LIBERALIZZAZIONI: POSSONO
RILANCIARE LA CRESCITA?
di Sabatino Laurenza
“Se il governo liberalizzerà
il nostro settore, chiuderemo”. È questa la minaccia che ogni
giorno sindacalisti e rappresentanti di categoria ripetono nei vari
talk tv. Tassisti, avvocati, farmacisti (per ora non si sono visti i
notai) queste liberalizzazioni non le vogliono. “Alcune sono utili,
ma non quella che ci riguarda”, sento dire in un intervista, da uno
dei leader dei tassisti. Un messaggio ambiguo, come a dire sono
favorevole alla liberalizzazione basta che non tocchino i miei
interessi. Insomma, in perfetto stile italico. Negli ultimi anni ci
sono stati italiani che si sono arricchiti, altri che si sono
decisamente impoveriti. Così la forchetta tra indigenti e paperoni
si è allargata a dismisura. Nel nostro Paese lo stato sociale esiste
ed è anche piuttosto costoso. La crisi ha contribuito ad impoverire
certi strati della popolazione. Ma il processo di erosione del potere
d’acquisto (che non riguarda tutti gli italiani) inizia da più
lontano. La mala gestione dell’entrata in vigore dell’Euro che ha
fatto schizzare in alto i prezzi, ha favorito un fenomeno di
redistribuzione che ha avvantaggiato i lavoratori autonomi e
svantaggiato i lavoratori dipendenti, ad eccezione delle categorie
più protette che sono riuscite ad ottenere adeguamenti salariali in
linea con l’incremento dell’inflazione. Ma quello che le
categorie soggette a liberalizzazione stanno facendo passare come
un’ingiustizia, in realtà non è altro che un beneficio per la
comunità tutta. Chi si è arricchito è soprattutto chi ha avuto
modo di sguazzare nei vari regimi monopolistici che esistono in
Italia. In un Paese fondato sul conflitto di interessi e dagli oscuri
intrecci tra interessi privati ed interessi pubblici non c’è da
stupirsi. Negli ultimi dieci anni le tariffe dei servizi pubblici
sono aumentate più dell'inflazione, con una variazione +24%. Si và
dall'acqua potabile ai trasporti ferroviari e urbani, passando per le
tariffe autostradali, raccolta dei rifiuti, taxi, luce e gas. Ma in
parecchi hanno già dimenticato che l'unico settore realmente
liberalizzato in Italia, ovvero quello della telefonia, è l'unico
che non ha subito aumenti, ma anzi ha registrato una sensibile
flessione.....i motivi?? L'apertura del mercato a una miriade di
concorrenti ha fatto calare i prezzi e offrire un servizio migliore,
per la gioia dei consumatori! Ben vengano le liberalizzazioni,
quindi. Liberalizzando le varie licenze, i guadagni di tassisti,
farmacisti etc si riducono. Questo è vero. C’è chi soccomberà,
ed è altrettanto vero. Ma c’è chi avrà la possibilità di
lavorare. Liberalizzando avremo più posti di lavoro e prezzi
decisamente più contenuti. Un vantaggio per i disoccupati, per i
giovani e per i consumatori. Ma perché partire dalla catena più
debole delle caste, come quella dei tassisti? Perchè non si avvia un
processo di liberalizzazione che vada a toccare anche i notai,che
sono protetti dal numero chiuso.....Partiamo dal loro tariffario,
aboliamolo e consentiamo la concorrenza. E lo stesso valga per gli
avvocati. Ma di notai e soprattutto di avvocati è pieno il
Parlamento, mentre di tassisti nemmeno l’ombra. Colpire avvocati,
notai e farmacisti forse non creerà un’enorme spinta alla
crescita, ma servirà per redistribuire la ricchezza che negli ultimi
10 anni è finita nelle mani di pochi, a scapito di molti. È un
problema di giustizia sociale. Monti ha un compito importante ma non
può svolgerlo da solo. Servono i voti in Parlamento. Per questo il
timore che il Governo faccia solo un buco nell’acqua è più che
fondato. Non saranno di certo le licenze dei tassisti a cambiare
l’Italia!