Vittorio Feltri: "Stato strozzino e ladro"
di Vittorio Feltri
Polemizzare con Renzi e denigrarlo è diventato quasi obbligatorio. Tutti i mali del Paese dipenderebbero da lui e dal suo governo affondato il 4 dicembre dello scorso anno. Gli attacchi contro Matteo saranno eccessivi, ma non completamente gratuiti. L'ex premier ha sbagliato a rottamare gli avversari, compresi quelli del suo stesso partito, i quali hanno reagito nella maniera peggiore, tentando invano di distruggere la casa comune del Pd.
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Queste però sono inezie, non incidono granché sulla vita degli italiani. Renzi infatti ne ha combinata una che nessuno gli rimprovera benché sia la più grave. Egli, entrando a Palazzo Chigi da trionfatore, fece una dichiarazione incauta. Era il 13 marzo 2014 quando disse urbi et orbi che avrebbe saldato i debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprenditori privati per forniture varie. Qualcuno, animato da ottimismo francamente ingiustificato, gli credette e attese che il miracolo si compisse. Non si è compiuto, manco per niente. A tre anni e oltre dalla solenne promessa, verifichiamo, osservando dati statistici ufficiali, che i crediti vantati dalle aziende sono rimasti invariati: ammontano ancora a 64 miliardi di euro. Una cifra enorme che, non essendo stata sborsata, ha messo in ginocchio parecchie ditte, sommerse in un mare di difficoltà.
Un conto erano i buoni (e superficiali) propositi del giovane Matteo e un altro è la cruda realtà, che rimane oggi drammatica quanto ieri.
Lo Stato in poche e brutali parole si conferma strozzino e ladro: perseguita chi gli deve del denaro, lo minaccia, lo rincorre e lo spreme con spietatezza, mobilita gli aguzzini di Equitalia, pignora ogni bene (persino i depositi bancari) che gli viene a tiro, sbatte sul lastrico qualunque persona colta in fallo. Intendiamoci, è giusto rispettare le ingiunzioni del fisco (nonostante sia rapace) e non contestiamo i metodi sbrigativi degli agenti delle tasse.
Ma, perdio, allo stesso modo il medesimo Stato sarebbe costretto a essere sollecito nel versare alle imprese da cui si è servito, come un cliente qualunque, la cifra spettante loro. Invece non è così. La Pa esige dal cittadino puntualità e precisione nel pagare il "pizzo", ed è lenta e tardiva allorché le tocca onorare gli impegni assunti con le aziende erogatrici di servizi. Ciò è intollerabile. Disgustoso.
La burocrazia è spietata con noi e si comporta da cialtrona se si tratta di sganciarci quattrini sacrosanti. È noto che il passivo accumulato da decine di governi spendaccioni è tra i più pesanti del mondo, pertanto non avanzano euro allo scopo di ridurlo, ma è anche vero che non si è fatto nulla per contenere le spese, tagliando quelle superflue. Gli specialisti assunti dagli esecutivi con l'incarico di procedere a una seria spending review sono stati oggetto di una vicenda grottesca: anziché segare le uscite, essi sono stati licenziati con la sega in mano.
Renzi si è adattato come i propri predecessori allo stile del Palazzo: scialacquare sempre e chiudere il rubinetto se occorre saldare le fatture alle ditte creditrici. L'Italia non necessita di oratori brillanti né di statisti illuminati, bensì di un ragionier Rossi in grado di dare a chi merita e di togliere ai parassiti.
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