Il ministro vuol cacciare gli immigrati. Il piano del Pd per far saltare tutto
di Tommaso Montesano
Come ai vecchi tempi dell'Unione: il centrosinistra di governo da una parte; i gruppi parlamentari dall'altra. La rivolta nel centro per migranti di Cona lacera il Pd. Di qua Marco Minniti, ministro dell'Interno, di là deputati e senatori, che per l'occasione trovano l' appoggio di Sinistra Italiana in una sorta di riedizione della vecchia alleanza prodiana. Il nodo è la stretta sull'immigrazione annunciata dal Viminale. Un cambio di rotta dettato dall' emergenza terrorismo e reso ancora più impellente, dal punto di vista del ministro, dai fatti veneti.
Minniti si sta muovendo in più direzioni. La prima: accelerare i rimpatri. Il ministro dell'Interno è da ieri in missione: prima la Tunisia, poi Malta. Obiettivo: rafforzare la cooperazione sul fronte del contrasto all'immigrazione clandestina. Allo studio c'è anche la possibile modifica del reato di clandestinità al fine di agevolare le espulsioni di chi non possiede i requisiti per essere accolto in Italia.
Il secondo pilastro prevede il ripristino dei Centri di identificazione ed espulsione, oggi ridotti a cinque (Torino, Roma, Bari, Trapani e Caltanissetta) per un totale di appena 720 posti, dove spostare gli irregolari. Il piano del Viminale prevede la costituzione di un Cie, pure utilizzando le caserme dismesse della Difesa, in ogni Regione (in Liguria, ad esempio, la scelta è tra Genova e Albenga). Un giro di vite in cui la circolare diretta alle questure emessa qualche giorno fa dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, per intensificare la caccia agli irregolari sparsi sul territorio nazionale (circa 100mila), costituisce un naturale prologo.
In Parlamento, però, il Pd, che poi è anche il partito di Minniti, non ci sta e si prepara alle barricate. Il ministro ha già ricevuto il preannuncio di un'interrogazione parlamentare - da parte della deputata Sara Moretto - sui fatti di Cona e una richiesta di audizione da parte di Federico Gelli, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, a proposito della richiesta di ripristinare i Cie. L'interrogazione a Minniti per verificare se ci siano stati eventuali ritardi dei soccorsi nel centro di Cona nonché per accertare le dinamiche del decesso della 25enne ivoriana è stata sottoscritta da molti deputati veneti del Pd. Mentre Gelli è già da un paio di giorni che vuole vederci chiaro sul possibile ritorno dei Cie: Appena possibile ascolteremo il ministro. Vogliamo capire se predisporre i Cie, che lo stesso Gelli definisce ghetti di difficile gestione già noti per loro inadeguatezza, sia realmente la risposta giusta all' emergenza immigrazione. L'attacco più deciso a Minniti l'ha sferrato la prodiana Sandra Zampa, deputato nonché vicepresidente dell' assemblea nazionale del Pd. Il Cie era un posto disumano. Ha lottato in Parlamento per far chiudere il Centro di identificazione ed espulsione dei migranti di Bologna. Il clima è incandescente. La galassia a sinistra del Pd è già in azione. Stamattina una delegazione di Sinistra Italiana composta da Nicola Fratoianni e Giovanni Paglia sarà davanti ai cancelli della struttura di Cona per verificare direttamente la situazione e per confrontarsi con ospiti e operatori del centro e con le autorità locali. Strutture come quella di Cona, attacca Paglia, sono una bomba a orologeria.
Sul fronte opposto, alza la voce la Lega. Per il governatore del Veneto Luca Zaia i centri di accoglienza come Cona devono chiudere. Zaia ha ricordato che bisogna espellere i facinorosi e a seguire tutti quelli che non sono profughi. Da fatti come quello di lunedì, ha aggiunto, emergono tutte le debolezze di questo sistema di accoglienza. A oggi in Veneto sono arrivati 30mila immigrati, di cui 13mila ancora ospitati. Il resto sono spariti. Le parole più dure sono comunque quelle che arrivano da Matteo Salvini, che invoca espulsioni di massa.
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