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venerdì 30 maggio 2014

Mara Carfagna, Forza Italia: "Si è chiusa una stagione, servono dirigenti credibili"

Mara Carfagna, Forza Italia: "Si è chiusa una stagione, servono dirigenti credibili"


Intervista di Paolo Emilio Russo



«Nel centrodestra ci sono ferite aperte che andranno curate. La consultazione degli elettori potrebbe essere una buona medicina». L’Ufficio di Presidenza di Forza Italia è durato a lungo, a tratti duro. Mara Carfagna, portavoce dei deputati azzurri, già ministro per le Pari Opportunità, non esce però demotivata: «Ripartiamo col piede giusto: torneremo rapidamente a vincere».

Onorevole Carfagna, Forza Italia è andata male. 
«È successa una cosa tutt’altro che irrilevante: si è chiusa una stagione, durata molti anni, caratterizzata dall'incapacità del centrosinistra di vincere le elezioni».

Sta dicendo che finalmente avete un avversario?
«Esattamente. E ciò comporta che anche nel centrodestra e innanzitutto dentro Forza Italia vi debba essere una assunzione generalizzata di responsabilità. Dobbiamo tutti entrare nell'ottica che non è più scontato vincere, che bisogna andare a riprendersi i voti uno ad uno: servono idee, programmi e una classe dirigente credibili e non perdere tempo in cose di piccolo cabotaggio».

Tipo farvi la guerra tra dirigenti del Nord e dirigenti del Sud? 
«È una guerra che mai c’è stata e mai ci sarà».

Ora vi aspetta una nuova «traversata nel deserto»?
«Meno lunga di quanto si pensi: non è andata bene, ma non dappertutto e il centrodestra non è scomparso né è finito cannibalizzato, come spera o sostiene qualcuno. Inutile le che ricordi cosa hanno fatto al leader del centrodestra, che ha condotto una campagna elettorale coraggiosa nostante i Servizi sociali per una condanna ingiusta…».

Ma in un partito dovrebbe esserci anche dell'altro oltre al leader, no?
«È il tema all’ordine del giorno: concordiamo tutti sulla necessità di costruire una nuova classe dirigente all’altezza del suo leader e di valorizzare quella che c’è e funziona».

La soluzione a tutti i problemi sono le primarie?
«Non so come le chiameremo. Ma penso che non si debba avere paura della gente: i nostri militanti vanno resi protagonisti e, attraverso una consultazione costante, lo saranno ancora di più. Abbiamo un leader, Silvio Berlusconi, ma da lui in giù a scegliere ogni singolo ruolo saranno iscritti ed elettori, cui chiederemo di esprimersi».

Invidiate Matteo Renzi al Pd, dica la verità. 
«No. Non abbiamo alcun complesso di inferiorità nei confronti del Pd o del suo leader. Il centrodestra può esprimere personalità dello stesso spessore, se non migliori. A Berlusconi va dato merito di avere costruito una classe dirigente a cui ha affidato responsabilità importanti, che ha maturato esperienza istituzionale e radicamento sul territorio: si tratta di valorizzarla e, allo stesso tempo, aprire le porte a forze nuove, energie fresche».

Renzi ha portato due milioni di voti al Pd: come pensate di batterlo?
«La sfida politica è innanzitutto sulle idee e sui programmi. È vera redistribuzione dare 80 euro presi ad alcuni e messi in busta paga soltanto a lavoratori dipendenti dentro una certa fascia di reddito? Io penso proprio di no. I tagli sono soltanto quelli spot di quattro auto blu vendute sotto costo all’asta? Io penso di no. Il problema drammatico del lavoro lo si risolve multando le aziende che non assumono a tempo intederminato, facendo così aumentare il costo del lavoro e diminuire di conseguenza i posti? Io penso di no. Serve meno Stato, meno tasse, meno burocrazia. Vinciamo con le idee».

Forza Italia sembra voler riallacciare i rapporti con la Lega: quando verrà il tempo di Ncd e Fdi? 
«I moderati divisi perdono e non se lo meritano. Ci sono ferite aperte, frutto anche di attacchi personali ingiustificati e di irriconoscenza, ferite che andranno curate: servirà tempo, ma se non vogliamo consegnare il Paese al Pd dovremo guardarci in faccia».

Il Cavaliere vuole primarie di coalizione: si immagina un solo candidato Fi? 
«Uno o più d’uno poco importa. Spero ce ne saranno tanti e...che vinca il migliore».




giovedì 29 maggio 2014

Primato per il Notiziario sul web e google+, posizionato tra i primi 10 blog nazionali con più di un milione di visualizzazioni

L'Amministratore, Gaetano Daniele: "Grazie per i 480 mila click e le 660 mila visualizzazioni. I vostri click sono la forza che alimenta le mie idee, il successo de il Notiziario sul web e google+ è dovuto a voi lettori, grazie di cuore"

di Massimo Veronesi


Gaetano Daniele
Amministratore de il Notiziario sul web
Un grande successo. Un trionfo. il Notiziario sul web di "blogger" raggiunge i 480 mila click e le 660 mila visualizzazioni con google+ in meno di 6 mesi di attività. Un grandissimo successo targato Gaetano Daniele. Questo il commento a freddo dell'Amministratore del blog, Gaetano Daniele, già direttore editoriale de Il Fatto e il Notiziario: "Un grazie di cuore a tutti i lettori de il Notiziario sul web e Google+, grazie ancora per i 480 mila click e le 660 mila visualizzazioni su google+ in meno di 6 mesi di attività. I vostri click - continua Gaetano Daniele - sono la forza che alimenta le mie idee, l'enorme successo de il Notiziario sul web e Google+ è dovuto soprattutto ai lettori che, giorno dopo giorno si affidano al Notiziario sul web per informarsi di fatti che vanno dalla politica allo sport, dalla cronaca al gossip. Un sentito ringraziamento va principalmente ai tantissimi collaboratori de il Notiziario che con la loro passione contribuiscono ad arricchire con notizie il blog". 

Rissa Pentastellati. M5s, Grillo: "Mi attaccano i miracolati della politica"

Rissa Pentastellati. M5s, Grillo: "Mi attaccano i miracolati della politica"



La sconfitta brucia ancora. Ma Beppe Grillo ora esce allo scoperto e fa marcia indietro dopo il Maalox e nega sul suo blog la sconfitta. "Il M5S è qui per restare. Il MoVimento 5 Stelle si conferma l’unica seria alternativa alla politica dei vecchi partiti. Continuerà ad assicurare il proprio impegno per il cambiamento del Paese e la costruzione di un futuro migliore per le nuove generazioni". 

"Non ho perso" - "La nostra affermazione, anche se non possiamo nascondere che volevamo arrivare prima del Pd, è stata trasformata in una sconfitta storica, una Caporetto, una Waterloo. Ma quanto vino (scadente) bevono prima di scrivere? Il M5s è qui per restare e per contare in Europa". Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo in un post dal titolo 'Non vi resta che piangere'. Poi rivendica il risultato alle urne: "Siamo la prima forza di opposizione in Italia (l'unica in realtà dopo decenni) - aggiunge Grillo - in attesa di diventare forza di governo. La maggioranza relativa degli italiani che hanno tra 18 e 29 anni vota M5s. È solo una questione di tempo. Poi tutto cambierà e ai partiti e ai loro media asserviti non resterà che piangere". 

Regolamento di conti - Poi Beppe comincia a regolare i conti con la froda interna (sempre più numerosa) che vuole la sua testa. Il capofila è il deputato Tommaso Currò che ha affermato: "La sua linea di sfascio e insulti è stata sconfitta nelle urne. Di fronte alle proposte di riforma avanzate da Renzi in vari settori, il nostro atteggiamento di chiusura totale e di insulto è stato percepito come poco utile al cambiamento del Paese". E poi attacca: "Alcuni di noi nei mesi scorsi hanno provato a dire queste cose, ma sono stati silenziati, isolati, offesi, derisi, espulsi. C'è stata una cerchia ristretta di fedelissimi, un clan, che dava sempre ragione al Capo a prescindere, forse anche per tornaconti personali. Solo un Dio non sbaglia mai, e Grillo non lo è. Ma lui non ha mai voluto ascoltare le voci di chi chiedeva più pacatezza. Ora Casaleggio dice che bisogna sorridere di più e abbassare i toni. Ma non scherziamo. È arrivato il momento che anche lui si assuma le sue responsabilità. Se è coerente si deve dimettere, non si può usare l'arma della coerenza solo quando si deve espellere qualcuno". Al vetriolo la risposta di Grillo, che alza ancora i toni, parlando di dimissioni chieste "senza specificare peraltro da quale carica da miracolati della politica usciti allo scoperto". 

Riforma del catasto, stangata in arrivo

Riforma del catasto, stangata in arrivo

di Francesco De Dominicis 




Circa 62 milioni di immobili che oggi, per lo Stato, valgono 36 miliardi di euro. Stiamo parlando delle case degli italiani (imprese e famiglie) che a stretto giro saranno passate ai raggi X dal fisco per una delle operazioni più attese e complesse della storia italiana. E quella cifra potrebbe crescere sensibilmente, con tutto quello che ne consegue sul versante delle tasse (in più) da pagare. Entra infatti nel vivo a giorni la «riforma del catasto» che sulla carta è a «costo zero», nel senso che non aumenterà il gettito complessivo, ma nel cambio degli equilibri (prelievo maggiore per alcuni immobili, in calo per altri) qualcuno potrebbe essere vittima di fregature.

Fatto sta che manca davvero poco. Il velo sta per essere alzato. L’agenzia delle Entrate e il governo metteranno nero su bianco il provvedimento (un decreto attuativo della legge delega approvata dal Parlamento) col quale saranno formalmente create le commissioni censuarie incaricate di elaborare l'algoritmo necessario, appunto, alla revisione delle rendite catastali. Nel dare l’annuncio, il numero uno del Catasto italiano, Gabriella Alemanno, ieri ha spiegato che l’operazione potrebbe durare fino a 5 anni: vanno censiti, come accennato, milioni di immobili, 1,8 milioni dei quali definiti «speciali» (uffici pubblici, capannoni industriali, conventi) e per questi non si ricorrerà all’algoritmo, ma saranno necessarie stime dirette. Dei 36 miliardi complessivi, 24 miliardi riguardano il patrimonio immobiliare ordinario mentre 12 miliardi si riferiscono quello speciale.

L’obiettivo è stoppare i furbetti del mattone, a esempio i proprietari di case popolari nei centri storici delle grandi città. Tutto questo con un meccanismo che porterà alla determinazione della rendita grazia a una formula matematica che metterà in relazione tutte le caratteristiche dell’immobile, dal valore di mercato alla posizione. Le manovre saranno coordinate dall’amministrazione finanziaria, ma nelle commissioni entreranno le associazioni dei consumatori e, soprattutto, Confedilizia (associazione che tutela i proprietari di casa) che avrà il compito, tra altro, di vigilare sulla definizione degli algoritmi e, laddove ci saranno squilibri, potrà «impugnare valori patrimoniali e rendite». Il rischio per famiglie e imprese è una colossale stangata. E gli ingredienti sono pronti: tra tasi, imu e nuovo catasto il mix fiscale può diventare esplosivo.

C’è un altro aspetto su cui si interrogano gli addetti ai lavori. La riforma si sovrappone alla rivalutazione catastale che in alcune grandi città è già partita. A Roma, in particolare, in quartieri prestigiosi come Parioli, Trastevere, Appia Antica, fino a poco tempo fa era ancora possibile trovare case dai valori di mercato alti, ma accatastate come ultra popolari: sono stati allineati al mercato, ma si è trattato di soli 175mila immobili. Una fetta piccolissima nel gigantesco patrimonio immobiliare italiano. Ora nel mirino del fisco.

Forza Italia, l'indiscrezione: Guido Maria Brera l'uomo nuovo di Silvio Berlusconi?

Forza Italia, l'indiscrezione: Guido Maria Brera l'uomo nuovo di Silvio Berlusconi?


Nella foto Guido Maria Brera con Caterina Balivo 

Ha chiuso le porte ai figli in campo ("Loro lasciateli stare") e ha riconfermato la sua leadership. Ma Silvio Berlusconi, al comitato di presidenza di Forza Italia che ha seguito le elezioni Europee, ha anche aperto alle primarie: "Di coalizione, non di partito". Insomma, qualcosa si muove. Qualcosa, dopo il tonfo alla tornata elettorale, si deve muovere. Il partito si deve rinnovare. Filippo Facci su Libero sostiene che Forza Italia debba trovare un nuovo leader e che il Cav si debba fare da parte. E di nuovi leader, negli ultimi mesi, se ne è parlato moltissimo, da Giampiero Samorì, passando per Guido Martinetti di Grom e fino ad arrivare a Giovanni Toti (questi solo per citarne tre).

L'uomo nuovo - E se "Marina non c'è", chi può essere l'uomo nuovo del Cavaliere? Un'idea ce l'ha Dagospia, che in un articolo di Alberto Dandolo rilancia una indiscrezione: e se "il Renzi" di Berlusconi fosse Guido Maria Brera? Secondo Dago, infatti, gira voce che l'ex premier sia rimasto davvero impressionato dall'intervista del compagno di Caterina Balivo alle Invasioni Barbariche di Daria Bignardi. Brera è un manager, è giovane, è un bell'uomo e buca lo schermo: un identikit perfetto. Stando alcuni rumors, secondo Berlusconi l'imprenditore sarebbe perfetto per contrastare lo strapotere mediatico del premier. Guido Maria Brera è un banker rampante. 44 anni, ha fatto presto moltissimi soldi, e oggi è uno dei finanzieri più importanti d'Italia, a capo della Kairos, società di gestione patrimoniale che ha co-fondato e che oggi conta 150 dipendenti. Sull'alta finanza ha anche scritto un libro, I Diavoli, in cui cerca di "raccontare la finanza dalla sua scatola nera".

Lupi molla Renzi per ridimensionare Alfano

Lupi molla Renzi per ridimensionare Alfano



Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi starebbe seriamente valutando di lasciare il suo dicastero e volare a Strasburgo con l'obiettivo di far crescere il suo partito, l'Ncd, che alle elezioni non è riuscito a prendere più di un risicato 4,3%. Ma, secondo il retroscena di Amedeo La Mattina raccontato su La Stampa, ci sarebbero un po' di problemi. Il primo, il più evidente, è su chi lo sostituirebbe al ministero: si aprirebbe la sarabanda nel partito e soprattutto si lascerebbe una posto nel governo con il rischio di perderlo definitivamente. Poi c'è il problema della leadership del Nuovo centrodestra: ci sono già Quagliariello e Schifani a guidare la baracca. E infine con Lupi di fatto segretario, Angelino Alfano verrebbe oscurato. 

I più diplomatici del Ncd sostengono che la scelta di Lupi di lasciare il governo Renzi per dedicarsi al partito e al parlamento europee, secondo il retroscena di La Mattina, è fatta di comune accordo. Ma ci sono anche voci che questa mossa sia una bocciatura di Alfano che non è riuscito a far decollare la sua creatura. Da parte sua Alfano per fare il leader di Ncd dovrebbe dimettersi da ministro dell'Interno: cosa che però non sembra assolutamente intenzionato a fare. E' convinto che tutti, Lupi compreso, dovrebbero rimanere al loro posto e far lavorare tranquillamente Quagliariello e Schifani. Chi ha incarichi di governo, ragiona Alfano, deve continuare a garantire la governabilità facendo valere con forze le proprie idee e proposte a cominciare dal fisco. Una presenza, insomma, che smentisca il monocolore renziano. 

E dopo? All'interno di Ncd c'è un dibattito molto acceso: da una parte c'è chi come Schifani vuole un partito di centrodestra alternativo al Pd anche se da soli sembra quasi impossibile visto che l'alleanza con Berlusconi, Salvini o Meloni è sempre più lontanta. Dall'altra c'è chi vede la possibilità di allearsi con Renzi e far diventare, sottolinea La Mattina, Ncd quello che erano i liberali e i repubblicani per la Dc. Un satellite.

Terremoto in Parlamento. Ecco chi vuole andare col PD e rischia la poltrona

Terremoto in Parlamento. Ecco chi vuole andare col PD e rischia la poltrona



Dopo le europee e il risultato uscito dalle urne cominciano le grandi manovre per salire sul carro di Renzi. La maggioranza attuale con cui il Pd governa si basa saldamente su un'alleanza con Ncd di Angelino Alfano. Ma dalle parti di Montecitorio e a palazzo Madama cominciano a circolare strane voci che parlano di nuovi ingressi nella maggioranza. I primi a bussare alla porta di Renzi sono i vendoliani di Sel. A chiedere un'alleanza con il premier e con il Pd è stato Gennaro Migliore che parla di una prospettiva di un “soggetto unitario di sinistra”, formato da Pd e Sel, e anche della possibilità di un “governo politico da discutere con gli alleati naturali: chi sta a sinistra”. 

Nuove alleanze - Se l'operazione reunion dei compagni dovesse convincere Renzi, il primo a farne le spese potrebbe essere proprio Angelino Alfano e il suo Ncd. Nonostante il premier non parli di maggioranze "alternative" a quella attuale, nel Pd qualcuno lavora per cambiare lo scenario in Parlamento. Il senatore dem Andrea Marcucci si dice molto fiducioso sulla possibilità che a Palazzo Madama alcuni M5s vadano a ingrossare le fila del nascituro gruppo parlamentare formato dai dissidenti pentastellati. Il Colle però frena e avvisa Renzi. Il messaggio è chiaro:nel caso cambiasse la maggioranza di governo per la eventuale e futuribile sostituzione delle truppe di Alfano con nuovi apporti grillini e/o da Sel, la gestione del tutto passerebbe attraverso una crisi formale di governo. Renzi lo sa bene e così per il momento va avanti a fari spenti. 

Il nodo Lupi - A sbloccare la situazione potrebbe essere il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. I più dicono che se Lupi optasse per Strasburgo non sarebbe scontato che il suo dicastero resti al Ncd. L’offerta di Migliore non è passata affatto inosservata in maggioranza. Da un lato, ha allarmato gli alfaniani. Dall’altro ha incoraggiato i renziani che da tempo dialogano con Sel. In sostanza, il capogruppo di Sinistra e libertà a Montecitorio fa questo ragionamento: “Con il crollo di Sc e il ridimensionamento di Ncd, è possibile passare dalle formule delle piccole intese a un governo che sia davvero politico, da discutere con gli alleati naturali: chi sta a sinistra”. Non è un caso che gli stessi pensieri attraversino la mente dei renziani più vicini al premier. Insomma il terremoto in Parlamento potrebbe essere alle porte e qualcuno di certo rimarrà sotto le macerie...