Beatrice Lorenzin, si candida alle primarie per la leadership di Ap
di P.E.R
Angelino Alfano e i suoi sono rimasti fregati. Se la minaccia di far saltare il governo non votando la fiducia a Paolo Gentiloni un tempo gli era servita per mantenere posizioni o addirittura conquistarne di nuove (il ministero degli Esteri, quello della Salute, presidenze di Commissione e sottosegretari), oggi gli esponenti di Area Popolare rischiano l’autogol. Se si sfilassero dalla maggioranza farebbero una cortesia e non un dispetto a Matteo Renzi, che cerca solo un pretesto per portare il Paese alle urne ed ha già un accordo con Fi e addirittura col M5s per far passare i provvedimenti più urgenti anche senza i loro voti. «Le posizioni col Pd oggi sono molto distanti», ammette Alfano.
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A far scendere il gelo dentro la maggioranza è stato non tanto il modello proporzionale, ma, soprattutto, la soglia di sbarramento piuttosto alta, fissata al 5% proprio come in Germania. Troppo per il partito del ministro degli Esteri, che, anche potendo contare sugli apporti di Pier Ferdinando Casini e quel che resta di Scelta civica, è accreditato di percentuali molto più basse. «Il sistema su cui Pd, M5S e Fi hanno o una convergenza crea un problema; resteranno fuori forze che alle Europee hanno raccolto fino a un milione e 900milavoti», denuncia.
L’ex segretario del Pdl, poi fondatore di Ncd, era così arrabbiato da avere bidonato il segretario del Pd che lo aveva convocato per ieri mattina al Nazareno. «Parleremo a tempo debito», aveva detto ai giornalisti, smentendo di essere intenzionato a presentarsi. A fargli cambiare idea il capogruppo Maurizio Lupi e il deputato ed ex ministro Gianpiero D’Aliale che hanno mediato col Pd.
Così, lontano dalle telecamere, il ministro degli Esteri e l’ex premier si sono confrontati. Alfano ha chiesto che il Pd si faccia promotore di un abbassamento della soglia di sbarramento al 3% o, in alternativa, offra «ospitalità» ad alcuni dirigenti centristi nelle sue liste, ma Renzi ha detto no a tutto. «Se salta quella, salta tutto», ha avvertito Renzi.
L’ex premier avrebbe anche alzato la voce col suo ex ministro: «Ma ti sei accorto che col Consultellum lo sbarramento è all’8?». Niente da fare. «Le posizioni del nostro partito e quelle del Pd restano distanti», ha confermato, in tarda serata, Lupi. «Siamo in disaccordo anche sulla durata della legislatura», gli ha fatto eco Alfano. Solo il ministro Maurizio Costa è contrario al muro contro muro. In casa Ap sperano ancora di riuscire a far scendere la soglia al 4%, considerata «raggiungibile», magari promuovendo una «riaggregazione» dell’area di centro. «Il 5% è una soglia ragionevole; è importante conservarla», li ha però gelati il dem Ettore Rosato.
Anche per quel che riguarda la riaggregazione, gli alfaniani rischiano di avere più problemi che altro. C’è Stefano Parisi interessato, è vero. Ma pezzi grossi forzisti hanno infatti cominciato a fare scouting tra gli esponenti meno visibili ma con più voti di Ap offrendo accordi. Proveranno comunque a salvare la pelle. Il primo giugno si riunirà l’assemblea nazionale di Ap, che organizzerà primarie per la leadership. Dovrebbe partecipare la sola Beatrice Lorenzin.
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