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martedì 25 ottobre 2016

Morta di aborto a Catania, le carte-verità La relazione definitiva sugli obiettori

Morta di aborto a Catania, le carte-verità. La relazione definitiva sugli obiettori



Nel caso della 32enne morta all’ospedale Cannizzaro di Catania il 16 ottobre dopo l’aborto di due gemelli, "non si evidenziano elementi correlabili all’argomento obiezione di coscienza. Si è trattato di evento abortivo iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in regime d’emergenza". È quanto scrivono nella relazione preliminare gli ispettori del ministero della Salute inviati a Catania dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

La paziente, hanno ricostruito gli ispettori ministeriali, era assistita presso il reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio catanese, dove era ricoverata dal 29 settembre (17° settimana di gravidanza), con diagnosi di minaccia d’aborto dopo una gravidanza indotta con la procreazione medicalmente assistita in un altro centro. La paziente era in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero; il 15 ottobre intorno alle 12 le era salita la febbre a 39, le erano stati somministrati antipiretici ed era stata ripresa immediatamente la terapia antibiotica. Le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non - alle 16 circa - un iniziale abbassamento della pressione arteriosa.

Le analisi del sangue hanno evidenziato - scrivono gli ispettori - in modo crescente dall’inizio alla fine, una situazione compatibile con un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori. Sono stati allertati gli anestesisti, al fine di un approccio coerente con le condizioni ingravescenti della donna, che vengono comunicate ai parenti presenti con tempestività. Alle 23.20, in sala parto, la paziente ha espulso il primo feto morto. A mezzanotte è iniziata l’infusione con ossitocina, per indurre l’espulsione del secondo feto, che avviene alle 1.40 del 16 ottobre. È stato coinvolto un secondo anestesista di turno e la donna è stata portata in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che sono state completate alle 2.10. I medici hanno evidenziato perdite ematiche, tanto da indurre un tamponamento vaginale e, successivamente (vista l’atonia uterina) un tamponamento della cavità uterina; sono stati somministrati farmaci appropriati.

Le condizioni generali sono però peggiorate; la signora viene intubata ed assistita sul piano ventilatorio. È stata trasferita in rianimazione dove, alle 13.45, nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali, arriva all’exitus. I parenti sono stati sempre informati e sostenuti dall’intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti. La relazione, firmata dal coordinatore della task force Francesco Enrichens, e consegnata alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, contiene alcune raccomandazioni e proposte di miglioramento come "la necessità di una attenta valutazione delle procedure finalizzate al lavoro in équipe multidisciplinare, la ridefinizione delle modalità di comunicazione tra équipe con definizione dei livelli di alert, la puntuale verifica delle modalità comunicative con gli utenti, l’implementazione di protocolli operativi sintetici e mirati alla pronta individuazione delle situazioni a rischio., e la definizione del rapporto tra personale ostetrico e infermieristico, al fine di un ottimale equilibrio tra carichi di lavoro e specificità dell’attività in ostetricia". La task force consiglia anche di definire in modo preciso "le modalità di attivazione dei percorsi organizzativo-assistenziali in emergenza urgenza".

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