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sabato 22 febbraio 2014

Renzi teme la "palude", si gioca "la faccia"

Renzi teme la "palude", si gioca "la faccia"


di R. Ru


Stamattina il giuramento
Renzi si gioca la faccia
Un governo snello di 16 persone, la metà donne. "Discontinuità" e "coraggio" di cambiare sono le parole chiave di Matteo Renzi per il "governo di legislatura". Renzi è il presidente del Consiglio più giovane nella storia della Repubblica. Si  ripromette di restituire "speranza" a un Italia in profonda crisi. Ha programma ambizioso: lavoro, tasse, riforme economiche e istituzionali. Da febbraio vuole realizzare una riforma al mese, puntando anche a riconvertire la politica Ue di rigore in una di crescita. Si gioca la "faccia". Più volte ha indicato la sfida contro "la palude". Sono tanti i problemi: con la Ue, gli alleati, nello stesso Partito Democratico

venerdì 21 febbraio 2014

Renzi presenta la nuova squadra di governo: Una speranza per l'Italia

Renzi presenta la nuova squadra di governo: Una speranza per l'Italia 


"Ho sciolto la riserva", dice Renzi dopo il lungo colloquio con Napolitano al Quirinale, sulla formazione del nuovo governo. Il presidente del Consiglio ringrazia il Capo dello Stato e dice ai giornalisti: "Avverto la responsabilità" di dare all'Italia "un governo che sia in grado di dare una speranza alle nuove generazioni e a tutti gli italiani". Gli italiani, nota, "attendono risposte concrete". Conferma la volontà di varare un governo di legislatura, in grado di lavorare fino al 2018. 

Ecco la squadra di governo: 
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Graziano Delrio
Interni: Angelino Alfano
Esteri: Federica Mogherini
Economia: Pierpaolo Padoan
Giustizia: Andrea Orlando
Difesa: Roberta Pinotti
Sviluppo Economico: Federica Guidi
Trasporti e Infrastrutture: Maurizio Lupi
Istruzione e Università: Stefania Giannini
Salute: Beatrice Lorenzin
Ambiente: Gianluca Galletti
Cultura: Dario Franceschini
Politiche Agricole: Maurizio Martina
Lavoro: Giuliani Poletti

Ministri senza portafoglio
Riforme Costituzionali: M. Elena Boschi
Pubblica Amministrazione: Marianna Madia
Affari Regionali: M. Carmela Lanzetti 

Oggi Renzi al Colle. Alle 16 il governo?

Oggi Renzi al Colle. Alle 16 il governo?


Conto alla rovescia per la nascita del nuovo governo (staffetta) Renzi. "Si chiude oggi, oggi viene consegnata la lista dei ministri", dice Guerini, portavoce della segreteria del Partito Democratico. Il presidente del Consiglio incaricato, secondo fonti parlamentari, già alle 16 si recherebbe al Quirinale per sciogliere la riserva ed esporre la lista dei ministri. Per tutta la mattinata Renzi, riunito con i suoi collaboratori del Pd, ha avuto contatti con gli alleati. In particolare con Alfano, per superare gli ultimi scogli sul governo, ma soprattutto sulle poltrone. Il segretario del Pd ieri notte ha avuto un lungo incontro col leader di Ncd su squadra e programma dell'esecutivo, ma appunto come ribadivamo sopra i righi sulle poltrone. 

"Ho sentito i nastri distrutti: Napolitano insultava Ingroia"

"Ho sentito i nastri distrutti: Napolitano insultava Ingroia"


Vittorio Sgarbi ospite della "Zanzara" lascia cadere la bomba sulle intercettazioni della procura di Palermo andate al macero. E Mancino confidò le sue paure sull'inchiesta

Grazie a delle «fonti giudiziarie» Vittorio Sgarbi ha potuto ascoltare le telefonate segrete tra il presidente Napolitano e l'ex vicepresidente del Csm Nicola Mancino nel 2011, intercettate dalla Procura di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-mafia.

Alla Zanzara Sgarbi rivela il contenuto di una delle conversazioni tra Mancino e il presidente della Repubblica: «Mancino dice a Napolitano: “Sai, vorrei che fosse Grasso a occuparsi di me e non Ingroia”. A quel punto il capo dello Stato risponde: “Caro Nicola, Ingroia è una testa di cazzo, uno stronzo”. Per questo non ha voluto che fossero rese note. Non c'entra niente con la trattativa». In sostanza Mancino, indagato dai pm Ingroia e Di Matteo (per «falsa testimonianza») insieme ad altri undici indagati con l'accusa di «concorso esterno in associazione mafiosa» e «violenza o minaccia a corpo politico dello Stato», chiede di essere giudicato da un tribunale che considera più equo, quello della Direzione nazionale antimafia guidata allora da Pietro Grasso, attuale presidente del Senato. E domanda a Napolitano di adoperarsi per questo fine. Un intervento che non compete al capo dello Stato e che non viene fatto, perciò la registrazione viene giudicata penalmente irrilevante dalla Procura e distrutta. «Mancino ha vagamente provato senza riuscire a ottenere niente da Napolitano, perché dove si incardina l'inchiesta lì rimane, cioè a Palermo. Ma Mancino sa che chi lo giudica è un suo nemico politico, e vuoi essere giudicato da uno più equilibrato, mi pare giusto. C'erano una serie di registrazioni del parlato di Napolitano, che era colloquiale, con espressioni che si usano in una telefonata privata. Le telefonate sono ininfluenti, e non si capisce perché non le volessero far distruggere, anche perché i magistrati stessi hanno detto che non c'era niente di rilevante penalmente. E allora se non c'è niente di utile alle indagini perché devo sentire uno scambio privato dove c'è uno sfogo privato?» racconta Sgarbi. Che nella registrazione non ha trovato riferimenti ad altri personaggi di cui si era scritto nelle ricostruzioni (Salvatore Borsellino, Berlusconi, Di Pietro). «La telefonata fotografa una situazione di conflitto tra due procure, una garantista che era quella di Grasso (la Dna, Direzione nazionale antimafia, ndr), e l'altra giustizialista che è quella di Di Matteo e Ingroia. Che ha rinviato a giudizio Mancino, lo ha paragonato a Totò Riina, e Mancino si rivolge a Napolitano che prende atto di quello che dice Mancino ma non può fare niente e infatti non ha fatto niente. Non si capisce quale sia la necessità di sentire le telefonate tra i due dal momento che Mancino resta indagato da Palermo, prova del fatto non c'è stato alcun intervento». «Quindi la parolaccia al telefono con Mancino è perfettamente lecita - dice Sgarbi a Radio24 - ma pubblicandola verrebbe fuori che il presidente della Repubblica ha una certa animosità contro Antonio Ingroia. E questi sono cazzi suoi». Lo scontro tra le due procure si è materializzato pochi giorni fa nella relazione della Dna, che arriva a definire «preoccupante» il processo sulla «cosiddetta trattativa» (virgolettato testuale) Stato-mafia. Giudizio firmato tra l'altro da un magistrato, Maurizio De Lucia, che negli anni '90 ha lavorato proprio a Palermo come pm antimafia. «Tale processo - sottolinea la relazione della Dna - non può non destare oggettivi motivi di preoccupazione in relazione all'impostazione del processo sulla cosiddetta trattativa». Una bordata a cui ha risposto il pm Di Matteo: «È l'ennesima entrata a gamba tesa contro un processo che dà fastidio a tutti».

Fonte: Il Giornale.it



giovedì 20 febbraio 2014

Roma: Pacco con proiettile all'Ambasciata indiana

Roma: Pacco con proiettile all'Ambasciata indiana 


Un pacchetto con un proiettile è stato recapitato all'Ambasciata dell'India a Roma. Lo rivela la Tv indiana Times Now. Anche il "Times of India", in un servizio dedicato al caso dei due Marò, dal titolo: "L'Italia ricorre all'intimidazione"?, aveva denunciato oltre al pacco con proiettile anche cento lettere con insulti e minacce. "Dopo il braccio di ferro, ora sono arrivati alle mail di odio", scrive il giornale nell'edizione online. No comment dalla sede diplomatica a Roma. 

E' morto Gianni Borgna, aveva 67 anni

E' morto Gianni Borgna, aveva 67 anni
Storico, critico musicale, saggista 


Addio a Gianni Borgna 
E' morto a Roma Gianni Borgna. Critico musicale, saggista e politico, era nato nel 1947. Esponente storico della sinistra romana, dal 75 all'85 fu consigliere regionale del Lazio, dall'88 al 92 consigliere della biennale di Venezia. Dal 93 al 2006 fu ininterrottamente assessore alla cultura del Comune di Roma nelle Giunte Rutelle e Veltroni. A fine 2006 fu nominato presidente della Fondazione Musica per Roma. Titolare della cattedra di Sociologia della Musica a Tor Vergata a Roma fino all'anno 2008/09. E' stato autore di una Storia della canzone italiana e di un testo sull'Italia a Sanremo. Camera ardente in Campidoglio, domani i funerali. 


Ponticelli (Na): Picchiata dal suo compagno, vittima una donna separata con un figlio. La famiglia sapeva e ha taciuto

Ponticelli (Na): Picchiata dal suo compagno, vittima una donna separata con un figlio. La famiglia sapeva e ha taciuto



Ponticelli - La famiglia sapeva e ha taciuto - Una brutta storia quella di una ragazza F.M, 29 anni, madre di un bambino di 8 che, dopo essersi separata dal suo primo marito per incomprensioni caratteriali, ha iniziato con l'appoggio della sorella maggiore a facili incontri in diversi locali di Napoli. Fin qui "diciamo" nulla di strano. La vittima, F.M appunto, una ragazza un po vivace, ha conosciuto e iniziato a frequentare un altro ragazzo, anch'esso sposato e "per detta sua" in fase di separazione. Chi lo conosce a Sarno lo definisce (poco affidabile-bruto-rozzo). La vittima, poco seguita dalla famiglia, cosi ci scrive una sua più stretta parente che non citiamo per riservatezza, accusa proprio la famiglia di negligenza e complicità, perchè non solo conosceva la posizione sfortunata della vittima ma con un menefreghismo puro hanno accondisceso all'incontro di questo nuovo ragazzo a pochi mesi dalla rottura del suo primo matrimonio. Ma non finisce qui, la parente della vittima, ha anche accennato che sia la madre che la sorella maggiore erano a conoscenza di chi fosse questo soggetto, della sua posizione o ex posizione familiare ed in più nel momento in cui la vittima ha iniziato a ritirarsi a casa con qualche graffietto di troppo, hanno fatto finta di nulla, hanno lasciato correre. Perchè? Perchè ci domanda la parente della vittima? Purtroppo, non possiamo rispondere a questa domanda che ci viene posta, possiamo solo dire che, quando si accertano casi analoghi a questi e cioè, quando si accerta che una ragazza viene picchiata per qualsiasi motivo (torto o ragione che sia), l'accaduto va denunciato subito alle autorità giudiziarie. In merito alla famiglia, non ci sentiamo di giudicare perchè non consociamo la loro reale posizione, ma difronte al racconto di questa parente che accusa di complicità la sorella maggiore e la madre, non possiamo far altro che dire che, lo status sociale come l'ignoranza, spesse volte generano questo tipo storie. Evidentemente la sorella maggiore, nascondeva e accondiscendeva perchè nutriva sotto sotto qualche strano interesse personale.