Grillo si pappa il M5S: "Chi non è d'accordo con me si faccia un altro partito"
"Occorre intendersi su cosa sia la democrazia perché una democrazia senza regole non è democrazia. Noi abbiamo le nostre regole e io da garante le faccio rispettare. Chi non è d'accordo si faccia un altro partito". Dopo il caso Genova (con il candidato sindaco imposto d'imperio dopo che era stato sconfitto nella prima tornata) Beppe Grillo ribadisce chiaramente, senza giri di parole, chi comanda dentro il Movimento 5 Stelle. Lui. Il comico-guru e i grillini più osservanti lo chiamano garante, gli altri (dal Pd a Forza Italia) ironizzano definendolo "monarca" o "marchese" (quello del Io so' io e voi nun siete un cazzo, ricordate Alberto Sordi?) ma la sostanza non cambia. E forse non è un caso che nella giornata che cambia per sempre il Dna del Movimento, nato dal basso e ora in potestà esclusiva dei suoi vertici, Grillo in trasferta alla Camera abbia incontrato i suoi esponenti più fidati. Prima Alessandro Di Battista, durante un convengo sull'acqua pubblica a Montecitorio, salutato con un abbraccio e qualche pacca sulla spalla per allontanare polemiche e presunti malumori (Di Battista era stato uno dei pochi a lamentarsi per la gestione del pasticcio genovese). Poi Luigi Di Maio, il candidato premier dei 5 Stelle e lui sì invece favorevole alla scelta di Grillo di annullare la vittoria di Marika Cassimatis alle comunarie genovesi: "Meglio allontanare certe persone prima di trovarcele al gruppo Misto dopo", ha sottolineato il vicepresidente della Camera.
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