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giovedì 16 febbraio 2017

Sicilia-vergogna, nessuno paga le tasse Così vi hanno rubato 52 miliardi di euro

Sicilia da vergogna, nessuno paga le tasse. Così vi hanno rubato 52 miliardi


di Enrico Paoli
@enricopaoli1



I numeri sono quelli di una voragine: 52 miliardi in 10 anni. Ma il contesto nel quale emergono, l'audizione in Commissione parlamentare Antimafia dell' amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, delineano un vero e proprio pozzo di San Patrizio. Portando a casa almeno la metà di quelle tasse non riscosse le casse dello Stato potrebbero tirare un bel sospiro di sollievo. Tanto per avere un ordine di grandezza la legge di Stabilità per il 2017, approvata a dicembre dal Parlamento, ammonta a 27 miliardi di euro. Gli evasori siciliani si sono «mangiati» due finanziarie. Una tragedia greca declinata in siciliano, pagata dagli italiani.

Fiumefreddo, nel corso dell'audizione, ha parlato di «tributi non riscossi», di debiti dei deputati «per importi milionari», di «irregolarità di tutti gli appalti siciliani». Insomma, un quadro a dir poco devastante, aggravato dal senso di impotenza. «Al 2015 l' azienda, che dovrebbe incassare 5 miliardi e 700 milioni l'anno», spiega l'amministratore dell' ente, «incassava solo 480 milioni, ovvero l' 8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere».

Per Fiumefreddo la percentuale diventa ancora più scandalosa man mano che si sale di reddito. «Per chi dichiarava più di mezzo milione di euro», spiega il dirigente, «la riscossione era ferma al 3,66%, con un vulnus incredibile rispetto anche al resto del Paese». Fra i grandi evasori, secondo l'amministratore di Riscossione Sicilia, ci sarebbero imprenditori che operano nel campo dell'ortofrutta, delle onoranze funebri, degli appalti e delle carni. Qualcosa da salvare, però, c'è. Secondo Fiumefreddo 22 miliardi su 52 non sono ancora prescritti.

Sia pur con qualche difficoltà, come spiega l'amministratore, qualcosa si può fare anche se a Trapani, da 15 anni, non c'è un responsabile. «All'ultimo hanno puntato la pistola e ha lasciato l'incarico», spiega Fiumefreddo, «abbiamo proceduto con le azioni esecutive, ponendo sotto sequestro autovetture e persino un aereo da 12 milioni di euro intestato a una prestanome».

I maggiori debitori sono i Comuni, in testa Catania con 19 milioni, poi Messina, Siracusa e ultima Palermo. Abbiamo chiesto di avere risposte ma non ne sono arrivate». Fra i problemi segnalati dall'amministratore alla Commissione presieduta da Rosy Bindi ci sono anche le consulenze: 887 a fronte di 700 dipendenti nel febbraio 2015. Fiumefreddo ha anche segnalato all'Anac l'irregolarità delle gare celebrate in Sicilia. «Nell'Isola gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante», dice ai commissari, «si tengono con autocertificazioni relative alla cosiddetta regolarità fiscale» in quanto non è «mai pervenuta l'istanza di regolarizzazione fiscale».

L'ultimo tema è la battaglia, già partita da un paio di anni, con alcuni deputati regionali considerati morosi dall' azienda, che non pagavano e non erano perseguiti. «Sembrava lesa maestà il fatto che Riscossione Sicilia bussasse a Palazzo dei Normanni (sede del consiglio regionale, ndr)», ha ricordato Fiumefreddo. Nonostante la gravità della situazione, che investe in pieno anche chi dovrebbe gestire la cosa pubblica, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, si dice soddisfatto. «Le denunce fatte in Commissione Antimafia mostrando al Paese una Regione attiva nella lotta al malaffare», dice il governatore, «l'evasione fiscale riguarda in gran parte i ceti privilegiati della società che si appropriano di risorse che dovrebbero essere destinate allo sviluppo e alle politiche di solidarietà nei confronti dei più deboli».

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