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martedì 24 giugno 2014

ALTA TENSIONE RENZI-GRILLO Bufera per Vespa e Floris: ecco perchè...

Rai, Fico: "Chiudiamo Porta a Porta", Anzaldi: "Vespa non si tocca"



La Rai è il pomo della discordia. La riforma di viale Mazzini e la spending review interna che vuole promuovere il governo Renzi rischia di far salire la tensione tra il Pd e il M5S. A far scoppiare una vera e propria bufera a colpi di botta e risposta è stato il presidente della Commisione di vigilanza, il grillino Roberto Fico. Durante il suo intervento a "Un giorno da Pecora", la trasmissione radiofonica di Radio2, Fico non ha usato mezze parole e ha messo nel mirino Bruno Vespa e il suo "Porta a Porta": "Fosse per me, andrebbe chiuso". Sul numero di serate che dovrebbe fare una
trasmissione come ’Porta a Portà, Fico si è detto convinto che "quella trasmissione vada totalmente rinnovata, da quanto tempo va avanti? Bisogna cercare di rinnovarla".

"Via Vespa" - E Vespa? "Vespa ha un contratto, non è nemmeno un dipendente Rai -ha aggiunto Fico- Dagli organi di stampa apprendiamo che ha un contratto milionario". Il presidente della Commissione Vigilanza ha dunque confermato: "Io chiuderei Porta a Porta e farei un altro tipo di trasmissione". Sul possibile conduttore di questa nuova trasmissione, Fico esclude la vecchia guardia, come ad esempio Giovanni Floris: "No -ha osservato Fico- ci sono tanti giovani bravi che potremmo far emergere". 

"Floris deve restare" - Ma, ha aggiunto: "Se Floris andasse a Mediaset sarebbe un danno per la Rai". Dopo aver ascoltato le parole di Fico, il Pd è insorto. Di fatto la line del grillino appare netta e decisa: fuori Vespa e dentro Floris. Il piano renziano invece va nella direzione opposta. Così c'ha pensato Michele Anzaldi, Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai in Rai a difendere Vespa: "Se venissero confermate, le dichiarazioni del presidente della Vigilanza Roberto Fico su conduttori e trasmissioni Rai sarebbero gravissime e non sarebbero accettabili per un presidente di garanzia eletto ad ampia maggioranza. È urgente una rettifica chiara". 

Furia Pd - "Non si capisce come -spiega Anzaldi- Fico si permetta di ordinare la chiusura di trasmissioni, il cambio di conduttori, la degradazione del lavoro giornalistico a vantaggio di quello dei comici. Non è accettabile che il presidente della commissione di Vigilanza pensi di poter indicare alla Rai il dettaglio dei palinsesti, addirittura con tanto di conduttori da cacciare, così come appare quantomeno sgradevole la classifica dei telegiornali. È opportuno che Fico smentisca le sue affermazioni". 

La Casta - Galan svela le balle di Boldrini e Grasso - Un deputato prende 18 mila euro al mese: ecco perchè...

La Casta - Galan svela le balle di Boldrini e Grasso - Un deputato prende 18 mila euro al mese: ecco perchè...

di Franco Bechis



L'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, difendendosi dalla richiesta di arresto della procura di Venezia a L'Aria che tira stasera, la trasmissione condotta da Myrta Merlino su La7, ha sollevato per la prima volta il velo sui veri stipendi di un parlamentare, facendo vedere rimborsi spesa e indennità extra erogategli dalla Camera dei deputati, e così mostrando la raffica di bugie fin qui raccontate da Laura Boldrini e Piero Grasso sulla riduzione dei costi della politica. Con documenti e versamenti bancari che gli erano utili a dimostrare di avere avuto il reddito necessario ad effettuare le spese che gli erano imputate, Galan ha mostrato il netto che da deputato prende ogni mese: oltre 18 mila euro. Di questi circa 5.200 euro netti sono lo stipendio base di un parlamentare. E solo questi moltiplicati per 12 nell'importo lordo (circa 10 mila euro al mese) vanno a costituire l'imponibile dichiarato al fisco. I restanti 13 mila euro netti al mese, che sommano le diarie fisse e variabili, il rimborso a forfait delle spese di ufficio, i rimborsi a forfait di spese telefoniche e di trasporto, sono stati messi in tasca per espressa dichiarazione di Galan ogni mese dal deputato e sono totalmente esentasse.

lunedì 23 giugno 2014

Cardito (Na): La Commissione di garanzia ha espulso all'unanimità due ex consiglieri del PD

Cardito (Na): La Commissione di garanzia ha espulso all'unanimità due ex consiglieri del PD

di Mario Setola 


Se così fosse, i Democrat locali perdono più del 50 % dei consensi 

Alla fine è arrivata l’espulsione per Nunziante Raucci e Francesco Castaldo. Un provvedimento preso direttamente dalla Commissione di Garanzia del PD napoletano che ha dichiarato non solo l’espulsione ma anche l’immediata cancellazione dall’anagrafe degli iscritti del Pd Provinciale Napoli, con contestuale decadenza degli stessi da qualsivoglia eventuale carica/incarico politico-partitico. La decisione è stata presa all’unanimità, segno che nessuno dei componenti ha provato a difendere i due. D’altronde anche il Segretario Provinciale Venanzio Carpentieri era stato piuttosto chiaro quando, dal palco dell’ex Sindaco Giuseppe Cirillo, disse in maniera chiara che Raucci e Castaldo non avrebbero più fatto parte del suo stesso partito. Una “promessa” mantenuta nonostante su altri palchi c’era chi era convinto che un provvedimento del genere non sarebbe mai stato preso, anche in virtù di presunti rapporti diretti con Renzi. E invece Giuseppe Cirillo vince la battaglia, la prima da quando non è più Sindaco. L’ultimo coordinamento del PD tenutosi ieri ha confermato la linea del Sindaco Cirillo e del Segretario Orabona. Nonostante qualcuno paventava l’ipotesi di un congresso, la stragrande maggioranza ha respinto l’idea e ha scelto di non perdersi in ulteriori guerre fratricide bensì di rilanciare l’attività del partito con una conferenza programmatica con la quale il PD chiarirà i suoi obiettivi e gli impegni che assumerà per tornare a governare la città. All’unanimità è stata riconfermata piena fiducia al segretario Orabona, al quale è stato affidato un mandato preciso: aprire un tavolo politico con tutti i partiti e movimenti vittime di questo scioglimento anticipato. Ora si attendono le repliche e le contromisure del gruppo “arlacchiano” legato al sindaco più longevo della storia di Cardito, Giuseppe Barra, forte di un indiscusso valore elettorale ed una credibilità di gran lunga superiore rispetto ai nuovi, fallimentari governanti. Lo hanno confermato le ultime elezioni europee che hanno, qualora ce ne fosse ancora bisogno che il gruppo di Barra, Castaldo, Raucci e tantissimi altri aderenti, rappresentano la forza elettorale numero uno in città. Chi lo sa se questo gli “espellenti” lo sapevano. Chi lo sa se gli “espellenti” sapevano che mai i due consiglieri comunali, da sempre all’opposizione, sono stati coinvolti per cercare di trovare un’intesa e tentare di governare, ma realmente non com’è stato fatto, la città.  “faremo ricorso” il commento a caldo dei due protagonisti. 

Cardito (Na): L'atleta Auriemma: "Un'emozione correre per le strade di Afragola"

Cardito (Na): L'atleta Auriemma: "Un'emozione correre per le strade di Afragola"

di Mario Setola



Cardito – “Un’emozione correre per le strade di Afragola”, così l’atleta Luigi Auriemma della Podistica Cardito commenta la IV edizione della manifestazione podistica “Corri Afragola per la pace”. “Un’organizzazione perfetta. Mimmo Errichiello è riuscito a coniugare – commenta Luigi Auriemma – spettacolo ed entusiasmo”. Il team carditese, capitanato da Luigi Auriemma, ha partecipato alla manifestazione podistica organizzata dalla New Atletica Afragola raggiungendo un’ottima prestazione. Ai nastri di partenza il team carditese – Luigi Auriemma, Raffaele Paribello, Crescenzo Barra, Arcangelo De Bellis, Luigi Vittorioso, Antonio La Mura, Ferdinando Falco, Mario Belgiorno , Grillà  Francesco  – ha entusiasmato l’ala di folla ai bordi della strada durante la gara. “Iniziare la gara – spiega Luigi Auriemma – sulle note dell’Inno di Mameli è stata una gioia indescrivibile, la macchina organizzativa dell’evento podistico è stata perfetta. L’appuntamento è al prossimo anno sulle strade di Afragola per regale nuove emozioni agli atleti”. La società carditese è pronta per organizzare anche a Cardito una gara podistica per ravvivare la comunità carditese. 

La soffiata di Aldo Grasso su Giovanni Floris: "Qualcuno pensa che sia..."

Aldo Grasso: "Giovanni Floris? Qualcuno pensa che sia il neo Bruno Vespa"



Il suo articolo sulla prima del Corsera, Aldo Grasso lo dedica a Giovanni Floris. Ai "suoi dolori". "Firma o non firma? E' vero che lascia la Rai per Mediaset? Rinuncia a qualche euro pur di tenersi Ballarò?". Quindi il critico tratteggia il ritratto di Floris: "Giova, come lo chiama Crozza, è rappresentato dall'agente tv Beppe Caschetto ('il Lucio Presta della sinistra'): chiede più spazio per sé e un compenso più alto rispetto a quanto guadagna (oltre mezzo milione)". Quindi Grasso continua ricordando che "Giovanni Alè Floris di dolori professionali, finora, ne ha conosciuti ben pochi. Rapida e luminosa carriera in Rai, corrispondente radiofonico da New York durante l'11 settembre, conduzione in prima serata di un talk, Ballarò, la creatura del suo amico direttore Paolo Ruffini, e poi libri, saggi". Floris ha un motto: "Mi preparo molto e miro a un obiettivo. E in genere riesco a portarlo a casa". Un motto che in qualche modo la avvicina a un altro decano della Rai. E a completare il parallelismo ci pensa proprio Aldo Grasso: "Qualcuno pensa sia il neo Vespa", inteso come Bruno. E' potente, Floris, molto potente. Eppure potrebbe andarsene da Viale Mazzini. Il critico del Corsera conclude: "Ha firmato, non ha firmato? Il più grande floriscultore è stato l'ex direttore di Raitre Ruffini, che ora dirige Tv2000. Giova conduttore unico delle coscienze della Tv dei Vescovi?". Staremo a vedere.

Socci ai preti "rossi": la Chiesa pauperista rinunci all'otto per mille

Socci: la Chiesa pauperista rinunci all'8 per mille

di Antonio Socci



Il segretario della Cei Galantino afferma che la Chiesa non ha bisogno di privilegi. Allora, agisca di conseguenza



La Chiesa vuole essere "più povera di beni terreni e più ricca di virtù evangeliche, non ha bisogno di protezioni, di garanzie e di sicurezze".  Ce lo ripete in ogni modo e anche ieri lo ha ridetto monsignor Galantino, "inventato" da Bergoglio come nuovo Segretario generale della Cei per commissariare e punire il cardinal Bagnasco ("reo" di non aver appoggiato il prelato argentino in Conclave). Dunque - se le parole hanno un senso - la Chiesa non gradisce più i fondi dell’otto per mille. In un’altra circostanza Galantino aveva tuonato: "Ma cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo di una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi)".

Si sa che era il mondo laico di sinistra a definire "privilegi" della Chiesa l’otto per mille, l’esenzione dall’Ici e la scuola libera (che fra l’altro fa risparmiare un sacco di soldi allo Stato). Ora, a nome della Cei, lo fa anche Galantino, che brama di essere applaudito da quell’opinione pubblica "scalfariana". A questo punto perché dargli il dispiacere di inondare la Chiesa italiana di milioni di euro? Bisognerà accontentarlo, sia pure a malincuore per i problemi che ne verranno a tanti bravi sacerdoti i quali svolgono, eroicamente, una missione bella e grande (e per tante opere di carità che potranno chiudere lasciando allo Stato l’incombenza di dover soccorrere chi ha bisogno). È giusto esaudire l’ardente desiderio di povertà di Galantino e compagni che detestano i "privilegi" e i soldi alla Chiesa. Anche se certi proclami sarebbero più credibili se - oltre alle parole - il Segretario della Cei fosse coerente e proponesse proprio la cancellazione dell’otto per mille. Se non devolveremo l’otto per mille quei fondi se li terrà lo Stato e magari si eviterà qualche tassa (come diceva Ezio Greggio: "L’otto per mille? No, no. Lotto per me stesso ed è già molto dura").  La Cei una volta diventata povera dovrà tagliare. Anche la sua Tv2000 (struttura che ha i suoi costi), il quotidiano “Avvenire” e l’agenzia Sir (427 fra giornalisti, tecnici e amministrativi).

Chi comanda - Però questo Galantino non deve averlo capito, perché, a proposito dei media, nei giorni scorsi ha convocato i diversi direttori informandoli che lui stesso farà «un piano editoriale» per rendere tutti questi media come un sol uomo, sotto la sua guida sapiente. Vuole comandare lui. Su tutti. Del resto Galantino ha appena chiamato alla direzione di Tv2000 quel Paolo Ruffini che è stato direttore delle reti televisive che più hanno fatto soffrire i cattolici. Era lui, per fare un solo esempio, il direttore di Rai 3 che realizzò con Fazio e Saviano «Vieni via con me», programma contro cui - per la sua unilateralità - polemizzarono a lungo “Avvenire” e i cattolici. Con la scelta di Ruffini, Galantino chiama l’applauso del mondo laico e del pensiero dominante. Cosa che va di pari passo con la sua ricerca smaniosa di microfoni e telecamere.

È voluto andare perfino a Ballarò dove la sua loquace vanità faceva venire in mente la battuta di Sacha Guitry: "Ci sono persone che parlano, parlano...finché non trovano qualcosa da dire". Il suo problema è la ricerca dell’applauso ad ogni costo. Siccome l’applauso del mondo arriva solo quando si dicono cose conformi alla cultura egemone, ecco che si rende necessario il "riportino" ideologico. Galantino lo fa spesso. Anche ieri. Nella smania di attaccare quei cattolici militanti che invece lui dovrebbe difendere e rappresentare, con l’intervista al “Regno”, anticipata da alcuni giornali, ha messo ancora una volta in soffitta la battaglia sui "principi non negoziabili" che pure sono magistero ufficiale della Chiesa. E ha bocciato "certe adunate" del tempo di Wojtyla, Ruini e Ratzinger.

Galantinate - Poi ha rincarato la dose mettendo in guardia dai valori che "diventano ideologia" (senza spiegare che significa). Ha evocato a sproposito l’episodio di Pietro che sguaina la spada in difesa del Maestro e ha aggiunto una considerazione sconcertante: "Devo confessare che mi lasciano perplesso gli atteggiamenti di violenza anche verbale con i quali si difendono i valori". Violenza? Dalla sintesi che ne ha fatto “Avvenire” non si capisce a cosa si riferisca e a occhio e croce pare l’ennesima "galantinata".  Pur essendo nel contesto della sua polemica contro i principi non negoziabili, sembra inverosimile che possa riferirsi ai cattolici, perché non esistono gruppi cattolici che pratichino la violenza. Anzi, in genere subiscono l’intolleranza altrui e Galantino si guarda bene dal protestare per questo. Del resto non dice nemmeno una parola sui tentativi in corso da sinistra di proibire la libertà di espressione sulle nozze gay con una legge liberticida.

Di recente Galantino ha proclamato che nella Chiesa si deve voltare pagina e si deve parlare "senza tabù di preti sposati, eucaristia ai divorziati e di omosessualità". Poi ha voluto strafare e se n’è uscito con questa desolante dichiarazione: "In passato ci siamo concentrati esclusivamente sul no all’aborto e all’eutanasia. Non può essere così, in mezzo c’è l’esistenza che si sviluppa. Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l’interruzione della gravidanza". A parte la spensierata liquidazione di anni di magistero della Chiesa, ha profondamente ferito quella sprezzante considerazione sui "visi inespressivi" di coloro che recitano il rosario per le donne e i bambini (Galantino si è mai guardato allo specchio? Si sente un Rodolfo Valentino?). Con quelle parole il Segretario della Cei ha immotivatamente ferito il grande "popolo della vita" suscitato dal magistero di Giovanni Paolo II e dall’esempio di santi come Madre Teresa di Calcutta.

C’è stata un’ondata di indignazione. Non solo perché non si è mai visto un vescovo che sbeffeggia dei cattolici che pregano, non solo perché a quelle preghiere - in Italia iniziate da una personalità come don Oreste Benzi - talora partecipano gli stessi vescovi. Ma anche perché a volte a organizzare questi momenti di preghiera sono donne che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma dell’aborto. Qualcuna di loro ha risposto a Galantino con parole commoventi. Ma il vescovo di Cassano Jonico - ormai abbonato alle gaffe - non ha ritenuto di scusarsi. Anzi, la settimana scorsa ha lanciato nella sua diocesi un’altra sua pensata: «Vogliamo chiedere scusa ai non credenti perché tante volte il modo in cui viviamo la nostra esperienza religiosa ignora completamente le sensibilità dei non credenti, per cui facciamo e diciamo cose che molto spesso non li raggiungono, anzi li infastidiscono».

Più bravo di Gesù... - Con ciò Galantino intendeva mostrarsi più bravo di Gesù stesso che non risulta si sia scusato con il mondo per essere venuto a svegliarlo, per essere venuto a «disturbare» i peccatori. Anzi lo ha rivendicato: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!» (Matteo 10,34). In effetti Gesù di disturbo ne deve aver creato parecchio se si sono così infuriati da farlo fuori in modo bestiale. Poi nei secoli altri hanno continuato a uccidere martiri, fino ad oggi. Ma al "combattimento" cristiano Galantino non è interessato, né ai martiri cristiani. Con tutto il gran parlare del nostro mondo clericale, mai una volta che - in queste settimane - si sia sentito citare pubblicamente il caso di Meriam, la giovane madre incinta che è detenuta in catene in Sudan ed è stata condannata a 100 frustate e all’impiccagione perché è cristiana e perché ha sposato un cristiano. Per queste cose Galantino non s’indigna.  Però testimonianze immense come quelle di Meriam o di Asia Bibi resteranno nell’eternità. Mentre le sue "galantinate" alle dodici del mattino hanno già incartato l’insalata ai mercati generali. Come diceva Chesterton, "non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo".


domenica 22 giugno 2014

Disfida comunista, tutti contro Vendola: infierisce pure la direttrice del manifesto "Nichi, vai a casa. Magari ci fosse uno..."

Norma Rangeri: "Nichi Vendola deve fare un passo indietro. Magari ci fosse Tsipras"



Nella disfida comunista entra a gamba tesa Norma Rangeri, la direttrice de il manifesto, che in verità, sulla possibile auto-disintegrazione di Sel, si era dimostrata piuttosto profetica. Affermò infatti che il balletto europeo di Barbara Spinelli ("Rinuncio al seggio e mando in Europa un giovane", "Anzi no") avrebbe "prodotto un forte contraccolpo sul partito e si rischia l'effetto domino". Che sia colpa della Spinelli o che sia "merito" di Matteo Renzi, di sicuro c'è che questo contraccolpo con tanto di effetto domino si è fatto sentire, eccome. Sinistra e Libertà si è liquefatta, ed un gruppo capeggiato da Fava e Migliore abbandona il partito, direzione Pd.

"Contropartite?" - Secondo la Rangeri, intervistata dal Corriere della Sera, "chiaramente quel 40 e passa per cento di Renzi (alle Europee, ndr) ha un'enorme forza di attrazione. E' un richiamo di sirena, non soltanto per Scelta civica, ma anche per la sinistra. E soprattutto per il partito di Sel, che si è sempre posto come sinistra di governo". La direttrice de il manifesto sospetta che i vari Migliore e Fava possano anche aver agito in base a qualche promessa, a qualche garanzia. "Immagino che ci sarà una contropartita - spiega -. L'anno prossimo ci saranno Regionali, Amministrative e sembra di capire che la rappresentanza ministeriale del Ncd potrebbe essere ridotta. E se si è sulla scia del vincitore...".

Passi indietro - Poi però - dopo una battuta sulla lista Tsipras, il cui risultato "non è poco", e una sul Pd di Renzi che "mi ricorda un po' l'idea di Veltroni" - la Rangeri punta il mirino su Nichi Vendola. "Ha fondato Sel, ha sempre avuto un ruolo importantissimo. Però, indubbiamente, la sua immagine è usurata. La sinistra deve guardare alle nuove generazioni, penso che Vendola ne sia consapevole". La direttrice comunista, dunque, chiede al comunista Nichi di farsi da parte. E gli ricorda: "Il vero Tsipras, cioè Alexis, ha vinto in Grecia perché sono anni che il suo partito si muove nei quartieri, tra la gente. In Italia non lo fa più nessuno. Ecco, la sinistra deve abbandonare le operazioni a tavolino e tornare lì dove c'è bisogno di noi, fare attività sociale vera, essere riconosciuti".