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sabato 17 maggio 2014

La Picierno PD e quella borsa Prada...

La Picierno PD e quella borsa Prada...



Il Partito Democratico di Renzi, predica bene, ma razzola male

"Con 80 euro faccio la spesa per due settimane". La democrat Pina Picierno ha usato questa formula per sponsorizzare il bonus Irpef del governo Renzi. Ma a quanto pare la "compagna proletaria" vicina alle famiglie mostra scontrini da massaia e acquista borse da vip. Il Cicalino, anonimo profilo twitter del gossip di palazzo, segnala una foto della Picierno con tanto di borsa Prada a spasso per Roma. Una borsa dal valore decisamente superiore agli ottanta euro che spende per fare la spesa. Insomma l'anima radical chic tanto cara alla sinistra non resiste davanti al bello del made in Italy. Ma con questo acquisto di certo crolla l'indole "proletaria" mostrata dalla Picierno con tanto di scontrino tra le mani sventolato durante un talk show. Anche a sinistra hanno il portafoglio a destra. 

Fatto quotidiano spaccato in tre partiti: Michele Santoro divide Padellaro, Travaglio e Gomez

Fatto quotidiano spaccato in tre partiti: Michele Santoro divide Padellaro, Travaglio e Gomez



Malumori e imbarazzi in redazione: così un malizioso articolo indiscreto di Dagospia descrive il clima in casa Fatto quotidiano, con i tre big divisi... da Santoro. Da una parte c'è Antonio Padellaro, direttore e "mediatore". Poi c'è la banda di Marco Travaglio, anima filo-grillina del giornale. Infine c'è Peter Gomez, responsabile da Milano del sito web. E proprio un'intervista pepatissima di Gomez a Michele Santoro avrebbe acceso la miccia. Il conduttore di Servizio Pubblico aveva messo in guardia Travaglio (con cui forma un ormai storico sodalizio in tv) dal pericolo dei fondamentalismi. Parole che non avrebbero fatto piacere ai travaglini, addolorati per l'assist fornito da Gomez. Padellaro, come detto, starebbe cercando di tenere insieme le due fazioni. Anche perché l'orizzonte prossimo è di quelli decisivi: il Fatto di quoterà a Piazza Affari e, particolare non secondario, il Fatto già detiene una quota del 17,58% proprio nella società che produce Servizio pubblico di Zio Michele.

Botta e risposta Grillo-Pascale, Grillo attacca Dudù: serve la vivisezione. La Pascale risponde: "per lui uccidere non è reato"

Botta e risposta Grillo-Pascale, Grillo attacca Dudù: serve la vivisezione. La Pascale risponde: "per lui uccidere non è reato"




Guerra aperta tra Francesca Pascale e Beppe Grillo. Ad accendere la miccia è Beppe, che, a Pavia sul palco, prende di mira  il cagnolino più famoso d’Italia, Dudù. "Berlusconi è impazzito per questo cane. Ma Dudù - attacca Grillo - dev’essere affidato alla vivisezione. Io ce l’ho un cagnetto così, ce l’ha mia moglie. Li detesto perché i proprietari di questi cagnetti non amano i cani, amano il proprio cane". Beppe ha fame di voti e così usa tutti i mezzi per fregare voti al Cav attaccando anche la campagna animalista dell’ex premier.

La risposta della Pascale - Ma i toni e  il bersaglio di Grillo, Dudù, provocano la risposta ironica e tagliente di Francesca Pascale: "È una notizia - replica la fidanzata di Silvio al corrieredelmezzogiorno.it - che Grillo sia favorevole alla vivisezione. Non è una notizia che per lui ammazzare non è un reato". E in soccorso a Dudù arriva anche Michela Branbilla che in tweet dice: "La battuta di Grillo? Non mi fa ridere...anzi mi meraviglia molto". Insomma adesso anche la campagna elettorale di Grillo passa dagli amici a quattro zampe. 

venerdì 16 maggio 2014

Ncd, in sei pronti a tornare a Forza Italia

Ncd, in sei pronti a tornare a Forza Italia


di Tommaso Montesano 



Il più diretto, a proposito dei malumori che covano nel Nuovo centrodestra, è Maurizio Gasparri. «Da settimane raccolgo tanti sfoghi di senatori che descrivono il nuovo peggio del vecchio», rivela il vicepresidente del Senato forzista. Parlare di ritorni verso Forza Italia, precisa il senatore, è prematuro: «I conti li faremo dopo le Europee del 25 maggio...». Fatto sta che qualcosa, a sentire i parlamentari azzurri che in questi giorni hanno raccolto le confidenze dei colleghi passati con Angelino Alfano, si sta muovendo. «Diciamo che c’è la consapevolezza che la locomotiva del centrodestra resta il partito di Silvio Berlusconi e che un polo moderato de-berlusconizzato non esiste», si limita a dire Gasparri. Insomma, complice i malumori che serpeggiano nel Ncd, dal punto di vista forzista la prospettiva di una riunificazione dell’area di centrodestra con Forza Italia a fare ancora la parte del leone è oggi più probabile. «Bisognerà riunire il centrodestra. Come e quando ne discuteremo...», osserva il vicepresidente del Senato.

I forzisti stanno monitorando i senatori alfaniani più insofferenti verso le ultime mosse del Ncd: l’accordo con l’Udc, la decisione di inserire il nome diAlfano nel simbolo, la candidatura alle Europee di Giuseppe Scopelliti e di Lorenzo Cesa, l’esclusione dalle liste di Erminia Mazzoni, le rivalità interne tra i big culminate, qualche giorno fa, in un duro scontro tra due pezzi da novanta del partito. Non sono sfuggiti, nelle ultime ore, i malesseri di Antonio Gentile, Luigi Compagna e perfino di Roberto Formigoni. E un discreto, quanto insistente corteggiamento c’è anche su Mario Mauro, che dopo la fuoriuscita da Scelta civica si è trovato escluso dal governo e fuori dalla liste delle Europee dell’alleanza Ncd-Udc. Così Gianfranco Rotondi lancia un sasso nello stagno: «È possibile la nascita di gruppi parlamentari coordinati con Forza Italia».

Ieri, inoltre, non sono mancate le dichiarazioni di esponenti di Forza Italia all’indirizzo degli ex colleghi alfaniani. «Capiamo i disagi che stanno vivendo tanti amici di Ncd che se ne sono andati», premette la deputata Elvira Savino. Che poi aggiunge: «Senza rancore, siamo disposti ad accogliere in Forza Italia tutti i delusi di Ncd che credono ancora nel progetto di dare una casa comune al popolo dei moderati e dei riformisti». Aggiunge Osvaldo Napoli: «Il Nuovo centrodestra è in pieno marasma, squassato da divisioni pesanti».

Napolitano scappa

Napolitano scappa

di Alessandro Sallusti 


Il presidente è l'unico a non essersi accorto del complotto: "Il Cavaliere lasciò liberamente"



Il presidente Napolitano fa lo gnorri. Lui non c'era e, se c'era, dormiva in quella estate incandescente del 2011 che portò, a colpi di spread, alla caduta forzosa del governo Berlusconi. Il garante della sovranità nazionale era - sostiene lui - all'oscuro di ciò che invece ben sapevano il primo ministro spagnolo Zapatero, il ministro del Tesoro americano Geithner, l'intera cancelleria tedesca e, per stare in Italia, Carlo De Benedetti, Romano Prodi e Mario Monti (come documentato nel libro di Friedman). E, se permettete, i lettori de Il Giornale, che già in quel luglio di tre anni fa vennero da noi avvisati del complotto in corso.

«Berlusconi si dimise spontaneamente», ha fatto sapere ieri il Quirinale con una nota di non inedita arroganza. Il che è vero, tecnicamente parlando. Per farlo sloggiare non fu necessario l'intervento dei carabinieri o della polizia (quello è accaduto due anni dopo). È che Napolitano completò, rifiutandosi di firmare i decreti legge che potevano ancora salvare la baracca, il piano ideato da Sarkozy e dalla Merkel per avere mano libera (a loro vantaggio) nella politica economica europea.

Sta di fatto che, da allora, in Italia si sono succeduti tre governi (Monti, Letta e Renzi), nessuno dei quali eletto. E ancora oggi Napolitano, dopo aver appreso da fonte autorevole di un'ipotesi di indebita interferenza estera nella democrazia italiana, non sente il bisogno di saperne di più. Semplicemente scappa. Scappa dalla verità, dalle sue responsabilità, a questo punto dal suo dovere di difendere tutti noi italiani.

Quel complotto, che sicuramente ha visto Napolitano protagonista, consapevole o no non importa, non è grave solo in via di principio. È che la strada imposta dall'estero e seguita dal Quirinale ha peggiorato, e non di poco, la condizione di tutti gli italiani. Un vero fallimento. Non uno dei parametri economici è migliorato dopo la caduta del governo Berlusconi. E neppure la stabilità politica tanto auspicata e sbandierata ha dato segni di risveglio: tre governi in tre anni, roba da Prima Repubblica. L'unico stabile (oltre a tedeschi e francesi) è lui, il presidente, e forse non a caso. Qualcuno deve pur garantire alla Merkel che qui in Italia non si muove foglia che la Bce non voglia.

Istat, il Pil italiano torna negativo. Fitto: "Serve una nuova politica"

Istat, il Pil italiano torna negativo. Fitto: "Serve una nuova politica"


Renzi è pronto a difendersi dai cittadini incazzati
a colpi di arti marziali

Nel primo trimestre del 2014 il pil è tornato negativo. Il prodotto interno lordo italiano è infatti diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% nei confronti del primo trimestre del 2013. Questi sono i dati rilasciati dalla stima preliminare dell'Istat. Questo calo congiunturale deriva da un incremento del valore aggiunto nel settore dell'agricoltura, di un andamento negativo nell'industria e di una variazione nulla nel comparto dei servizi.

I commenti - Appena sono stati diffusi questi dati negativi, Piazza Affari è sprofondata in rosso: poco dopo le 10.30, infatti, il Ftse Mib è arretrato a 20.919 punti (-1,25%) e l'All Share a 22.271 punti (-1,21%). Sono poi arrivati numerosi commenti, soprattutto rivolti al premier Matteo Renzi; il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, ha affermato ironico: "Ci auguriamo che Renzi non voglia iscrivere anche l'Istat nella categoria gufi. Qui non si tratta di gufare, ma di rendersi conto che per rilanciare la nostra economia non basta elargire con la mano destra costose mance elettorali, riprendendosele con la mano sinistra attraverso i soliti aumenti fiscali su casa e risparmio. Occorre un vero e proprio choc fiscale, meno tasse e meno spesa per decine di miliardi". Mentre Raffaele Fitto (FI) ha aggiunto: "I nuovi dati confermano che avremmo bisogno di una politica completamente diversa". 

La7, Cairo offre a Santoro la metà

La7, Cairo offre a Santoro la metà


In salita il rinnovo del contratto del teletribuno. La Innocenzi costa molto meno di lui...



"Ma a me, chi me lo fa fare" deve essersi chiesto Urbano Cairo la scorsa settimana, dopo aver visto i risultati di share di "Announo". Perchè Giulia Innocenzi, alla "prima" da conduttrice, ha fatto meglio del suo mentore Michele Santoro. E il patron di La7 deve essersi chiesto chi glielo faceva fare di tenere alla sua corte il teletribuno alle stesse condizioni di quest'anno, in cui tra l'altro "Servizio pubblico" ha fatto registrare un netto calo degli ascolti. 

L'offerta - Parla con il mio agente. No, guarda, non hai capito: io con gli agenti non ci parlo. Questo, secondo quanto riporta Dagospia.com, è appunto lo scambio di battute avvenuto nei giorni scorsi tra i due. Secondo il sito di gossip politico-televisivo di D'Agostino, a farsi sotto  sarebbe stato Cairo, con un preambolo in cui gli diceva quanto è contento di avere Servizio Pubblico nei suoi palinsesti, quanta pubblicità porta alla rete e quanto è brava anche questa Giulia Innocenzi "che hai tirato su dal nulla". E, sottinteso, costa pure poco e fa il tuo stesso share. Un discorso alla fine del quale sarebbe dunque arrivata la proposta per il rinnovo con la sua società di produzione (della quale è socio anche Il Fatto): alla metà secca rispetto ai quasi 300 mila euro che è costata quest'anno ogni puntata di "Servizio pubblico".

Santoro rosica - Così mentre la trattativa va avanti Santoro interviene ad Anno Uno, il programma della Innocenzi e afferma: "Io ho fatto la storia di questa azienda, ho fatto le tre puntate più viste di sempre su questa rete. Io non ho perso perchè ha vinto Giulia nello share come hanno scritto alcuni giornali. Adesso anche per me comincia l'Anno Uno". Insomma Santoro le canta a chi lo critica. Ma appare l'anima "rosicona" di Michele che anche stasera, in modo goffo ha provato a rubare la scena alla Innocenzi.