Napolitano scappa
di Alessandro Sallusti
Il presidente è l'unico a non essersi accorto del complotto: "Il Cavaliere lasciò liberamente"
Il presidente Napolitano fa lo gnorri. Lui non c'era e, se c'era, dormiva in quella estate incandescente del 2011 che portò, a colpi di spread, alla caduta forzosa del governo Berlusconi. Il garante della sovranità nazionale era - sostiene lui - all'oscuro di ciò che invece ben sapevano il primo ministro spagnolo Zapatero, il ministro del Tesoro americano Geithner, l'intera cancelleria tedesca e, per stare in Italia, Carlo De Benedetti, Romano Prodi e Mario Monti (come documentato nel libro di Friedman). E, se permettete, i lettori de Il Giornale, che già in quel luglio di tre anni fa vennero da noi avvisati del complotto in corso.
«Berlusconi si dimise spontaneamente», ha fatto sapere ieri il Quirinale con una nota di non inedita arroganza. Il che è vero, tecnicamente parlando. Per farlo sloggiare non fu necessario l'intervento dei carabinieri o della polizia (quello è accaduto due anni dopo). È che Napolitano completò, rifiutandosi di firmare i decreti legge che potevano ancora salvare la baracca, il piano ideato da Sarkozy e dalla Merkel per avere mano libera (a loro vantaggio) nella politica economica europea.
Sta di fatto che, da allora, in Italia si sono succeduti tre governi (Monti, Letta e Renzi), nessuno dei quali eletto. E ancora oggi Napolitano, dopo aver appreso da fonte autorevole di un'ipotesi di indebita interferenza estera nella democrazia italiana, non sente il bisogno di saperne di più. Semplicemente scappa. Scappa dalla verità, dalle sue responsabilità, a questo punto dal suo dovere di difendere tutti noi italiani.
Quel complotto, che sicuramente ha visto Napolitano protagonista, consapevole o no non importa, non è grave solo in via di principio. È che la strada imposta dall'estero e seguita dal Quirinale ha peggiorato, e non di poco, la condizione di tutti gli italiani. Un vero fallimento. Non uno dei parametri economici è migliorato dopo la caduta del governo Berlusconi. E neppure la stabilità politica tanto auspicata e sbandierata ha dato segni di risveglio: tre governi in tre anni, roba da Prima Repubblica. L'unico stabile (oltre a tedeschi e francesi) è lui, il presidente, e forse non a caso. Qualcuno deve pur garantire alla Merkel che qui in Italia non si muove foglia che la Bce non voglia.