Quella testimone mai ascoltata che può riaprire il caso Mediaset
"Berlusconi era una vittima di Agrama". Lo ha detto la donna che per anni è stata il braccio destro del produttore americano. Ma i pm milanesi non l'hanno mai interrogata.
Strani soci, Silvio e Frank. Uno aspetta nella sua villa di Arcore la sentenza che lo potrebbe mettere agli arresti. L'altro, questo arabo di 84 anni, vive in America, al riparo dalle sentenze italiane ma non dalla leucemia: e comunque in attesa che la Corte europea dei diritti dell'Uomo esamini il suo ricorso. La sostanza è che la condanna di entrambi è ormai definitiva. E, anche se può sembrare una fatica fuori tempo massimo, è interessante andare a scavare su come i giudici hanno ritenuto provati i rapporti tra questi due anziani signori. Perché se davvero sta per realizzarsi il fatto inedito di un ex premier che finisce agli arresti, tutto nasce da lì: dalla teoria investigativa del «socio occulto». Tre sentenze di tribunale, d'appello e Cassazione hanno stabilito che dietro il valzer di intermediazioni che governava l'acquisto dei film da parte di Mediaset c'erano i rapporti sotterranei tra Berlusconi e Agrama, che d'accordo gonfiavano i prezzi e si spartivano la cresta. Il processo per i diritti tv, in fondo, è tutto qui.
Ma che prove ci sono della spartizione dei soldi? Sentenza d'appello, pagina 52, capitolo dedicato ad Agrama: «Quanto alla mancanza di prova in merito alle retrocessione di denaro, si è già detto in precedenza, potendosi solo qui ribadire che la sua ritenuta qualificazione di socio occulto (e comunque di falso intermediario autonomo) di Berlusconi presuppone come logica ed inevitabile la restituzione di una larga parte degli importi indebitamente ricevuti». Non è il passaggio di soldi tra Agrama e Berlusconi a dimostrare che sono compari, ma è il fatto che siano soci a dimostrare che si siano spartiti il bottino.
È necessario allora fare un passo indietro. Cosa dimostra che sono soci? La prova chiave è un verbale di Bruce Gordon, manager Paramount, interrogato durante le indagini preliminari ma non in aula (ed è uno dei motivi del ricorso di Agrama a Strasburgo). «Per noi Agrama era un agente per Berlusconi. Era il rappresentante Fininvest», dice Gordon ai pm. Berlusconi ha sempre negato sia in pubblico che in udienza (il 2 maggio 2011 davanti al giudice preliminare di un processo-gemello, l'affare Mediatrade: e andò a finire che il giudice lo assolse) di avere avuto rapporti anomali con Agrama, che per lui era il più importante mediatore di diritti Paramount. Ma Berlusconi è parte in causa, e non spiega perché mai Bruce Gordon dovrebbe avere mentito. Però il 20 novembre scorso in California, una signora di nome Dominique Appleby, mai interrogata dai pm milanesi nonostante fosse stata per anni il braccio destro di Agrama, offre una ricostruzione non priva di verosimiglianza: Gordon mente perché il vero socio occulto di Agrama era lui, e i due facevano la cresta sui film con la complicità interessata di Daniele Lorenzano, manager del Biscione. I tre avrebbero organizzato una specie di gioco delle tre tavolette fregando sia Paramount che Mediaset: «Le persone di Paramount pensavano che Agrama rappresentasse Mediaset, mentre le persone di Mediaset pensavano che Agrama rappresentasse Paramount. Questo consentiva a Agrama di fare decine di milioni di dollari di profitti, che poi divideva con Gordon e Lorenzano». E ancora: «In ripetute occasioni, Agrama e Gordon ripetevano la storia di come si erano incontrati, lo schema che avevano messo in atto, e i milioni di dollari che entrambi avevano ricavato. Ridevano di quanto ricchi stessero diventando». È anche sulla base della Appleby che Berlusconi chiederà di rifare il suo processo. Ma l'esecuzione della pena non si ferma.