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sabato 7 dicembre 2013

Terra dei Fuochi: Il Presidente Caldoro accetta l'invito di Don Patriciello e incontra i Comitati (Guarda il Video)

Terra dei Fuochi: Il Presidente Caldoro accetta l'invito di Don Patriciello e incontra i Comitati. Guarda il Video

da Dubito



NAPOLI – Il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha incontrato stamani, nella chiesa del Parco Verde di Caivano (Napoli), i rappresentanti dei comitati dei comuni della Terra dei Fuochi.
L’incontro, voluto dal parroco “anti-roghi” don Maurizio Patriciello, è servito ad analizzare il recente decreto varato dal Governo. Benchè iniziato alle 7 e 30 e andato avanti per circa due ore e mezza, l’incontro è stato molto affollato e partecipato. Presenti anche numerosi contadini che con fermezza hanno difeso la bontà e la salubrità dei prodotti ortofrutticoli della Campania, sollecitando, a tal proposito, un’accelerazione dei tempi dei controlli che – ha sottolineato Caldoro – sono più rigorosi e numerosi rispetto altrove proprio per garantire certezze ai consumatori.
L’incontro ha riguardato anche possibili strategie per bloccare la combustione dei rifiuti, in gran parte industriali e alimentata da imprenditori disonesti che preferiscono così sbrigativamente disfarsi di scarti anzichè conferirli nelle piattaforme, sostenendo i relativi e dovuti costi. Altro tema affrontato è stato quello delle bonifiche dei siti inquinati; bonifiche che – ha detto Caldoro – sono già state avviate con fondi regionali.
Caldoro. «È evidente che chi, negli anni scorsi, non ha saputo leggere e affrontare il problema e gli organismi preposti al controllo, compresa la politica, hanno fallito». Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha commentato così le affermazioni di Matteo Renzi che ieri da Napoli ha detto che, sul tema della Terra dei Fuochi, la politica ha «perso la faccia». Ora – ha aggiunto – bisogna «recuperare la credibilità», cosa che deve fare «anche chi è arrivato dopo e ha trovato un’eredità negativa», anzi, ha tenuto a precisare, «deve lavorare anche di più». Caldoro ha fatto un paragone «sportivo: se ti lasciano un testimone nella corsa podistica con tre giri di ritardo, non devi fermarti, ma correre di più». E con il lavoro avviato nel 2010, «abbiamo già recuperato un giro. Dobbiamo continuare a farlo – ha sottolineato – correre cioè più degli altri per recuperare su questo terreno». Su questo ha ricordato «la svolta che la Regione ha avviato dal 2010, quando c’era anche disattenzione da parte degli organi nazionali di informazione». Il decreto varato dal governo «ci aiuta in questo percorso», anche se «resta ancora molto da fare». «I problemi vanno affrontati senza panico, con severità nella chiusura delle aree agricole a rischio», ma senza «generalizzare e danneggiare così il nostro prodotto agricolo, che è certificato, sano e controllato», ha concluso.
«Non serve urlare, noi continueremo a dialogare con le istituzioni»: lo ha detto don Maurizio Patriciello, il prete «anti-roghi» della Terra dei Fuochi che stamani ha allontanato dal sagrato della chiesa del Parco Verde di Caivano un esiguo gruppo di persone che intendeva contestare il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. L’episodio è avvenuto al termine di un affollato e tranquillo incontro fra lo stesso Caldoro e i rappresentanti dei Comitati della zona contro i roghi dei rifiuti. Durante l’incontro sono stati analizzati i contenuti del recente decreto legge del Governo sulla Terra dei Fuochi, fortemente voluto proprio da Caldoro. L’incontro di stamani è stato promosso e organizzato da don Patriciello per un contatto diretto fra cittadini e Presidente della Regione. «È la stagione del dialogo», ha detto don Patriciello anticipando che «a gennaio promuoverà un nuovo incontro con Caldoro per mantenere vivo il dialogo diretto con il territorio e i cittadini».
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il Mattino











Censis, Italia facciata della crisi: per 69% delle famiglie sceso il tenore di vita

Censis, Italia facciata della crisi: per 69% delle famiglie sceso il tenore di vita


Il calo dei consumi in Italia è sintomo di un Paese sotto sforzo, smarrito, fiaccato da una crisi persistente. E' quanto rileva il Censis nel rapporto annuale, evidenziando che nel 2013 su un campione di 1.200 famiglie il 69% ha indicato una riduzione e un peggioramento della capacità di spesa. Il 52% delle famiglie ha paura di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita. Il 24% ha difficoltà a pagare le tasse. 4,4 milioni quelli che non riescono a trovare un lavoro, quasi 6 milioni quelli che hanno un lavoro precario. Un italiano su due si disinteressa di politica. Nel 2012 è aumentato del 28,8% l'esodo verso l'estero. 

Primarie, partita a due per la Lega Nord: A confronto Bossi-Salvini

Primarie, partita a due per la Lega Nord: A confronto Bossi-Salvini


La nuova segreteria della Lega Nord si gioca in una partita a due. Da una parte Umberto Bossi, 72 anni, e dall'altra Matteo Salvini 40 anni. Oggi si svolgeranno le elezioni primarie della Lega Nord per scegliere chi sostituirà come segretario Roberto Maroni. Potranno votare 17.047 militanti del Carroccio. Bossi è stato il carismatico fondatore della Lega, eletto senatore nel 1987, di qui il soprannome "Senatur", segretario fino al 2012, quando si dimise in seguito allo scandalo che coinvolse la sua famiglia per l'uso dei rimborsi elettorali del Carroccio. Salvini, segretario della Lega Lombarda, cerca il salto puntando a subentrare a Maroni. 

Primarie Pd, domani si vota: Sfida a tre

Primarie Pd, domani si vota: Sfida a tre


Renzi, Cuperlo, Civati, tre candidati politicamente giovani (trenta-cinquantenni) si contendono la segreteria del Partito Democratico. Domenica, dopo un'accesa campagna congressuale, si terranno le elezioni primarie per scegliere il successore di Epifani alla guida del Pd. Un sondaggio su Agorà, assegna la vittoria a Renzi col 59% dei voti, seguirebbero Cuperlo col 21% e Civati col 14%. Il Sindaco di Firenze è "il rottamatore", teorizza "una rivoluzione radicale" per cambiare l'Italia e il Pd. Cuperlo indica la necessità di "ricostruire la sinistra". Civati s'ispira alla sinistra diffusa che vota anche M5S. Per tutti e tre la priorità è il lavoro. 

venerdì 6 dicembre 2013

Caivano (Na): Come volevasi dimostrare Falco ritira le proprie dimissioni e torna in sella al cavallo bianco

Caivano (Na): Come volevasi dimostrare Falco ritira le proprie dimissioni e torna in sella al cavallo bianco 

di Mario Setola



Come volevasi dimostrare. Il Sindaco di Caivano Antonio Falco ritira le proprie dimissioni e torna in sella. Quale atto di responsabilità? La situazione politica non è affatto mutata. La crisi c'è ed è evidente. La politica a Caivano latita, come la cura da parte di questa amministrazione nei confronti della città. Pessima. Come pessimo è il livello di tutta questa amministrazione. Incompetente ed incapace di rispondere solo ad uno dei fabbisogni di una città che annega. Con le dimissioni del Sindaco Falco si è pensato, anche se solo per un momento, che la parola potesse, finalmente tornare agli elettori, che sarebbero stati liberi di togliere la fiducia a questa inconcludente amministrazione comunale. Nulla di tutto ciò. Con una nota al Protocollo 20392 del giorno 2 dicembre, il Sindaco Falco ha ritirato per la seconda volta nell'arco dei 3 anni del suo mandato, le proprie dimissioni asserendo che "... considerato il risultato degli incontri, tenutisi successivamente dai quali è emersa la possibilità di proseguire la regolare attività amministrativa, nell'esclusivo interesse della cittadinanza caivanese ritiro le dimissioni". Tutto qui. Ed esplode la polemica. Non si attacca neppure più il sindaco, da tutti considerato un povero burattino nelle mani dei vecchi volponi della politica locale. Dove per vecchi volponi non si intende esperienza al servizio della città, ma solo spasmodico, quasi ossessivo attaccamento agli scanni del potere. Un potere personale che sta mandando in frantumi la città, incapace ormai di rialzarsi. L'attacco più duro è arrivato dal Leader cittadino dell'Mpa, Alessio Vanacore, che ha dichiarato: "Ad un atto del genere c'è solo una risposta, vergognati!" "Non si capisce più - aggiunge ovviamente riferendosi al Sindaco - se sei ostaggio dei "mercenari" oppure i "mercenari" sono tuoi "ostaggi". Ora cosa dirai ai Caivanesi che i partiti non vogliono che tu vada a casa? Una bugia in più, tanto ci hai fatto la faccia". Parole dure, che fanno solo da preludio al resto. Dici che è nell'esclusivo interesse della cittadinanza Caivanese? no caro Sindaco questa te la potevi risparmiare, "nell'esclusivo interesse tuo e del tuo partito", questa era la formula giusta da scrivere nelle motivazioni del ritiro delle dimissioni. Quali sono i tuoi interessi? a breve lo sapranno i cittadini caivanesi stai tranquillo. Quali quelli del tuo partito? divulgheremo anche quelli". Insomma un clima avvelenato in città, e non si escludono colpi di scena finali. Tutto, mentre la città affonda. 

Morto Mandela, eroe lotta ad Apartheid: Nobel per la pace, aveva 95 anni

Morto Mandela, eroe lotta ad Apartheid: Nobel per la pace, aveva 95 anni

Il Sud Africa piange Nelson Mandela 

Nelson Mandela 
Il Sudafrica piange Nelson Mandela. Con un commosso discorso, il presidente Zuma ha annunciato la morte "serenamente nella sua casa di Johannesburg". Il padre del moderno Sudafrica e Leader della lotta alla segregazione razziale, aveva 95 anni e soffriva da tempo di un'infezione polmonare. "Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre", ha detto ancora Zuma che ha dichiarato il lutto nazionale. Nelson Mandela è stato il fautore della lotta contro le discriminazioni razziali e il simbolo dell'intera Africa nel cammino verso l'emancipazione. Proveniente da una Tribù altolocata nel sistema sudafricano di caste, inizia le sue battaglie per l'uguaglianza razziale già da studente di giurisprudenza. Nel 1944, è tra i fondatori della Lega giovanile dell'African National Congress, il movimento che si batte per l'uguaglianza e i diritti civili. Quando nel 1948, il governo dell'oligarchia di origine olandese impone il regime di apartheid, Mandela assurge a leader della contestazione non violenta. La svolta giunge nel 1960. Uscito indenne dal massacro di Shaperville, che costa la vita a 69 militanti dell'Anc, Mandela abbraccia la lotta armata. Arrestato per banda armata, cospirazione e sabotaggio nel 1963, viene condannato all'ergastolo. Confinato a Robben Island, al largo della Città del Capo, diventa la bandiera dell'Anc, che continua la sua lotta clandestina, e diviene definitivamente un mito quando rinuncia alla grazia, propostagli dal governo in cambio della rinuncia alla lotta armata. Le cose cambiano quando anche gli Usa si uniscono alle pressioni internazionali contro il regime dell'apartheid. 

Il crollo del comunismo, vicino all'Anc e nemico giurato dei boeri, nonchè il completo isolamento del Paese, convincono il presidente Sudafricano De Klerk a rilasciare Mandela nel 1991. Tre anni dopo, il dialogo istituzionale tra le etnie sancisce la fine dell'apartheid. Il primo voto libero nella storia del Sudafrica porta Mandela alla presidenza. Suo vice è De Klerk, che un anno prima proprio assieme a lui era stato insignito del Nobel per la Pace. Mandela resta in carica fino al 1998; il suo mandato è tutto proiettato verso una laboriosa riconciliazione nazionale. Nel 2004, si ritira a vita privata. 

Obama, presidente degli Stati Uniti d'America si commuove: Mandela, un esempio. "Non posso immaginare - nota Obama - la mia vita senza l'esempio di Nelson Mandela". "Sono stato uno dei milioni di persone che è stato ispirato da Mandela". "Abbiamo perso - ha ricordato - uno degli uomini più coraggiosi e influenti dell'umanità". Aprendo il suo intervento, Obama ha citato le parole pronunciate dallo stesso Mandela durante il processo nel 1964: "Ho amato l'ideale di una società democratica e libera in cui tutti possono vivere in armonia e con pari opportunità". "Mandela ha vissuto per questo ideale e lo ha reso reale", ha poi concluso Obama. 

giovedì 5 dicembre 2013

Porcellum: La palla passa alla Camera ed è subito scontro Boldrini-M5S

Porcellum: La palla passa alla Camera ed è subito scontro Boldrini-M5S

Forza Italia e Movimento 5 Stelle contro la maggioranza


Nuova bagarre alla Camera tra Movimento 5 Stelle e la presidente Boldrini. I deputati grillini sono tornati a denunciare la totale "illegittimità" del Parlamento e al grido di "siamo tutti illegittimi" sono scattati applausi dai compagni di partito e le contestazioni dai banchi delle altre forze politiche hanno subito trovato contrapposizione. Immediata la replica della presidente Boldrini: "La Camera è pienamente legittima e legittimata a operare". I deputati del Movimento 5 Stelle hanno subito abbandonato l'aula in seguito al voto negativo di sospendere i lavori per calendarizzare la riforma elettorale. E intanto dopo il no della maggioranza ad una conferenza dei Capigruppo della Camera per mettere appunto, in calendario la riforma elettorale, i deputati del M5S, potrebbero dimettersi per protesta. Villarosa, Capogruppo del M5S, nota: "Avevamo chiesto la riunione della Capogruppo per calendarizzare subito il ritorno al "Mattarellum" e rimandare subito dopo il Paese a votare con una nuova legge elettorale". E sostiene: "Ci hanno detto di no. Qui siamo tutti illegittimi. Noi siamo pronti a dimetterci". Successivamente Villarosa precisa: "E' giusto dimettersi e noi siamo pronti a farlo, ma solo dopo l'approvazione del Mattarellum". A fare battaglia unitamente al Movimento 5 Stelle anche Forza Italia che sostiene anche non approvando il Mattarellum ad approvare nell'immediato una nuova legge elettorale e subito dopo dare la parola ai cittadini. Insomma, Letta e Napolitano tengono ancora banco, anche se lo stesso presidente Napolitano sollecita il Parlamento a modificare la legge elettorale. "Il Parlamento è pienamente legittimo - dice - e la Corte Costituzionale stessa che non lo mette in dubbio". Anche se da Napoli, dove Napolitano ha tenuto la conferenza "Beni Culturali e terzo settore" è stato fortemente contestato da migliaia di cittadini.