La verità dagli Usa sull'omicidio Regeni. Chi lo ha rapito e perché è morto
di @Juan_r
Giulio Regeni sarebbe stato fermato da alcuni agenti della polizia egiziana perfettamente consapevoli che nelle loro mani avevano un cittadino italiano. È quanto emerge dal racconto di tre funzionari della sicurezza egiziana coinvolti nelle indagini che, intervistati dal New York Times, avrebbero di fatto allontanato le ipotesi che escludevano un coinvolgimento della polizia egiziana nella scomparsa del giovane italiano.
L'arresto - I tre funzionari hanno confermato separatamente che Regeni è stato arrestato il 25 gennaio, dopo che alcuni agenti lo avevano fermato vicino casa sua, mentre stava per prendere la metropolitana. Altri testimoni hanno visto Regeni mentre veniva fermato verso le 19 da due agenti in borghese. Uno dei due ha perquisito lo zaino del ragazzo, mentre l'altro gli ha controllato il passaporto. Da quel momento lo hanno portato via. Secondo i testimoni: "uno dei due agenti era già stato visto nel quartiere in diverse occasioni, e aveva fatto domande ad alcune persone su Regeni".
L'interrogatorio - I tre funzionari ascoltati dal Nyt sostengono che nel corso dell'interrogatorio Regeni si sarebbe "comportato da duro", reagendo bruscamente alle domande degli agenti. A insospettire i poliziotti sarebbero stati i contatti trovati sul cellulare del ricercatore, numeri di presunti attivisti e fiancheggiatori di Fratelli musulmani e del movimento di opposizione al governo di Al-Sisi "6 aprile". A rendere più complicata la posizione del 28enne friulano sono state le sue ricerche sui sindacati indipendenti in Egitto, i poliziotti si erano quindi convinti che fosse una spia. Non poteva essere altrimenti, stando al ragionamento dei tre funzionari: "Dopo tutto, chi viene in Egitto a studiare i sindacati?"
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