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giovedì 24 dicembre 2015

Milano Troppo inquinamento, per tre giorni scatta il blocco totale del traffico

Smog, a Milano blocco totale del traffico per tre giorni




L'ipocrisia di una giunta, di un modello politico e culturale, si vede in queste occasioni. E' un mese e mezzo che a Milano si registra un'emergenza smog gravissima, con il Pm10 che ormai da settimane è fisso al doppio della soglia d'allarme di 50 metri quadrati per metri cubo. Ebbene, il sindaco Pisapia e la sua giunta hanno lasciato che i milanesi si avvelenassero per bene, soprattutto nei giorni sotto natale, ben consci che l'imporre divieti di circolazione in quei giorni gli sarebbe sicuramente costato qualche voto alle elezioni comunali della prossima primavera. Ma, passate le feste, comprati i regali, mangiato il panettone e con i milanesi (soprattutto quelli più benestanti) che sono per gran parte emigrati altrove, ecco scattare il divieto assoluto di circolazione. Per tre giorni, da lunedì 28 dicembre a mercoledì 30 dicembre (dalle 10 alle 16) non un singolo motore a scoppio privato potrà accendersi entro i confini del capoluogo lombardo. Non servirà assolutamente a un tubo, ma la faccia di tolla dell'ambientalismo è salva. E dei polmoni dei milanesi chi se ne frega.

L'ex di Sposini, drammatica verità: "Stop balle vi dico come sta davvero"

La drammatica verità su Sposini. La ex: "Basta balle, vi dico come sta davvero"



Delle vere condizioni di Lamberto Sposini, in una drammatica intervista a Vanity Fair, parla Sabina Donadio, l'ex compagna del conduttore. Si parte dal giorno dell'ictus: "Le condizioni di Lamberto erano disperate. Quando arrivò al primo ospedale dove lo aveva portato la Rai era praticamente morto: i medici mi dissero che il coma era irreversibile, che non c'era più nulla da fare. Se si è salvato - prosegue - solo grazie al professor Maira, uno dei migliori neurochirurghi d'Italia, che da Firenze rientrò di corsa a Roma e lo operò al Gemelli. Diverse ore dopo l'emorragia, purtroppo - punta il dito -: un ritardo imperdonabile che è agli atti nella nostra causa di risarcimento contro la Rai, perché ha procurato gravi danni".

"Non parla" - Dunque, la Donadio parla delle attuali conduzioni di Sposini: "È lucidissimo, ma non parla. Un grumo di sangue del diametro di sette centimetri ha premuto quattro ore sull'area del linguaggio. Conseguenza: lui capisce tutto ed è in grado di legare, nella sua testa, il significato alla parola, però la parola non esce. Né a voce, dalla bocca viene fuori solo un suono, né in scrittura. Tecnicamente si chiama afasia. Fortunatamente ha una mimica facciale notevole: con gli occhi esprime tutto".

Cure insostenibili - Secondo la ex compagna, "con la logopedia può fare miglioramenti. Nel centro svizzero dove è stato per sei mesi l’ho sentito pronunciare frasi intere. Ma per noi sostenere più a lungo quelle cure non era possibile. Parliamo di oltre trentamila euro al mese e lui aveva uno stipendio buono, ma pur sempre da giornalista. E poi aveva appena usato tutti i suoi risparmi per comprare un casale in Umbria, che oggi non si riesce a vendere".

Causa alla Rai - Non si può non parlare della causa intentata alla Rai, e la Donadio spiega che i rappresentanti della Rai di allora "si sono fatti vivi in ospedale i primi giorni, poi sono spariti. Immagino abbiano scelto di combattere in tribunale per non creare un precedente, ma c’è di mezzo la vita di un uomo, di un padre, prima che di un ottimo professionista. Spero che la nuova Rai di oggi si metta una mano sulla coscienza e apra una trattativa. Non chiediamo di essere ricoperti d’oro, solo di garantire il futuro di Lamberto".

Abbandonato da tutti - Oggi, continua nel racconto, Sposini è solo. "Un po' è anche colpa sua. Era orso, poco disponibile, non si è mai dedicato a coltivare i rapporti, a cominciare da quello con la prima fi glia. I pochi amici che aveva, poi, con la malattia sono scomparsi. E in generale del suo mondo – il giornalismo, la tv – non si è fatto vivo quasi nessuno dopo il primo periodo. Chi continua a scrivergli, e a seguirlo su Instagram, sono le persone normali. Il suo pubblico".

Champagne, sigari e... di nascosto da mamma Michelle il festino proibito di Aurora Ramazzotti / Foto

Aurora Ramazzotti, festa per i 19 anni anni con sigari e champagne



Champagne, sigarette e persino un sigaro cubano: al party per i suoi 19 anni, Aurora Ramazzotti non si è fatta mancare proprio nulla e, come mostrano le foto del settimanale "Nuovo", dopo il brindisi in famiglia ha voluto festeggiare in grande quest’anno appena trascorso, pieno di momenti importanti e di tanti successi“

"Belen è di nuovo single?". E il bomber ex Juve e Inter si precipita da Miami per impalmarla

"Belen è di nuovo single?". E il bomber ex Juve e Inter si precipita da Miami per impalmarla



Le notizie fanno in fretta a fare il giro del mondo, anche se uno come Bobo Vieri non ha certo bisogno del comunicato mandato all'Ansa dall'avvocato di Belen Rodriguez per sapere che la showgirl argentina è tornata single. Sta di fatto che l'ex attaccante di Juventus e Inter ha lasciato Miami per atterrare all'improvviso a Milano, dove è stato accolto dal Tapiro d'Oro di Valerio Staffelli di Striscia la notizia. Vieri può già vantare un ricco curriculum di conquiste con la storiche relazioni con Elisabetta Canalis e Melissa Satta, solo per citare quelle note. Dal canto suo, il bomber ha negato ogni legame tra il suo ritorno e la notizia della separazione tra la Rodriguez e De Martino, anche se a tradirlo è stata proprio l'argentina che pochi minuti dopo l'arrivo di Staffelli è entrata nel locale, fermandosi con lui per fare due chiacchiere.

La batosta (cara) contro Telecom Italia Arriva una maximulta: quanto pagherà

La batosta (cara) contro Telecom Italia. Arriva una maximulta: quanto deve pagare



L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha irrogato una sanzione complessiva di 28 milioni di euro, per un’intesa restrittiva della concorrenza in violazione dell’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a carico di sette società: Alpitel, Ceit Impianti, Sielte, Sirti, Site, Valtellina e Telecom Italia. L’accordo ha riguardato il coordinamento, tra il 5 luglio 2012 e l’1 febbraio 2013, delle offerte economiche e di altre condizioni contrattuali nelle procedure per la selezione dei fornitori predisposte dalle società Wind e Fastweb; nonché quello sulle informazioni relative all’erogazione dei servizi di manutenzione correttiva (cosiddetta assurance). Questa attività viene effettuata per ripristinare il servizio in caso di guasti segnalati dai clienti finali o per malfunzionamenti della rete, a cui Telecom consente di accedere agli operatori telefonici alternativi. A giudizio dell’Antitrust, le condotte lesive della concorrenza consistono nella determinazione coordinata delle condizioni economiche contrattuali e delle informazioni trasmesse al regolatore, con l’obiettivo di limitare il confronto competitivo e prevenire l’evoluzione delle forme di erogazione disaggregata dei servizi tecnici accessori. Questo avveniva in un periodo di evoluzione delle modalità di erogazione dei servizi di manutenzione correttiva che avrebbero potuto determinare una maggiore disintermediazione del servizio. In particolare, prosegue la nota Antistrust, l’istruttoria ha permesso di accertare l’esistenza di incontri e contatti tra le imprese sanzionate, volti a concordare le offerte economiche da presentare a Wind Telecomunicazioni e Fastweb per il servizio disaggregato di manutenzione correttiva end-to-end e, in generale, a condividere un piano di comunicazione univoca relativo alle condizioni di erogazione del servizio. Secondo l’Agcm, inoltre, le condotte esaminate erano idonee ad alterare gli incentivi degli OLO e degli stakeholder, pregiudicando la concorrenzialità del mercato

La bordata del Cav in tv contro Renzi: "Siamo in un regime" e fa una promessa

La bordata del Cav in tv contro Renzi: "Siamo in un regime". E fa una promessa


La bordata del Cav in tv contro Renzi: "Siamo in un regime". E fa una promessa

Silvio Berlusconi torna ad attaccare Matteo Renzi è il suo governo "contro la volontà del popolo" e, in un videomessaggio per gli auguri di fine anno, il leader di Forza Italia rincara la dose: "Non siamo più una democrazia. L’attuale presidente del Consiglio, mai eletto in Parlamento, in forza del voto solo di un italiano su sette, non solamente governa impossessandosi di tutto, da ultimo anche della Corte costituzionale e della Rai, ma cambia anche la legge elettorale e la Costituzione". Il tutto, dice ancora Berlusconi: "per costruirsi una finta democrazia fatta su misura per lui" dove c’è "un solo padrone, un solo dominus". Insomma, "un vero e proprio regime", torna a dire l’ex premier.

La promessa - Promette di avere la ferma intenzione di "adempiere fino in fondo al dovere che mi è stato addossato, in 20 anni, da milioni e milioni di elettori". Insomma, Berlusconi, come avrebbe detto una volta, resta politicamente "in campo" anche se, precisa nel videomessaggio ai suoi sostenitori, lo farà "nel modo più disinteressato perchè, prendendo a pretesto una sentanza politica paradossale sono stato reso incandidabile e ineleggibile, con il voto della sinistra in Senato". L’ex presidente del Consiglio rivendica a Forza Italia il ruolo di "movimento responsabile, non di sola protesta" e annuncia che "proporremo a tutti gli italiani, capillarmente, a quei 26 mln che non hanno votato alle scorse elezioni e che ancora non ne hanno l’intenzione» un programma di centrodestra attualizzato secondo le indicazioni emerse dai focus group proprio con gli elettori moderati persi per strada. Diffuso anche dai tg, il video mostra un Berlusconi a tratti sorridente. Un gigantesco albero di Natale bianco, scintillante di luci e addobbi, a fare da sfondo

mercoledì 23 dicembre 2015

C'è un altro ministro nello scandalo delle banche

C'è un altro ministro nello scandalo delle banche


di Franco Bechis




Non c' era solo Maria Elena Boschi all' interno del consiglio dei ministri di Matteo Renzi ad essere legata a doppio filo a una delle banche coinvolte nel bail in. Lei era azionista della Banca popolare dell' Etruria e del Lazio di cui suo papà Pier Luigi era stato fino al gennaio scorso consigliere di amministrazione e per un anno anche vicepresidente. Una storia quasi parallela a quella di un altro ministro: Dario Franceschini, che guida i Beni culturali ed è stato fra i primi ad annunciare il salvataggio delle banche grazie al decreto legislativo sul bail in. Nel suo caso la banca è un' altra delle quattro di cui hanno salvato il valore per la vendita nascondendo tutte le magagne del passato in una bad bank comune e impoverendo all' improvviso gli obbligazionisti subordinati: la Cassa di Risparmio di Ferrara.

Anche qui fra gli azionisti storici c' era proprio Franceschini. Piccole quote, che valevano poco più di quelle della Boschi (circa 2 mila euro) anche perchè erano state incrementate attraverso acquisti negli anni. Anche qui c' era una storia di famiglia legata a doppio filo con la banca della città natale. Il papà di Dario, l' avvocato Giorgio Franceschini, ex partigiano scomparso nel gennaio 2012, era stato a lungo consigliere di amministrazione della cassa e della fondazione bancaria che la possedeva. Di più. Dal 1957 fino al giorno della morte era stato anche socio della Fondazione, strettamente legato a uno degli uomini simbolo della storia anche recente sia della fondazione che della cassa di risparmio, entrambe guidate a lungo: Alfredo Santini, nei cui confronti i commissari della Banca di Italia hanno avviato una azione di risarcimento attribuendogli responsabilità per danni complessivamente valutati di 177 milioni e 232 mila euro. Certo, papà Franceschini non era al vertice della cassa ferrarese al momento dello scioglimento, e non aveva responsabilità amministrative a differenza di papà Boschi nel dissesto dell' istituto di credito.

Ma le due storie sono davvero parallele, e il miscuglio di interessi nel governo Renzi si amplia anche grazie alla vicenda Franceschini. Se ad Arezzo l' Etruria era considerata la banca dei Boschi, a Ferrara quella cassa era stata la banca dei Franceschini. Un legame addirittura secolare, perchè anche il nonno di Dario aveva avuto un ruolo di primo piano in quelle vicende. Si chiamava Luigi, e fu il commissario giudiziale nominato nel 1928 in seguito al dissesto di quella che veniva chiamata «la banca dei preti», il Piccolo Credito di Ferrara. La liquidò, e continuò ad essere uno dei massimi esperti ferraresi di procedure del credito. E alla fine della seconda guerra mondiale divenne per molti anni consigliere di amministrazione di Carife. Trasmettendo quella passione per la cassa prima al figlio Giorgio, e poi al nipote Dario.

Anche l' attuale ministro del governo Renzi fu infatti socio -designato dal comune di Ferrara- della Fondazione bancaria che possedeva la Carife fra il 1992 e il 2001, lasciando da quel momento da solo il padre nell' assemblea dei soci.

Questo legame a doppio-triplo filo con la cassa ferrarese di Franceschini è emerso anche negli ultimi mesi, quando il ministro è stato il referente dei comitati piccoli azionisti della cassa. Non a caso il suo nome è risuonato più volte fra le pareti della sala in via della Fiera di Ferrara in cui si è svolta il 30 luglio scorso l' assemblea degli azionisti della cassa per approvare l' aumento di capitale da 300 milioni di euro con emissione di warrant per gli ex azionisti riservato al Fondo interbancario di Tutela dei depositi che avrebbe dovuto salvare la cassa di Ferrara. C' era chi se la prendeva con il ministro Franceschini, come il piccolo azionista Franco Mingozzi, che lo accusava di essere stato troppo silente quando nel governo di Enrico Letta sedeva a fianco dell' ex direttore generale della Banca di Italia, Fabrizio Saccomanni, che aveva da poco commissariato quella cassa: «Come cittadino di Ferrara e come azionista Franceschini poteva spendere qualche parola per calmare lo spavento e lo sconcerto che abbiamo vissuto tutti». Ma le associazioni dei piccoli azionisti assicuravano di avere sentito il ministro, che aveva assicurato l' ok del governo al piano di salvataggio in corso.

Quell' assemblea del 30 luglio in effetti è uno dei principali gialli di questa bancopoli. Con soli sei voti contrari l' aumento di capitale fu in effetti approvato e quindi destinato al fondo interbancario. Fra gli atti depositati c' è anche una lettera datata 7 luglio e firmata dal Governatore della Banca di Italia, Ignazio Visco, con la quale si autorizzava «la convocazione dell' assemblea straordinaria degli azionisti e la proroga tecnica della procedura» di commissariamento. Nella lettera si citava esplicitamente l' aumento di capitale riservato al fondo e perfino il nuovo prezzo di emissione delle nuove azioni: 0,2728 euro. Solo alla fine Visco precisava che «l' esecuzione delle delibere assembleari che saranno adottate sulla base del presente provvedimento è condizionata all' esito dell' istruttoria presso la Bce».

Il presidente della Fondazione Carife, Riccardo Maiarelli, decise di votare sì a quell'aumento di capitale sia in base alla lettera di Visco sia in base a un via libera scritto ottenuto dal ministro dell' Economia, Pier Luigi Padoan, che aveva visto a Roma in un incontro favorito proprio da Franceschini. C' era l' ok di Bankitalia, l' ok del governo, ma il piano di salvataggio non è andato in porto. Non si sa per colpa di chi: la Bce? L' Ue? L' unica certezza è che questo non risulta da nessun atto ufficiale scritto. Un finale che oggi rende furiosi i piccoli azionisti con Franceschini. Che però non si è sottratto alla rabbia. L' associazione Amici della Carife sostiene di avergli scritto il 22 novembre, giorno del decreto salva banche e che lui ha risposto. Con Franceschini «è poi seguito uno scambio di messaggi».

L'On. Fucsia Fitzgerald Nissoli al nostro blog: Auguri di Buon Natale e Buon Anno a tutti gli italiani e a tutti i lettori del blogil Notiziario sul web

L'On. Fucsia Fitzgerald Nissoli al nostro blog: Auguri di Buon Natale e Buon Anno a tutti gli italiani e a tutti i lettori del blog il Notiziario sul web


di Gaetano Daniele




On. Fucsia Fitzgerald Nissoli
Per l'Italia


Care Amiche e cari Amici,
ci stiamo avvicinando al Natale e vorrei riscoprire con Voi le parole di Giovanni Paolo II: "Tu che nella Grotta di Betlemme hai proposto agli uomini di ogni tempo un itinerario di amore e riconciliazione illumina l'umanità di oggi a ritrovare la strada che porta ad incontrare l'altro nel dialogo, nell'amore e nel rispetto profondo". Abbiamo tanto bisogno di dialogo, amore e rispetto sia tra noi che nel mondo, per far tacere il suono dei cannoni e creare l'armonia tra le genti.

Il Natale ci porta a riflettere su noi stessi e sul nostro impegno per il bene sia in famiglia che nella comunità dove viviamo e a cercare le nostre radici che per noi che siamo all'estero significa ritrovare nel presepe quelle tradizioni culturali italiane che vedono nella centralità della dignità umana l'orizzonte della nostra azione.

A Natale sentiamo forte l'incontro con Gesù Bambino: è un messaggio di speranza per il mondo e per ciascuno di noi!

Buon Natale e Buon Anno Nuovo a tutti gli Italiani e a tutti i lettori del blog, il Notiziario sul web, diretto da Gaetano Daniele

Pizza, chiusi tutti i forni a legna Il divieto: è caos nel Napoletano

Pizza, chiusi tutti i forni a legna. Il divieto: caos nel Napoletano



Pizza, chiusi tutti i forni a legna. Il divieto: caos nel Napoletano

Siamo nella Terra dei Fuochi, nel Napoletano, terra di pizza e forni a legna. Ma c'è un comune, quello di San Vitaliano, che il forno a legna lo vieta. Una storia incredibile, ma vera, che è finita anche sulla Bbc. Il paese - seimila anime in provincia di Napoli - nell'ultimo anno, secondo il rapporto di Legambiente, ha sforato i limiti di legge delle polveri sottili per 114 giorni (contro, per esempio, gli 86 di Milano e i 59 di Napoli).

Eppure, a San Vitaliano, non ci sono né traffico né fabbriche di una metropoli. E allora, da dove arriva il Pm10 che inquina l'aria? La risposta non è certa, ma il sindaco, Antonio Falcone, un'idea ce l'ha: colpa dei forni a legna. E dunque ha deciso di imporre ai pizzaioli e ai panettieri che li utilizzano di adottare impianti di abbattimento in grado di eliminare almeno l'80% delle polveri sottili, pena lo spegnimento dei forni. Chi non seguirà subito la norma, insomma, dovrà chiudere.

L'ordinanza sarà attiva fino al 31 marzo 2016, per poi riprendere in autunno. Scontata la protesta dei pizzaioli, alla quale si aggiunge anche quella dei cittadini. Semplice la loro teoria: "Non possiamo essere noi la causa dello smog, Napoli ha molte più pizzerie di San Vitaliano e non raggiunge tali livelli di inquinamento". Ma tant'è: nel Napoletano, ora, il forno a legna è vietato (o quasi).

FERMI TUTTI, C'È IL NOME Belen, chi è il nuovo uomo (smascherato dai messaggini)

Belen, chi è il nuovo uomo. Smascherato dai messaggini



Belen, chi è il nuovo uomo. Smascherato dai messaggini

Perché Belen e Stefano De Martino hanno deciso di separarsi ora e perché lo hanno fatto a poche ore dal Natale, attraverso un comunicato stampa all'agenzia Ansa? Difficile dare una risposta certa. Ma secondo gli ultimi rumors sembra che la showgirl argentina e il marito ballerino - fra i quali "naturalmente resteranno immutati la stima e l'affetto reciproci e la comune volontà di mantenere un rapporto sereno, anche nell'interesse del figlio" - si siano detti addio in fretta e furia per colpa di lui. Cioè, è stato lui a volere la separazione. Non solo. Secondo Oggi.it Belen avrebbe già un altro uomo.

Al momento il nome è top secret. Ma c'è chi azzarda: c'è solo una persona che dalla vita di Belen non è mai uscito ed è il suo ex fidanzato Marco Borriello. Il calciatore del Carpi avrebbe scatenato la crisi fra la Rodriguez e De Martino dopo che quest'ultimo ha scoperto uno scambio di messaggi fra lui e la moglie la primavera scorsa...

"Michael Schumacher adesso cammina" La voce (e la furia della manager)

"Schumi ora cammina". La voce dalla Germania fa infuriare la manager




Il muro di protezione della famiglia e dello staff di Michael Schumacher sulle sue condizioni di salute è sempre più forte, mentre le speranze dei fan di conoscere buone notizie sul campione tedesco non si spengono mai. L'ultima indiscrezione è stata diffusa in Germania dal settimanale Bunte, secondo il quale Schumi starebbe facendo: "piccoli passi grazie all'aiuto del fisioterapista, e può anche muovere un braccio", anche se lui sia ancora molto provato e dimagrito.

La reazione - Non si è fatta attendere la risposta della manager storica del sette volte campione del mondo di Formula Uno, Sabine Khem, che ha definito "irresponsabili" le indiscrezioni diffuse dal settimanale. In una nota ha chiarito: "Purtroppo siamo obbligati a intervenire per chiarire che la notizia riguardo al fatto che Michael sarebbe in ripresa non corrisponde al vero. Queste speculazioni - ha aggiunto la Khem - sono irresponsabili perché, data la gravità dell'incidente, la protezione della privacy di Michael è estremamente importante. Inoltre queste affermazioni alimentano false speranze".

L'incidente - Il 29 dicembre 2013 Schumacher è stato protagonista di un incidente sugli sci mentre si trovava nella località di Meribel, sulle Alpi francesi, il campione tedesco ha violentemente battuto la testa contro una roccia riportando danni cerebrali che lo hanno portato a uscire dal coma dopo cinque lunghi mesi, da allora l'ex pilota della Ferrari sta lottando per tornare alla normalità; sulle sue condizioni di salute la famiglia ha imposto il massimo riserbo.

Marò, mossa disperata per portarlo a casa Renzi non ce la fa, ecco a chi chiede aiuto

Marò, l'ultima mossa per portarli a casa: Renzi non ce la fa, a chi chiede aiuto




"Ambienti politici romani indicano che Matteo Renzi avrebbe preso un’iniziativa per cercare di dare una svolta alla vicenda dei marò, se non definitiva almeno parziale in attesa del giudizio del collegio arbitrale da poco costituito che dovrà stabilire dove tenere il processo a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre». Lo scrive il Corriere della Sera secondo cui il presidente del Consiglio avrebbe coinvolto nella vicenda il presidente americano Obama, preoccupato "di come il caso stia avendo riflessi negativi sull’ingresso a pieno titolo dell’India nel novero delle potenze mondiali affidabili". Il governo di Narendra Modi darebbe indicazione all’avvocato dello Stato e ai ministeri degli Interni, della Giustizia e degli Esteri di chiedere alla Corte suprema indiana di congelare il caso in attesa dei risultati dell’arbitrato e di liberare Girone, oggi in libertà provvisoria a Delhi, e Latorre, in convalescenza in Italia.

Pensioni, la mazzata nel 2016: ecco chi perderà i suoi soldi

Arriva la mazzata sulle pensioni. Le novità per il 2016: chi perde



L'arrivo del nuovo anno porterà per i lavoratori che andranno in pensione novità importanti che incideranno sull'assegno e i tempi di uscita dal lavoro previsti dall'applicazione della riforma Fornero. Aumenterà l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia e gli anni di contribuzione necessari per quella anticipata di quattro mesi. Peggio andrà per le donne che lavorano nel privato, che vedranno slittare la scadenza di un anno e mezzo. Cambieranno i coefficenti di trasformazione con relative penalizzazioni sugli assegni. L'ultima manovra finanziaria ha poi introdotto altre modifiche, ricorda Il Giorno, come la possibilità di lavorare part-time dai 63 anni prima di andare in pensione, fino all'applicazione della no tax area per chi intasca fino a 8mila euro all'anno. E poi sarà applicata la settima salvaguardia per 26.300 esodati.

I tempi - Entro il 2018, la riforma Fornero prevede di adeguare l'età per la pensione per tutti a 66 anni. Oggi questa soglia minima vale già per gli uomini e per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione. Nel 2016 le lavoratrici del privato e quelle autonome continueranno a recuperare il gap, anche perché da circa cinque anni l'età pensionabile è stata agganciata al dato dell'aspettativa di vita. Dopo il primo adeguamento del 1 gennaio 2013 di tre mesi, dall'inizio del prossimo anno sarà di quattro mesi. Sulla base di queste condizioni, le lavoratrici dipendenti del settore privato che vorranno andare in pensione dovranno avere almeno 65 anni e sette mesi, quelle autonome 66 anni e un mese. Non va meglio a tutti gli altri, uomini e lavoratrici nel pubblico, che potranno andare in pensione solo a 66 anni e sette mesi. Di pari passo cresceranno anche i requisiti minimi per i contributi richiesti: volendo andare in pensione anticipata, serviranno 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dicei mesi per le donne.

Gli assegni - Il sistema dei coefficenti di trasformazione porta vantaggi e meno penalizzazioni man mano che si va avanti nell'età. Dal 2012 sono modificati ogni tre anni, dal 2019 lo saranno ogni due condizionati da una serie di variabili demografiche come aspettativa di vita e indici di mortalità, oltre che economiche, come l'andamento del Pil nel lungo periodo. Dal 1 gennaio 2016, per effetto dei coefficenti di trasformazione, saranno ridotti gli importi delle quote contributive calcolate da gennaio a parità di contributi accumulati ed età anagrafica al pensionamento. 

Parlamento, le "vacanzine" di Natale Lo scandalo: ferie da record, i giorni

Parlamento, le vacanze di Natale. Lo scandalo: i giorni delle loro ferie da record



Lavorare stanca. Soprattutto i parlamentari. Fortuna che con la complicità del Natale, ora, arrivano le vacanze. E che vacanze: roba da quasi-record, roba che i "comuni mortali" si possono scordare: oggi, martedì 22 novembre, è arrivato il via libera dell'Aula al collegato ambientale alla Camera dei deputati, poi il "sciogliete le righe". In ferie fino a lunedì 11 gennaio. Per i deputati fanno 19 giorni consecutivi di vacanza, 10 di ferie se si escludono i festivi, i sabati e le domeniche. Ancor meglio al Senato, che stacca la spina dopo il definitivo ok alla legge di Stabilità e alla riforma Rai. Per i senatori la vacanza è ancora più "grassa": si torna al lavoro il 12 gennaio, per un filotto di 20 giorni a casa. Per inciso, alla Camera si tornerà al lavoro l'11 gennaio alle 11, all'ordine del giorno la discussione generale sul decreto Ilva. A Palazzo Madama si riprenderà il 12 gennaio con tutta calma, nel pomeriggio, con le nuove norme sugli appalti. Lunghe, anzi lunghissime vacanze, alla faccia dei risparmiatori che oggi, riuniti, hanno protestato contro quel governo che li ha lasciati senza il becco di un quattrino.

L'intervista - Kostner: "Fregata dai miei sentimenti Ora torno, ci vediamo alle Olimpiadi"

Carolina Kostner, squalifica (quasi) finita: "Schwazer e Olimpiadi, le mie verità"


Intervista a cura di Andrea Tempestini
@anTempestini


Carolina Kostner

Immaginatevela ai fornelli, Carolina Kostner. Senza pattini, ghiaccio né lame. «Adoro cucinare». Lo dice con voce ferma, spazzando via per un istante tutta la sua timidezza. «È un momento di pace. Non è proprio meditazione, ma la tua mente si riscatta. Ti concentri solo su quello che fai, non pensi ad altro, ai tuoi impegni». Già, perché se una ragazza che ha costruito un pezzetto di storia dello sport estremizzando il concetto di equilibrio, per sua natura, della concentrazione non può fare a meno, almeno quando cucina degli impegni preferisce scordarsene. E quel momento «lo adoro». Il punto è che se le chiedi quanti sacrifici ha fatto per diventare «la Kostner», lei fa spallucce e ti fa capire che la domanda è sbagliata. «Un grande allenatore mi ha detto che nello sport non esistono sacrifici, ma solo impegni. Lo fai se lo vuoi». Sarà banale, ma tant'è. Impegno dopo impegno, medaglia dopo medaglia, è diventata il pattinaggio artistico in Italia. Ma un giorno l'angelo del ghiaccio è atterrato nel fango. Gli «impegni» cancellati, tutti quanti, e la cucina non c'entrava niente. Fermata per doping. Non il suo, ma quello di Alex Schwazer, l'ex fidanzato. «Colpevole di complicità», e chissenefrega se «amore onorato, né vergogna né peccato». Alla fine è stata assolta anche dall’accusa di «omessa denuncia», ma ha pagato lo stesso. Un prezzo salato. Ricorsi e appelli per stabilire che i pattini non li avrebbe calzati per un anno. Dodici mesi senza «impegni». Una squalifica che tra pochi giorni, il 31 dicembre, verrà riposta nel cassetto dei brutti ricordi.

Fammi un bilancio di questo 2015...

«È stato un anno davvero duro, non c'è stato nulla di semplice. Però questi mesi mi hanno permesso di maturare, di cambiare».

Ora è finita, o quasi.

«Vedo il termine della squalifica. Ringrazio chi mi ha aiutato, guardo avanti e chiudo completamente questo capitolo. Percepisco una leggerezza che mi dà entusiasmo: mi sento davvero bene, posso tornare alle cose che amo fare».

Io, però, devo rimestare il passato. Hanno riconosciuto che ignoravi cosa facesse Schwazer e che eri estranea al doping. Eppure è andata come è andata. Ti hanno punito in modo eccessivo?

«Non so. Di sicuro è stato uno choc dovermi giustificare da quelle accuse: io col doping non avevo nulla a che fare, non ho mai preso mezza scorciatoia. Questa storia, però, mi ha fatto riflettere molto: dagli errori si possono imparare molte cose».

Mi parli di errori: se tornassi indietro faresti qualcosa di diverso?

«Col senno di poi è troppo facile. Forse, come atleta, avrei dovuto evitare di farmi coinvolgere dai sentimenti. Ma non è semplice...».

Ora torni in pista: la prossima gara?

«Non lo so ancora».

Non sai neppure se vai ai Mondiali?

«Esatto, stessa cosa (ride, ndr)».

Delle Olimpiadi, allora, non te lo chiedo neanche...

«Sicuramente non posso prendere oggi una decisione per il 2018. Però...».

Però?

«Ecco, l'Olimpiade è un appuntamento che a qualsiasi atleta dà un entusiasmo e una motivazione unica».

Messaggio ricevuto. Immagino che dia anche una gioia unica, e credo che quel bronzo a Sochi sia stata la tua più grande soddisfazione. Sbaglio?

«Di sicuro quella medaglia rappresenta la vittoria nella battaglia con me stessa».

Cosa hai provato?

«Stare lì in mezzo alla pista, dopo aver fatto la migliore gara della vita, come lo sognavo da anni, è stata un’emozione che sinceramente non so descrivere a parole. Sarei disposta ad aspettare altri 20 anni per riprovare quella sensazione».

Hai zittito chi diceva «tanto Carolina cade sempre»...

«Ero più giovane, quegli attacchi mi toccavano nel profondo. Ti impegnavi, uscivi dal letto quando i tuoi amici ci restavano tutto il giorno e anche tu avresti voluto farlo. Poi alle 7 del mattino ti trovavi sola, in palestra, a provare e riprovare. Magari facevi il salto perfetto, ma nessuno lo poteva vedere. Poi venivi giudicata solo per quell'attimo, per una caduta, da chi di te non sa nulla».

È che il tuo è uno sport «brutale»: per quattro minuti non puoi sbagliare nulla…

«Magari fosse solo quello! Lo devi anche far sembrar facile. Non significa solo sorridere ai giudici. I salti li sappiamo fare tutti, ma farli sembrare semplici no».

E quando smetti cosa farai?

«È una domanda difficile. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono diversi progetti per aiutare gli atleti, anche di altissimo livello, a fare questo passaggio».

Mi stai dicendo che hai paura di smettere?

«No, però non sarà semplice. Sai, lo sport è più di un lavoro: non puoi staccare alle sei, lasciare i fogli sulla scrivania e pensarci il giorno dopo. Te lo porti dentro dalla mattina alla sera. Per questo credo che non lascerò mai il pattinaggio».

E allora, cosa farai?

«Prima di spiegartelo posso raccontarti un aneddoto?».

Devi...

«Avevo 15 anni, l'esordio ai mondiali. Agli allenamenti per la prima volta mi sono trovata davanti ai miei idoli, quelli che avevo visto soltanto in tv. È stato un impatto fortissimo, mi ha paralizzato. Nel vero senso della parola: mi sono attaccata alla balaustra della pista e non riuscivo più a muovermi. Ecco, quando smetterò vorrei diventare la persona di cui avrei avuto bisogno».

Me lo spieghi meglio?

«Per arrivare a certi livelli, da piccola, ho dovuto trasferirmi all'estero. In Italia era più difficile, lo è ancora. Insomma, quando smetterò vorrei trasmettere la mia esperienza alle nuove generazioni, costruire qualcosa qui. Ci sono un sacco di bimbi che vorrebbero pattinare, ma non le strutture. I talenti non devono più andare all’estero per inseguire i propri sogni».

Come invece hai fatto tu...

«Quando mi sono trasferita in Germania avevo 14 anni».

È stato difficile lasciare mamma e papà?

«È stato un grandissimo impegno (impegno, non sacrificio, ndr), per me e per la mia famiglia. Però ho vissuto quel momento come una liberazione, mi sentivo rinchiusa in una gabbia».

Prego?

«Non fraintendermi...è che in Italia non potevo praticare il mio sport come lo sognavo. I miei genitori hanno avuto il coraggio di lasciarmi andare».

Meglio così. Ma il fatto che tu sia nata sportivamente in Germania te lo hanno rinfacciato. Nel 2006, quando sei stata portabandiera alle Olimpiadi di Torino, dicevano che non era giusto perché «non parla neanche l'italiano»...

«Avevo 19 anni, molte cose neppure le capivo. Scrivevano che non avevo l'esperienza per quel ruolo e mi hanno anche minacciato, mi hanno detto che me l'avrebbero fatta pagare. Però so di essere cresciuta da italiana. E col tempo credo di avere dimostrato di avere le carte in regola per portarla, quella bandiera...».

Torniamo ancora più indietro nel tempo: la prima volta che hai messo i pattini?

«Mmmh...sai che non me la ricordo?».

Davvero?

«Davvero. Ero piccola piccola...».

La prima grande gioia sui pattini?

«Quella la ricordo bene. È stato quando ho pattinato in maschera sul ghiaccio, a Ortisei. Dopo il Natale, da bambina, il Carnevale era il momento che attendevo con più ansia».

Sei timida e riservata. Ti dà fastidio la popolarità?

«Essere famosa permette di dare un esempio, forse una speranza a chi fa il mio sport. Però ci sono dei momenti miei, magari quando vado a fare la spesa o sono con gli amici, in cui non vorrei neppure avere la preoccupazione di essere riconosciuta».

Nel tuo tempo libero che fai?

«Mi piace l'arte. Mio nonno è stato direttore dell'accademia d'arte di Ortisei, forse ce l'ho un po' nel sangue. Ora sono spesso a Roma, e se ho un po' di tempo passeggio per la città, ci sono posti meravigliosi da scoprire, in ogni angoletto. Poi adoro la montagna, sono cresciuta lì, è il posto dove io…sono veramente io».

Il tuo viaggio più bello?

«In macchina, con un'amica canadese, dalla California fino su a Edmonton. È stato spontaneo, semplice. Però, forse, il viaggio più bello è quando torno a casa».

Ti manca?

«Sì. Sono sempre lontana. Sempre».

"Io, in aereo con la bomba accanto": Air France, il racconto di un italiano

"Il mio volo in aereo con la bomba accanto": Air France, il pauroso racconto di un italiano



Sui chiama Domenico Achilarre, ha 49 anni e lavora come portiere in un residence toscano. E lui era tra gli otto italiani che sabato sera si sono imbarcati sul volo Air France partito dalle Mauritius e diretto a Parigi, un volo costretto ad un atterraggio d'emergenza in Kenya per un falso allarme bomba. Achilarre, ora, racconta quello che ha provato a Il Tempo: "Io dormivo e mi hanno svegliato quando hanno annunciato che l'aereo, che al momento sorvolava la Somalia, sarebbe tornato indietro per atterrare a Mombasa per problemi". E ancora: "Mi sono accorto che era grave quando hanno messo giù gli scivoli per scendere e ci hanno detto di farlo velocemente. A quel punto ho capito. Ho visto tutti molto agitati, qualcuno scendeva scalzo. Appena a terra ci hanno detto di correre verso l'aeroporto".

Ma anche quando l'aereo ad alta quota, qualcuno, aveva capito che cosa stava accadendo: "Qualcuno - prosegue nel racconto - parlava di arresti, altri di un ordigno che non doveva scoppiare. I passeggeri che non dormivano quando è accaduto il fatto hanno raccontato che ad un certo punto tutto l'equipaggio si è spostato verso la coda dell'aereo, c'era molta agitazione. Uno degli italiani era sveglio e quando ha capito di cosa si trattava si è sentito male". Insomma, il signor Achilarre sapeva della bomba quando ancora era a bordo del velivolo. E infine, mostra di avere qualche dubbio sulla ricostruzione ufficiale. Infatti, quando gli chiedono quando ha capito che si trattava di un falso allarme, risponde: "Lei che ne pensa? Crede davvero al falso allarme? La sensazione, però, è che Air France non vuole dire più di tanto".

"La storia scottante su De Martino..." La verità: perché Belen lo ha lasciato

"La storia scottante di De Martino...". La verità: perché Belen lo ha lasciato



Dopo mesi di indiscrezioni, la conferma (con tanto di comunicato stampa spedito all'Ansa): tra Belen Rodriguez e Stefano De Martino è finita. Una notizia anticipata sin dallo scorso febbraio da Dagospia, che ora "rivendica" lo scoop e aggiunge ulteriore pepe al caso. Su Dago, infatti, si legge che "tra i due, infatti, già da almeno un annetto buono, i rapporti erano solo strumentali al rigonfiamento dei rispettivi conti correnti". Un matrimonio di comodo, insomma, perché (recita sempre Dago) la coppia era "una inesauribile fonte di fatture e bonifici", tra campagne pubblicitarie, ospitate e set fotografici.

Poi ulteriori indiscrezioni. Si parla della "faida" tra le due famiglie. Sempre secondo Dago, infatti, "i Rodriguez e i De Martino non si sono mai stati troppo simpatici e, probabilmente, entrambe le famiglie avevano assai contato sul rapporto pecuniario della coppia più mediatica del sottobosco televisivo". Infine, l'ultima bomba (o insinuazione, fate voi) sulle reali ragioni della rottura: che cosa ha portato al comunicato stampa di oggi? Dago risponde: "In mezzo c'è un'altra storia. E che non riguarda lei. Una storia forse scottante e che mai verrà comunicata e che appartiene alla sfera privata del De Martino".

Stasi, un retroscena dal carcere: si parla di tasse, diventa una "belva"

Alberto Stasi, un retroscena dal carcere: parlano di tasse, diventa una "belva"


di Franco Bechis
@FrancoBechis


Alberto Stasi dopo la condanna a 16 anni per l'assassinio della sua fidanzata Chiara Poggi a Garlasco si è consegnato subito al carcere modello di Bollate per l'espiazione della pena. Il giorno dopo è andato a trovarlo un parlamentare del Pd, Giacomo Portas, che è anche a capo del movimento de I Moderati. Lo ha trovato incredibilmente sereno e tranquillo, vista la situazione. Poi però Stasi gli ha chiesto: «Cosa fa in Parlamento? Di che si occupa?». E Portas: «Sono presidente della commissione bicamerale sull'anagrafe tributaria, mi occupo soprattutto di fatturazione elettronica e di tasse...». Non l'avesse mai detto. Stasi, che durante i vari processi ha iniziato a fare il commercialista, si è messo subito a discutere di tasse. E più ne parlava, più diventava una belva: «Prenda l'Imu, cosa dobbiamo fare noi commercialisti? Avete cambiato le regole otto volte in sette anni. Un casino. Non parliamo poi delle proprietà indivise dei separati o divorziati. Le regole sono confusissime, non si riesce a venire a capo di nulla. In Parlamento sembrate godere a complicare la vita a noi professionisti...». Un diluvio di domande, chiarimenti e vibrate proteste. «Non riuscivo più a venire via, saremo stati un'ora e mezzo a discutere - racconta Portas - quel ragazzo ha una vera passione per il fisco...».

martedì 22 dicembre 2015

Canone in bolletta, incassi record Quanto guadagna la Rai: le cifre

Il maxiregalo di Renzi. Quanto guadagnerà la Rai con il canone in bolletta


Il cavallo di viale Mazzini

Sarà un 2016 molto ricco per la Rai grazie all'imposizione del Canone nella bolletta elettrica voluto dal Governo Renzi. Più precisamente nelle casse di viale Mazzini entreranno almeno 420 milioni di euro, da sommare con i 1569 già registrati nel 2014. Secondo il rapporto di Ricerche e Studi Mediobanca, il nuovo importo di 100 euro ridurrà drasticamente anche l'evasione che oggi si attesta sul 30,5%, arrivando a solo il 5%. In questo modo la Rai diventerebbe il primo gruppo televisivo in Italia per ricavi.

In Europa - Secondo lo studio, già prima della sua riduzione, il canone Rai era tra i più bassi d'Europa, considerando che nel 2014 era pari a 113,5 euro, contro i 133 in Francia, 175,3 nel Regno Unito e 215,8 in Germania. Un primato in positivo per l'Italia che si accompagnava a un altro negativo per il tasso di evasione, quasi inesistente nel resto d'Europa, fatta eccezione per il già minimo 5% nel Regno Unito.

Cosentino, gip nega alla moglie di incontrarlo in carcere: «Trattato peggio di un boss»

Cosentino, gip nega alla moglie di incontrarlo in carcere: «Trattato peggio di un boss»




Fonte: Il Mattino




Il gip del Tribunale di Napoli Nord ha negato a Marisa Esposito, moglie di Nicola Cosentino, l'autorizzazione a recarsi nel carcere di Terni per incontrare il marito. La donna è imputata nel processo sui favoritismi che Cosentino avrebbe ricevuto quando era recluso a Secondigliano. La decisione è stata contestata dagli avvocati che hanno presentato nuova istanza per il 23 dicembre. «Esposito non vede da nove mesi il marito - spiega l'avvocato De Caro - neanche ai boss al 41bis si toglie questo diritto fondamentale»

Bolzano la città dove si vive meglio La vera sorpresa è al secondo posto

Qualità della vita, Bolzano prima e Reggio Calabria ultima


Mercatini di Natale di Bolzano 

E' Bolzano la città italiana che offre la migliore qualità della vita. Ma la vera e propria sorpresa, nella classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane, è Milano che si piazza al secondo posto. A chiudere il podio c'è Trento. I criteri valutati nella ricerca sono tenore di vita, lavoro, servizi, popolazione, ordine pubblico e tempo libero. E' la quinta volta in 26 anni che il capoluogo altoatesino conquista la vetta della speciale classifica. L'ultima nel 2012. Ecco i suoi punti di forza: nelle prime due macroaree, Tenore di vita e Affari e lavoro, Bolzano eccelle nel tasso di occupazione (71% contro una media del 56%), nella quota di crediti in sofferenza (solo 5,7%, ossia meno di un terzo rispetto al valore medio) e nei consumi (2.660 euro per famiglia, 700 in più della media).

Impietoso il confronto con il sud in generale e con Reggio Calabria in particolare, piazzatasi al centodecimo e ultimo posto. La città calabrese ottiene i piazzamenti peggiori nelle tre macroaree Tenore di vita, Affari e lavoro e Servizi Ambiente e Salute: alta è infatti la quota degli impieghi a rischio (36%), basso il patrimonio familiare medio (193mila euro contro una media di 345mila), la quota di export sul Pil (meno del 2%), la dotazione di asili nido (coperto meno del 2% dell’utenza).

Il virus che vi uccide il cane in 4 giorni Colpite due delle razze più diffuse

L'Alabama Rot, il virus che ti uccide il cane in 4 giorni



E' allarme in Gran Bretagna per quella che si sta trasformando in una vera e propria epidemia. Il gergo scientifico è nota come malattia glomerulare reale e cutanea idiopatica, ma è volgarmente nota come Alabama Rot o malattia mangia-carne. Colpisce i cani e nel 90% dei casi è letale. Difficile da individuare per il pelo che nasconde all'inizio l'infezione, agisce in tre-quattro giorni. A esserne colpiti sono sopratutto cocker spaniel e labrador, che muoiono in genere per problemi ai reni. Il primo caso in Gran Bretagna fu registrato nel 2012 e secondo il Mirror le morti accertate finora sono state almeno 60.

Clamorosa voce sull'Inter dopo il ko contro la Lazio: rissa nello spogliatoio, i protagonisti

Inter, la voce dopo il ko contro la Lazio: "Mancini e Jovetic arrivati quasi alle mani"


Inter, la voce dopo il ko contro la Lazio: "Mancini e Jovetic arrivati quasi alle mani"

Alta tensione all'Inter. Secondo Repubblica, dopo la bruciante sconfitta interna di domenica sera contro la Lazio, nello spogliatoio dei nerazzurri ancora primi in classifica si sarebbe sfiorata la rissa tra mister Roberto Mancini e il montenegrino Stevan Jovetic, opaco e sostituito nella ripresa. I due, spiega il quotidiano, sarebbero quasi arrivati alle mani e dalla società non sono arrivate né conferme né smentite. In realtà è lo stesso Mancini, su Twitter in serata, a smorzare i toni: 


 Roberto Mancini ✔ @robymancio

Abbiamo perso solo una partita... Non serve fantasticare su presunte e infondate divisioni o liti nel nostro gruppo!

21:25 - 21 Dic 2015

Vittorio Sgarbi esce dall'ospedale, poi il colpo di scena: decisione clamorosa

Vittorio Sgarbi lascia la carica di assessore a Urbino



Detto, fatto. Vittorio sgarbi ha atteso di essere dimesso dall'ospedale di Modena, dov'era stato ricoverato d'urgenza per un'ischemia la scorsa settimana, e con un comunicato pubblicato su Facebook Vittorio Sgarbi ha rassegnato le dimissioni da assessore alla Rivoluzione, alla Cultura e all’Agricoltura di Urbino dopo la diatriba con il sindaco Maurizio Gambini in merito all’installazione  dell’albero di Natale in Piazza della Repubblica.

"Essendo venute e mancare le regole elementari di lealtà e di rispetto delle deleghe (fra le quali quella al centro storico) pertinenti al mio ruolo a Urbino - afferma Sgarbi - ed essendo stata lesionata l’organica alleanza che mi vedeva  nell’amministrazione di Urbino, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni, non potendo condividere contraddittorie scelte politiche e violazioni della legalità.

Sgarbi aveva minacciato l’amministrazione nei giorni scorsi, criticando aspramente la scelta di mantenere l’installazione, mai autorizzata dal suo assessorato, dell’albero di natale nel centro storico della città, zona sottoposta al vincolo di tutela. Diversi i messaggi di solidarietà all’ormai ex assessore, che ha  lanciato ancora parole al vetriolo contro il sindaco urbinate Gambini: "Prima ha annunciato che lo avrebbe fatto smontare, poi che lo avrebbe lasciato al suo posto, probabilmente per ragioni di evidente calcolo  politico, visto che il Vice Sindaco Crespini conta in Consiglio ben  tre consiglieri che gli garantiscono la maggioranza, e quindi la  poltrona". Il critico d'arte lascia la carica che ricopriva dal giugno 2014, quando risultò  determinante per la vittoria del gruppo "Verdi Articolo 9".

Antonio Socci demolisce la Merkel: tutte le porcate dell'Europa tedesca

Antonio Socci demolisce Angela Merkel: tutte le porcate dell'Europa tedesca


di Antonio Socci
www.antoniosocci.com


È doloroso ammetterlo, ma sull’Italia spadroneggiano proprio tutti. Grazie alla sottomissione, più o meno zelante, delle nostre “classi dirigenti” (si fa per dire). Un paio di esempi. Obama mette nel mirino Putin (mentre non batte ciglio per mesi davanti ai massacri dell’Isis) ed ecco che noi veniamo costretti a porre alla Russia sanzioni economiche che ci costano un occhio della testa (in tempi di crisi). Sarkozy ha brutti sondaggi alla vigilia delle Presidenziali, dunque s’inventa una sciagurata guerra alla Libia per abbattere Gheddafi (e risalire nei sondaggi) ed ecco che noi siamo arruolati, obtorto collo, in quell’impresa demenziale che destabilizza un Paese alle porte di casa e mette a rischio i nostri contratti petroliferi (che guarda caso fanno gola proprio alla Francia). Il danno e la beffa. Ma è soprattutto la Germania a farla da padrona. Direttamente o tramite quella succursale del governo tedesco che chiamano ipocritamente Unione europea. L’ultimo esempio è di queste ore. La Merkel ancora detta la linea all’Europa pretendendo che tutti mantengano le sanzioni alla Russia, ma intanto la Germania, zitta zitta, raddoppia il gasdotto del Nord (North Stream) con la Russia (con Gazprom): ha l’obiettivo strategico di diventare lo snodo dell’energia per tutta l’Europa.

Naturalmente a restarci fregata è la solita Italia (e l’Europa meridionale) perché nel 2014 l’Europa - accusando Gazprom di monopolismo - aveva fatto saltare il gasdotto South Stream, che avrebbe avvantaggiato l’Italia (l’Eni era capofila). Sono i tedeschi, che dettano legge. Noi siamo sudditi e il “ruggito del coniglio” dei giorni scorsi, al vertice Ue, di Renzi - pur lodevole - finisce per essere patetico, perché resta solo uno sfogo di parole “permesso” dalla Merkel ai sudditi. 

Magra consolazione per Renzi poter dire: «Ne ho prese tante, ma le ho detto “birbante!”». È drammaticamente chiaro che noi siamo una colonia assoggettata e da spolpare. Prendiamo la crisi dei migranti. Prima l’Unione europea ci lascia completamente soli nell’affronto del problema e nei costi dei soccorsi e dell’accoglienza, ma pretendendo che noi ci comportiamo da perfetti crocerossini. Poi, quando vedono arrivare i migranti ai loro confini chiudono le frontiere (vedi la vicenda di Ventimiglia) e sostengono che gli immigrati devono restare nel Paese in cui arrivano: guarda caso sul Mediterraneo c’è l’Italia...

Quindi accade il fatto del bambino curdo morto sulla spiaggia turca e sfruttando la solita ondata emotiva prodotta dai media la Merkel fa la splendida proclamando “ce li prendiamo tutti noi, quei poveri profughi”. Emozione planetaria, la Merkel diventa personaggio dell’anno. D’improvviso ci convinciamo addirittura che i tedeschi abbiano un cuore. Salvo poi scoprire che la Germania vuole e prende solo i profughi siriani perché fra loro ci sono molti laureati e in terra teutonica ne hanno bisogno. La famosa «ripartizione» dei migranti promessa dall’Europa, con le percentuali Paese per Paese, non si è mai vista. 

In compenso la (Dis)Unione europea - per mazzolare l’Italia - s’inventa una procedura per infrazione accusandoci di aver identificato solo un terzo degli immigrati anziché tutti. L’Italia spiega che in realtà ne ha identificati l’80 per cento, sia pure con le enormi difficoltà dell’ondata migratoria: una parte non ha voluto essere identificata perché temeva di dover restare in Italia. Ma a sentire l’Ue dovevamo identificarli con la forza. Nel qual caso ovviamente ci avrebbero aperto una procedura per violazione dei diritti umani. Va da sé che queste ferree regole della tecnocrazia europea valgono solo per l’Italia: quando la Merkel recitava la parte umanitaria tuonò «prima gli uomini e poi la burocrazia» e nessuno ebbe da ridire.

Tre giorni fa l’ultima umiliazione: al pre-vertice europeo sull’immigrazione c’erano tutti meno uno: l’escluso era Renzi. Cioè proprio il Paese che più si è dovuto far carico di quel dramma. Vergognoso. Ma finché noi incasseremo ogni vessazione senza rovesciare il tavolo, l’Europa esisterà solo per fare gli interessi tedeschi. E la cosa più grave sta accadendo sulle banche. L’Italia, nella crisi greca, si è letteralmente svenata, facendosi carico di 40 miliardi di euro per garantire i crediti delle banche di altri paesi, soprattutto Francia e Germania. È stato giusto che i crediti di privati (le banche) finissero sulle spalle pubbliche (gli Stati)? E soprattutto è stato giusto far pagare ai contribuenti italiani? Perché un Paese con le pezze al culo come l’Italia (per il suo debito pubblico), deve impegnare capitali per garantire i crediti delle banche francesi e tedesche? 

Ma oggi siamo al grottesco con la vicenda delle quattro banche italiane e con il bail-in. Fra dieci giorni entrerà in vigore la nuova legislazione europea voluta dai tedeschi (appunto il famigerato bail-in). In sostanza, la Germania prima ha messo al sicuro le sue banche e poi ha imposto una norma che impedisce agli altri di fare altrettanto con i loro istituti di credito.

La situazione appare perfettamente chiara nell’intervista che ieri Lars Feld, consigliere del governo tedesco, ha rilasciato a Federico Fubini per il Corriere della sera. È noto che ai professori piace esibirsi e quindi parlar chiaro laddove i politici invece menano il can per l’aia. Ed eccoci scodellata la cruda verità. 

Il succo dell’intervista al sarcastico professore tedesco, a mio avviso, è questo: il bail-in può terremotare famiglie e sistema bancario italiano? Pazienza. La sola cosa che conta, per Feld (e per il governo tedesco), è questa: «Comunque dobbiamo impedire a qualunque governo di sussidiare le banche».

Finiranno colpiti i risparmiatori? Certo. Dice il tedesco: «Prevedo un pieno bail-in. I tagli alle obbligazioni e ai conti correnti sopra i 100 mila euro dovranno aiutare a ristrutturare le banche, perché la Commissione Ue impedirà salvataggi delle banche da parte del governo o sussidi nascosti agli istituti. Non saranno permessi». Questa la voce del padrone teutonico. Fubini ricorda che però la Germania ha fatto l’opposto, perché «ha offerto circa 250 miliardi di aiuti di Stato alle proprie banche». Risposta furbesca di Feld: «All’epoca non aveva senso colpire i risparmiatori, perché il contagio finanziario era già realtà». 

Ma la vera risposta è: i risparmiatori tedeschi vanno tutelati, quelli italiani vanno spennati. Infatti Fubini fa presente che non si tratta solo di una questione degli anni scorsi, perché «nel caso della tedesca Hish Nordbank ci sono stati tre miliardi di aiuti due mesi fa, ma niente tagli su azionisti e risparmiatori. Perché?». Feld risponde che in quel caso l’azionista è pubblico e quindi il governo (tedesco) fa quel che vuole. Fubini insiste, ricorda il caso delle casse di risparmio tedesche che tuttora «godono di garanzie pubbliche a tappeto». Risposta: «Sono garanzie implicite, piccole. E la Commissione Ue le ha autorizzate».

Ma certo! Ti pare che la Ue possa dire no al padrone teutonico? Sono i risparmiatori italiani che vanno spolpati. E chi se ne frega se la Costituzione italiana (articolo 47: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme«) non consentirebbe di far pagare ai correntisti gli errori della banche. Chi se ne frega se rischiamo il cortocircuito vero del sistema Italia, basato proprio sul risparmio familiare.

Il padrone tedesco ha stabilito che bisogna tutelare solo i loro interessi e l’Italia subisce. Questa è la nostra situazione. Naturalmente tutti invocheranno il rispetto delle regole europee. Ma sono le stesse regole che per Germania e Francia permettono sempre mille deroghe: ieri per i deficit che sforarono e oggi per le spese contro il terrorismo. Fino a quando accetteremo questo vero e proprio regime? Vogliamo davvero continuare a restare in Europa come pollastri da spennare? Non è ora di dire basta?

L'ASSALTO DI VERDINI Voce dentro Forza Italia sulle due donne del Cav

Forza Italia, la voce: "Anche le due fedelissime di Berlusconi Ravetto e Savino con Verdini". L'aut aut di Salvini


Sì, Renato Brunetta e Paolo Romani hanno siglato la tregua, ma dentro Forza Italia la situazione è ancora turbolenta. Nel giorno in cui i due capigruppo riconoscono di essere "i primi, nel rispetto dei parlamentari che rappresentiamo, ad essere portatori di opinioni diverse" ma garantiscono l'impegno "a valorizzare il dibattito e il confronto", cresce l'idea suggerita dagli stessi due parlamentari di "un organismo compiutamente rappresentativo scelto dal presidente Berlusconi". L'ipotesi della segreteria, dunque, riprende quota anche se Silvio Berlusconi deve fare i conti in queste ore con la nuova emorragia di deputati e senatori. 

Chi va da Verdini - Sull'Huffington Post Flavia Perina snocciola numeri da brivido: "Denis Verdini sta parlando con tutti, ma proprio con tutti i 54 deputati e i 42 senatori di Forza Italia", assicura, suggerendo che in tanti potrebbero decidere di seguire l'ex coordinatore del Pdl nelle schiere dei filo-renziani. Gli argomenti utilizzati dall'ex braccio destro fidatissimo del Cavaliere sono i soliti: lo "sfascio" del centrodestra e il presunto progetto di Berlusconi di rottamare il partito. A loro, ai forzisti abbandonati a se stessi, Verdini offrirebbe dunque una scialuppa di salvataggio anche e soprattutto in vista delle elezioni nel 2018. Secondo i calcoli di Openpolis, dal 2013 a oggi Forza Italia ha perso 50 deputati e 47 senatori, praticamente la metà del contingente uscito dalle elezioni di quasi tre anni fa. La Perina fa anche i nomi dei papabili "voltagabbana": "Giorgio Lainati, Guglielmo Picchi, Giuseppina Castiello, e anche le ex fedelissime Laura Ravetto ed Elvira Savino, ma l'elenco è molto più lungo".

L'Opa di Salvini su Forza Italia - Il più lesto ad approfittare della situazione è Matteo Salvini, che rivendica subito la guida leghista del centrodestra: "Mi sembra che Verdini stia raccattando chiunque passi per strada, complice del disastro bancario. Quindi, se c'è qualcuno che vuole inciuciare con Renzi o con Verdini vada. Anzi, faccio un pubblico appello: chi si sente renziano, verdiniano o alfaniano, vada. Non mi serve, non ci serve". E così Berlusconi rischia di venire spolpato: a sinistra, dal duo Renzi-Verdini, a destra dall'alleato padano.

Mattarella e lo scandalo delle banche: quell'avvertimento a Renzi e Boschi

Caso banche, Sergio Mattarella avvisa Renzi e Boschi: "Accertare le responsabilità in modo attento e rigoroso"



Accertare in modo "rigoroso e attento" le responsabilità per le vicende che hanno coinvolto alcune banche locali, tenendo conto che il sistema creditizio italiano si è dimostrato "più solido di altri" e ricordando che sul fronte della "trasparenza", della "correttezza" e della "educazione finanziaria" la Banca d'Italia "sta utilmente operando". Il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Quirinale in occasione dello scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, avrà fatto fischiare le orecchie a più d'un rappresentante del Pd. "Un discorso molto bello, ottimo", ha sbrigativamente commentato Matteo Renzi, e proprio il premier, insieme al suo ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, sono i politici chiamati più in causa dallo scandalo delle popolari, Banca Etruria in testa. E se il Colle chiede di accertare le responsabilità (anche politiche) di quanto accaduto in questi mesi (ultimo passo: il conflitto d'interessi della Boschi) e invita tutti alla "trasparenza" e alla "correttezza", diventa impossibile non pensare al Nazareno.

"Trasparenza e correttezza" - "Di fronte a gravi recenti episodi, relativi ad alcune banche locali, che hanno suscitato comprensibile preoccupazione, si stanno approntando - ha sottolineato il Capo dello Stato - interventi di possibile sostegno, valutando caso per caso, al fine di tutelare quanti sono stati indotti ad assumere rischi di cui non erano consapevoli". "Occorre un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità. Sono di importanza primaria la trasparenza, la correttezza e l'etica degli intermediari, bancari e finanziari. Oltre a rafforzare le cautele e le regole, bisogna incentivare progetti e iniziative di educazione finanziaria. In questo senso - ha sottolineato Mattarella - sta utilmente operando la Banca d'Italia". 

Il fronte europeo - "Il nostro sistema creditizio - ha rivendicato ancora il presidente - ha resistito ai colpi della crisi, dimostrandosi più solido di altri. Lo attesta il fatto che non abbiamo dovuto effettuare salvataggi bancari miliardari, a differenza di quanto avvenuto per le banche di altri Paesi dell'Unione europea, dove debiti privati sono stati trasformati in debiti pubblici". "Sul fronte europeo, dopo avere responsabilmente approvato mediazione compromessi per giungere a soluzioni condivise, abbiamo il dovere di chiedere - come ha fatto il governo - che siano integralmente onorati gli impegni previsti in materia di Unione bancaria. Rassegnarsi a una Unione bancaria lacunosa e vulnerabile - come hanno evidenziato, del resto, anche la Commissione europea e la banca centrale europea - esporrebbe l'intera Europa - ha concluso Mattarella - a rischi di carattere sistemico".

lunedì 21 dicembre 2015

Processo Yara: "Bossetti a casa" Un colpo di scena in Tribunale

Processo Yara, gli avvocati chiedono i domiciliari per Bossetti



E' tempo di colpi di scena al processo in corso a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa a Brembate la sera del 26 novembre 2013 e poi trovata morta in un campo alcune settimane dopo. L'altro giorno Massimo Bossetti, che è alla sbarra per omicidio, dopo decine di udienze trascorse senza aprire bocca, è scattato in piedi e si è messo a urlare quando uno dei testimoni chiamati dalla procura ha rivelato che lui aveva espresso l'intenzione di suicidarsi a causa di problemi con la moglie marita. E oggi, gli avvocati del muratore di Mapello hanno fatto richiesta che il loro assistito possa godere degli arresti domiciliari in attesa della sentenza di primo grado. La custodia cautelare in carcere può essere revocata a favore di quella domiciliare se il giudice del tribunale della libertà ritiene che non sussistano pericoli di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.

GELO TRA I DUE Cav, schiaffo a Mattarella Cos'ha deciso di (non) fare

Auguri di Natale, Berlusconi non andrà al Quirinale da Mattarella


Auguri di Natale, Berlusconi non andrà al Quirinale da Mattarella

Il punto è, forse, che non è il suo presidente. Per la verità, è solo il presidente di Renzi, visto che Sergio Mattarella al Quirinale è un parto esclusivo del capo del governo. Forse è anche per questo che tra l'inquilino del Quirinale e Silvio Berlusconi non c'è ancora mai stata una stretta di mano. E non ci sarà, con ogni probabilità, nemmeno lunedì, quando al Colle è programmato l'incontro per gli auguri di Natale tra il capo dello Stato e le alte cariche. Secondo quando riporta l'Huffingtonpost, infatti, il leader di Forza Italia avrebbe deciso di non andare a rendere omaggio a Mattarella.

L’ultima volta che Berlusconi è salito al Colle è stato in occasione della cerimonia di insediamento, il 3 febbraio. esta a oggi l’unico leader di opposizione a non aver ancora avuto un incontro con il capo dello Stato. Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è già stata ricevuta due volte, i 26 febbraio e più recentemente il 7 settembre. Anche Matteo Salvini, dopo aver “disertato” la cerimonia di insediamento, ha avuto modo di varcare la soglia del Quirinale: era il 15 luglio, il segretario della Lega si presentò in completo grigio chiaro e cravatta rossa e al termine twittò: “Incontro utile e positivo”. Ma da Mattarella sono stati ricevuti persino Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Era febbraio, arrivarono al Colle con una giovane iscritta e colsero anche l’occasione per farsi scattare alcune foto nel cortile d’onore.

Verdini, sfida totale a Silvio: "Ecco chi verrà presto con me"

Denis Verdini sfida ancora Berlusconi: "A gennaio raddoppio i miei parlamentari"



Denis Verdini sfida ancora Berlusconi:

Si frega le mani, Denis Verdini. Le ultime fibrillazioni all'interno di Forza Italia, quelle che hanno visto il partito diviso in due sul voto di sfiducia al ministro Maria Elena Boschi, sono manna dal cielo per il suo nuovo partito Ala (Alleanza Nazionalpopolare Autonomie). E non lo nasconde intervenendo a "In mezz'ora" su Raitre da Lucia Annunziata. Dallo studio della giornalista più odiata dal Cav, l'ex big di Forza Italia lancia una nuova sfida al leader di Forza Italia: "Nel giro di un mese, entro la fine di gennaio, contiamo di raddoppiare la rappresentanza parlamentare". Ovvio come intenda farlo: l'Ncd di Angelino Alfano ha ormai da tempo esaurito la sua spinta propulsiva e la sua capacità di attrazione. Ovvio, quindi, che quanti intendano fuggire da Forza Italia, finiscano per "parcheggiarsi" nel Gruppo Misto o passino con lui. Verdini, non bastasse, da es banchiere ha anche preso le difese del ministro Maria Elena Boschi: "Conoscendo come sono fatte le banche locali- ha detto - non vedo alcun conflitto di interessi".

La ricetta di Toti contro le liti in Fi: "Vi spiego che cosa serve al partito

Toti, la ricetta contro le liti in Fi: "Vi spiego cosa serve al partito"



Giovanni Toti, governatore della Liguria, parla a Repubblica, dopo le polemiche di questi ultimi giorni soprattutto per la distanza tra i due capigruppo, Renato Brunetta e Paolo Romani. Il Governatore della Liguria, non ha dubbi, servono elezioni per tutte le cariche, compresi i capogruppo. Primarie per le amministrativi se non ci saranno candidati unitari di centrodestra. "Io sostengo che il centrodestra deve dimostrare di saper rispondere alle esigenze di un Paese fermo, che non cresce, che con Renzi non ha politica estera, non sa affrontare l' onda migratoria, piuttosto che farsi paralizzare da alchimie organizzative interne a Forza Italia, di cui francamente si è parlato fin troppo. Diciamo che i nostri capigruppo hanno sensibilità diverse".

Feltri scatenato contro la Gruber: "Cara Lilli, ti scandalizzi per il vestito della Santanché ma tu...

Feltri scatenato contro la Gruber: "Cara Lilli, ti scandalizzi per il vestito della Santanché ma tu...



Vittorio Feltri ritorna sul caso del vestito verde che Daniela Santanché che ha sfoggiato alla prima della Scala. In particolare parla dell'intervista che Lilli Gruber che ha fatto nei giorni scorsi ad Alessandro Sallusti concentrandosi soprattutto sul look della sua compagna. Un abito che non ha lasciato di certo indifferenti: gonna verde, papillon in tinta e camicetta bianca. C'è chi ha parlato di un vestito leghista, chi di una mise da Oktoberfest. Ma Feltri si sofferma su altro. Sugli orecchini della Gruber. "Mentre Lilli tentava di scoprire, attraverso le sue domande impertinenti, quale fosse in realtà il giudizio sincero di Sallusti sul verde pisello ostentato dalla parlamentare, ho notato un particolare: l'ottima conduttrice, giustamente considerata una star televisiva, capace e volitiva, esibiva in video inquadrati in primo piano, un paio di orecchini (direi orecchioni, data la loro dimensione) dello stesso colore della sottana portata da Daniela nella fatidica serata scaligera: un verde pazzesco".  Da qui la conclusione: "Merita segnalare che spesso le donne si divertono a sfruculiarsi a vicenda pur palesando in pratica gli stessi gusti cromatici. In altri termini: se il colore lo sceglie la Gruber è fantastico se lo sceglie la Santanché fa orrore". 

Terrorismo, allarme bomba a Torino evacuata la Mole Antonelliana

Allarme bomba a Torino: evacuata la Mole Antonelliana


di Gaetano Daniele



Un allarme bomba, ieri mattina intorno alle 11.00, a Torino: evacuata la Mole Antonelliana, monumento simbolo della città di Torino e sede del Museo Nazionale del Cinema. Una telefonata anonima, a quanto si è appreso, ha preannunciato la presenza di un ordigno. Sul posto,  intervenuti gli artificieri dei Carabinieri che hanno subito sfollato la zona, e rinvenuto un ordigno falso. Quindi, falso allarme, anche se si indaga su chi abbia potuto effettuare la telefonata anonima da una cabina telefonica già individuata.