Pd, tira aria di scissione. Domani l'Assemblea nazionale: ecco l'obiettivo di Matteo Renzi
Tira una brutta aria all'interno del Pd: ormai sono palpabili, per Matteo Renzi, i rischi di uno stallo sulle riforme provocato da una fronda dello stesso Partito Democratico. In ballo c'è l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, con la fronda di Bersani e D'Alema che mira a sedersi al tavolo delle trattative: ma c'è anche l'obiettivo, come rivela Il Giornale, di far saltare il patto del Nazareno, diventando determinante nell'elezione di un presidente della Repubblica che non possa essere votato da Berlusconi.
Le parole di Cuperlo - Nel partito c'è il sospetto che si stia tentando di provocare una reazione dura, da parte dello stesso Renzi, in modo tale che la minoranza possa vestire i panni della vittima e giustificare così la propria separazione dal gruppo dell'ex sindaco di Firenze. Gianni Cuperlo non si nasconde: "Renzi vuole una resa dei conti sulle poltrone? Se mi chiede di lasciare il mio posto da deputato, io in un minuto mi dimetto e gli restituisco quello che evidentemente ritiene di sua proprietà. In quel caso però dovrebbe rinunciare all'aggettivo democratico". Emerge, dalle parole di Cuperlo, l'intenzione di costringere Renzi a forzare la mano contro la fronda, estromettendola dagli incarichi, e creare i presupposti per la scissione del gruppo di Bersani e D'Alema.
I numeri a favore di Renzi - Domani ci sarà l'Assemblea nazionale, e in molti stanno tentando di convincere Renzi ad adottare una linea più soft verso la fronda di minoranza. Il premier sta studiando la conta su un documento, oltre ad iniziative sulla segreteria e sulle candidature alle Regionali, ma si parlerà anche di fundraising e bilanci del partito: Renzi punterà sul proprio taglio delle spese, in confronto alle gestioni precedenti. Secondo il neo-tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, "tutti i componenti della segreteria Bersani godevano di 3.500 euro di indennità rimborso, due avevano anche appartamenti e solo per le auto blu sono stati spesi nel 2012 450 mila euro, scesi a 124 mila nel 2013". Prima dell'elezione di Renzi, nel 2013, il disavanzo era di oltre dieci milioni di euro. A domani per la resa dei conti.
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