Igor il killer avvistato in ospedale. L'ipotesi: ferito e malato, cerca medicine
di Matteo Pandini
Segnalazioni ogni giorno, che s’accumulano in un’area di venti chilometri quadrati tra le province di Ferrara e Bologna. Eppure, di Norbert Feher alias Igor Vaclavic, il russo che all’inizio di aprile ha ucciso due volte, non c’è traccia.
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Tra le ultime segnalazioni ecco una struttura sanitaria isolata, in cui è facilissimo infilarsi. Soprattutto dopo il tramonto. È a Bando, frazione di Argenta, 22mila anime spalmate tra campi e canali nel Ferrarese: hanno indicato un uomo - Igor! - che per ben due volte, lunedì e martedì notte, sarebbe entrato nell’edificio. In via Oca Campazzo. Forse a caccia di farmaci. Alla prima occasione, le infermiere l’hanno scambiato per un povero cristo. Alla seconda, hanno guardato meglio. E hanno chiamato il 112. «È lui!».
I militari non confermano. Il sindaco Antonio Fiorentini, Pd, allarga le braccia: «Ci sono segnalazioni ogni giorno». Un’altra telefonata ha collocato il killer di Davide Fabbri - 52 anni, tabaccaio - e di Valerio Verri - 62, guardia zoofila - in un’azienda a pochi chilometri dalla clinica. Anche lì, verifiche e interrogatori. Ma niente.
Restano i posti di blocco e le ricerche a tappeto. Nei giorni immediatamente successivi al primo omicidio (1 aprile a Budrio, Bologna) s’erano organizzati massicci controlli stradali. Dopo una settimana, Igor uccide Verri e ferisce una guardia provinciale. A Portomaggiore, Ferrara.
Da qui, piombano elicotteri e squadre speciali. Segugi che setacciano la campagna. Sospetti: Igor cancella le sue tracce nei canali. Anzi, «è sparita una zattera», sarà mica fuggito verso il mare?
Eppure i segugi sono convinti: è restato in zona. Ha dormito là!, ed ecco un giaciglio in mezzo all’erba. Spunta un casolare, tracce di sangue, indizi fragili. Se fossero veri gli avvistamenti di Argenta, significa che la belva è quasi immobile. A 30 chilometri dal primo omicidio. A meno di venti dal secondo. In un’area dove s’apre l’Oasi di Val Campotto. Con ruderi e corsi d’acqua, campi ed erba alta.
Solo tre giorni fa, i quotidiani parlavano di un avvistamento a poca distanza, a Molinella, con un uomo dei corpi speciali che sibila alla radio «agganciato a 600 metri!» ma poi Igor o il suo fantasma, puff, si fa inghiottire dai canneti.
Titolo di estense.com, sito locale, giusto l’altro giorno: “Forse Igor è stremato, cattura vicina?”. Primo maggio. Il sindaco Fiorentini tuona: «Pretendiamo la risposta dello Stato». Ieri. A Libero nega che il suo Comune sia una zona di guerra. Non ci sono elicotteri che s’alzano ogni minuto o militari riversati in strada. Ma «i controlli continuano». E, certo, i cittadini «sono preoccupati». Dove sarà Igor?
I fari s’accendono ancora a Molinella - dove i corpi speciali giurano d’averlo visto - 20 chilometri e spiccioli da Argenta, con la sua clinica e la sua fabbrica. Altrettanti da Budrio e dalla tabaccheria insanguinata. Trenta da Portomaggiore dove è caduta la guardia zoofila.
Poche ore prima dell’omicidio di Fabbri, un 27enne sparisce. Si chiama Domenico D’Amato, fa il rapper, ne parla pure Chi l’ha visto. Pare che la campagna l’abbia rapito, proprio qui, e «Igor era già in zona da tempo» detta alle agenzie di stampa l’avvocato di famiglia, Barbara Iannuccelli. Eppure, «il collegamento, anche di striscio, non è stato fatto».
Un collegamento è stato cucito per un altro omicidio, quello di un metronotte di 42 anni, Salvatore Chianese, freddato il 30 dicembre 2015 nel Ravennate. A una cinquantina di chilometri dal parco del Delta.
Le infermiere di Argenta, finito il turno, si sfogano in una tabaccheria. «Era lui, dovevamo chiamare subito i carabinieri». Dove sei, Igor?
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