Visualizzazioni totali

martedì 30 maggio 2017

L'INDISCREZIONE Lorenzin, ecco la candidata "Sarà lei la nuova leader" Rivoluzione nel centrodestra?

Beatrice Lorenzin, si candida alle primarie per la leadership di Ap


di P.E.R



Angelino Alfano e i suoi sono rimasti fregati. Se la minaccia di far saltare il governo non votando la fiducia a Paolo Gentiloni un tempo gli era servita per mantenere posizioni o addirittura conquistarne di nuove (il ministero degli Esteri, quello della Salute, presidenze di Commissione e sottosegretari), oggi gli esponenti di Area Popolare rischiano l’autogol. Se si sfilassero dalla maggioranza farebbero una cortesia e non un dispetto a Matteo Renzi, che cerca solo un pretesto per portare il Paese alle urne ed ha già un accordo con Fi e addirittura col M5s per far passare i provvedimenti più urgenti anche senza i loro voti. «Le posizioni col Pd oggi sono molto distanti», ammette Alfano.

UN GIORNO IDEALE A NEW YORK.

Segua i consigli di viaggio di grandi esperti. 



A far scendere il gelo dentro la maggioranza è stato non tanto il modello proporzionale, ma, soprattutto, la soglia di sbarramento piuttosto alta, fissata al 5% proprio come in Germania. Troppo per il partito del ministro degli Esteri, che, anche potendo contare sugli apporti di Pier Ferdinando Casini e quel che resta di Scelta civica, è accreditato di percentuali molto più basse. «Il sistema su cui Pd, M5S e Fi hanno o una convergenza crea un problema; resteranno fuori forze che alle Europee hanno raccolto fino a un milione e 900milavoti», denuncia.

L’ex segretario del Pdl, poi fondatore di Ncd, era così arrabbiato da avere bidonato il segretario del Pd che lo aveva convocato per ieri mattina al Nazareno. «Parleremo a tempo debito», aveva detto ai giornalisti, smentendo di essere intenzionato a presentarsi. A fargli cambiare idea il capogruppo Maurizio Lupi e il deputato ed ex ministro Gianpiero D’Aliale che hanno mediato col Pd.

Così, lontano dalle telecamere, il ministro degli Esteri e l’ex premier si sono confrontati. Alfano ha chiesto che il Pd si faccia promotore di un abbassamento della soglia di sbarramento al 3% o, in alternativa, offra «ospitalità» ad alcuni dirigenti centristi nelle sue liste, ma Renzi ha detto no a tutto. «Se salta quella, salta tutto», ha avvertito Renzi. 

L’ex premier avrebbe anche alzato la voce col suo ex ministro: «Ma ti sei accorto che col Consultellum lo sbarramento è all’8?». Niente da fare. «Le posizioni del nostro partito e quelle del Pd restano distanti», ha confermato, in tarda serata, Lupi. «Siamo in disaccordo anche sulla durata della legislatura», gli ha fatto eco Alfano. Solo il ministro Maurizio Costa è contrario al muro contro muro. In casa Ap sperano ancora di riuscire a far scendere la soglia al 4%, considerata «raggiungibile», magari promuovendo una «riaggregazione» dell’area di centro. «Il 5% è una soglia ragionevole; è importante conservarla», li ha però gelati il dem Ettore Rosato.

Anche per quel che riguarda la riaggregazione, gli alfaniani rischiano di avere più problemi che altro. C’è Stefano Parisi interessato, è vero. Ma pezzi grossi forzisti hanno infatti cominciato a fare scouting tra gli esponenti meno visibili ma con più voti di Ap offrendo accordi. Proveranno comunque a salvare la pelle. Il primo giugno si riunirà l’assemblea nazionale di Ap, che organizzerà primarie per la leadership. Dovrebbe partecipare la sola Beatrice Lorenzin. 

Nessun commento:

Posta un commento