Visualizzazioni totali

martedì 22 luglio 2014

L'Espresso e quelle frasi "indiscrete" di Berlusconi su Lorenzin e altri due big di Ncd. Gossip sugli alfaniani

L'Espresso e quelle frasi di Berlusconi su Lupi, Lorenzin e Gaetano Quagliariello



Dopo l'assoluzione nel processo Ruby, Silvio Berlusconi prepara la riscossa. Il Cav vuole tornare in pista. Il piano per tornare a vincere prevede primarie a tutti i livelli e soprattutto una probabile reunion del centrodestra che includa tutte le forze dei moderati da Fratelli d'Italia a Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. La telefonata tra il Cav e il ministro degli Interni va in questa direzione, ma c'è un retroscena, raccontato da L'Espresso che può mettere in discussione il nuovo percorso di dialogo tra azzurri e Ncd. Secondo quanto racconta il settimanale  Berlusconi durante l'ultima cena per la raccolta fondi di Forza Italia alla Casina di Macchia Madama a Roma, avrebbe parlato di alcuni esponenti di Ncd tra cui il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il ministro dei trasporti Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello.

Le battute su Ncd - Secondo i rumors riportati da L'Espresso, il Cav non ha usato parole tenere. Il commento più duro è stato per Beatrice Lorenzin.  che secondo Berlusconi sarebbe diventata ministro della Salute perché vicina a qualcuno. Poi è stato il turno di Maurizio Lupi: "E' raccomandato da Enrico Letta". Infine una bordata anche per Gaetano Quagliariello: "E' troppo amico di Giorgio Napolitano...". Insomma Berlusconi non risparmia critiche ai suoi ex alleati. Lo strappo voluto da Alfano brucia ancora. E dopo l'assoluzione nel processo Ruby, Forza Italia e Ncd sono ad un bivio: tornare insieme o restare separati? Un dubbio che anima il dibattito in queste ore dentro i due partiti. Silvio e Angelino dovranno decidere in fretta cosa fare. L'alternativa a Renzi può e deve venire solo da un centrodestra unito. 

Tutti chiamano la Lega Nord (di nascosto)

Lega Nord, tutti chiamano Matteo Salvini (di nascosto)


di Matteo Pandini 



Non è caduto nel vuoto l’appello di Matteo Salvini. Domenica, al congresso padovano della Lega, il confermatissimo leader padano s’è rivolto ai potenziali alleati del centrodestra per chiedere di buttare giù un programma comune. A circa 24 ore di distanza le risposte non si sono fatte attendere. La più significativa è firmata Renato Brunetta, che s’è presentato ai microfoni per confermare la disponibilità a riedificare la coalizione: «Cerchiamo di trovare i contenuti, come giustamente chiede Salvini, che costituiscano una piattaforma solida per un’alleanza di tutto il centrodestra». In particolare, il capogruppo azzurro alla Camera snocciola alcuni punti che sono cucchiaiate di miele per il Carroccio. Oltre all’elezione diretta del presidente della Repubblica congiunta con l’architettura federalista, l’ex ministro propone la riforma fiscale, l’introduzione del reato di clandestinità e l’abrogazione della legge Fornero. «Benissimo» replica il capo lumbard «ma su lotta dura all’immigrazione ed euro nessun compromesso da parte della Lega».

Ancora più significative sono le chiamate e i messaggi che sono piombati nel cellulare di Salvini partendo dai telefonini dei colonnelli di Forza Italia, del Nuovo centrodestra e di Fratelli d'Italia. Né Silvio Berlusconi né Angelino Alfano hanno cercato direttamente il leader padano, che ieri pomeriggio ha staccato la spina per qualche ora, occupandosi della figlia Mirta. Ma nei prossimi giorni è probabile che col Cavaliere ci sia un contatto diretto, come spesso avvenuto anche nelle ultime settimane.

Attenzione però. Ieri, prima di sera, Salvini non aveva ancora risposto a tutti i potenziali alleati che pure l’avevano cercato. In via Bellerio pensano che, al di là delle buone intenzioni annunciate più o meno pubblicamente, debbano contare i fatti. «Finalmente siamo tornati centrali» ha spiegato ieri Salvini conversando con dei fedelissimi. Adesso sfoglia il calendario e aspetta al varco il resto del centrodestra. Sulla legge elettorale e le riforme, per esempio. E poi sull’immigrazione. Non immagina di aver buone notizie dal Nuovo centrodestra, in prima fila per difendere l’operazione Mare Nostrum orchestrata proprio dal ministro dell’Interno Alfano, ma il capo leghista auspica che i sindaci di Forza Italia si mettano di traverso per evitare di accogliere i circa «10mila profughi che a breve verranno smistati dalle prefetture». D’altronde Berlusconi «sostiene una riforma elettorale con Renzi che ci porta a livelli di democrazia della Turchia, a Bruxelles sta con la Merkel e difende l’euro e la Pascale fa la tessera dell’Arcigay. Di che cosa stiamo parlando?» sbotta Salvini. In più, è preoccupato per le condizioni di salute di Forza Italia. Dove teme ci sia in atto una violentissima battaglia tra correnti. E vuole evitare di restare coinvolto in qualche battaglia interna tra berlusconiani, dopo aver cercato di bloccare quelle in via Bellerio. «Prima si devono chiarire loro e poi ne parliamo» spiega un colonnello padano. Che aggiunge: «Possiamo permetterci di aspettare le mosse degli altri. Anche perché Salvini è un volto giovane e vincente, non sarebbe conveniente mandarlo a trattare con “vecchi” come Alfano o La Russa…». Da non dimenticare che il congresso di Padova è stata l’occasione per lanciare l’idea di una nuova protesta fiscale - da attuare il 14 novembre - per contestare Equitalia. Ultima annotazione. Salvini ha utilizzato il congresso per aggiornare lo statuto del partito - confermando la linea indipendentista sancita nel primo articolo - ma soprattutto per definire i ruoli futuri per prevenire polemiche: Luca Zaia ricandidato governatore, Flavio Tosi (o Giancarlo Giorgietti) pronto per le eventuali primarie di centrodestra, e lo stesso Salvini in pole per prendere il posto di Giuliano Pisapia a Milano.

LA LETTERA DI BERLUSCONI Silvio scrive a Ncd, Lega e FdI: "Stiamo insieme", ecco i punti

Centrodestra, Silvio Berlusconi scrive una lettera a Ncd, Lega e Fratelli d'Italia: "Torniamo insieme". Ecco i punti



Dopo la telefonata, una lettera e forse l'incontro, entro la settimana. Silvio Berlusconi lavora giorno e notte al progetto della "federazione" del centrodestra, una missione difficile ma non impossibile. Il Cavaliere ci crede: prima il colloquio telefonico con Angelino Alfano, affettuoso e in qualche modo "riparatore" dopo la fuoriuscita del suo ex Ncd, Lega Nord e Fratelli d'Italia-An. Il messaggio è chiaro: "Torniamo insieme". L'ex premier, sempre più nelle vesti di riunificatore sembra un marito alle prese con la moglie in fuga: tradito, magari, ma deciso a sotterrare l'ascia di guerra per "il bene dei moderati". 

Dibattito sui temi - Il riaggregatore Berlusconi ha già sentito nel weekend Pierferdinando Casini, Ignazio La Russa, Mario Mauro, tutti a loro modo disposti a discutere della federazione del centrodestra. Che sia "Casa delle Libertà" o "Partito popolare" è tutto da vedere, perché le ritrosie arrivano un po' da tutte le parti (anche dalla stessa Forza Italia). Per ora, dunque, meglio parlare di programmi e intese precise: tasse, lavoro e burocrazia per rilanciare l'economia, questioni su cui le distanze non sono insormontabili. 

I dubbi di Alfano - Più complicato, invece, stabilire orizzonti temporali. Berlusconi avrebbe tutto l'interesse a rimettere insieme i cocci il prima possibile, mentre è Alfano a frenare, un po' per orgoglio e un po' per esigenze politiche. Ncd non vuole uscire dal governo e il ministro degli Interni ribadisce sempre di voler "giocare la partita del 2018". Prima di allora, insomma, niente da fare. E in ogni caso il nuovo progetto "non può essere in chiave berlusconiana". Il Cavaliere, dal canto suo, ha assicurato di volersi riservare un ruolo più defilato, da "padre nobile" di Forza Italia e della futura federazione ma è chiaro che, almeno in una fase iniziale, il suo nome occuperà ancora molto spazio. Anche per questo Alfano sta cercando di rinviare la decisione. Starà alle colombe Lupi e De Girolamo trattare con Arcore e smussare i veti di Cicchitto e Schifani, che dentro Ncd sono tra i più fieri contestatori della reunion.

lunedì 21 luglio 2014

"Scusa che lavoro fai?" Terrore in tutta Italia: ora il Fisco...

I controlli del fisco: clima di terrore tra ristoratori e camerieri



Lavorare d'estate e fare i conti con gli 007 del fisco. Per molti italiani sarà un agosto caldo. In tanti hanno rinunciato alle ferie, soprattutto molti ragazzi per lavorare come stagionali in qualche struttura alberghiera o come colf. Ma adesso questi camerieri, receptionist o cuochi devono scontrarsi con le indagini dell'Agenzia delle Entrate che batte palmo a palmo le coste italiane a caccia di evasori. Una storia come questa la racconta il Giornale. Si tratta di alcuni controlli avvenuti in Sardegna a danno di alcuni camerieri che lavorano sull'isola durante la stagione estiva. 

La storia - "Due giovanotti in borghese e con borsello a tracolla si avvicinano ad una signora e chiedono: 'Che lavoro fai?'. 'La cameriera', risponde subito Josephine. 'Facci vedere il tuo contratto di lavoro'. Josephine non ha visto il celebre sketch di Verdone sul porto d'armi, se no avrebbe riso. Preoccupata e ovviamente senza contratto in tasca, può solo condurre i due signori, che poi sono due militari della Guardia di finanza, a casa del suo datore di lavoro. Cosa che ovviamente accade. Stessa richiesta, e stessa risposta. Alzi la mano chi, tra coloro che assaggiano questa zuppa, si porta in vacanza la documentazione di assunzione della propria colf". 

Le conseguenze - Il racconto che fa Nicola Porro lascia dietro di sé un'Italia nella morsa del Fisco che non lascia tregua nemmeno nel periodo estivo. Così mentre le fiamme gialle e gli 007 del Fisco indagano tra ombrelloni e tavoli dei ristoranti, i turisti scappano, chi ha una barca fugge via dalla Sardegna a  largo, liberandosi dai disturbi del Fisco che possono turbare una tranquilla estate attesa dopo un anno di lavoro. I contro

Alta tensione nel governo Sfuriata Renzi-Alfano: ecco perché Ipotesi rimpasto: chi rischia...

Governo, tensione Renzi-Alfano: ipotesi rimpasto



Alta tensione nel governo. Scintille tra Matteo Renzi e Angelino Alfano. Secondo le indiscrezioni raccontate da Dagospia, il rapporto tra il premier e il ministro degli Interni si sarebbe logorato nelle ultime settimane. A scatenare una vera e propria "sfuriata" tra i due è stato lo stop alla nomina di Federica Mogherini in Europa e l'assoluzione del Cav nel processo Ruby. Secondo i rumors del sito di Roberto D'Agostino dopo il vertice di Bruxelles con gli altri leader europei, Matteo Renzi avrebbe avuto un vivace scambio di opinioni con Angelino Alfano e Antonio Tajani. Secondo il premier entrambi avrebbero brigato per fermare la nomina della Mogherini alla Pesc. 

La sfuriata di Renzi - Tajani secondo Dagospia  si è mosso attraverso i contatti che gli derivano dall'essere stato commissario in un dicastero mediamente importante e ha lanciato ancora una volta la candidatura di Enrico Letta al posto della Mogherini. Ad Alfano invece il premier rimprovera di aver utilizzato i suoi canali all'interno del Ppe per bloccare la Mogherini e l'eventuale rimpasto di governo. E qui entra in campo l'assoluzione del Cav. Matteo Renzi ha saldato ancora di più il patto del Nazareno dopo il verdetto nel processo Ruby. Matteo e Silvio vanno avanti per la loro strada sul percorso delle riforme. 

Il rimpasto - Questo punto preoccupa Alfano che teme di finire nelle retrovie del governo. Intanto sempre secondo le indiscrezioni raccontate da Dagospia l'idea di un rimpasto non è tramontata. Renzi, qualora la Mogherini dovesse spuntarla in Europa, vorrebbe consegnare la Farnesina nelle mani di Alfano. Ma nel valzer di poltrone potrebbe saltare la testa di Maurizio Lupi, che come racconta Dagospia, "da tempo non parla col premier...". A rischio anche la poltrona all'Istruzione di Stefania Giannini come quella di Maria Carmela Lanzetta. L'unico a guadagnare qualcosa sarebbe Graziano Delrio che troverebbe un posto da ministro lasciando quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. 

Dopo l'assoluzione del Cav, Sgarbi si scatena: "Siete solo maniaci pericolosi, pazzi, vi condanneranno". Ecco con chi ce l'ha...

Ruby, Vittorio Sgarbi: "Boccassini e Bruti Liberati sono dei maniaci"



"Sono maniaci sessuali, loro sì che andavano condannati". Vittorio Sgarbi intervistato da Affaritaliani spara a zero sui magistrati e sui pm che volevano fregare Silvio Berlusconi dopo il processo Ruby. Il critico d'arte è una furia così si scatena sulle toghe: "La sentenza entra a gamba tesa perché riabilita un Berlusconi che era considerato un criminale pedofilo di ogni natura, ma non si capiva perché una telefonata dovesse essere considerata concussione. Una telefonata è una telefonata non è concussione, solo dei pazzi criminali che non possono fare i magistrati, ma andrebbero arrestati come Bruti Liberati, la Bocassini e Forno, loro sì maniaci sessuali pericolosi, possono averla considerata tale".

Fuoco sulla Boccassini - Sgarbi non si ferma, sistema il tiro e spara sulla Boccassini: "Abbiamo vissuto 3 anni di incubo in cui ogni respiro di Berlusconi diventava un crimine in virtù della visione della Bocassini, ma la Bocassini chi cazzo è?? Ma quale autorità morale deve avere, quale processo può fare su di un reato che non esiste, una così va presa e cacciata dalla magistratura con ignominia e le devono togliere anche la pensione, altro che buttare i miei soldi per andare a vedere con chi scopa Berlusconi...roba da pazzi".

Risarcimento - Infine l'ex sindaco di Salemi dà un consiglio al Cav per chiedere un risarcimento alla Boccassini: "Sei anni a uno perché risparmia cinque ore di questura a una ragazza? Roba da pazzi. La Bocassini lo sa ed è in perfetta malafede, dovrebbe avere una richiesta di danni miliardaria da parte Berlusconi e dovrebbe pagare per un errore gravissimo sul piano del suo lavoro. Per fortuna non sono presidente del CSM perché se no li prenderei e li rivolterei come calzini".

Bossetti, clamorosa svolta su Yara Nuovo test del Dna: ecco i risultati...

Yara, test del Dna sui peli trovati sui leggins: "Non sono di Bossetti"



Una svolta nell'inchiesta sul presunto assassino di Yara Gambirasio. Questa volta il test del Dna "scagiona" Massimo Bossetti, il principale indiziato per l'omicidio della ragazzina di Brembate. Su 200 tracce trovate sul corpo di Yara, nel campo di Chignolo d’Isola, ci sono soprattutto peli di animali o fibre inorganiche. Ma sono stati trovati anche alcuni peli umani. Era già trapelato che non appartenessero a Massimo Bossetti. Se non sono suoi, allora a chi appartengono? Sulla base dei dati scientifici raccolti fino ad ora non è dato saperlo.  

Il test - I profili genetici di queste tracce sono stati quindi confrontati solo con quelli delle 500 donne sottoposte al prelievo (la caccia alla mamma del killer), ma con esito negativo. Non possono invece essere confrontati con i 21.000 Dna (nucleari) prelevati nei tre anni e mezzo di indagini a una marea di persone, soprattutto gli intestatari dei cellulari che hanno agganciato le celle telefoniche di Brembate Sopra e di Chignolo d’Isola nei giorni del delitto. Il consulente della famiglia Gambirasio, il genetista forense Giorgio Portera, aveva insistito perché si analizzassero quelle tracce pilifere. Erano state trascurate perché si dava priorità a "Ignoto 1", il Dna altamente indiziario sui leggings e sugli slip di Yara.

Le tracce di Bossetti - Va tuttavia ricordato che su leggins di Yara sono state ritrovate macchie di sangue appartenenti proprio a Bossetti. Non solo. Secondo la trasmissione Segreti e delitti su Canale 5, quando venne ritrovato il cadavere di Yara, il cellulare di Bossetti agganciò la cella del Campo di Chignolo.