Visualizzazioni totali

martedì 23 maggio 2017

LA CARTA A SORPRESA L'intervista a Luciano Violante (e la sua bomba): "Renzi? Sia gentile: candidi lui premier" / Foto

Luciano Violante: "Matteo Renzi? Sia generoso: candidi Paolo Gentiloni premier"


L'Esclusiva di Elisa Calessi



«Secondo me Matteo Renzi dovrebbe fare un atto di generosità verso il Paese e ricandidare premier Paolo Gentiloni». Luciano Violante lo dice con assoluta calma, alla fine di una lunga conversazione, come fosse la cosa più naturale del mondo. «Gli servirebbe a ricostituire un legame con la società italiana». Ci arriviamo dopo aver parlato di tutto. Ovviamente di intercettazioni, di procure, di giornali. E di coincidenze temporali, nelle fughe di notizie, che lasciano pensare a operazioni «orchestrate». Qualcosa di più di un problema deontologico.

Partiamo dalle intercettazioni che finiscono sui giornali. Giorgio Napolitano ha accusato di ipocrisia chi si indigna, visto che il problema c’è da vent’anni. Ha ragione? 

«C’è un provvedimento in Parlamento, quello sul processo penale, dove ci sono norme più severe in materia. Ma credo che la soluzione sia altrove».

VIVERE L’ESTATE NON È MAI STATO COSÌ SUPER

Scopri le fantastiche offerte di eBay su arredamento da esterno, piscine, climatizzatori ed elettrodomestici.... 



Qual è, allora, il punto?

«La nostra lotta politica: senza regole, senza limiti, senza attenzione per l’interesse generale. L’avversario non è un naturale interlocutore, come vogliono le regole della democrazia, ma è un ostacolo da abbattere».

La telefonata tra Renzi e il padre è un’arma di lotta politica? 

«È stata trafugata dagli uffici giudiziari. C’è chi sostiene sia stata costruita furbescamente dal segretario del Pd per apparire integerrimo. Poi però lui stesso chiede al padre di non nominare la mamma, altrimenti sarebbe stata interrogata. Raccomandazione estranea ad una telefonata di favore. I commentatori, che sono parte integrante del circuito politico, scindono i due aspetti. Ma la telefonata è una sola»

Prima dell’uso, però, c’è il fatto che un materiale investigativo segreto viene diffuso. Non c’è un problema nella magistratura?

«C’è stato un trafugamento, certo: quasi sempre a favore dello stesso giornale».

Il Fatto. Ma cosa vuol dire?

«Sicuramente sono bravissimi a procurarsi notizie. Ma gli altri sono tutti cretini?»

Sta dicendo che c’è un accordo tra alcune procure e Il Fatto?

«Qualche tempo fa dissi che l’unica separazione delle carriere che condividevo era quella tra alcuni giornalisti e alcune procure della Repubblica».

Scusi ma il problema è chi dà quelle telefonate. Lei è stato magistrato. Quando esce una intercettazione peraltro non agli atti, è possibile che sia opera di un singolo agente infedele? 

«È possibile che una magistratura che prende Riina, Provenzano, i capi mafia non riesca a individuare chi dà illegalmente la notizia a un giornalista? Mi pare difficile».

Quindi c’è una complicità, se non un ordine dei pm? 

«Per questo tipo di vicende è evidente un intento politico. Mi sorprende l’impunità dei pubblici funzionari che hanno violato i propri doveri».

Come mai?

«Per punirle bisogna individuare le relazioni tra chi ha la notizia e chi la riceve, quali sono gli interessi comuni, politici o di altra natura. Prima o dopo qualcuno avrà il coraggio di fare questa indagine. I risultati potrebbero essere interessanti».

Siamo d’accordo. Ma il giornalista è l’anello finale. Qui c’è una procura che commette un reato. O no?

«Il peggiore giornalista è quello che non pubblica le notizie che ha. Ma io parlo della slealtà repubblicana del funzionario pubblico. Non so se è l’ufficiale di polizia giudiziaria, il cancelliere o l’usciere. So che chi l’ha fatto non può che appartenere ad ambienti giudiziari».

Ma lo fanno per un disegno politico o per ragioni personali? 

«C’è chi può farlo per interesse personale, chi perché vuole che la sua inchiesta sia valorizzata sui giornali, chi per avere una contropartita di altro genere. Sarebbe semplice accertare da quali uffici giudiziari negli ultimi tre anni, ad esempio, sono uscite notizie che avrebbero dovuto restare segrete e poi accertare quali giornali le abbiano pubblicate per primi».

Dalla procura di Napoli, spesso sono inchieste del pm Woodcock. Però il problema c’è da tanto. Perché non si è fatto nulla?

«Questo non lo so. Ma se la lotta politica si facesse con altri mezzi, cesserebbe l’interesse alla violazione del segreto. Non bastano le leggi, come diceva Machiavelli servono i buoni costumi. Se non cambia il costume politico, non se ne esce. Nel frattempo qualcuno faccia quel tipo di accertamento».

Passiamo alla legge elettorale. Il Pd ora ha proposto questo Mattarellum bis. La convince? 

«Assolutamente sì. Anche se temo non passerà al Senato».

Perché?

«Perché oggi la maggior parte delle forze politiche vuole il sistema proporzionale, in quanto deresponsabilizza rispetto al futuro: nessuno deve dire con chi si allea. D’altra parte la vittoria del no al referendum costituzionale ha portato a questa confusione: ha ridotto la forza del sistema democratico e della stessa Costituzione».

Prodi ha detto che bisogna ricostruire il centrosinistra, ma dubita che Renzi possa farlo. Ha ragione?

«Sono d’accordo ma vedo anche la necessità di ricostruire l’unità del Paese, oggi diviso tra emarginati e integrati, giovani e vecchi. Il più grande partito, il Pd, si deve porre questo problema: come li unisco? La rottamazione è stata un fatto positivo, anche se la parola non mi è piaciuta. Io, poi, mi sono rottamato anticipatamente. Ma ora Renzi deve ricostruire un rapporto tra le generazioni, tra i ceti».

Cosa dovrebbe fare?

«Serve una riflessione profonda, bisognerebbe presentare una lettura vera nella storia del Paese. Non autodistruttiva, come oggi. Molte cose non vanno, qui come altrove, ma molte cose, la sanità, ad esempio, vanno meglio qui che altrove. Qualcuno sa che siamo il secondo Paese in Europa e il terzo nel mondo per la produzione di macchine utensili? Chi deve raccontare il Paese vero? Se non c’è una narrazione in cui ciascuno si può riconoscere, perché è vera, non c’è unità. Abbiamo bisogno di verità, di fiducia e di futuro. Questo è il compito di un leader politico. Poi, all’interno di questa prospettiva, nascono le scelte dei singoli».

Servirebbe un governo di unità nazionale? 

«Io penso all’unità del Paese. Oggi c’è una lacerazione generazionale e anche nella memoria della nostra storia. Dire, per esempio, che fino agli anni '80 è stato tutto un disastro, è falso. Bisogna ricostruire con coraggio un’idea vera dell’Italia e dell’essere italiani. Non so chi può fare questo lavoro, ma questo lavoro è più importante del tipo di governo che ci sarà».

Renzi sarebbe in grado?

«Renzi è una persona divisiva, è vero, ma c’è un prima e dopo il referendum. Il secondo Renzi ha capito che alcuni errori gravi li ha fatti e nei toni almeno pubblici che sta usando, mi pare più riflessivo. Tra l’altro ha una capacità di lavoro, un’energia eccezionali. Il peggior nemico di Renzi è lui stesso. Se riesce a moderare la sua personalità, ad avere un orizzonte strategico, ad ascoltare anche chi non è d’accordo con lui, potrebbe essere quello che serve all’Italia».

Invece cosa pensa di questa operazione politica che sta facendo Giuliano Pisapia? 

«Se riesce, bene. Devo dire che tutti i tentativi di fare qualcosa a sinistra del Pd sono falliti. Però gli auguro ogni successo. Perché risponderebbe a una domanda di rappresentanza che c’è nel Paese».

E la scissione fatta da Bersani e D’Alema? Come la giudica? 

«Sono stato del tutto contrario. Non ne ho capito il senso. È stata una scissione consumata non su una linea politica, ma contro una persona. Le battaglie per migliorare i partiti si fanno dentro i partiti, non fuori».

Come giudica Gentiloni?

«Sta facendo benissimo».

Potrebbe fare il capo del governo anche nella prossima legislatura? 

«Dipende da come si mettono le cose e non ho titolo per intervenire. Ma auspicherei un atto di riflessione da parte del segretario del Pd, per cui candidasse premier Gentiloni».

Dopo aver vinto le primarie? 

«Gentiloni ha coperto la fase nella quale Renzi, con una scelta corretta, ha deciso di dimettersi. Poi Renzi ha fatto le primarie, le ha vinte. Certo, lo statuto del Pd dice che il segretario è anche il candidato premier, ma si può modificare. Io penso che vada presa in seria considerazione l’ipotesi che l’attuale presidente del Consiglio sia ricandidato premier».

Perché Renzi dovrebbe essere tanto generoso?

«Per dedicarsi ora a ricostruire il Paese. Intanto svelenirebbe il dibattito politico, poi gli consentirebbe di seguire l’azione di governo, ma anche di lavorare a proposte, strategie non legate al contingente, che gli possano dare nel futuro la legittimazione a essere uomo di Stato, capace non solo di governare ma anche di unire e far nascere la speranza».

Adesso non ha il profilo di uomo di Stato? 

«Penso che Renzi debba ricostituire un rapporto con la società italiana. E forse il modo migliore sarebbe proprio un atto di grande generosità politica e democratica. E poi si potrebbe dedicare a consolidare il Pd. Un partito esiste non solo quando c’è un’organizzazione, che peraltro mi pare non ci sia, ma soprattutto quando c’è un punto di vista sul mondo».

Non vede un governo di larghe intese? 

«Le larghe intese sono figlie della necessità, non della volontà. Con il proporzionale si va probabilmente verso le larghe intese. O Pd-Fi o M5S-Lega, ipotesi questa a cui forse potrebbe essere interessato il governo russo».

Nessun commento:

Posta un commento