730 precompilato, caos detrazioni e rincari: che fregatura il nuovo Fisco con Matteo Renzi
di Maurizio Belpietro
Lo scorso anno, quando Matteo Renzi annunciò in campagna elettorale che avrebbe semplificato la vita di chi paga le tasse con il 730 precompilato, gli chiesi come avrebbe fatto con le detrazioni. Il presidente del consiglio liquidò la faccenda come se si trattasse di un dettaglio, ma la mia impressione fu che non solo non sapesse come risolvere la questione, ma nemmeno fosse a conoscenza di che cosa fossero le detrazioni e come funzionassero. «Il premier va di fretta e non si cura dei dettagli», mi rassicurò un suo collaboratore. Forse tutti gli uomini che hanno una visione si comportano così, lasciando ai funzionari la traduzione in pratica delle loro intuizioni. Però non occupandosi delle procedure necessarie a trasformare in realtà un’enunciazione poi si rischia un guaio ed è quello che sta succedendo proprio con la dichiarazione dei redditi precompilata.
Già tempo fa noi di Libero avevamo lanciato l'allarme, prevedendo la massima confusione. L'articolo del nostro Franco Bechis forse sarà stato giudicato eccessivamente pessimista, ma giunti alla vigilia dell’operazione di semplificazione del Fisco tutti i nodi vengono al pettine. Il primo è appunto quello delle detrazioni, che non essendo prevedibili (come fa l'Agenzia delle entrate a conoscere l'ammontare delle somme spese per il medico, per la colf o per il mutuo? È vero che tutto è registrato, ma l'elaborazione dei dati è complicata) rischiano di mandare a pallino il modello precompilato. Il contribuente infatti non trovando inseriti quei dati sarà costretto a ricorrere al commercialista o a un centro di assistenza fiscale, con tutto ciò che ne consegue. Per prima cosa pagherà, come è ovvio, e dunque non ci sarà il risparmio tanto atteso, e per seconda dovrà rinunciare all'immunità fiscale, ossia alla promessa che utilizzando la dichiarazione predisposta dagli uffici fiscali non avrà problemi con l'Agenzia delle entrate. Non essendo più vergine, ma essendo stato corretto da un commercialista, il modello rilasciato dal Fisco non è più immune dai controlli e perciò siamo alle solite, ossia al rischio di vedersi contestata la dichiarazione dei redditi.
Tuttavia i problemi non si fermano qui. Siccome con la nuova normativa è stata introdotta anche la responsabilità del commercialista che compila il modello da consegnare all'Erario, attribuendo dunque al professionista il rischio di pagare in solido con il contribuente, ragionieri e centri di assistenza fiscale sono sul chi va là e alcuni addirittura sono pronti a rifiutare la compilazione delle dichiarazioni dei redditi che possano presentare rischi. In tal caso l'italiano che paga le tasse si ritroverebbe abbandonato a se stesso, senza sapere a chi rivolgersi. Non è tutto. Gli studi professionali per tutelarsi dal pericolo di dover onorare sanzioni pesanti si sono attrezzati con una polizza di assicurazione, ma vista la complessità della materia (con il Fisco si rischia sempre, anche quando non si ha alcuna intenzione di evadere o di nascondere i propri redditi) il premio è assai salato. E ovviamente per il contribuente tutto ciò non è gratis, perché se il commercialista ha una spesa in più, questa alla fine ricadrà sulla parcella che il cliente si vedrà presentare.
Risultato, l'idea di far pervenire a casa una dichiarazione dei redditi già predisposta, senza complicare la vita degli italiani, è bella e apprezzabile, ma si scontra con la realtà e con un Fisco che ormai è comprensibile a pochi. Se il diavolo si nasconde nei dettagli, forse prima di lanciare l'operazione semplificazione sarebbe stato il caso di sfoltire la normativa fiscale. Perché è vero che all'estero il bollettino delle tasse arriva a casa senza costringere i contribuenti a faticare su numeri e documenti, ma negli altri Paesi le istruzioni per compilare la dichiarazione dei redditi sono composte di poche pagine, mentre da noi solo per spiegare che cosa bisogna fare ne servono settecento. Forse si doveva partire da lì, da un Fisco che per essere capito ha bisogno di un dizionario. Ma in tal caso più che di semplificazione forse si doveva parlare di rifondazione fiscale: buttare tutto ciò che c'è per prendere esempio dalla Svizzera o dagli Stati Uniti. Ma così facendo, pensate a quanta gente resterebbe senza lavoro. Di certo chi ha inventato la Delirium tax.
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