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sabato 4 ottobre 2014

Il retroscena sulla procura di Milano Spunta un documento top secret: cosa c'è dietro la guerra delle toghe

Procura di Milano, l'accusa di Bruti Liberati: "Robledo ha gestito 170 milioni in modo anomalo"




E' guerra aperta dentro la procura di Milano. Edmondo Bruti Liberati ha esautorato dal ruolo di capo del pool anti-corruzione il procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Secondo quanto riferisce Corriere.it, il procuratore capo gli ha revocato la delega dell'intero dipartimento e lo ha assegnato provvisoriamente al pool Esecuzione delle pene. Si tratta dell'ultimo scontro tra Bruti e Robledo dopo mesi tensioni altissime e una serie di esposti presentati dal procuratore aggiunto per denunciare una gestione poco trasparente dei fascicoli e favoritismi nell'assegnazione dei processi, in primis quello del Rubygate a Ilda Boccassini. Adesso però sono emerse le motivazioni che hanno spinto Bruti Liberati ad "esautorare" Robledo. Secondo quanto racconta l'Huffingtonpost, al centro delle accuse di Bruti Liberati ci sarebbe una "gestione anomala di alcuni fondi da parte di Robeldo". 

Il documento - "Discrezionali e rilevanti scelte in ordine alla gestione di somme di danaro sequestrate". Per la precisione, oltre 170 milioni di euro la cui amministrazione da parte dell'aggiunto Alfredo Robledo "è ancora in fase di ricostruzione". In otto pagine inviate al Csm il procuratore di Milano Bruti Liberati espone i motivi per cui Robledo non può più essere il coordinatore del II Dipartimento della procura, quello specializzato nei reati contro la PA. Il documento, top secret, è alla base della decisione per cui stamani sono state tolte le deleghe a Robledo mandato ad occuparsi delle esecuzioni penali. Sempre secondo quanto racconta l'Huffingtonpost, il punto 4 sarebbe quello più grave. Ha un titolo: "Gestione delle somme di danaro". Bruti fa riferimento ad un'inchiesta di cui hanno parlato molto i giornali, quella sui titoli derivati acquistati dal comune di Milano. Un trucco finanziario che ha creato molti guai e vere e proprie voragini nei bilanci pubblici. Robledo, che era pubblica accusa, ottenne in primo grado la condanna di quattro banche (Ubs, Deutsche, Jp Morgan, Depfa bank) che avevano venduto, senza la necessaria informazione, i titoli al comune di Milano.

La vicenda e le accuse di Bruti - Da quel primo grado Robledo ottenne anche la restituzione di 400 mila euro utili per dare respiro alle magre casse del comune di Milano. A marzo scorso però la Corte d'Appello ha azzerato le condanne. Secondo Bruti Robledo ha gestito in maniera insolita, comunque fuori dalla prassi condivisa degli uffici, le somme sequestrate durante le indagini. Il denaro, infatti, "non è stato versato al Fondo Unico Giustizia che, come stabilisce una legge del 2008, li deve amministrare fino a sentenza definitiva". Un modo per semplificare e gestire al meglio le somme sequestrate. Secondo la ricostruzione di Bruti, ben "170 milioni di euro", ad esempio, "sono stati depositati presso la Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza e presso la Banca di Credito Cooperativo di Barlassina senza che sia stata data motivazione alcuna della scelta di tali banche". Non solo, sempre secondo la ricostruzione di Bruti, "Robledo nominava diversi custodi giudiziari per gestire quei soldi in quegli istituti di credito". Insomma ormai è scontro aperto. E in procura non si escludono altri colpi di scena. 

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