Redditometro, non occorre provare l'acquisto effettivo: basta dimostrare la disponibilità finanziaria
Una sentenza che, in tema di Fisco, farà scuola. Si parla del tanto discusso (e temuto) redditometro: le toghe, in buona sostanza, hanno stabilito che in caso di rilievi da parte dell'Erario non occorre provare l'acquisto effettivo di un bene che, secondo il Fisco, potrebbe generare una situazione sospetta, ma è sufficiente dimostrare che c'erano disponibilità finanziarie compatibili con le spese. In sostanza, spiega Il Sole 24 Ore, va annullato l'accertamento da redditometro se le disponibilità finanziarie risultati dal conto corrente risultano compatibili con un determinato acquisto, e se l'amministrazione finanziaria ha attribuito per errore al contribuente beni che non sono di sua proprietà.
La vicenda - La sentenza è la 5062/39/2014, che riguarda l'acquisto di un immobile finito nel mirino del Fisco. Tutto inizia da un avviso di accertamento relativo al periodo d'imposta 2007, e notificato a un contribuente a seguito dell'applicazione del redditometro. Infatti, in base alle sue disponibilità e al possesso di determinati beni, nonché in relazione ad alcune spese sostenute, l'Ufficio aveva rideterminato il suo reddito portandolo da 15mila euro ad oltre 71mila euro. Per il Fisco, dunque, l'uomo era un evasore. La persona ha dunque presentato ricorso in primo grado, ed i giudici hanno accolto le sue ragione. Ne è seguito l'appello del Fisco, che sosteneva il difetto di motivazione della sentenza di primo grado e che insisteva sul mancato assolvimento da parte del contribuente dell'onere della prova contraria (ossia non era stato in grado di dimostrare il collegamento causale tra le spese effettuate e le disponibilità finanziarie rilevate).
Le motivazioni - L'uomo, così, appellandosi alla Ctr della Lombardia ha ottenuto il respingimento dell'appello: è stato confermata in pieno la decisione dei giudici di primo grado. Il collegio ha osservato che le disponibilità finanziarie risultanti dal conto corrente del contribuente, infatti, sono compatibili con l'acquisto dell'immobile. Inoltre il collegamento causale tra le spese effettuate e le disponibilità finanziarie rilevate, sottolineano, è insito nella contiguità temporale dei movimenti economici, avvenuti tra ottobre e novembre del 2007. Infine il collegio ha sottolineato come il Fisco abbia erroneamente attribuito al contribuente dei beni, mobili e immobili, registrati non di sua proprietà (una casa e un'automobile risultavano di proprietà della moglie).
I precedenti - Secondo i giudici questa serie di circostanze sono idonee ad annullare la pretesa impositiva del Fisco, ossia non c'è nulla di illegale nella condotta dell'uomo. La questione, per esattezza, riguarda il vecchio redditometro, quello precedente alla versione modificata nel 2010. Recentemente, inoltre, la Corte di Cassazione ha precisato alcuni aspetti sull'onere probatorio relativo al nesso causale tra gli incrementi di proprietà e le disponibilità finanziarie: il contribuente, è stato stabilito, deve soltanto dimostrare l'esistenza di altre fonti reddituali sufficienti a giustificare gli incrementi patrimoniali. Il contribuente, in definitiva, deve provare la presenza e la disponibilità nel tempo dei redditi, ma non la specifica destinazione di questi redditi alle spese che gli vengono contestate dal Fisco tramite il redditometro.
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