Pd, Corradino Mineo lascia il gruppo al Senato
Corradino Mineo lascia il gruppo del Pd al Senato. "Da oggi lascio il gruppo, auguro buon lavoro ai senatori Democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di Stabilità che, come dice Bersani, sta isolando il Pd". Queste le parole del senatore dem dissidente. Mineo, da tempo, in rotta di collisione con la maggioranza, spiega che "ieri Luigi Zanda mi ha dedicato, senza avvertire né me né altri di quale fosse l’ordine del giorno, una intera assemblea, cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti buoni, Amati, Casson e Tocci e del cattivo, Mineo. Il Pd non espelle nessuno, ha detto Zanda, ma nelle conclusioni ha parlato di incompatibilità tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate".
Il dissidente - Mineo, da tempo, era molto critico con gran parte dei provvedimenti presi dalla maggioranza: in primis la riforma costituzionale del Senato. Critico anche su Jobs act, Rai e Italicum. Il senatore era uno dei principali rappresentanti del gruppo di dissidenti democratici a Palazzo Madama, e il rapporto col premier, Matteo Renzi, si è rivelato ostico sin dal principio.
Il percorso - L'ex direttore di Rainews24 ha anche ripercorso le tappe della sua esperienza a Palazzo Madama. "Perché lascio il gruppo del Pd? Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una Italia Bene Comune. Non amo i salta fossi e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d'affare e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto".
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