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martedì 13 giugno 2017

Toh, Morgan sputtana Saviano "Sapete cosa usa in diretta?" Il dettaglio che nessuno vede

Morgan svela Saviano: "Usa il suggeritore, io no perché so di cosa parlo"


di Gianluca Veneziani



Che siano amici no, non lo si può proprio. Si sono ritrovati entrambi nello stesso programma - per l'appunto "Amici", di Maria De Filippi - ma interpretano due modi opposti di essere e apparire (in televisione). Marco Castoldi, in arte Morgan, è un intellettuale prestato alla musica, un artista colto e autentico, che parla senza fronzoli, usa la bocca meglio per parlare che per cantare, e dicono la usi meglio perfino del naso Roberto Saviano è un tuttologo prestato alla scrittura e alla tv, un ottimo attore di se stesso che interpreta una parte, che "ruba" quando scrive (almeno così la pensava il "Daily Beast", accusandolo di plagio), che legge quando parla, e non sempre pensa mentre comunica. Se Morgan è un uomo capace di esprimere in chiave intellettuale una cosa pop, Saviano è uno che riduce in chiave pop gli argomenti più intellettuali. Il primo nobilita le cose infime, il secondo trasforma roba "alta" in frasette buone per i Baci Perugina.

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Due così non si possono pigliare (se non per capelli, che Saviano tra l'altro nemmeno ha). A maggior ragione se l'uno, cioè Roberto, si è preso la scena dell'altro, cioè di Marco, sempre nel programma della De Filippi. E Morgan, avvezzo a dire le cose come stanno, non riesce davvero a sopportarlo. Così, in un'intervista su Linkiesta, rivela che ad Amici «Saviano parla col gobbo. Io dentro di me dicevo, volevo gridargli: "Levategli il gobbo! Levategli il gobbo!". Chissà che cavolo avrebbe detto senza gobbo.

Io non ho mai avuto il gobbo perché so sempre di cosa parlo. Al massimo ho la gobba, quello sì. Ma il gobbo almeno no». Il gobbo, dunque. Vale a dire uno schermo sul quale scorre il testo da declamare. Un intellettuale che parla col gobbo è come un cantante che canta in playback: inautentico. Non sai se è veramente bravo, o sta soltanto recitando un ruolo. Non sai se quello che dice è farina del suo sacco, o roba che si limita a leggere e ripetere. Uno usa solo il labiale, l'altro emette suoni, ma la sostanza è la stessa. Quello che viene fuori non gli esce dal cuore o dall'anima. È artefatto.

Allora la vera grande differenza tra Morgan e Saviano è tra il cercare di fare arte e l'essere artefatti. Per fare arte, non devi porti limiti etici, di galateo, di buon gusto o di buon senso, non devi aderire alle mode o al politicamente corretto, né seguire scalette e schemi prefissati. Anzi, devi cercare di violarli. Come ha fatto Morgan che, proprio per questo atteggiamento sopra le righe, spesso stonato rispetto al coro dominante, è stato eliminato dalla trasmissione. Viceversa, per costruire un bel discorsetto, devi dire quello che la gente si aspetta di sentire, compiacere il pubblico ed essere con lui accondiscendente, non puoi mettertelo contro, devi elogiarlo e fargli credere che la tua cultura sia alla sua portata. E magari recitare una pappardella ben confezionata.

Se sei Morgan puoi permetterti di distribuire pillole di Sergio Endrigo, e dire alla gente che nessuno ci ha mai capito un cazzo di lui e delle sue canzoni. Se ti chiami Saviano, invece, ti metti a pronunciare frasi di Anna Achmatova «poetessa che conosciamo in quattro», come dice Morgan, e convincere il tuo pubblico che chiunque potrebbe leggere e comprendere i suoi versi. Il primo prende fischi, il secondo applausi. Ma il difficile, a volte, è sapere dire cose che vengano fischiate.

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