Verona, nella villa dell'Inps si spaccia droga
di Alessandro Gonzato
Spaccio e delinquenza nella villa dell' Inps. Non è il titolo di un thriller, ma comunque ciò che accade ogni giorno a villa Pellegrini Marioni Pullè - in provincia di Verona - mette i brividi. La villa, capolavoro neopalladiano del '600, da quasi cinquant' anni (come aveva raccontato Libero lo scorso maggio) è per grandissima parte di proprietà dell'istituto di previdenza che, con magistrale imprevidenza, l'ha lasciata andare in malora. Si trova nel quartiere Chievo, a 7 chilometri dal centro. È ridotta a un ammasso di muri cadenti, finestre rattoppate e cancelli arrugginiti. E il grande parco che la circonda, oltre a fungere da latrina a cielo aperto, è la base operativa degli spacciatori della zona, soprattutto nordafricani.
Qualche giorno dopo la nostra denuncia, ma sarà stata certamente una casualità, il presidente dell'Inps, Tito Boeri, aveva annunciato un protocollo d'intesa col Comune di Verona per la sistemazione dell'immobile, che dovrebbe diventare un hotel di lusso con all' interno un centro benessere. Nel frattempo i locali abbandonati della villa e il giardino, in tutto 150 mila metri quadrati, sono diventati un ricettacolo di sbandati. Polizia e carabinieri ricevono sempre più spesso segnalazioni da parte dei cittadini.
L'ultimo episodio di delinquenza è dell' altro giorno: uno spacciatore tunisino di 32 anni, già noto alle forze dell'ordine per una sfilza di precedenti specifici e non, è stato sorpreso dagli agenti mentre vendeva una dose di eroina a un acquirente. E non la stava vendendo di sera, nascosto nel buio per paura di essere beccato e ammanettato. Macché: stava spacciando tranquillamente all'una di pomeriggio. Evidentemente era consapevole che anche qualora fosse stato beccato sarebbe stato rilasciato subito o quasi, come capita in questi casi.
I poliziotti, per evitare che i due nella fuga creassero il caos in mezzo alle decine di studenti che in quei minuti stavano uscendo da una scuola vicina, hanno temporeggiato. Quindi sono passati all'azione. L'acquirente se l'è cavata con una denuncia. Lo spacciatore è finito in carcere per appena 24 ore e poi è tornato libero. Era irrilevante che il tunisino fosse stato pizzicato altre volte a vendere droga: per uscire di prigione gli è bastato patteggiare la pena. Ormai è la prassi. In galera, per episodi di questo tipo, non ci rimane più nessuno. Il lavoro delle forze dell' ordine è encomiabile ma sempre più spesso, per i casi di microcriminalità, si rivela inutile: per quei pochi che le varcano, le porte della galera sono girevoli.
Ma torniamo allo scempio di villa Pullè. Non è chiaro se verrà restaurata interamente con soldi pubblici o se interverranno anche privati. In ogni caso l'esborso sarà cospicuo perché la villa, che per due volte (nel 1887 e nel 1897) ospitò anche Umberto I di Savoia, oggi è allo sfascio.
Venne costruita nel XVII secolo da Antonio Fattori, un commerciante di seta che vi sistemò tutta la famiglia. Nel corso degli anni passò in mano alle famiglie Pellegrini, Marioni, e Turati. Nel 1873 venne acquistata dal conte veronese Leopoldo Pullè, senatore del Regno, giornalista, critico d'arte e commediografo. Agli inizi del '900 la villa fu trasformata in un tisicomio. Nel 1937 venne convertita in un istituto professionale, che fu inaugurato da Mussolini. L'Inps, a seguito della riforma ospedaliera del '68, ne assunse la proprietà nei primi anni '70. Da allora la villa è stata condannata all' abbandono. In quasi dieci lustri non è stato fatto niente per evitare che cadesse a pezzi.
E dire che nel 2013, quando avevano preso il via alcuni lavori di ristrutturazione, sembrava che in un paio d'anni parte della struttura potesse essere sistemata. Per quell'intervento l'istituto di previdenza aveva stanziato un milione di euro, soldi nostri. Sennonché i soliti intoppi burocratici all' italiana hanno dilatato i tempi. Ma sì, non c'è fretta: ormai a villa Pullè, capolavoro neopalladiano nelle mani dell'Inps, i malviventi si trovano a loro agio.
Perché cacciarli?
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