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giovedì 8 maggio 2014

Fisco, da qui a giugno 33 miliardi di tasse: la guida per sopravvivere

Fisco, da qui a giugno 33 miliardi di tasse: la guida per sopravvivere


di Sandro Iacometti 



Sfuggire al fisco, come abbiamo visto nei giorni scorsi, è assai difficile. Soprattutto per chi le tasse cerca di pagarle, facendo i dovuti conti con i morsi della crisi e la giungla di adempimenti a cui la legislazione italiana sottopone tutti i contribuenti. L’inchiesta di Libero partita con le confessioni del finanziere delle Fiamme Gialle sulle direttive imposte a funzionari e pubblici ufficiali incaricati degli accertamenti ha dimostrato che lo stato di polizia fiscale in vigore nel nostro Paese prescinde spesso dalla volontà di combattere l’evasione, ma risponde più all’obbiettivo di raggiungere soglie di incasso predefinite a tavolino. Detto questo, però, conoscere le norme può aiutare a cavarsela. E, in alcuni casi, anche a risparmiare qualcosa. Nei prossimi mesi il lavoro dei contribuenti per ottemperare alle disposizioni di legge sarà duro e intenso. Da qui alla metà di giugno imprese e famiglie dovranno versare nelle casse di Stato e comuni qualcosa come 33 miliardi di euro.

Le scadenze - Due gli appuntamenti principali con cui dovremo fare i conti: la dichiarazione dei redditi (Irpef, Ires e Irap) e la tassazione sugli immobili (Tasi e Imu). Per la prima è prevista una raffica di scadenze. La prima, ieri, per la presentazione del 730 all’ente previdenziale o al sostituto d’imposta. Entro il 3 giugno si dovrà invece consegnare il modello al Caf, mentre il 16 giugno sarà la volta di Unico, la cui presentazione telematica da parte del dell’intermediario dovrà poi avvenire entro il 30 settembre. La data del 16 giugno è quella in cui si incrocia il primo pagamento della nuova tassa sugli immobili. Andranno, infatti, in scadenza, sia l’acconto Tasi che quello Imu, escluse le abitazioni principali. Per Ires e Iarp valgono le stesse scadenze dell’Irpef, con il saldo del 2013 da pagare sempre entro il 16 giugno.

Mobili e case - Risparmiare qualcosa di questi 33 miliardi che dovranno essere versati non sarà facile. Ma qualcosa si può fare, soprattutto sul fronte del meccanismo delle deduzioni e detrazioni. Tra le novità fiscali del 2014 c’è sicuramente il nuovo bonus mobili, in base al quale si potrà portare in detrazione il 50% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 (10 rate, importo massimo 10mila euro) per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici destinati all’arredo di immobili oggetto di interventi di recupero edilizio. Per il bonus ristrutturazioni si tratta di una conferma, con la detrazione prevista al 50% per un importo massimo di 96mila euro (sempre in 10 rate). Non tutti sanno che rientra in questa tipologia di agevolazione fiscale anche il box auto di nuova costruzione, che si potrà portare in detrazione purché reso di pertinenza dell’immobile e acquistato direttamente dal costruttore. Infine, la detrazione per gli interventi di rispermio energetico passa dal 50 al 65%.

Cedolare secca - Sconticino anche per i redditi da affitto. Per i contratti con cedolare secca a canone concordato l’aliquota sostitutiva è scesa dal 19 al 15%. E il prossimo anno si ridurrà fino al 10%. Si tratta di misure compensate dall’incremento della tassazione per chi non opta per la cedolare secca, con la deduzione forfettaria prevista per i redditi da locazione che scende dal 15 al 5%, e il ritorno dell’Irpef sulle seconde case, che sarà pagata nella misura del 50%.

Sgravi - In materia di detrazioni, la buona notizie riguarda sicuramente quella per i figli, che passa da 800 a 950 euro per quelli di eta superiore a tre anni e da 900 a 1.220 euro per gli altri. Per quest’anno entra poi in vigore l’aumento dal 19 al 24% della detrazione per le erogazioni liberali in denaro a onlus e partiti politici. Per il resto, però, la situazione peggiora. Ferme restando tutte le tipologie di spese (sanitarie, interessi passivi del mutuo prima casa, rette asili nido, abbonamenti a palestre) che restano con una detrazioe al 19% e quelle (contributi previdenza complementare e obbligatoria, contributi colf) che sarà possibile dedurre dall’imponibile, da quest’ anno non sarà più possibile abbattere il reddito con il contributo al servizio sanitario inserito nell’Rc auto. Altra novità negativa riguarda le polizze vita, con il limite dell’importo da portare in detrazione che scende da 1.291 a 630 euro.

Tasi e Imu - Sarà un vero e proprio inferno, invece, il capitolo immobili. A pochi settimane dalla scadenza, infatti, nessuno sa ancora nulla. Per capire se il 16 giugno si dovrà pagare o meno la prima rata Tasi e Imu 2014 occorre attendere e vedere se il Comune dove è ubicato l’immobile provvede a fare una nuova delibera oppure no. Per i Comuni che entro il 23 maggio 2014 non delibereranno e pubblicheranno entro il 31 maggio le aliquote Imu i proprietari delle prime case non di lusso non pagheranno l’Imu e salteranno la prima rata Tasi di giugno. A dicembre pagheranno la Tasi in base alle aliquote (tra l’1 e il 3,3 per mille) decise dal Comune. Se invece il Comune delibera l’aliquota Tasi prima del 31 maggio, allora i proprietari di prime case pagheranno al 16 giugno la prima rata con le nuove aliquote. I proprietari di seconde case e altri immobili pagheranno, invece, il 16 giugno il 50% dell’imposta Tasi (quella base dell’1 per mille) e Imu (fino all’11,6% cumulato con la Tasi), indipendentemente dal fatto che ci sia stata o meno, la delibera del Comune.

Redditometro - Discorso a parte meritano le nuove armi in mano al fisco per scovare le dichiarazioni incongruenti. Da qualche settimana sono in viaggio le prime 20mila lettere ad altrettanti contribuenti che, sulla base del nuovo redditometro, sono considerati in odore di evasione fiscale. Si tratta di contribuenti per i quali è stato rilevato uno scostamento superiore al 20% tra reddito dichiarato e spese sostenute nel corso dell’anno. Con la promessa degli agenti del fisco che i controlli non partiranno se lo scostamento sarà inferiore a 12mila euro. Per difendersi da questo strumento l’unico modo è conservare tutto il più a lungo possibile. Dagli scontrini alle ricevute fiscali, fino ad un taccuino in cui annoterete anche la paghetta di vostro figlio o il regalo ricevuto dal lontano parente. Un contributo nell’individuazione delle spese effettuate dai contribuenti arriverà dal nuovo spesometro entrato in vigore il 22 aprile per i commercianti e il 30 per le banche. Da allora i soggetti passivi di Iva dovranno comunicare al fisco tutte le operazioni superiori a 3.600 euro. Per chi non ottemperasono previste sanzioni che vanno da 258 a 2065 euro.

Cartelle - Per chi finirà comunque, malgrado le cautele, nella morsa del fisco ci sono alcuni piccoli «contentini». Il primo è che da oggi, sulla base della media dei tassi bancari, gli interessi di mora dovuti in caso di pagamento delle cartelle esattoriali oltre i 60 giorni dalla notifica scenderanno dal 5,22 al 5,14% su base annua. Poi, con il decreto salva Roma Ter approvato ieri è stata prorogata al 31 maggio la possibilità di pagare le cartelle in un’unica rata senza interessi di ritardata iscrizione a ruolo e senza mora.

Come stangano gli evasori: Non paghi le tasse? Ti sequestrano anche l'assicurazione sulla vita...

All'evasore fiscale può essere sequestrata la polizza vita



Se ci si macchia di un reato tributario è possibile subire anche il sequestro delle polizze assicurative sulla vita. Risulta dunque irrilevante, se si sconfina nel penale, il divieto di sottoposizione a misure cautelari o esecutive previste dal codice civile. Il principio è stato confermato dalla Corte di Cassazione, terza sezione penale, con la sentenza 18736 depositata martedì 6 maggio e di cui dà conto Il Sole 24 Ore. Dunque, gli evasori fiscali potrebbero vedersi prosciugata la polizza assicurativa sulla vita, una delle forme di previdenza complementare più sfruttate dagli italiani.

Il ricorso - Il principio è stato sancito in Cassazione, che ha detto l'ultima parola sul caso di un contribuente finito nel mirino per dichiarazione fraudolenta e al quale erano state sequestrate tre polizze assicurative sulla vita. Dopo il rigetto dell'istanza di dissequestro stabilita dal Gip, l'indagato si era appellato al tribunale del Riesame, che aveva però confermato la decisione. Dunque il terzo e decisivo ricorso in Cassazione. Il principio in base al quale il contribuente si appellava sta nell'articolo 1932 del Codice civile, che prevede che le somme dovute dall'assicuratore al contraente (il caso di una polizza vita, appunto) non possono essere sottratte per ragioni esecutive o cautelari.

Il principio - La Suprema corte ha però rigettato il ricorso, confermando la decisione già assunta dal Tribunale del riesame sulla legittimità del sequestro. Nel dettaglio, per i giudici, il divieto a misure cautelari o esecutive in casi simili riguarda soltanto la responsabilità civile, e non quella penale. Dunque, il sequestro preventivo può essere applicato anche, per esempio, a una polizza assicurativa sulla vita, uno strumento finanziario che, fino a questo momento, ha goduto di grande "popolarità" proprio per il fatto che era considerato non aggredibile in alcun caso da parte dei terzi.

Renzi traballa

Renzi traballa

di Alessandro Sallusti 



Giornata ad alto rischio, Forza Italia salva il governo sulla riforma del Senato. Ma il Pd pugnala il premier alle spalle sulle coperture per il bonus di 80 euro


Matteo Renzi ieri ha rischiato di crollare alla prima curva delle riforme. In una giornata ad alto rischio per il governo, tra le coltellate alle spalle della sua stessa maggioranza (compresi alcuni esponenti del Pd) e l'altolà di Forza Italia, il premier ha barcollato non poco. E alla fine è stata proprio Forza Italia a salvarlo in extremis sulla riforma del Senato, a dimostrazione che senza un patto con Berlusconi sul futuro del Paese, Renzi va poco lontano. Non tira una bella aria dalle parti di Palazzo Chigi, come più volte avevamo detto, questo governo si deve guardare dai nemici interni. È il classico stile della sinistra, capace di distruggere i suoi leader per odi fratricidi e per alleanze come quella con Alfano e altri, tipo i Popolari di Mauro che ieri hanno cercato di sabotare il governo.

In questo scenario, ieri Silvio Berlusconi ha rilanciato l'ipotesi dell'investitura della figlia Marina per la sua successione. Segno che i tempi stringono. Se si vuole è proprio un segnale che Renzi cadrà prima del tempo, per mano di un alleato o addirittura del Pd. La scelta dinastica appare come l'unica percorribile. Staffette del genere sono avvenute con successo in democrazie moderne ed evolute, dall'America alla Francia. Marina Berlusconi è donna autorevole e imprenditrice capace. Oltre che il sangue, ha lo stesso spirito del padre, con il quale ha condiviso nell'ombra, ma metro per metro, ascese e cadute di questi vent'anni. E in più conosce bene gli equilibri e le follie del magico mondo di Forza Italia.

Lasciando da parte Alfano e la sua follia egocentrica e autodistruttiva, Marina Berlusconi è forse l'unica possibilità per riunire il centrodestra sotto un unico tetto. Di incazzati, più che di moderati, per come lo Stato continua a trattare i cittadini da sudditi. Su tasse e oppressione burocratica neppure Renzi è riuscito a invertire la rotta. Tantomeno potrebbe riuscirci Grillo che proprio ieri ha gettato la maschera: «Il comunismo è bello, l'hanno solo applicato male. Il capitalismo è il cancro della società», ha detto il comico nel suo ultimo comizio. Ecco svelato cosa accadrebbe ai liberali se per sciagurata ipotesi dovesse imporsi il nazi-comunismo dei Cinquestelle: saremmo nelle mani di un pazzo passato da testimonial pubblicitario di una multinazionale dello yogurt a nuovo interprete di Marx e Lenin (anticamere di Stalin). Farà anche ridere, ma purtroppo è così. Tra un ostaggio dei comunisti (Renzi) e un fanatico comunista (Grillo), tutta la vita Berlusconi, Silvio o Marina che sia.

mercoledì 7 maggio 2014

Esclusivo - Marina Berlusconi leader di Forza Italia. Ecco il piano

Esclusivo - Marina Berlusconi leader di Forza Italia. Ecco il piano 


di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Non si tratta di una semplice indiscrezione. Non è nemmeno un rumor di Palazzo. E' un fatto. Secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare, da fonti più che certe, c'è già il piano per portare Marina Berlusconi, la figlia primogenita dell'ex Cavaliere, alla guida di Forza Italia e del Centrodestra. Non solo. Sarà lei la candidata alla presidenza del Consiglio quando ci saranno le prossime elezioni politiche. Berlusconi in questi giorni sta facendo trapelare questa eventualità e anche la diretta interessata non lo ha escluso. Fonti vicinissime all'ex premier e storicamente al fianco del leader azzurro spiegano che "in campagna elettorale per le Europee, con il presidente impegnato a recuperare, non si può certo dare l'annuncio". Ma "si sta preparando piano piano il terreno e l'opinione pubblica per arrivare quando verrà il momento all'ufficializzazione".

La numero uno di Fininvest e Mondadori è pronta a scendere in campo e a prendere l'eredità politica del padre. La decisione è presa. E c'è già l'ok di massima sia di Silvio, entusiasta, sia di Marina, convinta anche dal fratello Piersilvio. Il dado è tratto. Vanno a questo punto soltanto studiati bene i tempi della svolta politica. Dipende quanto durerà il governo Renzi e quando il Paese tornerà alle urne per le elezioni politiche. Insomma, non è una cosa immediata, ma la decisione è stata presa. Con Marina leader e candidata a Palazzo Chigi non solo Berlusconi spera di sottrarre a Renzi la palma del rinnovamento, ma conta anche di recuperare molti voti finiti ai grillini e spera di riuscire a mettere in piedi una coalizione di Centrodestra sul modello Casa delle Libertà: Forza Italia perno, i centristi di Alfano e Casini, la Lega di Salvini e Fratelli d'Italia - An della Meloni. Qualora non ci  fosse possibilità, la figlia primogenita è pronta anche a correre da sola sfidando il segretario del Pd. Scenari futuri, vero, ma ad Arcore si stanno mettendo a punto i dettagli di un piano e di un progetto che c'è già.

SILURO CONTRO LA BOCCASSINI "Indagò su Ruby, ma non poteva" Così una toga affonda Ilda la rossa

Ruby, il pg di Milano: "Ilda Boccassini non aveva la titolarità dell'indagine"




Un siluro sganciato da un collega contro Ilda Boccassini, la pm anti-Cav che "non aveva la titolarità" per interrogare Piero Ostuni (all'epoca capo di gabinetto della questura di Milano) e Giorgia Iafrate (la funzionaria di polizia che affidò Ruby a Nicole Minetti). Secondo quanto affermato dal pg di Milano, Manlio Minale, la Boccassini "non aveva la titolarità" dell'inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado di Silvio Berlusconi. Le parole di Minale sono relative allo scorso 14 aprile, quando parlò in audizione al Csm, davanti alla prima e alla settima commissione che avevano avviato un'indagine a seguito dell'esposto presentato dall'aggiunto Alfredo Robledo su presunte irregolarità commesse dalla procura di Milano. Minale, in relazione al fatto che il pm Sangermano, titolare del fascicolo Ruby, passò dal pool guidato dall'aggiunto Nobili a quello delle Boccassini, afferma: "I magistrati sostituti trascinano i procedimenti, ma se sono di materia specializzata devono riferire al loro che è addirittura il procuratore aggiunto di riferimento che mette il visto".

Le presunte pressioni - Dunque, la Boccassini, poiché non c'era "stata un'assegnazione diretta fino al provvedimento di iscrizione, dobbiamo ritenerla non assegnataria di quel procedimento, sempre che non si ritenga che il procuratore - annotando 'procedimento assegnato a Boccassini, Forno e Sangermano', nel dicembre 2010, al momento dell'iscrizione del reato di concussione - non abbia voluto coprire, sanare la precedente situazione". Secondo Minale, dunque, "è un punto che fino a quel provvedimento di iscrizione la collega Boccassini non era assegnataria perché si è inserita, ha ritenuto di assistere, di lavorare insieme al sostituto che era del suo dipartimento ma in un procedimento che non era di Dda". Delle rilevazioni, quelle sulle presunte insistenze di Ilda la rossa per indagare su Berlusconi, che hanno scatenato la reazione di Forza Italia. A parlare è il deputato Luca D'Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera: "Quanto sta emergendo dal procedimento del Csm sulla spaccatura interna alla Procura di Milano è un intreccio di irregolarità, abusi, favoritismi e forzature che dimostrano come fosse in vita una Procura nella Procura che aveva lo scopo esclusivo di colpire Silvio Berlusconi".

"Caccia sistematica" - D'Alessandro continua nella sua accusa: "Sembra quasi che secondo il capo degli inquirenti, Edmondo Bruti Liberati, vi fossero magistrati più magistrati di altri specializzati nella caccia sistematica al leader di Forza Italia e del centrodestra. Le parole del dottor Minale - prosegue D'Alessandro - rappresentano la prova regina di questo desolante e inquietante quadro, dove pubblici ministeri avrebbero condotto indagini e interrogato testimoni senza neanche averne la titolarità, con la forza esclusiva derivante dal nome che portano e dai galloni e le mostrine conquistate sul campo in qualità di braccio armato della sinistra. Auspichiamo - conclude il deputato azzurro - che almeno per una volta il Consiglio superiore della magistratura sappia mettere da parte il suo corporativismo dilagante e il timore reverenziale verso l’ufficio giudiziario milanese per intervenire in modo chiaro, netto e severo".

Lettera al Mattino con un proiettile per Genny 'a carogna. «Hai le ore contate»

Lettera al Mattino con un proiettile per Genny 'a carogna. «Hai le ore contate»



Il plico è giunto quest'oggi alla redazione de "Il Mattino". Tutto il materiale è stato acquisito dalla Polizia che ha aperto una specifica indagine. Il giallo del calibro del proiettile



Una busta indirizzata al Mattino e giunta in redazione alle 9 di questa mattina. Dentro, un contenuto inquietante: un proiettile, fissato con il nastro adesivo a una lettera con la foto di Gennaro De Tommaso, alias "Genny 'a carogna". «Vogliamo far pervenire al camorrista che appare in foto, Gennaro De Tommaso, il presente avvertimento, un risposta a quella scritta sul petto che auspica la liberazione del mafioso Speziale, assassino dell'ispettore Raciti». Inizia così la lettera indirizzata al Mattino.

«Stai attento, avanzo di galera - si legge nella lettera - Hai le ore contate. Penserai che sia una semplice minaccia. Aspetta e vedrai. Morte agli ultras!!! Carogna, attento a te, ai tuoi familiari e a tutti quei coglioni che sono alle tue spalle!!!».

«Anche voi della Società Calcio Napoli non siete esenti da responsabilità, così come i mass media che pubblicano solo ciò che fa loro comodo. Questa farsa è stata organizzata con l'assenso della federazione calcio e con la collaborazione dell'operatore tv della Rai. Vi seguiremo nei vostri spostamenti ed al momento opportuno colpiremo!! Che il tifoso napoletano ferito a Roma muoia a presto!! Non dorma tranquillo nemmeno il cronista Tv. Ogni promessa è un debito».

In Commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia, intanto tutto rinviato a dopo le Europee

In Commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia, intanto tutto rinviato a dopo le Europee

di Clarissa Gigante 


In commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia. E la riforma del Senato slitta a dopo le Europee. Renzi ha paura del voto?



La poltrona di Matteo Renzi traballa alla prima vera riforma costitituzionale che il governo è chiamato a fare: quella del Senato. Ieri sera in commissione Affari costituzionali i Popolari di Mauro hanno bocciato la proposta dell'esecutivo preferendo quella di Roberto Calderoli che prevede una camera elettiva. Alla fine solo i voti di Forza Italia hanno salvato il premier permettendo di approvare il testo base.

E ora? A discapito della sua ormai proverbiale fretta, Renzi preferisce nascondere sotto al tappeto le debolezze della maggioranza e rimandare a dopo le elezioni la resa dei conti. Ecco quindi che il termine per la presentazione delle riforme è stato fissato per il 23 maggio, a ridosso del voto per le Europee che, tra le altre cose, verificherà l'assetto politico del Paese. Una strategia che più volte in questi giorni il premier haribadito, sostenendo di non voler usare i provvedimenti del governo per fare campagna elettorale. In un primo momento la presidente della commissione Anna Finocchiaro ed il Pd avevano proposto la data del 13 di maggio, ma quando Mauro ha indicato il 23, tutti i partiti hanno preferito questa opzione.

Di certo il percorso per le riforme è ben più accidentato del previsto, al punto che anche la data del 10 giugno indicata come quella utile per l'approvazione del provvedimento non sembra più così plausibile. "Nessuno di noi sa che cosa esattamente succederà dopo le elezioni del 25 maggio", ammette un senatore del Pd. Renzi continua a ostentare sicurezza, ma qualcuno sostiene che nella telefonata a Berlusconi abbia paventato l'ipotesi di ritorno alle urne.

"Berlusconi ha fatto una scelta di alto profilo che rispetto", commenta Renato Brunetta a Dagospia, "Dico solo che se Renzi vuole portare a casa le sue riforme, allora che si procuri la sua maggioranza e non chieda soccorso azzurro o di altro colore. In queste settimane ha chiesto voti a Sel e a fuoriusciti grillini. Nei fatti ha una maggioranza di Arlecchino. Non è serio, non è accettabile". E sul Mattinale scrive: "Abbiamo un problema, ragazzi: il nostro leader rispetta la parola data. Privilegia sistematicamente il bene dell’Italia, il rispetto di un patto stipulato per dare pace nella prosperità agli italiani. Restiamo dell’idea, più che mai: Renzi dura minga, in italiano #durapoco. Ma non si vince con gli sgambetti, lasciamo che sia lui stesso, visto che è sveglio, a tirare le somme: non ha più la maggioranza".