Le condizioni di Salvini per allearsi col Cav: 10 punti contro la Ue
di Matteo Pandini
La Lega s'è scocciata del tira e molla con Berlusconi (e viceversa): per mettere un punto fermo, Salvini ha deciso di accelerare sulle primarie. Nella testa dei lumbard, il Cavaliere sarà costretto a scegliere: se non partecipa, si chiama fuori. Ma se decide di sedersi al tavolo, non potrà più tubare col Pd.
Gli Azzeccagarbugli del Carroccio sono già al lavoro. Studiano un percorso da sottoporre ai potenziali alleati. Con Giorgia Meloni c'è già un'intesa di massima: consultazione a marzo e sfida aperta a tutti coloro che sottoscriveranno un decalogo di valori. Al primo punto, la guerra senza quartiere all'Unione europea. Ora. Il Cavaliere è già allergico alle primarie in sé, figuriamoci come prenderà il manifesto anti-euro. Ecco perché gli azzurri hanno già preparato il piano B, che prevede il sostegno a un sistema di voto proporzionale che rende inutili le coalizioni e quindi le primarie (sulla scheda elettorale ci sarà un tutti contro tutti, con alleanze da decidere a urne chiuse). Per non sbagliare, il Cavaliere frena anche sulle Politiche anticipate: in questo senso va interpretata l'opposizione responsabile al governo Gentiloni.
Noi dobbiamo accelerare, Berlusconi ci dica cosa vuol fare ringhia invece Lorenzo Fontana, vice di Salvini e tra gli Azzeccagarbugli che stanno maneggiando il dossier-primarie. A proposito. L'idea iniziale dei lumbard era di organizzarle su scala regionale. Una settimana, la Lombardia. Il week end successivo il Veneto. E così via. In modo da creare una competizione sul modello americano. A rovinare i piani, s'è messo Salvini in persona. Che insiste nel vedere un pertugio per infilare le Politiche tra maggio e giugno. Così fosse, calendario alla mano, il tempo sarebbe troppo poco e obbliga il centrodestra a immaginare un' unica data per fare le primarie su scala nazionale.
Giovedì 5 gennaio, pochissimi parlamentari - anche tra i leghisti - scommettono sul voto entro il primo semestre del 2017. Ma dato che la politica italiana è imprevedibile, i lumbard corrono per non essere impreparati. Il progetto salviniano è nelle mani di Renzi: le Politiche in primavera saranno possibili solo se l'ex premier riuscirà ad affondare l'esecutivo in tempi brevi, obbligando il capo dello Stato (che peraltro non lo ama) a sciogliere le Camere.
Ma contro il Rottamatore remano in troppi, indipendente dalla bontà di un esecutivo in cui sta emergendo un ministro apprezzato anche tra le fila dell' opposizione più feroce. Marco Minniti. I suoi annunci contro l'immigrazione clandestina e per i rimpatri, per esempio, magari resteranno lettera morta ma certificano un cambio di rotta rispetto al passato. Anche per questo, per il futuro Salvini intende battere altri tasti, senza insistere ossessivamente solo con l'immigrazione. Parlerà di tasse e lavoro, per esempio. Lunedì, ha convocato in sede i colonnelli.
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