Hon Lik, il padre della sigaretta elettronica: "Arriverà la e-cig che farà bene"
Intervista di Claudio Antonelli
Hon Lik, classe ’56, farmacista e inventore, ha da poco incassato qualche decina di milioni per aver ceduto il brevetto della sigaretta elettronica. Non sembra però essersi montato la testa. L’abbigliamento è modesto. Una t-shirt e un paio di calzoni con le pences. I modi sono accomodanti. Il sorriso è un misto di pacatezza e superiorità. Ha abbastanza pazienza per spiegare all’interlocutore come sta andando il mondo e al tempo stesso lascia trasparire il piglio di chi è sempre un passo avanti. Hon Lik è chiaramente un visionario.
Eppure accetta di spiegarci dal principio come funzioni una sigaretta elettronica e accompagnarci a visitare la fabbrica della Aml Holding a Dongguang, un conglomerato da 4000 dipendenti che produce apparecchi medicali e audio per brand come Bayer, Ge, Sanofi, ma anche Bose e Panasonic. Nello stabilimento a metà strada tra Shenzen e Hong Kong, una divisione Healthcare è stata dedicata alla produzione di e-cig per Fontem Ventures, la società del gruppo Imperial Tobacco che ha acquistato il brevetto di Hon ed è pronta a fare sinergia con l’altro marchio appena rilevato, il colosso Usa Blu e-cig.
Dottor Lik, il suo nome è legato alla sigaretta elettronica ma la sua lista di invenzioni e brevetti è lunga. Dove e quando comincia?
«Nel 1986 ho potuto brevettare un’antenna in grado di portare la televisione nelle zone rurali della Cina. Nel 1992 un medicinale in grado di sostituire l’uso del corno di cervo fondamentale per la medicina orientale. Nello stesso anno ho depositato un brevetto per commercializzare gli infusi a base di ginseng…».
Come si sente ad avere contribuito a creare numerosi posti di lavoro?
«Sono orgoglioso. In effetti è nata un’industria. Ma anche un nuovo modo di socializzare e di approcciare il piacere. Ho letto che negli Usa sono addirittura nati dei vaping bar dove la gente fa social activity e si incontra con la scusa della sigaretta elettronica».
Come è nata l’idea della sigaretta elettronica?
«Non posso dire che l’immagine della sigaretta elettronica si sia formata nella mia mente una mattina appena sveglio. Però all’inizio di tutto c’è una nottata in cui avevo bevuto troppo. Da tempo, per cercare di smettere di fumare utilizzavo i cerotti alla nicotina. Arrivavo da un periodo in cui consumavo al giorno tre pacchetti di sigarette e mio padre era morto di tumore ai polmoni. Mettevo i cerotti sulla pancia perché facessero più effetto. E quella sera mi dimenticai di toglierli. Fu una notte con tremendi incubi. L’indomani cercai di capire se fosse dipeso dall’alcol o dalla nicotina. Così ho ripetuto l’esperimento con i cerotti e di nuovo incubi. All’università mi misi al lavoro. Quando si fuma il tabacco, il picco dura 40 minuti e poi c’è il down. Da qui la dipendenza. Con i cerotti non ci sono picchi di piacere, c’è solo rilascio continuo di nicotina. Capii che al concetto dei cerotti andava aggiunto lo stimolo del piacere da utilizzare per invertire l’effetto delle classiche bionde e azzerare la dipendenza».
Poi che fece?
«Avevo in ufficio un umidificatore da ambienti. Aggiunsi gocce di nicotina. Se la quantità era troppo poca non provavo alcuna reazione. Se era troppa, l’eccitazione era immediata. Nelle sigarette tradizionali c’è un composto di sostanze chimiche, nell’e-cig no. Il segreto stava tutto nella dose giusta di nicotina. Creai in laboratorio il primo esemplare. Dovetti costruire tutte le componenti. Alla fine era grande quanto un sigaro cubano. E su quello iniziai i test. Finché trovai la dose giusta di nicotina. Il mio capo - allora lavoravo alla Shenyang Jinlong - stoppò il progetto principale a cui stavamo lavorando: occhiali fotocromatici elettrici. Con un team di 10 persone iniziammo a migliorare il prototipo. Nel 2004 lanciammo il prodotto sul mercato».
Le prime reazioni?
«La fabbrica lavorava 24 ore al giorno. Nel 2006 abbiamo creato la seconda versione, aggiungendo sapori e aromi, e più o meno in due anni è stato venduto un milione di esemplari».
In quali mercati?
«Europa, America e un po’ Asia. In Europa, ad esempio, c’è maggiore educazione sociale. Così l’introduzione della sigaretta elettronica ha sfruttato l’affinità con certe abitudini. La non invasività del metodo. Dopo è subentrato l’aspetto sanitario. Soprattutto in America dove le persone, a differenza della Cina, sono molto più attente alla salute. Al fatto che la e-cig sia molto più salutare del tabacco. In Cina fumare non è visto negativamente. Non c’è la percezione dei danni soprattutto a livello sociale. Per questo «svapare» non è una abitudine da prendere in considerazione».
In Cina non si venderanno e-cig?
«Non ho detto questo. Al contrario, è questione di educazione alla salute. Ci vorranno ancora un po’ di anni, poi anche la scienza dimostrerà che i «device» come le sigarette elettroniche sono meno dannosi degli altri prodotti da fumo. A quel punto il mercato globale varrà ben 5 miliardi di dollari. Non solo. Sono anche convinto che la scienza ci permetterà di fare un passo in avanti e dimostrerà che le sigarette elettroniche sono salutari».
Sta dicendo che fumare le e-cig fa bene?
«Lei ragiona con gli occhi del presente. Io dico che le sigarette elettroniche contengono in sé un potenziale enorme. Avranno molti altri usi e saranno tutti salutari per gli uomini. Porteranno benefici di vario tipo per la salute».
Spieghi…
«Già adesso tramite dispositivo bluetooth le e-cig possono comunicare con gli smartphone e trasmettere dati come la quantità di nicotina consumata e tracciare le abitudini del proprietario del «device». In futuro l’uso sarò proattivo. Non solo l’applicazione connessa via bluetooth potrà dire all’utente quando fumare, smettere o segnalare i luoghi in cui è proibito. Ma la sigaretta potrà leggere tramite il contatto con labbra e saliva dati fondamentali per la salute e la dieta dell’individuo. Per esempio, segnalare tramite l’app scaricata sul telefono, che è arrivato il momento di bere acqua, oppure che la dieta della giornata è troppo carica di grassi o povera di fibre. O che si è ingurgitato troppi zuccheri e che è il caso di chiamare il medico».
Praticamente la smart cigarette… Ma non è che poi di intelligente negli uomini non resterà più nulla?
«Immagini i benefici su larga scala. Il numero di vite salvate. A questo bisogna pensare».
Sta lavorando a un nuovo progetto?
«Sì, l’ultimo. Poi potrò andare in pensione».
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