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venerdì 3 ottobre 2014

Silvio vs Fitto "Sei come Alfano, anzi Fini". "Partito stalinista"

Forza Italia, Berlusconi a Fitto: "Te ne puoi anche andare"




"Figlio della vecchia Dc". "Ci fai perdere il 3-4%". "Te ne puoi anche andare se vuoi". Tanto tuonò che alla fine piovve. Un diluvio, quello caduto ieri nel corso dell'ufficio di presidenza di Forza Italia su Raffaele Fitto. L'ex ministro ed ex governatore della Puglia, da mesi ormai interpreta il ruolo di leader dell'opposizione al Patto del Nazareno che ha sancito la collaborazione sulle riforme tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Una linea che oggi ha ribadito insieme a Daniele Capezzone, definendo "poco chiara" l'opposizione fatta da Forza Italia alla maggioranza guidata dall'ex sindaco di Firenze. E dicendosi contrario a votare un documento che impegnasse tutti i 36 parlamentari del Comitato di presidenza con diritto di voto ad adottare la linea politica appena decisa senza  aprire un dibattito

Solo che stavolta, preoccupato anche dai sondaggi che vedono ormai il partito sotto il 15% e incalzato dalla Lega, il Cavaliere, diversamente da quanto aveva fatto prima dell'estate, non si è tenuto. E ha riversato sul "ribelle" alcune frasi molto dure, che a chi era presente hanno ricordato quelle che rivolse a Gianfranco Fini nel famoso botta e risposta del "che fai, mi cacci?".

"Questo non è un partito alla vecchia maniera, tu, Raffaele, sei un figlio della vecchia Dc, se vuoi puoi andare via e magari poi ci alleiamo...". Al che Fitto avrebbe replicato: "Io non me ne vado dal partito, non puoi cacciarmi via, resto qui a fare la mia battaglia, come sempre ho fatto fino ad ora". E il Cav: "Se vuoi restare bene, ma non puoi sempre criticare su ogni cosa, basta con tutte queste dichiarazioni contro di me". E ancora: "Ci fai perdere il 3-4% di voti. Se vuoi vieni a parlare direttamente con me, ma non andare in tv a parlare contro il partito".

Il Cavaliere, raccontano i presenti, avrebbe fatto un accenno anche al passato. C’è stato - questa l’osservazione che viene riferita da chi era presente -un altro che si è comportato in questo modo e sai come è finita. Se non sei d’accordo puoi anche fare un altro partito.

L'Intervista - Salvini lancia la scalata: "Chi non sta con Renzi, segua la Lega"

Matteo Salvini: "Chi non sta con il Pd mi segua. Torneremo a vincere insieme"

Intervista a cura di Francesco Borgonovo 


Matteo Salvini, un sondaggio Datamedia per il Tempo dà la Lega all’8%. Un bel salto. 

«Io di solito dei sondaggi non mi fido. Il sondaggio lo faccio ogni giorno sentendo l’edicolante, il tassista, il vigile. Comunque sarebbe il doppio dei voti rispetto a un anno fa». 

Che cosa ha permesso alla Lega di crescere così tanto?

«I messaggi chiari. Gli altri partiti tentennano. Noi invece diciamo che i vincoli europei sono una truffa. Che l’immigrazione è un’invasione pianificata. Che l’operazione Mare nostrum va chiusa domattina. Che la legge Fornero va cancellata». 

Secondo lei che cosa ha portato più consensi: la battaglia contro l’immigrazione o quella contro l’Euro?

«Tutte e due. E poi la battaglia sul lavoro. Che è molto diversa dalla manfrina di Renzi sull’articolo 18. Noi vogliamo cancellare gli studi di settore, proponiamo l’aliquota unica al 20% per tutti. Anche stare nelle fabbriche e tra i lavoratori serve». 

Visto che l’ha citato, che ne pensa della bagarre sull’articolo 18?

«Penso sia una presa in giro, tanto da parte di Renzi quanto da parte dei sindacati. Loro hanno sulla coscienza la legge Fornero. Il problema, in Italia, non è che gli imprenditori non possono licenziare. Ma che non possono assumere. Il Jobs act è aria fritta. Anzi, se introduce i mini lavori alla tedesca con stipendi da 400 euro al mese, è una ulteriore devastazione dei diritti». 

In una classifica dei leader che ispirano più fiducia agli italiani lei vien secondo dopo Renzi, con il 21%. Un bel patrimonio da cui ripartire, per il centrodestra. 

«Io non mi sento concorrente di nessuno né mi monto la testa. Questo “patrimonio”, diciamo così, è un’offerta. Se tutto il centrodestra riuscisse a essere chiaro e univoco, per Renzi sarebbero guai. Ma oggi non è così». 

Come si rivitalizza il centrodestra?

«Chiarendo che cosa si vuole fare. Renzi è più pericoloso di Monti, e se pensi che uno sia pericoloso, cerchi di bloccargli ogni iniziativa in Parlamento. Esempio: nel decreto stadi il governo infilato una norma sull’immigrazione che puntava a togliere 130 milioni di euro dal fondo per i rimpatri e metterli in quello per l’accoglienza. Un centrodestra normale, per una cosa del genere, dovrebbe fare le barricate. Il centrodestra non riparte dalle primarie o da un leader. Ma dalle proposte concrete. Per esempio, noi proponiamo la Flat tax. In Forza Italia c’è qualcuno che dice che potrebbe essere d’accordo… Si decidano».

Con Forza Italia avete affinità, ma anche divergenze profonde. 

«A Bruxelles, per esempio, noi stiamo con la Le Pen e abbiamo una visione alternativa dell’Europa e dell’Euro. Forza Italia è nel Ppe con la Merkel. Mi piacerebbe capire che Europa hanno in mente. Ripeto: io non impongo nulla. Metto le mie battaglie a disposizione del centrodestra». 

Nel frattempo la Francia ha deciso di sforare il vincolo del 3%. 

«La Francia ha detto: il vostro vincolo mi uccide, per cui me lo infilo nel taschino. L’hanno fatto i socialisti, fra l’altro. In Italia invece abbiamo la sinistra meno coraggiosa d’Europa, che non fa nulla anche se chiudono 107 aziende al giorno».

Quindi la vostra posizione sull’Ue e sull’Euro rimane la stessa?

«Certo. Per questa Europa si avvicina la resa dei conti. Il voto in Francia, in Svezia e pure in Germania mostra che il fronte anti euro sta crescendo ogni giorno di più. E non potrebbe essere altrimenti. Giusto la settimana scorsa ho chiesto a Cecilia Malmström se non pensa che le sanzioni contro la Russia siano idiote, visto che ci costano due miliardi. Noi giochiamo alla guerra con Putin, e intento lui ci chiude il gas e la Russia non compra i nostri prodotti. Bel guadagno». 

Voi verso Putin avete sempre dimostrato apertura. 

«Abbiamo portato avanti un dialogo, non solo per affinità, ma anche per interesse. Io il 10 ottobre parto per Mosca, incontrerò esponenti del governo e imprenditori russi e italiani. Perché qui ci sono migliaia di imprenditori che ci stanno rimettendo le penne. Andrò a dire che non siamo tutti Renzi, che c’è anche chi la pensa diversamente. Poi, in un momento storico in cui il nemico è l’estremismo islamico, Putin è un alleato importante». 

Anche perché l’estremismo ce l’abbiamo in casa. 

«Per questo non possiamo concedere neppure un metro, altro che accoglienza. Dell’islam ci occuperemo eccome. Ho chiesto a un’esperta come Souad Sbai di collaborare con noi». 

Avete nominato un responsabile dell’immigrazione, Toni Iwobi, di origini nigeriane. Immigrato e nero. Mossa furba. 

«È qui da trent’anni, si è dato da fare. Nel suo Comune è stato assessore ai Servizi sociali. È preparato. Per quello sta lì, non perché e nero, come avvenne con la Kyenge. Ma non voglio affrontare l’argomento».

Teme le macumbe?

«No, a certe cose non credo». 

E Berlusconi? Datamedia dà Forza Italia in discesa al 13,3%.

«Spero che Forza Italia riparta, anche perché in Veneto, Lombardia e in tanti Comuni governiamo assieme. E poi perché in questo momento serve un’opposizione forte a questa sinistra che parla tanto ma alla prova dei fatti è un vero disastro». 

Il 18 ottobre, a Milano, scendete in piazza per la manifestazione sull’immigrazione. 

«Non è una manifestazione, ma “la” manifestazione. Arrivano adesioni da tutta Italia, dai disoccupati come dai liberi professionisti. Persone che sentono parlare di dare 40 euro a chi sbarca qui quando loro non hanno lavoro. Sarà una manifestazione ovviamente pacifica, ma faremo in modo che nessuno, a Roma e a Bruxelles possa ignorarla». 

Fratelli d’Italia viaggia intorno al 4%. Lei e la Meloni siete il futuro del centrodestra?

«Con Fratelli d’Italia abbiamo battaglie comuni. La personalizzazione e la deificazione la lascio a Renzi. Però sicuramente la gente ha voglia di guardare avanti. Non si possono riproporre ricette di venti anni fa». 

Tra i vostri obiettivi c’è anche quello di prendere voti al Sud. 

«Entro ottobre presenteremo un soggetto indipendente dalla Lega, visto che non vogliamo colonizzare nessuno, il cui obiettivo è poprio quello di rispondere alle tante richieste che ci vengono dal Sud».

Mi dice due temi forti da cui il centrodestra dovrebbe ripartire?

«Intanto il sostegno al made in Italy, visto che ogni anno i tarocchi ci costano 60 miliardi. Poi la difesa delle forze dell’ordine, dato che il governo ha in mente di chiudere 200 presidi in tutta Italia. Farò scontento qualcuno, ma dico che le forze dell’ordine andrebbero accorpate. Abbiamo cinque corpi di polizia in Italia: fondiamoli».

Nell’orbita del centrodestra ruota pure un certo Corrado Passera...

«Uno che ha fatto il ministro con Monti, con la Fornero, ha finito. Non c’è alcuna possibilità di apertura». 

Qual è il suo sogno proibito? 

«Già lo sto vivendo, il sogno: essere segretario. Certo, poi come ogni leghista e autonomista ho radici profonde nella mia terra, a Milano. Che non ho mai visto così trascurata e impaurita. Sicuramente non la lasceremo a Pisapia». 

ADDIO A SCONTRINI E RICEVUTE Ecco la rivoluzione del Fisco Ora ci controlleranno così...

Fisco, il piano del Tesoro: addio a scontrini e ricevute




Rivoluzione fiscale in arrivo. Scontrini e ricevute potrebbero andare in pensione. Il documento approvato con l'aggiornamento del Def prevede solo controlli mirati. Contro l'evasione basta la tracciabilità. I nuovi strumenti tecnologici e la trasmissione telematica dei dati rivoluzionano i nostri sistemi di pagamento. I sistemi di pagamento, come racconta ilMessaggero, usati finora cambieranno radicalmente. Il governo ha l'intenzione di perseguire la lotta usando le rilevazioni dei nuovi strumenti elettronici per i pagamenti. Qualora il piano dovesse andare la legge di Stabilità conterrà infatti una clausola di salvaguardia in base alla quale, se necessario, scatterebbe un aumento di Iva e altre imposte indirette nel 2016, 2017 e 2018.  Come si legge nella nota del governo, il contrasto all’illegalità, alla corruzione ma anche "all’inefficiente uso delle risorse pubbliche, nonché, ovviamente, all’evasione fiscale è al centro dell’azione governativa". Il governo dunque ha intenzione di "individuare una strategia di intervento ad ampio respiro per migliorare l’efficacia del contrasto all’evasione fiscale, puntando anche a favorire un cambiamento culturale nel Paese". I due piani dell’azione del governo prevedono "da un lato, una solida azione di contrasto agli illeciti", dall’altro "un percorso di profondo miglioramento del rapporto fra il fisco e i contribuenti".

Aumenteranno le tasse? - Il ministro Padoan intanto ha avvertito che senza una ripresa decisa è a rischio la tenuta del tessuto sociale e produttivo. Quest'anno cresceranno il disavanzo e l'incidenza del debito, anche per il minor apporto delle privatizzazioni, soltanto 4,5 miliardi quest'anno. Nota positiva la discesa della spesa per interessi, -6 miliardi rispetto alle stime. Nel 2015 i conti miglioreranno in maniera molto limitata, mentre il riallineamento agli obiettivi riprenderà dal 2016. Insomma il futuro non è roseo e ora il ministero del Tesoro prepara le contromosse, ovviamente sulle nostre spalle. Se le altre misure non dovessero bastare l'Iva e le imposte indirette aumenteranno per portare in cassa 12,4 miliardi. Una cifra che salirà a 17,8 nel 2017 e a 21,4 nel 2018.

giovedì 2 ottobre 2014

AEROPORTI, COMI: Decreto Lupi condanna a morte Malpensa saremo in piazza con i lavoratori

AEROPORTI, COMI: Decreto Lupi condanna a morte Malpensa saremo in piazza con i lavoratori

di Gaetano Daniele 



"Il ministro Lupi è venuto a Milano per gettare la maschera. Il suo tour, programmato per rassicurare, ha confermato tutti i timori per il declassamento e il rischio chiusura di Malpensa: timori che a questo punto diventano un allarme rosso, una vera pugnalata per tutta l'economia lombarda, e in particolare per l'Alto milanese. Con la firma del "decreto Linate" si condanna a morte sicura Malpensa, e si chiudono le prospettive di futuro per centinaia di imprese e migliaia di lavoratori. Così il vicecapogruppo PPE Lara Comi, e nota: il "tavolo tecnico" che farà il "monitoraggio" sugli effetti del decreto sfiora il ridicolo: si getta una bomba e poi si fa una commissione per misurare l'altezza delle macerie. Ho una domanda da fare a Lupi: perché non liberalizzare le rotte anche a Malpensa e monitorarne l'andamento prima di decidere? In realtà non vi sarà nulla da monitorare, se non l'agonia di Malpensa, e nulla da certificare se non le centinaia di posti di lavoro perduti. L'O.n Comi va giù duro, e chiude: Scenderò in piazza insieme ai lavoratori e ai sindacati contro il voltafaccia di Lupi a Milano e alla Lombardia. Faremo una grande iniziativa di mobilitazione che coinvolgerà anche quegli elettori che Lupi aveva cercato al momento del voto e che oggi ha tradito firmando il decreto che condanna Malpensa e Milano".


La voce sul Pibe de Oro: "Maradona sarà l' allenatore della Palestina"

I giornali arabi: Maradona verso la panchina della Nazionale palestinese?




La Nazionale di calcio della Palestina sarebbe alla ricerca di un nome importante a cui affidare la panchina. E il prescelto sarebbe Diego Armando Maradona: il "Pibe de Oro", secondo indiscrezioni rilanciate dal "Jerusalem Post" e da altri giornali arabi, potrebbe accordarsi per guidare la Nazionale all'Asian Soccer Confederation Cup, in programma a gennaio. Le indiscrezioni non sono state confermate, ma neppure smentite: le trattative sarebbero già a buon punto. Nel frattempo Maradona, che non allena una squadra nazionale dai campionati mondiali di Sudafrica 2010 (alla guida dell'Argentina, fu sconfitto per 0-4 nei quarti di finale contro la Germania), non ha mai nascosto la propria simpatia verso la causa palestinese, tanto da venire filmato qualche anno fa mentre, indossando la kefiah, gridava "Viva Palestina".

Domnica vuota il sacco, l'ultima verità: "Ecco cosa portò via l'elicottero mentre affondava la Costa Concordia"

Concordia, parla Dominca: "Un elicottero portò via un oggetto dalla nave"




La vicenda della Costa Concordia e la presunta fuga del comandante Francesco Schettino si tinge ancora di giallo. Dopo le minacce, parla Dominca Certoman, la donna moldava che era in compagnia di Schettino al momento dell'urto con lo scoglio del Giglio. In un'intervista a Mattino Cinque la ragazza ha parlato di quella notte e delle fasi concitate che seguirono l'impatto col Giglio. "Un elicottero si avvicinò alla Concordia che stava affondando e avrebbe prelevato un oggetto. Non l'ho visto personalmente, ma me lo ha detto chi aveva il contatto diretto con l'elicottero", afferma in tv. Insomma per la moldava l'elicottero sarebbe dunque arrivato per prelevare "qualcosa" e sarebbe stato inviato da Costa. 

Il racconto - La donna ha anche riferito che Francesco Schettino condusse sul Ponte 11 lei e Ciro Onorato, fratello dell'allora direttore generale del gruppo Costa, mentre la nave stava affondando. "Questo non è stato un incidente di bicicletta, ma di una grande nave", ci sono più "persone responsabili", dice la Cemortan. In particolare "questa persona sarebbe un primo ufficiale, dopo il capitano: al momento dell'impatto lui lavora col capitano. Dopo questo momento, non l'ho visto più sul ponte, io non so dove" fosse andato "perché quando il capitano dice di abbandonare la nave, lui non c'è più".

I dubbi - "Voglio anche dire - aggiunge - che questa persona oggi lavora in Costa e il suo grado è più". "Vuol dire che è stato promosso?", le viene chiesto. "Sì" e "come può essere promosso una persona che è stata responsabile col capitano, la persona dopo il capitano, il primo ufficiale. Non posso capire, per me non è normale". Ad ogni modo, aggiunge la moldava, "questa persona non è stata sentita in aula, non l'ho vista. Io ho visto il procuratore, io ho visto le persone sentite dopo di me. Penso che sia stato ascoltato, ma non in aula".

Le domande - "Sono stata chiamata dalla compagnia" Costa Crociere "per parlare con loro, in ufficio. C'erano molte persone, avvocati e ufficiali. Mi hanno chiesto cosa avessi visto" la sera del naufragio al Giglio. Nessuno, nell'inchiesta e al processo, le ha mai chiesto qualcosa in proposito all'oggetto misterioso che, a suo dire, sarebbe stato prelevato dalla Concordia che affondava.

Polizia allo stadio: agenti pagati dai club La norma applicata anche per i cortei?

Le società pagheranno i poliziotti allo stadio Vale pure per i cortei?

di Tommaso Lorenzini 


Non solo pistole, nel decreto stadi, ma anche una bombetta esplosa nel bel mezzo del Palazzo del calcio, che ha subito imbracciato i forconi contro l’emendamento approvato ieri in commissione (presentato Emanuele Fiano e Walter Verini del Pd). I club infatti avranno l’obbligo di pagare gli straordinari per le forze di Polizia che prestano servizio negli stadi durante le partite attingendo agli introiti dei biglietti, con un tetto fissato al 3%. Un capitolo di spesa che registra un impiego di quasi 200mila operatori di Polizia all’anno con un costo per lo Stato di circa 25 milioni di euro.

Una cifra superiore al monte ingaggi di sette squadre dell’attuale serie A, tanto che il presidente di Lega, Maurizio Beretta, è subito scattato. «Venticinque milioni sono il fatturato di molte società e bisognerebbe avere chiaro il quadro: molte di queste società hanno bilanci in tensione. Con questa operazione rischiamo di scaricare oneri su realtà anche importanti che poi sono chiamate a competere all’estero, a fare una serie di attività. Ricordo che tutta la sicurezza all’interno degli stadi, che sono pubblici, è pagata dalle società direttamente con gli steward. Credo che si stia cercando di addossare un peso su alcune realtà che già ne sopportano una parte significativa».

Se ne riparlerà di certo, ne stanno parlando anche le stesse forze dell’ordine, che sottolineano come a loro direttamente in tasca non andrà un euro, poiché il contributo calcistico finirà nel salvadanaio ministeriale (e c’è chi teme pericolo di nuovi tagli da altre parti): però intanto è un passo avanti importante nel reperimento delle risorse, in linea con quanto già avviene in ambito autostradale e ferroviario (dove i vari gestori e le compagnie si fanno carico di un’indennità sui 20/30 euro da destinare a quegli agenti chiamati a sorvegliare particolari tratte di viaggio o tratte stradali) anche se il Sap (Sindacato Autonomo Polizia) sottolinea come «sarebbe logico a questo punto estendere l’obbligo di contributo anche a tutti gli organizzatori di grandi eventi, concerti e spettacoli». 

Appunto. Da tutto questo, come al solito, restano fuori i grandi sindacati, la Cgil in testa. Come confermano anche al Sap, se per un evento come il concertone del 1° maggio la Cgil si vanta di portare oltre un milione di persone in piazza, sapete quanto sborsa il sindacato rosso per contribuire ai circa 2000 operatori di Polizia impegnati nella sicurezza? Neanche un centesimo.