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domenica 15 gennaio 2012

Caivano. Padre Maurizio Patriciello: Contro le Camorre, la forza della preghiera


L’ARMA DELLA PREGHIERA PER FERMARE QUELLE DELLA CAMORRA


A Cura di Padre Maurizio Patriciello

Sono venuti in tanti in chiesa, come ogni 13 del mese, a invocare la Vergine Maria. È un’esigenza del cuore. Ne sentiamo il bisogno tutti: parroco e fedeli.  Soprattutto in queste ore in cui il cielo di Napoli si va di nuovo addensando di nubi brutte e minacciose che non lasciano presagire niente di buono. Ci siamo soffermati a riflettere che in ambiente di camorra sono sempre i maschi a impugnare le armi. Le donne restano nell’ombra. Spesso, a dire il vero, sono le prime vittime della prepotenza dei congiunti; altre volte sono complici, ma mai con la pistola in mano. Questo tristissimo primato, del quale vergognarsi, va riconosciuto ai maschi. È sul loro petto che va appuntata le macabra medaglia. Sono essi, infatti, a incutere terrore in queste ore buie come una notte senza luna e senza stelle. Sono loro che si arrogano il diritto di eliminare dalla terra chi fu creato a immagine di Dio. Sono sempre loro che usurpano un potere che nessuno uomo ha ricevuto mai e che mai nessuno potrà concedere: decidere chi è degno di essere lasciato in vita e chi, invece, non lo è. Davanti all’altare ci siamo detti: se tanti nostri fratelli in umanità deturpano la bellezza della vita e rapinano i bambini della gioia che spetta loro; se tanti uomini hanno fatto del sopruso il loro vanto; se la camorra continua a rovinare l’esistenza di una moltitudine di persone, bisogna correre ai ripari. Riparare, ecco. In un modo misterioso ma reale, noi, Chiesa di Cristo, disseminata provvidenzialmente in quartieri difficili e problematici, faremo la nostra parte. Non ci tireremo indietro. Non faremo mancare alle sofferenze di Cristo il nostro contributo. Anche noi abbiamo le mani per impugnare le nostre armi, un cuore che si ribella a tanto scempio. Ma, al contrario di chi deturpa il mondo mostrando tutta la sua miseria, noi siamo ricchi. Ricchi di fede, di speranza e di grazia di Dio. Noi siamo forti della promessa di Gesù: «Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo...». Dio non ci lascia soli. Noi abbiamo la certezza che sulla croce Gesù ha già vinto il male. E la morte. Noi sappiamo che là dove il peccato abbonda e sembra vincere, in realtà la grazia sta sovrabbondando. Anzi, già straripa. Anche quando non ce ne rendiamo immediatamente conto. Perché indugiare, dunque? Se sono per lo più i maschi a cedere alla tentazione di macchiarsi di sangue – innocente o meno a noi non importa, la vita di Caino è sacra quanto quella di Abele



 – altri maschi impugneranno un’altra arma per combattere la guerra. Un’arma la cui efficacia ben conoscono i credenti. E i santi. Un’arma insolita, per chiedere a Gesù e alla Sua Mamma la pace, la concordia, la giustizia per questo nostro territorio martoriato e bello. Se il demonio fa proseliti e arruola gente al suo servizio, ci sarà altra gente che con la corona del Rosario in mano, invocando Maria, eleverà al Signore della vita, suppliche e preghiere. Perché alla nostra terra vengano risparmiate ulteriori, inutili sofferenze. Perché lo Stato faccia in fretta la sua parte per bloccare chi ha perduto o sta perdendo il ben dell’intelletto. Perché i vari clan camorristici, con i loro capi, i loro boss, i loro pezzi da novanta, si rendano conto che, sciupando la vita in questo modo assurdo, saranno sempre dei perdenti. Sempre dei poveri sconfitti. Perché lo Spirito Santo arrivi, come solo Lui sa fare, nelle pieghe più nascoste di tanti cuori induriti. E, come balsamo, consoli, guarisca, converta. «Ave Maria piena di grazia il Signore è con te...». Nella penombra riposante della sera risuonano le voci dal timbro forte dei fratelli che invocano la Vergine. Lei che ottenne da suo Figlio il primo miracolo a Cana di Galilea, doni al popolo campano, al Santo Padre, all’Italia intera la gioia di vedere forgiate in falci le armi capaci solo di seminare disperazione e morte.

sabato 14 gennaio 2012

Cronaca. Toscana: Naufraga Nave da Crociera


CRONACA. NAUFRAGA NAVE DA CROCIERA

di Sabatino Laurenza
Sciagura in mare a largo dell'Isola del Giglio, in Toscana dove una nave da crociera della Costa Concordia si è incagliata contro la costa arenandosi. L'imbarcazione era salpata alle diciannove e trenta di ieri da Civitavecchia e diretta a Savona. Il bilancio è drammatico: 3 morti e 14 feriti accertati al momento. Un bilancio che potrebbe essere purtroppo provvisorio visto che la nave deve essere ancora ispezionata completamente per controllare che non sia rimasto nessuno a bordo. Ormai una parte dell'imbarcazione, inclinata di 80 gradi, è sott'acqua e l'ispezione verrà fatta dai sommozzatori. L'incidente che ha provocato i danni fatali all'imbarcazione si è verificato ieri sera intorno alle 21. Tutti i passeggeri al momento dell'impatto erano a cena. Ad un tratto si è sentito un forte rumore e poi il black out totale che ha lasciato tutta la sala al buio. Da quell'istante è partito il messaggio di emergenza dell'equipaggio che invitava tutti ad indossare i salvagenti e a recarsi sul ponte della nave per imbarcarsi sulle scialuppe di salvataggio. Scene di panico con urla e madri che urlavano i nomi dei propri bambini. In molti, per la paura o presi da uno stato d’ansia, si sono gettati in mare, nelle acque fredde della Maremma. Tempestivi sono intervenuti i soccorsi delle unità della Guardia Costiera. Sono scioccanti le testimonianze dei passeggeri portati in salvo. Gli stessi che non hanno risparmiato critiche all'equipaggio sulle operazioni di soccorso.: "Delle scialuppe non sono state messe in mare e sono cadute sul ponte provocando feriti e contusi. L'equipaggio anziché dare sicurezza sembrava anche esso impaurito. Sembrava di essere sul Titanic". Racconti ancora atterriti nonostante i testimoni siano ormai stati messi in salvo. Sessanta persone sono state salvate invece dai vigili del fuoco essendo rimaste bloccate senza via di fuga con l'imbarcazione già in parte sott'acqua. I motivi dell'impatto sono al momento in fase di accertamento ma si pensa ad un guasto temporaneo che non ha permesso la manovra per evitare l'arenamento. La Capitaneria di Porto di Livorno rende noto che e' stata avviata un'inchiesta amministrativa sia sulle cause del naufragio della nave Costa Concordia, sia sul soccorso ai passeggeri da parte dell'equipaggio.













Vicenza: Perde il Lavoro, Operaio non regge è tragedia..


 VICENZA: OPERAIO PERDE LAVORO E SI SPARA

di Sabatino Laurenza
La crisi continua a fare vittime. E dopo i suicidi di imprenditori, in Veneto il dramma della disoccupazione colpise ora anche gli operai. L'ultimo caso è quello di un operaio metalmeccanico 45enne, senza lavoro da quattro mesi: si è tolto la vita nella taverna della sua abitazione. E' accaduto in provincia di Vicenza. L'azienda dove l'uomo lavorava, a settembre aveva ridotto il personale a causa della crisi, e fra le persone lasciate a casa c'era anche lui. Il disoccupato viveva da solo con la madre anziana, 82 anni: ieri ha atteso che la donna uscisse di casa per fare la spesa ed è sceso in taverna per togliersi la vita. Purtroppo, quando si passa da una vita normale a una condizione ai margini della povertà, la disperazione rischia di prendere il sopravvento.....

venerdì 13 gennaio 2012

Napoli. Comune e Provincia OK.... l'Olanda pronta a ricevere i rifiuti della Campania.


NAPOLI: RIFIUTI IN OLANDA....

di Sabatino Laurenza
Sono state avviate qualche giorno fà le operazioni di carico dei rifiuti dallo stir di Caivano a bordo della nave "Nordsten". Dopo l'accordo raggiunto dal comune e dalla provincia di Napoli, la spazzatura dal Golfo si trasferirà in Olanda. È previsto il trasferimento di un carico alla settimana: circa 3.000 tonnellate di rifiuto secco a viaggio per un costo, come ha riferito il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, di circa 109 euro a tonnellata. Sulla vicenda il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha così commentato: "La partenza del primo carico verso i Paesi Bassi rappresenta un passo avanti per superare la precarietà del momento. È una soluzione transitoria che serve a noi per avere uno-due anni di tempo per completare gli impianti di cui ha bisogno la città e la Campania. È un contributo ad evitare che la Campania possa tornare in emergenza”. Tonnellate di pattume made in Naples che, fanno sapere dall'Olanda, produrranno energia per 35 milioni di docce calde. Si, perchè grazie a noi avranno modo di convertire monnezza in energia per il riscaldamento. Restiamo sempre un po' a bocca aperta, e un tantino umiliati, a sentire queste cose, ma tant'è!


giovedì 12 gennaio 2012

Vaticano: La Polemica Infinita.!


ATTUALITA'. CHIESA, LA POLEMICA INFINITA!

di Sabatino Laurenza
La manovra Salva-Italia ha riaperto una ferita mai chiusa: quella delle esenzioni fiscali della Santa Sede Spa. Per fare informazione in modo completo bisogna partire da un dato che molti dimenticano: la Chiesa paga già l’Ici su molte strutture con finalità commerciali. Ma altrettanto viene da chiedersi......quanto vale il patrimonio immobiliare della Chiesa? Una stima reale non esiste. I beni del Vaticano sfuggono a qualsiasi radiografia catastale. L'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, l'ombrello ufficiale del mattone di Dio, ha a bilancio beni per soli 50 milioni, ma si tratta di valori storici inattuali. Il gruppo Re, una società che gestisce immobili per gli enti ecclesiastici, ha calcolato qualcosa come 115mila immobili, quasi 9mila scuole e oltre 4mila tra ospedali e centri sanitari. A Roma sotto il cappello del Santa Sede ci sono 23mila tra terreni e fabbricati, 20 case di riposo, 18 istituti di ricovero, 6 ospizi. Beni che non diminuiscono, ma che aumentano in modo considerevole: solo nella Capitale ogni anno sono almeno 10mila i testamenti a favore del clero. Mettere mano al catasto clericale, dunque, non è semplice. Non tutto è riconducibile ad un unico ente, dato che parte dei beni sono di proprietà delle Congregazioni che li ricevono direttamente dai cittadini. Prima di sparare a zero in modo populistico e ottuso, sbandierando lo slogan “la Chiesa paghi l’Ici“, però, ci si dovrebbe ricordare delle attività socio-assistenziali portate avanti dal Vaticano in via del tutto gratuita e che quasi sempre suppliscono un sistema di accoglienza di poveri e migranti del tutto assente a livello cittadino e comunale. La mensa dei poveri, ad esempio, è un’attività fondamentale per sostenere italiani e stranieri che vivono in povertà. Intanto una stima, approssimativa, ha calcolato che il pagamento dell'Ici da parte della Chiesa potrebbe fruttare fino a tre miliardi l'anno all'Erario. Passata la tempesta la Chiesa può tirare un sospiro di sollievo. Alle parole di apertura sul pagamento dell’Ici, come sempre, non sono seguiti i fatti. Così, votata la manovra, anche per il 2012 la Chiesa è salva. O meglio: continuerà a camuffare attività commerciali in attività no profit, in modo da continuare ad evadere il fisco e a fare concorrenza sleale. Alla faccia di Cortina e di tutti i “poveri” con il Suv. Ma, al di là dell’Ici non pagata, la Chiesa gode di privilegi ben più grandi. In primo luogo l’acqua. Il Concordato prevede che lo Stato italiano provveda “che alla Città del Vaticano sia assicurata un’adeguata dotazione di acque”. Così tocca al Comune di Roma fornire acqua gratis al Vaticano attraverso la sua (oramai ex) municipalizzata Acea. Dal 1999 ad oggi la Chiesa si rifiuta di pagare appellandosi al diritto internazionale. Così, mentre i romani hanno pagato e pagano tutt’ora l’acqua del Papa (l’azionista di maggioranza di Acea è il Comune di Roma), il resto degli italiani pagano lo smaltimento dei liquami del Vaticano. E di acqua il Vaticano ne usa anche molta, decisamente troppa: ben 5 milioni di metri cubi l’anno, secondo Acea. Ma facciamo due conti. Il fabbisogno personale è di circa 54 metri cubi l’anno, pari a 150 litri al giorno. In Vaticano vivono 832 abitanti per un fabbisogno totale di acqua pari a 45mila metri cubi. Dove finisce tutta l’altra acqua? Servizi igienici dei musei vaticani, qualche fontana. Ma è presumibile che molta vada sprecata. Alla faccia di chi, in Africa, fugge dalla siccità, alla faccia di chi muore in guerre per il controllo delle "oasi blu". Alla faccia di tutti quegli italiani che si sono visti tagliare l’acqua, la luce, il gas e il telefono quando non riescono a pagare le bollette. Non ci si dimentichi che se uno Stato, nel nostro caso il Vaticano, usufruisce di esenzioni e privilegi, significa che qualcuno, ovvero il Parlamento italiano, glieli ha concessi. Un particolare quasi sempre dimenticato da quanti guardano, strillano e urlano solo rivolti Oltretevere.

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Caivano. L'irriducibile Cainao. A cura di Padre Maurizio Patriciello..


Caivano. La Parola a Padre Maurizio Patriciello


Hanno un nome i due uomini uccisi e dati alle fiamme la scorsa notte davanti al cimitero di Melito, grosso centro alle porte di Napoli.  Si tratterebbe di Raffaele Stanchi e Luigi Mondò di Scampia, il famigerato quartiere crocevia della droga che attraversa l’Italia e che vede, da anni, contrapposti in una terribile faida, il clan della famiglia Di Lauro e l’ala ribelle, i cosiddetti scissionisti. Nessuna pietà per coloro per i quali era stata decretata la condanna a morte. Delitto eclatante, da servire da esempio per chi, in futuro, avesse intenzione di tradire la “famiglia”, i patti, le alleanze. La storia è sempre la stessa. Questi uomini pure. Si confessano eterno amore. Si chiamano fratelli. Si dicono disposti a dare la propria vita per l’altro.  Fanno patti, riti, giuramenti. Tengono a battesimo i piccoli rampolli dei compari. Poi, quando i soldi cominciano a girare a palate, quando si sentono corteggiati da chi prima nemmeno li degnava di uno sguardo, vengono invasi, posseduti da una strana mania di grandezza. Non capiscono più perché debbano continuare a sottostare ai patti, né il motivo per cui dividere il guadagno con chi è perdente in quel momento. Si convincono che da soli possono ottenere tutto, si incaparbiscono che riusciranno là dove gli altri hanno fallito. 
E si consegnano a quella maledetta frenesia che si impossessa di loro e delle loro facoltà mentali. La prudenza lascia il posto a una lucida follia. Succede così che iniziano, caparbiamente, a scavarsi la fossa nella quale finiranno per essere sepolti. Intanto sembra che gli altri abbiano paura o che dormano. Fino al momento in cui scatta la trappola. Allora tutto cambia. Tutto diventa buio. Tutto diventa morte. È allora – ma ormai è tardi - che si svegliano dal torpore in cui erano caduti e si accorgono che i loro nemici, sono invasi dalla stessa forza maledetta che li tiene prigionieri e, come a loro, non concede tregua. 
Una febbre li fa delirare. Un delirio li consuma. Una sete di sangue e di vendetta che si placa solo con la morte – esemplare, eclatante – di chi ha tradito.  Di lui, se possibile, non deve rimanere nemmeno il corpo. Chi gli ha voluto bene deve patire una sofferenza atroce. La storia si ripete. Vecchia. Sempre uguale. Noiosissima e terrificante. E, cosa alquanto strana, sempre trova chi è disposto a scommettere sulla sua efficacia. 
Caino non si arrende. Caino ancora insanguina le strade. I mille clan che si spartiscono gli affari illeciti della città, non hanno mai smesso di essere sul piede di guerra. Gli odi viscerali che contrappongono interessi milionari e persone divampano più del fuoco. 
Non sono trascorse che poche ore dal ritrovamento dei due cadaveri bruciati e, sempre a Melito, viene consumato un altro delitto. A cadere sotto i colpi di pistola stavolta è il 52enne Patrizio Serrao. Il 5 gennaio fu la volta di Rosario Tripicchio. L’anno nuovo, a Napoli, è iniziato sotto i peggiori auspici. Gli inquirenti non hanno dubbi. Nemmeno la gente comune. È di nuovo guerra tra il clan dei Di Lauro e gli scissionisti. Non bisogna abbassare la guardia, oggi più che mai. Occorre tenere gli occhi bene aperti soprattutto in questi tempi di crisi nei quali tanta gente versa in condizioni di estrema povertà. Sotto le case di tanti camorristi c’è chi fa la fila per ottenere un qualsiasi posto di “lavoro” per poter continuare a vivere. Coloro non sanno più dove “posare il capo” interpellano la società politica e civile. Sono là. Nelle nostre città, nelle nostre periferie. Non possiamo ignorarli. Melito è a pochi passi dall’Agro Aversano, da Secondigliano, da Miano, da Scampia. Terre di camorra, di espedienti, di imbrogli milionari per pochi e di vite bruciate per sempre per tanti altri. La recrudescenza della camorra – non occorre dimenticarlo mai - avviene là dove lo Stato è debole, pigro o completamente assente.