L'Agenzia delle Entrate suggerisce ai contribuenti le frasi con cui rivolgersi al Fisco: il bon ton delle tasse
L'educazione prima di tutto. Prima anche della furia che possono scatenare le cartelle esattoriali che il Fisco vi spedisce a casa. L'Agenzia delle entrate ha infatti diffuso un comunicato stampa in cui suggerisce al contribuente in che modo rivolgersi al tanto odiato (questo però non lo dicono) Fisco. La questione è ripresa da un articolo de Il Giornale a firma di Camilla Conti. In particolare viene descritto il corretto e rispettoso modo in cui è "auspicabile" rispondere, entro settembre, alle richieste di chiarimento avanzate dagli sceriffi delle tasse in merito al Modello unico 2013 (sui redditi del 2012).
In caso di errore - E per educare i tartassati, l'Agenzia prende a modello la risposta reale fornita da un contribuente assai educato. Viene, nello specifico, suggerita una risposta da usare che sia "semplice e immediata, fuori da qualsiasi formalità, e per questo in linea con la nuova stagione di dialogo inaugurata dall'Agenzia delle entrate". Ovvero, dopo i chiarimenti che è necessario offrire in merito a discrepanze ravvisate dal Fisco fra reddito dichiarato e 770, bisognerebbe aggiungere una frase del tipo: "Spero davvero che il rapporto di collaborazione tra Fisco e contribuenti possa sempre più migliorare, come auspicato dalla Vostra comunicazione e come, devo ammettere, la segnalazione ricevuta dimostra". Roba da Pyongyang, insomma.
In caso di "rettifica" - Se al contrario la dichiarazione non presenta errori, il Fisco prende a modello la risposta di un secondo contribuente. Di seguito, la miglior via per far notare il non-errore: "Si ritiene che i compensi percepiti sono stati correttamente dichiarati e che nessuna correzione deve essere effettuata". Quello che non bisogna mai dimenticare, va da sé, è di porgere distinti saluti "nell'esprimere il proprio apprezzamento per il tenore della comunicazione inviata dall'Agenzia che si ispira alla collaborazione e alla fiducia verso il contribuente". Ricordate quando alle scuole elementari la maestra individuava il primo della classe e diceva a tutti gli altri "dovete fare come lui"? Ecco, in buona sostanza oggi il Fisco fa la stessa cosa, individuando il più mansueto dei tartassati ed elevandolo ad esempio assoluto. E se per caso a voi fosse venuta in mente qualche parolaccia, qualche verboso anatema da rivolgere (per lettera) all'Agenzia delle Entrate, redimetevi: in ginocchio, sui ceci.
Nessun commento:
Posta un commento