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lunedì 25 agosto 2014

LE MALEDIZIONI DI FINI "Prima di morire vorrei uccidere..." Ecco i nomi che sono nel mirino

Massimo Fini: "Vorrei uccidere Paolo Mieli (ma non ne vale la pena)"




Massimo Fini sul Fatto Quotidiano ci ricasca. Dopo aver detto chiaramente che se dovesse "scegliere nelle guerra dell'orrore io sto con quelli dell'Isis", adesso in lungo articolo confessa un desiderio: "Prima di morire devo uccidere qualcuno". Potremmo fermarci qui, ma Fini dà anche la lista delle sue probabili vittime. 

Chi vuole uccidere - In pole position c'è Paolo Mieli: "Prima di morire devo uccidere qualcuno. Paolo Mieli, per esempio. Perché tutte le volte, poche, che sono stato a cena con lui solo alla fine mi sono reso conto che mi aveva insultato per tutto il tempo. E’ abilissimo. Avvolgente, suadente, subdolo. Ma non ne varrebbe la pena. Gli darei una fama immeritata, sminuendo la mia".

Retroscena sul Cav - Subito dietro c'è Silvio Berlusconi, sui cui Fini racconta un retroscena: "Berlusconi, allora? Potevo farlo. Ero in Tribuna d’Onore per un Milan-Torino (1-1). Avevo dei posti regali, né troppo in alto né troppo in basso, che mi aveva dato il vicesindaco democristiano, Zoia, anche lui tifoso del Toro. Io stavo nel sedile più esterno, rasente la scaletta di pietra che divide i Vip dai SuperVip. Berlusconi arrivò all’ultimo momento salendo gli scalini a quattro a quattro con fare un po’ scimmiesco. Mi sfiorò, salutandomi (perché è cortese ed è uno dei suoi vantaggi su quegli spocchiosi della sinistra). Con la pistola – in Tribuna d’Onore, nonostante ci sia il più alto concentrato di mascalzoni, non si fanno controlli – avrei potuto seccarlo tranquillamente. Ma non volevo passare alla cronaca, se non alla Storia, per aver ucciso Silvio Berlusconi". 

Santanché graziata - Poi "grazia" Daniela Santanché: "Dice delle stronzate inaudite ma personalmente è molto simpatica. Quando la invitai a presentare il mio ‘Di(zion)ario erotico’, al posto di una cretina dal nome altisonante che mi aveva dato buca, fu molto sportiva, perché sapeva di essere una riserva in panchina, divertente e spiritosa. Poiché alla voce ‘Scarpe’ avevo scritto che le donne che portano i tacchi a spillo sono delle ‘oche giulive’ lei esibì orgogliosamente i suoi. In un’altra occasione, a un dibattito, eravamo seduti a fianco mentre parlava Grillini dell’Arcigay. E noi sotto il banco, come dei liceali, ci scambiavamo dei bigliettini feroci sui finocchi (pardon, non si può più dire, come ‘negro’, ‘vu’ cumprà’, ‘forza Vesuvio’, si rischia la galera). No, la Santanché no". A questo punto Fini parla anche di una grillina: "Per la verità una che mi piace c’è, dei 5stelle, ma non la strangolerei, la costringerei alle più umilianti prestazioni, la farei arrampicare nuda sul lampadario, giochetti che un tempo mi riuscivano abbastanza agevolmente, soprattutto con le femministe, le masochiste per eccellenza".

Versione kamikaze - Infine Fini dopo aver elencato la sua "lista della morte" afferma: "Imbragarsi da kamikaze alla Di Battista e distruggere un monumento famoso, come fece Erostrato? Il Colosseo dopo che Obama l’ha declassato a campo da baseball ha perso ogni appeal. Ma qualcosa che farei saltare volentieri in aria c’è. Il grattacielo a banana costruito davanti alle finestre di casa mia. Lo minerei e lo farei implodere su se stesso come fan gli americani". 

Brunetta si confessa: la sua paura, quella lite furiosa col Cav, le lacrime e l'errore più grande della sua vita...

Renato Brunetta: "Vi dico qual è stato l'errore più grande della mia vita"




Lui, che ha la fama del burbero, si mostra a cuore aperto e in casa del "nemico". Renato Brunetta si confessa al Fatto Quotidiano. Per prima cosa, premette: "Non dico mai sono felice, sempre quasi felice. Il mio appagamento esistenziale mi aspetta in futuro, un futuro che spingo ogni giorno più in là". L'azzurro, quindi, svela che la sua più grande paura è quella "di perdere la salute". Quindi un tuffo nell'infanzia, "a Campiello, vicino casa mia" dove da piccolo "disputavo partitelle di calcio infinite. Andavano oltre le 38 reti a 37. Il fischio lo davano i genitori che ci venivano a braccare". Sui genitori spiega: "Il padre era il dovere, la madre l'umanità".

Le liti col Cav - Poi, certo, si parla anche di politica. Della politica dopo la scissione Forza Italia-Ncd. E Brunetta spiega: "Io da capogruppo di Forza Italia gestisco 68 deputati, prima della scissione di Angelino Alfano erano molti di più. Rispondo a tutti e se non rispondo richiamo, anche di notte, all'una o alle due. Mia moglie mi comprende". Sui litigi con Silvio Berlusconi, spiega: "Io mi incazzo, tre volte mi sono incazzato davvero furiosamente con lui. Come quando mi impedì di partecipare alla conferenza stampa dopo la lettera della Banca centrale europea per non turbare uno che stava lì". E quell'"uno" è uno dei suoi più accesi rivali, Giulio Tremonti. Vi odiate?, chiede il Fatto. E Brunetta: "Preferisco non commentare. Ho tanti avversari che rispetto come Stefano Fassina, una persona onesta e competente. Non coltivo rancore a differenza di molti politici".

Dieci anni fa... - Su se stesso, spiega: "Sono laico e mangiapreti", "non ho mai messo piede in un oratorio, terribile imporre ai bambini la messa o il catechismo in cambio del gioco". Poi una confessione inaspettata: "Se piango? Molto. L'ultima volta mentre guardavo un film, era I ponti di Madison County. Lacrimavo come un vitello". Infine, quello che dice essere l'errore più grosso della sua vita: "Era un agosto di dieci anni fa a Venezia. Mio padre era caduto ed era in coma. (...) E io, accanto a mio padre morente, ho capito di aver sprecato tanto tempo. Il tempo senza vederci e senza parlarci. Prima di morire gli ho tenuto la mano e abbiamo cantato assieme. Anche se farfugliava, ci sembrava di intonare una bella canzone".

Dopo la porcata, ecco la "merdina" Calderoli: "Che boiata qusta riforma" E poi impallina la Boschi: "Vale zero..."

Roberto Calderoli: "La riforma è una merdina, la Boschi vale zero"




Fu il padre del Procellum, la riforma elettorale che senza peli sulla lingua definì "porcata". Oggi Roberto Calderoli è uno dei due relatori della riforma costituzionale passata in prima lettura a Palazzo Madama. Riforma che però non gli piace affatto. E dopo averla già definita "merdina", ribadisce il concetto al Fatto Quotidiano. "Vi assicuro - spiega Calderoli - che la riforma del Senato non piace nemmeno alla stragrande maggioranza dei senatori del Pd. All'inizio era una merda. Io l'ho fatta diventare una merdina". Ne segue che, dopo il Porcellum, Calderoli mette la firma anche sul "Merdinellum".

Boschi impallinata - Il leghista, nel dettaglio, spiega di averla migliorata perché "ho mantenuto le competenze specifiche delle Regioni, che altrimenti avrebbero fatto la fine delle Province. Ho rimesso i costi standard in Costituzione e sono riuscito a portare i sindaci senatori da 60 a 21". Quello che proprio non digerisce, però, è "la non elettività dei senatori" che "per dirla alla Fantozzi, è una boiata pazzesca". Per Calderoli, inoltre, "va ridotto anche il numero dei deputati". Il leghista, poi, si lascia andare a giudizi tutt'altro che lusinghieri su quella che è stata a lungo il suo primo interlocutore sulla riforma: "Non c'è mai stato un interlocutore all'altezza. Boschi zero. Ogni tanto Renzi. Alla fine si è fatto vivo Lotti". Insomma, una squadra di principianti, dove però la peggiore sembra Maria Elena. Quanto vale? "Zero", appunto.

domenica 24 agosto 2014

Berlusconi: "Renzi sta sbandando..." L'offerta del Cavaliere al premier

Silvio Berlusconi, l'offerta a Matteo Renzi sulla riforma della giustizia




Un Silvio Berlusconi dialogante. Disposto a collaborare, ancora, con Matteo Renzi. In particolare sulla riforma di cui si discute negli ultimi giorni, quella della giustizia, che al leader di Forza Italia, così com'è, non piace. Ma il Cavaliere vorrebbe dire sì, a patto però che vengano effettuate alcune modifiche. Secondo quanto riporta Il Messaggero, ai pochissimi che gli hanno potuto parlare nelle ultime ore, Berlusconi avrebbe spiegato: "Matteo è un ragazzo pieno di talento, che però sta sbandando. Non posso non dargli una mano". Dunque, sulla riforma della giustizia, spiega: "E' incompleta e piena di errori, ma è già qualcosa questa iniziativa di Renzi. Arriva dopo vent'anni di guerra assurda contro qualsiasi modifica che tutti ritengono e non da oggi necessaria nell'ordinamento. Non me la sento di stroncarla preventivamente. Non farei un buon servizio al Paese", chiosa.

Mani tese - Nel dettaglio, il leader di Forza Italia spiega che "se verranno apportate delle modifiche (alla riforma della giustizia, ndr), e noi le nostre proposte le abbiamo fatte e stiamo cominciando a farle presente al governo, potremmo pure dire di sì in Parlamento a questa riforma". La mano tesa del Cavaliere, però, si estende anche ad altri temi: "Possiamo aiutare Renzi su molte cose, anche sull'economia, e lo faremo con generosità e spirito di responsabilità. Non serve più dilaniarsi come inutilmente sì è fatto in passato". Nessuna possibilità, però, che gli azzurri entrino nel governo: "Macchè. Il nostro contributo - sottolinea Berlusconi - lo diamo da fuori". Resta il fatto, però, che "gli italiani si sono affidati a Renzi e io rispetto il volere degli italiani - avrebbe detto secondo Il Messaggero -. E' in gioco il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti e le polemiche della politichetta di piccolo cabotaggio non fanno bene a nessuno e non mi riguardano".



Trofeo Tim, il Milan di Inzaghi inguaia Allegri:Juventus k.o.

Trofeo Tim: Milan batte Juventus 1-0




Il Milan di Inzaghi mette k.o la Juventus di Massimiliano Allegri. Al Mapei Stadium va in scena la 14.ma edizione del Trofeo Tim. Juve, Milan e Sassuolo si sfidano in partite da 45 minuti. Ma il match più atteso è quello tra i rossoneri e i bianconeri. Un test importante per capire come Milan e Juve si presenteranno ai nastri di partenza del prossimo campionato, ormai alle porte. Il Milan parte subito bene. Al 20°  discesa sulla fascia sinistra da parte di De Sciglio, che crossa al centro e trova Honda: la conclusione del giapponese è deviata in angolo. Al 25° occasione per la Juve: Tevez, da due passi, non arriva sulla sfera per un soffio; poi Giovinco viene fermato in fuorigioco. Un minuto dopo Muntari spreca una buona chance, calciando malamente di sinistro dal limite dell'area. Al 29° Milan in vantaggio con Honda.  Il giapponese sfrutta un cross da sinistra di De Sciglio, ruba il tempo a Bonucci e Ogbonna e infila Storari di sinistro. Al 40° ancora Honda ci prova con un calcio di punizione dalla distanza, la conclusione termina di poco alta. Il match si chiude con la vittoria dei rossoneri che dopo la cessione di Mario Balotelli sembrano aver ritrovato l'entusiasmo giusto per far bene in campionato. 

Grida, spinte, insulti e minacce. Follia di Cassano negli spogliatoi Ecco cosa è successo a Parma...

Antonio Cassano, lite furibonda negli spogliatoi: il Parma lo vuole cacciare




Altra "Cassanata" e il mercato in uscita del Parma rischia di riaprirsi: Antonio Cassano litiga col gruppo, con l'allenatore Roberto Donadoni e persino con l'amministratore delegato, Pietro Leonardi aprendo le porte a una clamorosa (e impensabile fino a qualche ora fa) cessione. Secondo le voci che sono filtrate si è trattata di una "litigata furibonda", con grida, spintoni, minacce, insulti. La scintilla è scoccata in campo, durante l’allenamento, e il tentativo di placare gli animi di mister Donadoni è rimasto senza fortuna. Finita la sessione pomeridiana, infatti, il battibecco è proseguito negli spogliatoi dove sono volate parole grosse, e un buon ricarico di improperi, come detto, è caduto pure sull'ad Leonardi. Una multa, per Cassano, sembra ora la minima punizione possibile. Ma il litigio con l'ad potrebbe anche "costargli" la cessione. Insomma, il mercato del Parma potrebbe complicarsi. Nel frattempo, infatti, Fantantonio non è stato convocato per la prossima trasferta a Carpi, che sfiderà il Parma in amichevole. Urge ricucire in fretta o attivarsi con altrettanta urgenza: il calciomercato chiude fra una settimana.

Mino Raiola distrugge il suo assistito: "Balotelli? Vi dico io chi è davvero. E se fallisce pure al Liverpool, è finito"

Mino Raiola: "Mario Balotelli non è un leader. Per lui è l'ultima spiaggia"




Mario se n'è andato. Balotelli, ora, è un giocatore del Liverpool. "Ho ancora tante piccole cosa da sistemare, il contratto lo chiudo lunedì o martedì", spiega Carmine Raiola, detto Mino, al Corriere della Sera. Lui è il procuratore di Balotelli, nonché il procuratore più famoso e temuto d'Italia, e col quotidiano di via Solferino si presta a una lunga chiacchierata il cui tema principale è proprio il suo assistito, Mario. Con il quale non è affatto tenero.

L'autostima - Raiola, prima, fa un mezzo show: "Ditemi che sono grasso, butto, zotico, testa di c...o. Non me ne frega niente e non mi lamento: ho l'autostima, io!". Quindi qualche dettaglio sul ritorno in Inghilterra di Mario: "Non è vero che ho chiesto al Liverpool una percentuale esagerata. Con gli inglesi c'è una trattativa molto fluida, corretta, basata sui contenuti. Va avanti da tre mesi - svela -. Non è uno scoop. Il Liverpool è sempre stata l'unica squadra che ho trattato per Mario in Inghilterra". E ancora: "Tre giorni fa non c'era niente in ballo: si parlava del Liverpool ma non c'era un'offerta. Se tu mi chiedevi se c'è un'offerta, io rispondevo di no".

"Non doveva tornare" - Quindi Raiola spiega che "era arrivato il momento di divorziare dal Milan". Perché? "Una sensazione, un sentimento. Non c'è stato un fatto, un avvenimento, una litigata. Niente di niente. Non è vero che si sono incrinati i rapporti. Io sono sempre stato negativo sul ritorno di Mario in Italia: la pressione, le aspettative, la stampa... Giocare in Italia per lui è molto più pesante che all'estero. Ma aveva insistito Mario: dal City voleva andare al Milan". Ma con i rossoneri, non tutto è andato come previsto.

Ultime spiagge - Dunque, il procuratore inizia a bastonare. "Mario (col Milan, ndr) ha giocato bene 6-7 mesi, dando un apporto determinante per andare in Champions. Ma poi si è visto che non è pronto per essere un leader". Quindi aggiunge: "Ho cercato per lui una squadra dove può essere un elemento importante senza che gli chiedano di fare il leader. Il Liverpool ha Gerrard: lì Mario sarà protetto e potrà esprimersi al meglio. Ora - avverte - tocca a lui. Un altro flop non è consigliabile...". Liverpool è l'ultima spiaggia?, viene chiesto a Raiola. Tranchant la risposta: "Ad altissimo livello sì. O la va o la spacca...".