Jobs Act, un decreto permette alle aziende di "spiare" pc, tablet e smartphone dei dipendenti
I datori di lavoro potranno controllare quanto è produttivo un dipendente controllando direttamente i suoi portatili, tablet, iPad e smartphone. Lo afferma il decreto legislativo sulle semplificazioni varato giovedì dal governo Renzi traducendo quanto già previsto dal Jobs Act. Più che la riforma del lavoro, assomiglia al Grande Fratello. Come spiega Repubblica, secondo il nuovo testo, le aziende potranno accedere ai dispositivi "di lavoro" consegnati ai dipendenti senza passare per accordi sindacali o Ispettorato, quindi avranno via libera per controllare agenda, mail, documenti, tabelle, presentazioni in Power Point, chat interne. L'unico limite vero è rappresentato dalla norma sulla privacy, che impedirà un controllo "ossessivo". Il rischio è che la nuova norma contrasti con il principio stabilito dall'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, che vieta "l' utilizzo di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature che abbiano quale finalità determinante ed esclusiva il controllo a distanza dell'attività lavorativa". In questo caso non si parlerebbe di microspie o telecamere interne, certo, ma il principio sarebbe lo stesso perché si mette in pericolo "la riservatezza del lavoratore". Dal Ministero del Lavoro però si dicono tranquilli, visto che le nuove disposizioni semplicemente aggiornano quanto stabilito dallo Statuto negli anni 70, facendo riferimento ai nuovi strumenti tecnologici utilizzati in ufficio, come appunto cellulari e pc portatili aziendali. Su questi "l'azienda ha tutto il diritto di esercitare il controllo, anche da remoto", spiega una fonte del Ministero del Lavoro consultata da Repubblica. Se dai controlli sui dispositivi risulterà che il dipendente non osserva gli obblighi di fedeltà, sarà possibile l'azione disciplinare.
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