Pd, dopo le minacce di Bersani, Matteo Renzi apre alle primarie
Passi il "no" al congresso, che inevitabilmente salterebbe se Matteo Renzi continuasse sulla strada del voto prima dell'estate. C'è una questione di tempi, ma non solo. In questa condizione di caos sia all'interno del partito (sinistra, minacce di scissione, ecc...) sia al di fuori di esso (legge elettorale), Matteo Renzi a dimettersi dalla carica di segretario del Pd non ci pensa nemmeno. E senza le sue dimissioni, dice lo statuto del Pd, niente congresso. Ma la sinistra del partito preme e minaccia: "Ora, dico io, chiamalo come vuoi: congresso, primarie, ma un luogo di confronto e di contendibilità lo chiedo" attacca Brsani.
Insomma, l'ex segretario Pd e i suoi vogliono contarsi e ad andare al voto così, col segretario Renzi "naturale" candidato alla guida del governo, non ci pensano nemmeno. E così, nella tarda serata (ieri) di una giornata dai toni a tratti drammatici, ecco l'apertura di Renzi, affidata alle parole del fidatissimo Matteo Orfini ospite su Rai3 della trasmissione di Bianca Berlinguer: "Qualora ci dovesse essere una accelerazione nella direzione del voto non faremmo in tempo a fare il congresso, ma se c'è l'esigenza di ridiscutere con quale candidato (premier, ndr) andiamo alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente trovare il modo di fare le primarie".
Ufficialmente, nelle ore successive all'apertura, non è giunta alcuna replica. Ma se primarie saranno, è assai probabile che possa essere il governatore della Puglia il "naturale" avversario di Renzi. L'obiettivo realistico non è tanto quello di vincerle, quelle eventuali primarie, ma la minoranza spera di prendere una percentuale più alta dell'ultima volta, ottenendo così più seggi sicuri.
Nessun commento:
Posta un commento