I taxi vincono il ricorso contro Uber
Il Tribunale civile di Roma ha accolto il ricorso per concorrenza sleale proposto dalle maggiori sigle sindacali e strutture economiche del settore taxi e noleggio con conducente contro il gruppo Uber per il servizio di noleggio con conducente Uber Black. La sezione imprese del Tribunale di Roma, aderendo alle tesi rappresentate in giudizio da un team di legali coordinato dall'avvocato Marco Giustiniani ha accertato "la condotta di concorrenza sleale posta in essere sul territorio italiano dalle parti resistenti Uber B.V., Uber Italy srl, Uber International B.V., Uber International Holding B.V.".
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I giudici romani hanno anche vietato al gruppo Uber "di porre in essere il servizio di trasporto pubblico non di linea con l'uso della app Uber Black e delle analoghe app Uber-Lux, Uber-Suv, Uber-X, Uber-XL, UberSelect, Uber-Van, disponendo il blocco di dette applicazioni con riferimento alle richieste provenienti dal territorio italiano, nonché di effettuare la promozione e pubblicizzazione di detti servizi sul territorio nazionale".
Uber dovrà poi versare una penale di 10mila euro e ogni autista di 100 euro per ogni giorno di ritardo nell'adempimento dell'ordinanza dopo il decimo giorno successivo alla comunicazione della decisione del Tribunale. I giudici di Roma, infine, hanno condannato Uber al pagamento delle spese del giudizio. "A seguito di questa decisione del Tribunale di Roma, che segue a distanza di poche settimane quella del Tribunale di Torino che ha confermato il blocco del servizio noto come Uber Pop - fanno sapere i legali dei tassisti in una nota - il gruppo Uber rischia di dover interrompere tutte le proprie attività in Italia, in quanto i servizi ad oggi offerti sono stati riconosciuti in contrasto con il diritto italiano".
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