Mara Carfagna, Forza Italia: "Si è chiusa una stagione, servono dirigenti credibili"
Intervista di Paolo Emilio Russo
«Nel centrodestra ci sono ferite aperte che andranno curate. La consultazione degli elettori potrebbe essere una buona medicina». L’Ufficio di Presidenza di Forza Italia è durato a lungo, a tratti duro. Mara Carfagna, portavoce dei deputati azzurri, già ministro per le Pari Opportunità, non esce però demotivata: «Ripartiamo col piede giusto: torneremo rapidamente a vincere».
Onorevole Carfagna, Forza Italia è andata male.
«È successa una cosa tutt’altro che irrilevante: si è chiusa una stagione, durata molti anni, caratterizzata dall'incapacità del centrosinistra di vincere le elezioni».
Sta dicendo che finalmente avete un avversario?
«Esattamente. E ciò comporta che anche nel centrodestra e innanzitutto dentro Forza Italia vi debba essere una assunzione generalizzata di responsabilità. Dobbiamo tutti entrare nell'ottica che non è più scontato vincere, che bisogna andare a riprendersi i voti uno ad uno: servono idee, programmi e una classe dirigente credibili e non perdere tempo in cose di piccolo cabotaggio».
Tipo farvi la guerra tra dirigenti del Nord e dirigenti del Sud?
«È una guerra che mai c’è stata e mai ci sarà».
Ora vi aspetta una nuova «traversata nel deserto»?
«Meno lunga di quanto si pensi: non è andata bene, ma non dappertutto e il centrodestra non è scomparso né è finito cannibalizzato, come spera o sostiene qualcuno. Inutile le che ricordi cosa hanno fatto al leader del centrodestra, che ha condotto una campagna elettorale coraggiosa nostante i Servizi sociali per una condanna ingiusta…».
Ma in un partito dovrebbe esserci anche dell'altro oltre al leader, no?
«È il tema all’ordine del giorno: concordiamo tutti sulla necessità di costruire una nuova classe dirigente all’altezza del suo leader e di valorizzare quella che c’è e funziona».
La soluzione a tutti i problemi sono le primarie?
«Non so come le chiameremo. Ma penso che non si debba avere paura della gente: i nostri militanti vanno resi protagonisti e, attraverso una consultazione costante, lo saranno ancora di più. Abbiamo un leader, Silvio Berlusconi, ma da lui in giù a scegliere ogni singolo ruolo saranno iscritti ed elettori, cui chiederemo di esprimersi».
Invidiate Matteo Renzi al Pd, dica la verità.
«No. Non abbiamo alcun complesso di inferiorità nei confronti del Pd o del suo leader. Il centrodestra può esprimere personalità dello stesso spessore, se non migliori. A Berlusconi va dato merito di avere costruito una classe dirigente a cui ha affidato responsabilità importanti, che ha maturato esperienza istituzionale e radicamento sul territorio: si tratta di valorizzarla e, allo stesso tempo, aprire le porte a forze nuove, energie fresche».
Renzi ha portato due milioni di voti al Pd: come pensate di batterlo?
«La sfida politica è innanzitutto sulle idee e sui programmi. È vera redistribuzione dare 80 euro presi ad alcuni e messi in busta paga soltanto a lavoratori dipendenti dentro una certa fascia di reddito? Io penso proprio di no. I tagli sono soltanto quelli spot di quattro auto blu vendute sotto costo all’asta? Io penso di no. Il problema drammatico del lavoro lo si risolve multando le aziende che non assumono a tempo intederminato, facendo così aumentare il costo del lavoro e diminuire di conseguenza i posti? Io penso di no. Serve meno Stato, meno tasse, meno burocrazia. Vinciamo con le idee».
Forza Italia sembra voler riallacciare i rapporti con la Lega: quando verrà il tempo di Ncd e Fdi?
«I moderati divisi perdono e non se lo meritano. Ci sono ferite aperte, frutto anche di attacchi personali ingiustificati e di irriconoscenza, ferite che andranno curate: servirà tempo, ma se non vogliamo consegnare il Paese al Pd dovremo guardarci in faccia».
Il Cavaliere vuole primarie di coalizione: si immagina un solo candidato Fi?
«Uno o più d’uno poco importa. Spero ce ne saranno tanti e...che vinca il migliore».