso è più soggetto a soffrire di vertigini



Uno studio condotto presso la Fondazione Santa Lucia di Roma ha dimostrato come l'essere ansiosi predispone a soffrire anche di vertigini. 

Le vertigini sono un disturbo estremamente comune nelle persone ansiose e, nei casi più gravi, possono sfociare in veri e propri attacchi di panico e agorafobia quando ci si trova in spazi aperti ed affollati. Chi soffre di questi disturbi, oltre alle spiacevoli sensazioni di paura e ansia, evidenzia spesso anche sbandamenti e disorientamento spaziale.

La letteratura medica descrive molti casi in cui l’ansia si accompagna a segnali e sintomi tipici delle vertigini senza però che vi siano disturbi evidenti dell’orecchio interno.

Proprio da questa osservazione clinica è nato lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Psychosomatic Research e condotto presso la Fondazione Santa Lucia (Laboratorio di Fisiologia Neuromotoria) e Università di Tor Vergata, in collaborazione con l’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del CNR di Catanzaro e la Mayo Clinic di Rochester in USA.

Come spiega la dott.ssa Iole Indovina, una delle principali autrici del lavoro di ricerca – Lo studio è nato dall’osservazione clinica che ansia e disturbi vestibolari (quali vertigine ed instabilità posturale) tendono molto spesso a coesistere sebbene non sia quasi mai possibile rintracciarne una causa nei test di routine neurologici ed otologici che comunemente si eseguono.

Abbiamo quindi valutato se la risonanza magnetica funzionale, una metodica estremamente sofisticata che consente di visualizzare l’attività cerebrale, potesse essere in grado di fornirci maggiori informazioni circa le intime relazioni tra ansia e disturbi vestibolari.

Durante lo studio con risonanza magnetica funzionale, i soggetti ascoltavano specifici suoni ad alto volume che hanno la prerogativa di stimolare le regioni del cervello deputate all’elaborazione degli stimoli vestibolari e coinvolte nelle funzioni di equilibrio.

I nostri risultati hanno mostrato con chiarezza che alcune aree vestibolari ed emotive (nuclei del fastigio nel cervelletto e amigdala) sono più attivate in risposta agli stimoli vestibolari nei soggetti con tratti di personalità legati all’ansia-.

- I nostri dati quindi dimostrano che i soggetti ansiosi tendono ad avere un’iperattività di regioni cerebrali coinvolte nelle funzioni vestibolari e questo potrebbe essere alla base del forte legame che esiste tra ansia e vertigini.

Il nostro studio suggerisce anche che ci sono persone che sono più propense a sviluppare vertigini a causa dei loro tratti di personalità »ansiogeni».  

Il nostro studio, in conclusione, rappresenta il primo passo verso una migliore comprensione dei meccanismi cerebrali sottostanti la relazione tra ansia e vertigini.

Una maggiore conoscenza di questi meccanismi cerebrali sarà determinante per migliorare la diagnosi e la terapia nel disturbo dell’equilibrio di natura soggettiva, una comune malattia neuropsichiatrica che causa grave disabilità nei pazienti.