Visualizzazioni totali

mercoledì 4 gennaio 2017

Gli economisti anti-euro già sapevano: così l'Italia corre dritta verso il baratro

Gli economisti pentiti e gli avvertimenti: gli schiaffi all'Italia dai premi Nobel


di Francesco Pellegrino



L'euro compie 15 anni di vita, ma rischia di non arrivare alla maggiore età per evidente inadeguatezza. Anche coloro che lo hanno fortemente voluto si sono accorti che non regge e che serve solo a tedeschi e banchieri. In edicola dal 2 gennaio i 101 pentiti dell'euro, tra loro grandi economisti e premi Nobel che avevano anche provato a metterci in guardia.

FRIEDMAN Milton
Economista. Premio Nobel nel 1976. Esponente supremo della Scuola di Chicago. Il suo pensiero e i suoi studi hanno influenzato moltissime teorie economiche soprattutto in campo monetario. È l’idolo incontrastato dei turbo-liberisti di tutto il Pianeta, ma a differenza dei molti coglioni innamorati della tecnocrazia di Bruxelles che nel nostro paese sostengono l’euro, ecco alcune sue parole tratte da un’intervista al Corriere della Sera il 23 marzo 1998: «L’euro è un progetto dirigista e pericoloso. Francoforte e Bruxelles prenderanno il posto del mercato. La moneta unica è un Soviet e l’euro vi torturerà. Il caro Vecchio continente rischia un capitombolo mai visto dalla vetta della moneta unica che si sta innalzando. Una costruzione non democratica. Più che unire la moneta unica crea problemi e divide». Categoria: meditate liberisti meditate.

BAGNAI Alberto
Economista. Brillante divulgatore. Un seguitissimo blog, apprezzato più del Sole 24 Ore come sito web di economia. Instancabile la sua opera di ricerca scientifica e di divulgazione. «L’unico senso che può avere oggi un libro sull’euro non è dimostrare ma spiegarne il fallimento. Fatto questo ormai acquisito alla scienza economica da decenni come patrimonio condiviso dagli economisti di tutte le scuole». È con questo spirito che ha scritto due best seller sul tema. Frasi cult: «Dall’euro usciremo, perché la Germania segherà il ramo su cui è seduta» e «Gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso» (26 agosto 2011 a proposito della profetica previsione in merito all’arrivo di un governo tecnico appoggiato dalla sinistra). Qualche collega invidioso prova pateticamente ad attaccarlo per il suo pessimo carattere non potendo scalfire la robustezza scientifica dei suoi lavori. Organizza ogni anno il cosiddetto Gooofy; in quei giorni Pescara diventa regina e Bagnai invita prestigiosi colleghi da tutto il mondo. Categoria: sarebbe “de sinistra” ma suo malgrado lo cercano solo a “destra”.

MANKIW Gregory 
Brillante economista americano, ascoltato consulente del presidente George W. Bush. Autore di un diffuso manuale di macroeconomia (il Mankiw-Taylor). Insegna ad Harvard. Sul New York Times rileva perché l’euro è un fallimento. «Non può essere paragonato al dollaro. Così come l’Unione europea non può essere in alcun modo equiparata agli Stati Uniti. Questi ultimi possono permettersi una moneta in comune avendo una stessa lingua; conseguenti scarse barriere alla mobilità del fattore lavoro ed un bilancio federale unico che consente di far fronte a shock asimmetrici». Per noi comuni mortali: se le cose in un certo momento vanno male, gli Stati più ricchi, produttivi e fortunati contribuiscono ed aiutano quelli più poveri. Ed il bello è, conclude Mankiw, «che ve l’avevano pure detto un sacco di economisti cari europei» (17 luglio 2015). Categoria: Casa Bianca.

MÜNCHAU Wolfgang
Illustre firma del Financial Times, cura un prestigioso e costoso servizio di informazione finanziaria, eurointelligence.com, in cui illustra agli abbonati tendenze e scenari in arrivo nel prossimo futuro. In servizio permanente fra gli euroscettici, spiega da tempo alla comunità finanziaria perché la moneta unica è destinata a crollare. «L’Unione europea si sta spezzando lungo tre linee di faglia. Una divide il prospero Nord dall’indebitato Sud. La seconda divide una periferia euroscettica da un centro eurofilo. La terza divide un Ovest liberale da un Est sempre più autocratico. Questa è la scena della disintegrazione e della frattura dell’Ue. Con tutte queste crisi che si svolgono nello stesso momento, mi pare più utile guardare alla figura d’insieme; al rischio sistemico che non viene da una singola crisi in particolare, ma dal fatto di doverne affrontare così tante nello stesso momento. C’è uno schema comune sottostante a tutto questo. L’Ue ha una tendenza innata ai cattivi compromessi e alle costruzioni adatte solo al bel tempo. Nell’ultimo anno non è cambiato sostanzialmente niente, eccetto il fatto che il problema è diventato evidente a un maggior numero di persone. La rottura, quando verrà, potrebbe ancora scioccarci. Ma offre anche delle opportunità. Penso che la cosa peggiore che l’Ue possa fare sia quella di continuare a procedere nella stessa direzione in cui è andata finora» (3 gennaio 2016). Categoria: più che un’Unione questa è una torre di Babele.

Nessun commento:

Posta un commento