Coldiretti: dal produttore al consumatore prezzi su di cinque volte
Carovita e caroprezzi. Sopratutto nelle città e al nord Italia, i prezzi dei prodotti alimentari, anche di quelli di largo consumo, toccano vette vertiginose. E per sfatare l'inevitabile scarico sui produttori, la Coldiretti ha aggiornato le tabelle che periodicamente diffonde su quanto il cibo subisca rincari nelle fasi successive alla produzione. Il caso più classivo e incredibile è quello del pane: un chilogrammo di grano tenero viene venduto a 21 centesimi di euro, un chilogrammo di pane in media viene venduto a 2,75 euro (ma a Napoli 1,90 e a Bologna a 3,95): dal campo al fornaio il prezzo del prodotto lievita, del 1200%. Se si parla di frutta va un po' meglio, ma tutto tranne che bene: le mele dal contadino al fruttivfendolo aumentano del 172%, le patate del 300%, le pesche del 386%, l'uva del 367%, la lattuga del 467%, le carote del 1.280%, le susine del 249%. E che dire del latte, altro alimento di larghissimo consumo? +317%. Tra le carni, basti il dato Coldiretti sulla carne di coniglio: +200%. In media, l'associazione dei coltivatori stima che nella filiera alimentare dal produttore al consumatore, i prezzi salgano in media del 488%, ovvero quasi cinque volte tanto. Osservando la distribuzione del prezzo finale, il 60% è intercettato dalla distribuzione commerciale, il 23% all’industria della trasformazione e appunto solo il 17% serve a remunerare il produttore agricolo.
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