Legge di stabilità, tutte le novità: Irap, fondi pensione, cuneo fiscale, Tasi, Imu e tagli alla spesa pubblica
Tra pasticci e ripensamenti, la stabilità è legge dopo una seduta fiume al Senato. Come da costume italiano, gli ultimi giorni hanno rischiato di stravolgere il volto della manovra a suon di "marchette" e "assalto alla diligenza". Alla fine il governo è riuscito più o meno a limitare i danni, confermando il profilo fondamentale dei provvedimenti: 16 miliardi di tagli alla spesa (ma il rischio è che diventino lineari, poco mirati, e dunque più dannosi che utili) e 6,5 miliardi di euro di interventi a favore di lavoro e nuove assunzioni. L'impressione generale e condivisa, però, è che questa legge di stabilità non sia risolutiva e non riesca nel suo unico obiettivo: aiutare l'Italia ad uscire la crisi. La fotografia, sbiadita, l'ha scattata anche il Sole 24 Ore, il principale quotidiano economico italiano, che non è riuscito a mascherare lo scetticismo.
Mutui sospesi per tre anni - Anticipata qualche settimana fa, viene confermata nel testo approvato a Palazzo Madama la sospensione per tre anni della quota capitale delle rate dei mutui., introdotta grazie ad un emendamento del Movimento 5 Stelle. Scatterà dunque la moratoria su mutui e finanziamenti per famiglie e piccole e medie imprese. con l'obiettivo di congelare il pagamento della quota capitale delle rate per tutto il triennio 2015-2017.
Tasi e Imu - Niente maxi-aumento delle tasse sulla casa nel 2015. In attesa della nuova tassa comunale unica (la local tax), sono state prorogate le aliquote Imu e Tasi del 2014 scongiurando l'innalzamento del tetto al 6 per mille per Imu e Tasi rispetto all'attuale 2,5 per mille per la Tasi sulla prima casa. Senza local tax, però, i problemi (e il caos) restano.
Irap e cuneo fiscale - L'intervento più efficace e di maggior realizzabilità secondo il Sole è quello sul taglio al cuneo fiscale: il governo ha confermato la totale deducibilità dalla base imponibile Irap del costo del lavoro per gli assunti a tempo indeterminato, con variazione però rispetto al Dl sul bonus Irpef. I soggetti Irap privi di autonoma organizzazione avranno diritto a un credito d'imposta del 10% sull'Irap. Misura quest'ultima che "neutralizza" l'aumento delle aliquote dal 3,5% al 3,9% e che avrebbe esposto milioni di autonomi con partita Iva al rischio di pagare più tasse.
Split payment - Nota dolente è l'entrata in vigore dall'1 gennaio 2015 dello split payment, il meccanismo per cui l'Iva dei fornitori della Pubblica amministrazione verrà versato all'Erario direttamente dalle singole amministrazioni. L'ingorgo è dietro l'angolo: il sistema infatti non si applica ai compensi per prestazioni di servizi assoggettati a ritenute alla fonte e per i soggetti con i rimborsi delle eccedenze Iva. Occhio, avverte il Sole, perché senza l'ok della Commissione Ue dal 30 giugno 2015 potrebbe scattare un aumento dei carburanti per "coprire" i 988 milioni di euro previsti (ma non sicuri) dalla lotta all'evasione dell'Iva.
Partite Iva - Niente agevolazioni del nuovo regime dei "minimi" per le partite Iva (aliquota del 15% e soglie diversificate a partire da 15mila euro) i soggetti con redditi di lavoro dipendenti e assimilati prevalenti rispetto ai redditi oggetto di agevolazione. Si salva chi ha redditi sotto i 20mila euro.
Fondi pensione e previdenza - Crediti d'imposta del 9% e del 6% per i fondi pensione e le casse di previdenza, a fronte però di un aumento delle tasse sui rendimenti dall'11,5% al 20% per i fondi e dal 20% al 26% per le casse.
Bonus bebè e 80 euro - Confermato e "strutturale" il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 26mila euro. Capitolo bonus bebè: l'assegno di 960 euro all'anno per ogni figlio avuto o adottato dall'1 gennaio 2015 verrà erogato solo se l'Isee familiare non supera i 25mila euro.
Pensioni, tetto sugli assegni più alti - Tetto alle pensioni: gli assegni non potranno essere più alti di quanto sarebbe stato liquidato secondo le regole precedenti alla riforma Fornero. Niente penalizzazioni per chi anticipa il pensionamento prima dei 62 anni (a patto che abbia 42 anni di contributi), ma solo per chi maturerà l'anzianità contributiva per l'accesso alla pensione al 31 dicembre 2017.
Mobilità nelle Province - Dichiarato in esubero il 50% dei dipendenti delle province e il 30% di quelli delle città metropolitane. Le liste di chi "resta" deve essere consegnata dagli enti entro l'1 aprile 2015. Lo stipendio attuale per tutti i dipendenti è garantito fino al 2017, poi scatterà la "disponibilità" di due anni con taglio del 20% in busta paga. Le cessazioni partiranno dal 30 aprile 2019.
Partecipate - A proposito di tagli alla spesa, il governo chiude le micro-società partecipate che hanno più amministratori che dipendenti e le "aziende doppione".
Tagli alle Regioni (e alla Sanità) - Alle Regioni vengono tagliati 4 miliardi di euro. Un provvedimento che quasi sicuramente avrà ripercussioni sulla Sanità, visto che questa voce ricopre l'80% delle uscite delle Regioni. Piove sul bagnato, visto che i 4 miliardi si sommano ai 2,3 già tolti nei mesi scorsi.
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