Feltri: tutta la verità su Gentiloni Ecco chi ci governa davvero
di Vittorio Feltri
Se anche Mario Calabresi attacca brandelli di governo vuol dire che siamo messi male. L'orfano non è uno che si sbilancia gratis, e se da un paio di giorni si scaglia contro Maria Elena Boschi e i suoi referenti (o protettori, fate voi) significa che Gentiloni, aristocomunista forse pentito e forse no, non ha un futuro radioso. Magari durerà a lungo per mancanza di idonei concorrenti, ma la sua strada sarà disseminata di trabocchetti. Chi se ne frega.
Il primo ostacolo che egli dovrà affrontare lo troverà in Senato dove ha una maggioranza risicata. Infatti Verdini ha dichiarato di non dargli la fiducia. Ovvio, perché dovrebbe dargliela visto che è stato escluso dalla spartizione delle poltrone ministeriali? Da che mondo è mondo governare significa gestire il potere, ma se tu, premier, non dai ad Ala una fetta del medesimo potere, automaticamente Ala ti manda a ramengo e il suo appoggio te lo scordi. Gentiloni quindi parte più debole del suo predecessore anche in termini numerici. Di conseguenza a Palazzo Madama la sua vita sarà grama. Basterà qualche assenza causata da epidemia influenzale per sbattere in minoranza l'esecutivo. La compagine ministeriale tra l' altro è deboluccia.
Infatti alle debolezze che aveva quella renziana, se ne sono aggiunte altre: Valeria Fedeli all'Istruzione garantisce lo sfacelo della scuola e dell' Università. Sarà odiata dal mondo cattolico e dai conservatori, perché poveraccia è ciucca di luoghi comuni veteroprogressisti, si appiattirà sul peggiore politicamente corretto, perseguirà obiettivi allineati alla cultura di genere, ne combinerà di tutti i colori pur di eliminare il finanziamento agli istituti privati, in particolare cattolici, e di dare soldi a quelli pubblici notoriamente onerosi e sbracati, sporchi e inadeguati. Il livello dell' educazione scivolerà in basso con buona pace della eccellente scuola pretesa da Renzi. Un disastro che continua da decenni.
L'istruzione è stata distrutta dalle riforme. Dalla media unificata in poi i politici si sono impegnati per demolirla. Ci fu un tempo che gli idioti abolirono i voti. Al posto dei quali furono introdotti i giudizi scritti dagli insegnanti. Dei quali ricordo la prosa sgangherata e infarcita di fesserie sociologiche e pedagogiche. Un fallimento cui si tentò di rimediare ripescando i voti.
Un'ammissione postuma di imbecillità. Con la Fedeli al timone ci siamo assicurati la retrocessione nel peggio. Portiamo pazienza. La Sanità rimane nelle mani incapaci della Lorenzin, già berlusconiana e ancora inabile al lavoro intellettuale, dotata di una preparazione indegna e neppure equivalente a quella di una infermiera. In pochi anni siamo così passati da Umberto Veronesi a Beatrice Lorenzin, come dire da Shakespeare a Pingitore.
L'unico furbo della compagnia del filo di ferro è Angelino Alfano. Il quale ha mollato il Viminale per la Farnesina scaricando la grana dei profughi finti, e autentici clandestini, sulle spalle dell' incauto Minniti che sarà oberato di guai visto che le norme europee gli impediranno di rimandare gli stranieri dove meritano di andare: a casa loro.
L'esperienza di Gentiloni a Palazzo Chigi sarà una sciagura a meno che non serva a traghettare la legislatura verso il suo termine naturale, il 2018, primavera. Nel qual caso il suo, più che un governo decisionista, sarà un governo attendista, teso ad allungare i tempi di resistenza per consentire a circa 600 parlamentari di raggiungere l' anzianità necessaria alla riscossione del vitalizio. Tutto il resto è bla bla; come si faccia a non capirlo è un mistero.
La storia di Verdini è comica. Costui è indispensabile al Senato per ragioni aritmetiche, pertanto dovranno imbarcarlo per non affondare. Gli daranno una raffica di sottosegretariati. Gli daranno la mancia. Gli daranno qualcosa allo scopo di incassarne i voti. L' alternativa è la morte, e ca nisciuno è fesso. Per quanto riguarda Matteo Renzi, sarà obbligato a giocare la sua partita nel Pd; se resterà segretario avrà carte da giocare in futuro, altrimenti salutame a soreta.
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